Recensione del libro “Il bosco urbano dei Prati di Caprara”, a cura di Trentanovi G., Alessandrini A., Roatti B. Pàtron editore, Bologna 2021
Giovedì 9 dicembre alle ore 18 presso Alchemilla, via Santo Stefano 43, Bologna, verrà presentato il libro, opera collettanea alla quale hanno contribuito numerosi/e autori e autrici, specialisti/e di discipline diverse, non solo naturalistiche. Nel capitolo 3 viene dimostrata l’elevata biodiversità in termini di flora vascolare, avifauna, lepidotterofauna, mirmecofauna, erpetofauna e di funghi; inoltre vengono esplicitati e contabilizzati i servizi ecosistemici svolti dal bosco urbano dei Prati di Caprara, come la regolazione climatica, la depurazione dell’aria, la decontaminazione del suolo, il suo valore socio-culturale, estetico-paesaggistico, ricreativo e storico-culturale. In particolare si evidenzia come l’area sia apprezzabile soprattutto in un’ottica di ecologia del paesaggio nell’accezione data da Gilles Clément nel suo “Manifesto del terzo paesaggio”, che valorizza gli ecosistemi colonizzatori di terreni agricoli o urbani non più soggetti al controllo e alle intenzioni umane, espressione dell’autodeterminazione della natura; l’area investigata è infatti un mosaico di ecosistemi, con matrice paesaggistica boschiva, formatosi a seguito dell’abbandono di terreni militari e comprende alberature piantate in precedenza e altre spontaneamente insediatesi.
Il libro affronta anche temi politici e politologici, enfatizzando l’intensa attività di cittadini aggregati nel comitato Rigenerazione NO Speculazione, capace di studiare approfonditamente i luoghi e i fenomeni, di gestire processi partecipativi -ParteciPrati e ParteciPratiche- e di formulare proposte ben fondate sia nella realtà oggettiva dei luoghi sia nella volontà popolare. Contrariamente a una superata visione elitaria degli studi paesaggistici, gli autori e le autrici dimostrano come le popolazioni siano in grado di formulare progetti di paesaggio nello spirito della Convenzione europea; questo è reso possibile anche grazie alla presenza di professionalità diverse nella stessa popolazione locale. Nel contempo la cittadinanza attiva soprattutto dal 2017 è stata prezioso stimolo a intraprendere studi specifici, come dimostrano le nove tesi di laurea citate in calce alla estesa bibliografia. I saperi messi in gioco non si sono limitati tuttavia al livello metropolitano, ma son stati capaci di attivare una rete nazionale di esperienze simili, resa particolarmente visibile dal Convegno “Natura spontanea e rigenerazione: città italiane a confronto” tenuto nel settembre 2019.
Viene ricostruita anche la cronaca politico-amministrativa delle decisioni sul destino dei Prati di Caprara, che lascia intendere come il pregiudizio antisilvano, presente dal medioevo nell’iper-umanistica cultura italiana, ma che nel XX secolo ci aspetteremmo superato, venga messo in gioco come legittimazione culturale e paradigma antropologico di ben più pragmatiche valutazioni di convenienza, sbilanciate a favore della rendita immobiliare. Il bosco spontaneo produce benessere, non reddito né rendita. Così il Sindaco pro-tempore Merola nel 2015 dichiarava: “Sarà un’enorme foresta di alberi, più grande dei Giardini Margherita, ma davvero selvatica, senza panchine o giochi per bambini: un bosco da lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi”. Nel 2017 l’Assessore Lepore in un incontro pubblico giocava invece l’ambigua e scivolosa carta del “verde percepito”, lasciando intendere che i Prati di Caprara siano solo illusoriamente un bosco, in realtà un’area degradata da riqualificare edificandoci un quartiere, con questo suscitando le critiche dei cittadini. Le decisioni ultimative sui destini dell’area verranno prese durante la vigente consiliatura, sperando che venga confermata la rarefatta naturalità di quel verde, magari con una parte dichiarata riserva naturale, evitando di trasformarlo in uno di quegli orrendi giardini superaccessoriati, mercantili e molto pavimentati che affliggono tante città italiane.
Paolo Degli Antoni: Laurea in Scienze Forestali, conseguita presso la facoltà di Agraria dell’Università di Firenze. Abilitazione all’esercizio della professione di Agronomo-Forestale. Già funzionario C.F.S. e collaboratore della Regione Toscana, è socio corrispondente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, scrive contributi scientifici di ecologia del paesaggio, biodiversità, storia, arte e antropologia del bosco. Suo oggetto privilegiato di ricerca è la rinaturalizzazione spontanea dei terreni abbandonati, in campagna e in città.