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Ver­ti­cal Farm che cre­sco­no. In nu­me­ri, mer­ca­ti, so­ste­ni­bi­li­tà.
Espe­rien­ze a con­fron­to du­ran­te la ta­vo­la ro­ton­da a con­clu­sio­ne della Di­gi­tal Pre­view di No­vel­Farm, con tre gio­va­ni pro­ta­go­ni­sti del set­to­re.

Vertical Farm
Ver­ti­cal Farm

1 apri­le 2021. A con­clu­sio­ne del­l’an­te­pri­ma in live strea­ming di No­vel­Farm, lo scor­so 25 marzo, si è aper­to un di­bat­ti­to in una ta­vo­la ro­ton­da du­ran­te la quale si sono af­fron­ta­te molte te­ma­ti­che re­la­ti­ve alle col­ti­va­zio­ni fuori suolo.
Hanno par­te­ci­pa­to al­cu­ni dei pro­fes­sio­ni­sti che stan­no di­se­gnan­do il pre­sen­te e il fu­tu­ro del­l’in­door e ver­ti­cal far­ming in Ita­lia e al­l’e­ste­ro: Mat­tia Ac­cor­si, Light Bio­lo­g­i­st di C-LED (grup­po Cefla), Luca Tra­va­gli­ni, Co-foun­der e Co-CEO di Pla­net Farms, e Pier­lui­gi Giu­lia­ni, Co-foun­der e CEO di Agri­co­la Mo­der­na.

Sono tanti i con­te­nu­ti emer­si da que­sto con­fron­to a tra voci ani­ma­to dalle do­man­de di Fabio Gallo, con­dut­to­re di Linea Blu, qui sin­te­tiz­za­ti e rac­col­ti per maro temi.

Agri­col­tu­ra tra­di­zio­na­le e Ver­ti­cal Farm: quale rap­por­to e quale rap­pre­sen­ta­zio­ne nella mente dei con­su­ma­to­ri e a li­vel­lo isti­tu­zio­na­le?
Uno degli ar­go­men­ti più volte emer­si è stato il con­fron­to tra agri­col­tu­ra tra­di­zio­na­le e “in­no­va­ti­va” (in­te­sa come in­door e ver­ti­cal far­ming).
Se l’a­gri­col­tu­ra tra­di­zio­na­le la fa co­mun­que an­co­ra da pa­dro­ne e quel­la fuori suolo è solo una nic­chia, la dif­fi­den­za e il pre­giu­di­zio da parte dei con­su­ma­to­ri, sono stati su­pe­ra­ti at­tra­ver­so “la prova in ta­vo­la”: pro­dot­ti di qua­li­tà, so­ste­ni­bi­li e con una shelf life più lunga che non co­strin­ge a un con­su­mo in po­chis­si­mi gior­ni. Un cam­bio di at­teg­gia­men­to ot­te­nu­to si­cu­ra­men­te anche gra­zie alle cam­pa­gne di co­mu­ni­ca­zio­ne delle im­pre­se im­pe­gna­te in que­sto set­to­re. “Nel­l’im­ma­gi­na­rio col­let­ti­vo, l’a­gri­col­tu­ra è ro­man­ti­ca, men­tre la no­stra è più con­cre­ta. – af­fer­ma Luca Tra­va­gli­ni – ma que­sta tec­no­lo­gia per­met­te di pre­ser­va­re la bio­di­v­er­si­tà: si re­cu­pe­ra­no semi che non si pos­so­no uti­liz­za­re in agri­col­tu­ra tra­di­zio­na­le. Noi ad oggi, per esem­pio, ab­bia­mo svi­lup­pa­to 95 va­rie­tà, che lan­ce­re­mo sul mer­ca­to poco per volta, per of­fri­re al con­su­ma­to­re pro­dot­ti di­ver­si.”
Dal punto di vista del set­to­re agri­co­lo, non ha senso che il ver­ti­cal far­ming sia visto come un so­sti­tu­to o un an­ta­go­ni­sta del­l’a­gri­col­tu­ra in campo, in real­tà è un’op­por­tu­ni­tà per l’a­gri­col­tu­ra stes­sa poi­ché con­sen­te, gra­zie alla ca­pa­ci­tà di im­ma­gaz­zi­na­men­to di dati e alla con­se­guen­te ri­cer­ca, di tro­va­re so­lu­zio­ni a pro­ble­mi reali,  im­pat­tan­ti per l’am­bien­te.
La gra­dua­le aper­tu­ra anche da parte delle isti­tu­zio­ni verso que­ste forme di agri­col­tu­ra “al­ter­na­ti­va” lo di­mo­stra: Con­fa­gri­col­tu­ra ha ca­pi­to l’im­por­tan­za di que­sto set­to­re, tanto da aver pre­mia­to pro­prio Pla­net Farm nel 2020 per il con­tri­bu­to al­l’in­no­va­zio­ne del­l’a­zien­da. Inol­tre, anche se ad oggi tra i prin­ci­pa­li bandi il ver­ti­cal far­ming non rien­tra, le cose stan­no cam­bian­do: due esem­pi sono l’in­tro­du­zio­ne di un co­di­ce Ateco de­di­ca­to, vo­lu­ta for­te­men­te dal­l’O­no­re­vo­le Lu­cia­no Cil­lis, e i fondi stan­zia­ti dal Re­co­ve­ry Fund per l’a­gri­col­tu­ra so­ste­ni­bi­le.

