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Termini forestali impropri

di Fabio Cappelli

In questo periodo di programmazione economica, transizione ecologica e analisi dei cambiamenti climatici, si torna a sentire due termini a mio avviso “impropri e fastidiosi” entrati purtroppo nel lessico divulgativo e giornalistico: piantumazione ed essenza. Nel linguaggio tecnico scientifico questi termini non esistono, mai sentiremo (voglio sperare) un esperto di settore pronunciare tali orrendi sostantivi al posto di piantare, piantagione, impianto, messa a dimora, rimboschimento e specie. Questo è il nostro linguaggio di formazione e impiego in ambito professionale, codificato anche nel lontano 1980 dall’Accademia Italiana di Scienze Forestali e dal C.N.R. con la pubblicazione del volume Terminologia forestale. Anche i glossari a margine di scritti in ambito agro forestale e ambientale adottano il nostro linguaggio.

Non conosco il periodo né le motivazioni linguistiche che hanno portato a usare il termine piantumazione; Eugenio Zanotti (Centro studi naturalistici bresciani) da buon lombardo spiega che nel dizionario Devoto-Oli il verbo «piantumare» è registrato come derivato dal lombardo «piantumà» in uso dal 1993, e che comunque significa «travasare» quindi non piantare. E’ confortante che anche il computer, mentre scrivo queste brevi note, non riconosca la parola piantumazione.

L’uso (sbagliato) del termine essenza invece di specie è più sottile e raffinato; risale a una traduzione letterale del francese essence che significa effettivamente specie, salvo che nella lingua italiana essenza ha due precisi e diversi significati: parte fondamentale (es. essenza del problema) oppure sostanza volatile estratta (profumo, essenza di trementina). In questo caso la “colpa” può essere cercata nell’ambito dell’importazione di legnami e parquet, ditte e arredatori al seguito che, in maniera superficiale e anche un po’ snob, hanno fatto loro il termine francese; qualsiasi sito di settore magnificherà l’essenza di rovere nelle sue variegate componenti. In diverse occasioni anche Luca Uzielli, docente di Tecnologia del legno all’Università di Firenze, ha puntualizzato l’errore.

Ma allora chi usa questi termini impropri? Senza offesa per le categorie qui di seguito indicate, questi termini appartengono ormai abbastanza al linguaggio di giornalisti, architetti e tecnici del settore edilizio, “divulgatori ambientali”, storici dell’arte e paesaggisti, comunque persone prive di fondamentali tecnico-scientifici che, grazie anche all’amplificazione permessa dai computer, si sostengono a vicenda nel propagare tali parole. Prepariamoci così, con raccapriccio, a sentir parlare di piantumazione di varie essenze ….

Fabio Cappelli: laurea in Scienze forestali (Università di Firenze), abilitazione alla professione di agronomo-forestale. Ex Funzionario C.F.S., Socio corrispondente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali. Durante la professione si è occupato di selvicoltura privata e della gestione di Riserve naturali e Foreste demaniali statali. Autore di libri e pubblicazioni di tipo scientifico e divulgativo in materia di boschi, territorio e ambiente.