Vinitaly, la Toscana batte il Piemonte a presenze. Rossi il 10 aprile all’inaugurazione
FIRENZE – Al Vinitaly a Verona, edizione numero ’50’ del salone del vino tenuto a battesimo nel 1967, la pattuglia toscana è la più nutrita: 701 tra cantine, consorzi ed operatori, il 17 per cento dei quattromilacento presenti e un centinaio in più dei 594 del Piemonte, altra regione di grande tradizione enologica. La fiera chesi apre il 10 aprile e terrà banco fino al 13 arriva dopo un anno, il 2015, che ha segnato la ripresa dell’export vitivinicolo italiano e una crescita in particolare per la locomotiva toscana, che segna un +18,5% nei dati provvisori Istat e addirittura un +22% nelle elaborazioni e proiezioni realizzate da Toscana Promozione fino a settembre. La media italiana è del 5,4 per cento. All’estero la Toscana ha venduto nel 2015 vino per oltre novecento milioni: numeri che la portano molto vicina al Piemonte, da anni secondo incontrastato alla spalle del Veneto ma che nel 2015 ha perso quote.
“Il vino toscano è l’ambasciatore nel mondo del paesaggio e della qualità dei nostri prodotti agroalimentari” sottolinea il presidente della Toscana Enrico Rossi, che domani mattina, 10 aprile, sarà a Verona per l’inaugurazione del Vinitaly. “Ed oggi il nostro vino pesa ancora di più di qualche anno fa nel paniere nazionale” aggiunge. La Toscana ha infatti aumentato il proprio peso, passando dal 14,8% del 2014 al 16,7% del 2015. Un traino anche per ulteriori comparti.
Dal 2003 di fatto il commercio estero dei vini toscani è praticamente raddoppiato. Tra il 2008 e il 2009 c’è stata la crisi, che ha pesantemente segnato anche le cantine e le bottiglie in tavola, ma da allora la crescita è stata dell’81 per cento. Se poi l’attenzione si sofferma sui soli vini rossi a denominazione di origine protetta, la Toscana diventa regina incontrastata dell’export italiano. Del resto tante sono le etichette di qualità nella regione. La Toscana conta 19 consorzi di tutela riconosciuti dal Ministero ed altri di natura privatistica: in tutto sono 19 Docg, il 26 per cento di tutte le garantite nazionali, 41 Doc e 6 Igt tra cui spiccano i famosi ‘supertuscans’. Messi a confronto con le 73 Docg, 332 Doc e 118 Igt di tutta Italia sono uno scrigno pesante di tesori.
Il vino toscano prende in grande la via dell’estero e non sono solo europei i mercati di sbocco. Stati Uniti, Germania, Canada, Regno Unito e Svizzera sono ai primi cinque posti nelle destinazioni dei rossi a denominazione di origine, i più famosi, subito dopo arriva il Giappone e un po’ più in basso, nona, la Cina, che è il mercato più inseguito. L’export del vino toscano nei paesi extra Ue viaggia di fatto a velocità tripla rispetto al resto d’Italia: il 29,4% secondo Nomisma Wine Monitor, contro il 9% nazionale. Si tratta di un vero treno, ma accanto a tanti buoni numeri c’è addirittura una fama e un immaginario che li supera: secondo un recente sondaggio condotto su un campione di giovani americani tra venticinque e trentacinque anni, la Toscana è infatti la regione vinicola italiana più conosciuta negli Stati Uniti e stacca di gran lunga Sicilia e Veneto.
Quattro denominazioni festeggeranno al Vinitaly 2016 i trecento anni dal bando del granduca Cosimo III dei Medici che ne fece nel 1716 la prima ‘Doc’ al mondo, quando le denominazioni di origine e i consorzi di tutela ancora chiaramente non esistevano: sono il Chianti, il Carmignano, il Pomino e il Valdarno di sopra, ovvero i vini della zona di Rufina. Intanto crescono, vendemmia dopo vendemmia, i vini e le aziende che si convertono al biologico. Al Vinitaly ce ne saranno parecchi.
09/04/2016