La cre­sci­ta del mer­ca­to
Il ver­ti­cal far­ming è un set­to­re che non può più es­se­re igno­ra­to anche per la cre­sci­ta che ha avuto. “Negli ul­ti­mi sei anni la ver­ti­cal farm è pas­sa­ta da es­se­re un trend a qual­co­sa di ve­ra­men­te con­cre­to, una real­tà in­du­stria­le” – ha detto Mat­tia Ac­cor­si. – Nel 2020, in par­ti­co­la­re, ci si è tro­va­ti co­stret­ti a ra­gio­na­re su te­ma­ti­che molto “calde”, come la so­ste­ni­bi­li­tà, il Km 0 e in molti hanno vo­lu­to ri­vo­lu­zio­na­re le loro tec­ni­che di pro­du­zio­ne”. Si pensi che C-LED ha visto quasi una de­cu­pli­ca­zio­ne degli or­di­ni delle sue lam­pa­de led nel­l’ul­ti­mo anno.
Anche la va­rie­tà di pro­dot­ti col­ti­va­ti si è am­plia­ta: se per molto tempo l’in­door far­ming ha per­mes­so di spa­zia­re nella col­ti­va­zio­ne or­ti­co­la e flo­ri­co­la (in par­ti­co­la­re baby leaf, IV gamma ed erbe aro­ma­ti­che) oggi si as­si­ste ad un’e­splo­sio­ne di ri­chie­ste anche di pian­te molto par­ti­co­la­ri, come lo zaf­fe­ra­no, la ca­na­pa me­di­ca­le, il ta­bac­co.

La ri­cer­ca e i suoi ef­fet­ti, anche sulla so­ste­ni­bi­li­tà
Ab­bia­mo già ci­ta­to gli ef­fet­ti della ri­cer­ca nella ri­so­lu­zio­ne di pro­ble­mi ad uso di tutto l’am­bi­to agri­co­lo, ma que­sto tema me­ri­ta di es­se­re ap­pro­fon­di­to per il suo ruolo cen­tra­le nel set­to­re del­l’a­gri­col­tu­ra in­no­va­ti­va.
Pla­net Farm, dal 2015 ad oggi, ha in­ve­sti­to quasi 50 mi­lio­ni in R&D; in Agri­co­la Mo­der­na, su 18 per­so­ne, 14 sono de­di­ca­te alla Ri­cer­ca e Svi­lup­po.
L’a­gri­col­tu­ra fuori suolo è in­fat­ti una so­lu­zio­ne dav­ve­ro so­ste­ni­bi­le se si guar­da alla fi­lie­ra nel suo com­ples­so, dalla se­mi­na al con­fe­zio­na­men­to (si pensi al­l’ab­bat­ti­men­to del con­su­mo di acqua e di suolo, di emis­sio­ni e scar­ti, agli ef­fet­ti di una shelf life più lunga, alla ri­sco­per­ta della bio­di­v­er­si­tà), ma ri­chie­de an­co­ra tanta ri­cer­ca per ri­sol­ve­re gli im­pat­ti ne­ga­ti­vi am­bien­ta­li che an­co­ra com­por­ta, come l’al­to con­su­mo ener­ge­ti­co.
Mat­tia Ac­cor­si ha ci­ta­to a que­sto pro­po­si­to la ri­cer­ca e l’e­vo­lu­zio­ne nei si­ste­mi di il­lu­mi­na­zio­ne: “Nel set­to­re delle serre, siamo già molto avan­ti gra­zie a una lam­pa­da ad al­tis­si­me per­for­man­ce ener­ge­ti­che ed ef­fi­cien­za (le micro moli di fo­to­ni fo­to­sin­te­ti­ca­men­te at­ti­vi emes­se da una lam­pa­da a pa­ri­tà di watt). Per quan­to ri­guar­da le ver­ti­cal farm, negli ul­ti­mi sei mesi ab­bia­mo por­ta­to a ter­mi­ne una lam­pa­da per l’in­door far­ming che per­met­te più o meno un ab­bat­ti­men­to del 40-50% dei con­su­mi ener­ge­ti­ci, che si­gni­fi­ca ri­dur­re di al­tret­tan­ti watt l’e­ner­gia che serve per la dis­si­pa­zio­ne ter­mi­ca delle lam­pa­de: po­trem­mo dun­que es­se­re agli al­bo­ri di una svol­ta nella tec­no­lo­gia led per ot­te­ne­re una so­ste­ni­bi­li­tà che oggi non era an­co­ra stata rag­giun­ta”.

