Il verde urbano in tempi di quarantena
Ricercatori dell’Istituto per la Bioeconomia del CNR e dell’Università di Bari hanno elaborato un questionario per testare l’atteggiamento dei residenti in Italia nei confronti del verde urbano, pubblico e privato, prima e dopo le limitazioni alla mobilità personale imposte per decreto.
La sezione 2 è focalizzata sulla situazione precedente la quarantena e chiede all’intervistato di individuare l’area verde più assiduamente frequentata e le motivazioni della frequentazione.
Vengono proposte diverse motivazioni soggettive e sociali, una sola biocentrica: osservare la natura. Le stesse vengono riproposte riferite ai giorni dall’8 marzo alla chiusura di parchi e giardini.
La sezione 4 chiede nuovamente le motivazioni per la frequentazione di aree verdi nel periodo di quarantena meno drastica.
Nella sezione 5 viene inizialmente richiesta la percezione degli effetti della privazione conseguenti alla quarantena restrittiva, che ha inibito la frequentazione di parchi e giardini, riproponendo anche in questo caso, tra le altre, l’opzione “osservare la natura”. Mai come in questo momento diventa apprezzabile la natura spontaneamente insediatasi in zone irrisolte della città, come cave di inerti e cantieri abbandonati, prima sottovalutate a causa dell’inaccessibilità.
La domanda 5.3 è prettamente paesaggistica: si chiede quale tipo di verde si vede dalla propria finestra:
- Viale alberato
- Giardino privato
- Parco pubblico
- Giardino pubblico
- Paesaggio naturale (campagna, monti …)
I primi quattro sono elementi propri della veduta urbana, tranne il parco che potrebbe avere anche scala paesaggistica, il quinto è la visuale aperta sul territorio non edificato; non c’è migliore occasione della quarantena restrittiva per interrogarsi sul valore che si può riconoscere a scorci, anche limitati, dell’orizzonte geografico. Molti appartamenti di città, soprattutto in pianura, non offrono nessuna possibilità di visione del territorio agro-silvo-pastorale, né di corpi d’acqua. Il mutare delle stagioni è percepibile solo da aspetti astronomici (azimut del sorgere e del tramontare degli astri) e dalla fenologia delle specie vegetali visibili, anche di quelle direttamente coltivate, che viene a mancare nei giardini d’ispirazione classicista basati su sempreverdi privi di fiori appariscenti.
Squarci anche limitati dell’orizzonte geografico circostante consentono invece di rilevare formazioni vegetali diverse e di osservare l’innevamento, il disseccamento e il rinverdimento delle praterie, la fogliazione primaverile e la colorazione autunnale, ecc… creando una connessione percettiva col territorio.
Nell’esempio della foto che segue si osservano un viale alberato deciduo, giardini privati con specie arboree fiorifere e con conifere, colline lontane all’orizzonte.
La seconda parte della sezione 5 induce a esprimere il livello di priorità politica che si riconosce al verde, provocando l’emersione di aspetti conflittuali e contraddittori, per esempio il primato riconosciuto alla vegetazione piuttosto che al traffico e al parcheggio dei veicoli; l’esame dei risultati sarà particolarmente divertente, dato che tra i paladini del verde e delle grandi alberature dei viali storici ci sono molti incalliti automobilisti che pretendono la massimizzazione dello spazio destinato alla sosta e alla circolazione dei veicoli, relegando secolari platani in misere aiuole di pochi metri quadri; nella discussione in una rete sociale, un utente con elevato livello d’istruzione arriva a dichiarare che la misura dell’aiuola è ininfluente sul benessere dell’albero, ritenendo esagerate le pretese dei regolamenti comunali vigenti (es 6 m2 per albero di prima grandezza).
La sezione 6 è un questionario di valutazione multi-parametrica dell’area verde che si frequenta, comprendente l’individuazione degli aspetti non del tutto soddisfacenti che si vorrebbero migliorare; la naturalità compare in due domande, in una si menzionano anche la presenza di animali e la varietà delle specie vegetali, in un’altra la visibilità con zone aperte, risposta squisitamente paesaggistica.
La sezione 7 chiede perché non si frequenti un’area verde più vicina a casa rispetto a quella abituale, tra le risposte se ne prevedono due a carattere paesaggistico (naturalità e visibilità con zone aperte); le altre possibili risposte riguardano invece le utilità che il frequentatore può trarne.
In conclusione si offre una stringa di testo libero dove l’intervistato può esternare un pensiero (o un suggerimento) sull’uomo, l’urbanizzazione e la natura in città.
Sperando che le risposte siano numerose, in modo da ottenere risultati significativi e convenientemente disaggregabili, si nota da subito come il questionario consentirà di capire quanto utilitarista e umanista sia la mentalità prevalente, e l’entità della popolazione dotata invece di una visione biocentrica, l’unica che consentirebbe di reagire alla crisi covid-19 non riproponendo in avvenire il paradigma socio-economico precedente.
Paolo Degli Antoni: Laurea in Scienze Forestali, conseguita presso la facoltà di Agraria dell’Università di Firenze. Abilitazione all’esercizio della professione di Agronomo-Forestale. Già funzionario C.F.S. e collaboratore della Regione Toscana, è socio corrispondente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, scrive contributi scientifici di ecologia del paesaggio, biodiversità, storia, arte e antropologia del bosco. Suo oggetto privilegiato di ricerca è la rinaturalizzazione spontanea dei terreni abbandonati, in campagna e in città.
06/04/2020