Raccolto record in Russia
Il cibo pronto a giocare un ruolo di primo piano nel commercio internazionale. Il ruolo della “superpotenza” Russia.
Si snocciolano i numeri ufficiali sulla produzione cerealicole mondiali e quelli stilati dal Ministero dell’Agricoltura russo fanno “il pieno del granaio”: il raccolto del più esteso Paese del Mondo si avvia ad essere ricordato come il più consistente della storia. La produzione di grano supererà gli 83 milioni di tonnellate, quella di orzo si posizionerà sopra i 20 milioni di tonnellate. La produzione complessiva di cereali in Russia dovrebbe attestarsi sui 128 milioni di tonnellate. Un risultato eclatante che di fatto cambia molte carte sul tavolo strategico. Si tratta di un fatto estremamente significativo e dalle profonde implicazioni sulle dinamiche economiche, commerciali e geopolitiche internazionali. Il ruolo delle materie agricole negli equilibri economici è molto spesso sottostimato, ma di fatto anche il cibo ha una sua propria geopolitica che si lega al complesso di manovre finanziarie e speculative che influenzano i prezzi degli approvvigionamenti.
Il dato fondamentale connesso all’incremento della produzione cerealicola della Federazione Russa è quello concernente l’ancor più sostenuta crescita delle esportazioni di prodotti alimentari, che hanno oramai acquisito un ruolo strategico e un peso nella bilancia commerciale di Mosca superiori a quelli propri del già fenomenale comparto della Difesa.
Foto www.russia-briefing.com
L’aumento dell’export alimentare russo ha coinciso con la nuova proiezione euroasiatica della strategia geopolitica del Cremlino; sulle rotte della connettività infrastrutturale e commerciale con la Cina, i Paesi dell’Asia Centrale (ex sovietici), l’India, il Pakistan ed il Bangladesh, quelli dell’area indocinese e del Medio Oriente. La strategia commerciale russa ha preso la direttrice di espansione orientale, spingendo politicamente la componente agricola, fortemente meccanizzata e altamente estensiva, fondamentale nell’economia della Federazione. Tra luglio 2016 e giugno 2017 la Russia ha esportato 27,8 milioni di tonnellate di grano, più della intera Unione Europea, di Canada e Australia messi insieme, quasi tutto destinato a Est e in India, territori in cui vive oltre la metà della popolazione della Terra. In più, la crescente integrazione euroasiatica della Russia garantirebbe un’ulteriore spinta nella direzione attualmente percorsa da Vladimir Putin: il Paese, nei prossimi decenni, potrebbe trovarsi di fronte alla possibilità di poter sfruttare nuove regioni della profonda Siberia, aperte alla coltivazione agricola dalla spinta crescente dei cambiamenti climatici e dai nuovi canali irrigui tra i fiumi Lena e Ob, e consolidarsi nel suo acquisito ruolo di “superpotenza del grano”, garantendosi un decisivo potere di condizionamento sui prezzi cerealicoli mondiali in una fase storica che vedrà, stante la crescita della popolazione planetaria e le dinamiche economiche in corso di sviluppo, il cibo giocare un ruolo di primo piano nel commercio internazionale e nella dialettica politica del Terzo Millennio.
L’aumento delle esportazioni di prodotti agricoli da parte della Federazione Russa stanno causando effetti dirompenti sui prezzi dei cereali sui mercati internazionali: il prezzo di un contratto sul grano alla Borsa di Chicago è finito al di sotto dei 4 dollari per bushel, ai minimi dal 2006. Nel 2012, il Wv1 era quotato a 9,16 dollari. Il netto calo dei prezzi dei cereali sui mercati internazionali e le sue ripercussioni sul soprastante gioco finanziario rappresenta un fenomeno vantaggioso per una larga fascia della popolazione mondiale, ma anche un grave problema reddituale per l’agricoltura europea e americanata, che ora si trovano vulnerabili di fronte alle dinamiche delle oscillazioni della materia prima agricola. Quando nel 2010 una forte ondata di siccità colpì Russia e Kazakistan in contemporanea a una serie di inondazioni in Europa, Canada e Australia nel mondo si osservò una forte tendenza al rialzo dei prezzi nel grano che, unitamente alla susseguente speculazione finanziaria, contribuì in maniera determinante ad accendere la miccia delle Primavere Arabe con le cosiddette “rivolte del pane” di inizio 2011. La stabilità del mercato alimentare mondiale è elemento di notevole rilevanza strategica: l’incanalamento del surplus produttivo russo sta garantendo sicuramente una progressiva svolta in tal senso e, al tempo stesso, sta aggiungendo una freccia all’arco dell’economia del Cremlino. Nel 2005 Vladimir Putin indicò il potenziamento del settore agricolo come una delle priorità vitali per la Russia nel decennio successivo: sulla scia dello sviluppo tecnologico e degli incrementi produttivi, il grano sta diventando un’arma di nutrizione di massa a disposizione delle strategie di lungo termine del Cremlino.
Autore: C.Maurizio Scotti
15/11/2017