Pro­fes­sio­ni e pro­fes­sio­na­li­tà
“La no­stra agri­col­tu­ra è fatta di agro­no­mi, bio­lo­gi, tec­no­lo­gi, in­ge­gne­ri, soft­wari­sti, ar­chi­tet­ti” elen­ca­no Giu­lia­ni e Tra­va­gli­ni. “La no­stra forma di agri­col­tu­ra è un con­nu­bio tra tec­no­lo­gia, na­tu­ra, am­bien­te ed è quin­di ca­pa­ce di sti­mo­la­re le per­so­ne, por­ta­re nuove pro­fes­sio­na­li­tà. At­ti­ria­mo ta­len­ti, que­sto è il no­stro pa­tri­mo­nio.”
Inol­tre esi­sto­no pro­fes­sio­ni­sti che si spe­cia­liz­za­no nella se­le­zio­ne di se­men­ti, nu­trien­ti, bio­sti­mo­lan­ti spe­ci­fi­ci per il ver­ti­cal far­ming, per au­men­ta­re la shelf life, la croc­can­tez­za dei pro­dot­ti, la qua­li­tà.
Fon­da­men­ta­le è anche la for­ma­zio­ne del­l’im­pren­di­to­re che de­ci­de di en­tra­re in que­sto set­to­re per­ché non si trat­ta di una tec­no­lo­gia che si può com­pra­re out of the box: è ne­ces­sa­rio de­ci­de­re in pri­mis chi è il clien­te fi­na­le, su che scala si vuole ven­de­re, le di­men­sio­ni del mer­ca­to.

Pas­sio­ne, fol­lia e re­spon­sa­bi­li­tà
A pro­po­si­to di ca­rat­te­ri­sti­che di chi si af­fac­cia a que­sto set­to­re, Ac­cor­si, Giu­lia­ni e Tra­va­gli­ni sono stati con­cor­di su pas­sio­ne, un piz­zi­co di fol­lia e re­spon­sa­bi­li­tà per­ché im­pe­gnar­si in que­sto am­bi­to, so­prat­tut­to in Ita­lia, è com­ples­so e “spes­so na­sco­no player im­prov­vi­sa­ti, e una ver­ti­cal farm che fal­li­sce porta un danno enor­me a tutti noi” ha sot­to­li­nea­to Tra­va­gli­ni. “Oggi in tutto il mondo sono più le so­cie­tà che non su­pe­ra­no il pe­rio­do di star­tup ri­spet­to a quel­le che si af­fer­ma­no per­ché que­sta agri­col­tu­ra ri­chie­de tan­tis­si­mo ca­pi­ta­le ini­zia­le e se non si ha un pro­dot­to real­men­te dif­fe­ren­te è dif­fi­ci­le va­lo­riz­zar­lo nel modo giu­sto.”
Inol­tre è un per­cor­so in cui si pro­ce­de anche “per er­ro­ri ne­ces­sa­ri” come af­fer­ma Giu­lia­ni che cita come esem­pio la ten­den­za delle star­tup a la­vo­ra­re prima sul­l’a­spet­to tec­no­lo­gi­co in­ve­ce di con­cen­trar­si sul mi­glio­ra­men­to di una fi­lie­ra pro­dut­ti­va che esi­ste già.
I ri­sul­ta­ti di quel­la pas­sio­ne, fol­lia e re­spon­sa­bi­li­tà poi però si ve­do­no. Agri­co­la Mo­der­na, fon­da­ta nel 2018 come la­bo­ra­to­rio, ora è un im­pian­to pro­dut­ti­vo a Melzo di 800 mq di col­ti­va­to dove si la­vo­ra su tutti i pas­sag­gi della fi­lie­ra pro­dut­ti­va fino al pro­dot­to con­fe­zio­na­to, che si ri­tro­va sugli scaf­fa­li della GDO con Car­re­four e on­li­ne con Cor­ti­lia; oggi stan­no la­vo­ran­do a un pro­get­to quin­di­ci volte più gran­de. Pla­net Farm è a un mese dal lan­cio dello sta­bi­li­men­to di Ca­ve­na­go, un sito for­te­men­te au­to­ma­tiz­za­to dove con 12 per­so­ne si pro­du­co­no tra le 40.000 e le 60.000 con­fe­zio­ni di in­sa­la­ta al gior­no e a breve apri­rà altri tre sta­bi­li­men­ti in Ita­lia e altri anche al­l’e­ste­ro.
Il grup­po Cefla di cui fa parte C-LED, con­ti­nua a se­gui­re pro­get­ti negli Stati Uniti, in Cina, negli Emi­ra­ti Arabi, oltre ov­via­men­te a Eu­ro­pa e Ita­lia.

Stu­dio Co­mel­li

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