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Italagroeat, il futuro economico è nelle nostre mani

di C.Maurizio Scotti

Produrre alimenti, sviluppare tecniche agronomiche e ottimizzare il mangiare a tutto tondo, partendo dall’edibile fino ad arrivare al ritroso del coltivare, è il segreto del nutrimento prossimo venturo per l’intera popolazione del Pianeta: l’energia che parte dal metabolismo delle fonti alimentari per consentire al corpo umano di nascere, crescere, svilupparsi e tardare a morire è, e soprattutto sarà, il vero futuro di ogni principio economico sostenibile. In poche parole è l’inizio della più grande trasformazione che l’umanità intera abbia mai avuto: non più procrearsi per continuare la specie, bensì valorizzarne i contenuti e le aspettative per renderla talmente forte da consentirle una vita attiva più lunga possibile alla stragrande maggioranza dei presenti. Quella che si para innanzi, e che già si sta manifestando in diversi modi, è la progressiva valorizzazione della quantità di vita, simbiosi nella qualità ma anche nell’igiene e profilassi, nell’estensione antirotatoria del Sole, che prefigura “guadagni” temporali da Est Verso Ovest e soprattutto aumenti consistenti nei consumi varietali di alimenti vegetali e protovegetali. Che tutto sia vero o falso in prospettiva esistenziale, non compete a chi scrive o agli odierni commentatori economici andare a fondo all’incidere, ma è vero che il mondo, l’umanità, cambia abitudini e consuetudini con una dinamica per certo versi straordinaria in particolar modo nel costume alimentare. A ciò c’è da aggiungere che crisi, carestie, irrazionalità idrica, mutazioni e cambiamenti climatici stanno indisponendo parte della Terra alle produzioni qualitative e quantitative consuete e questo ricade ampiamente nei cosiddetti territori vocati, laddove produrre sembra più facile e competitivo che altrove.

Cereali, alghe alimentari, frutta e agrumi, così come e quanto prodotti, oggi, non bastano a soddisfare le esigenze di nutrimento globale non derivato da proteine e grassi animali; inoltre, le stesse basi proteiche, pur essenziali, si stanno dimostrando per certi versi antietiche e più in generale in contrapposizione dietetica con il benessere corporeo. Lo stesso discorso vale per tutte le basi alcooliche e quelle zuccherine, eccezion fatta per il moderato consumo qualitativo di vino.

Carote, asparagi, finocchi, rape, cavoli, cavolfiori, broccoli, ceci, zucche, pomodori, insalate a foglia larga, radicchio, sedano, cetrioli, cipolle, aglio, prezzemolo, salvia, basilico, zucchine, colorati peperoni, fave, fagiolini e taccole, melanzane rotonde e lunghe, sono e sempre più saranno le basi per il futuro alimentare del Pianeta. Insieme a loro non mancheranno certo le patate, il mais, i girasoli, i fagioli, i pomodori, i piselli e gli spinaci, quelle “verdure” (tuberi, foglia larga, oleose o legumi che siano) ritenute preminenti in vaste zone dei Cinque Continenti e che ora coprono il fabbisogno di proteine, carboidrati e vitamine di non meno di 2 miliardi di individui, dal Vietnam al Messico, dallo Zambia all’Armenia, passando per quasi tutto il Cetrafrica fino a Filippine e Madagascar.

E noi, in Italia, con quella fantastica composizione di verdure a tutto tondo siamo in grado di sviluppare in notevolissimo discorso economico che abbraccia tutto il Paese, dalla Sicilia al Trentino, dal Piemonte al Friuli. Tutto sta ad individuarne il motivo trainate (come dicono i tedeschi, il leit motiv, il filo conduttore) per portare a compimento la traccia essenziale del traguardo che si prospetta. E non è una questione di banche o un principio di rendimento, semmai la logica delle cose che mutano con le esigenze. Il traguardo di un Italagroeat è tutt’altro che un sogno a lungo termine: basta constatare quanto cresce e si sviluppa il mondo, come cambiano le abitudini alimentari e quali e quante siano le richieste di un modello nutritivo diverso da quelle che da secoli i popoli hanno imparato. Sotto questo aspetto non c’è nessuno al mondo che sia in grado di competere con la possibilità produttiva italiana, per qualità e anche per quantità assoluta.

(foto http://www.ersaf.lombardia.it)

Auotore: C.Maurizio Scotti
21/07/2017

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