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di C. Maurizio Scotti

Fiumi e torrenti straripati, ponti inagibili, case sgomberate e interi rioni sottacqua: ancora una volta il maltempo mette in luce drammi e devastazioni. In tutto il Nord Ovest del Paese si sta assistendo all’ennesimo film sulle alluvioni; dire che l’incuria, i mancati interventi preventivi e la cementificazione forzata del suolo abbiano un’incidenza assoluta sulle inondazioni praticamente immediate ogni volta che piove forte, è quasi come lo spot del “ti piace vincere facile”. Come nel 1994 e come prima ancora. Eppure si è continuato a fare poco o nulla per prevenire.

Si è fatta pochissima prevenzione a difesa dalle alluvioni nelle grandi città, come Genova, Torino o Milano, meno ancora in quelle minori (Casale Monferrato, Alessandria, Pavia, …) e assolutamente nulla nelle campagne, dove tutto è rimasto in balia degli eventi. E i danni al mondo agricolo ora sono enormi: campi in aperta campagna, coltivazioni stagionali, serre e stalle sono sempre più sottacqua e nella melma. E’ un disastro annunciato.

Invece di incentivare la presenza degli agricoltori in località montane (dove originano fiumi e torrenti) o in alta collina, le politiche nazionali e regionali hanno fatto sì che l’habitat diventasse sempre più vuoto dal controllo diretto di chi ci vive. Le piccole aziende zootecniche sono state costrette a chiudere i battenti a causa del ridotto numero di capi da latte, che non veniva più ritirato o che non era più remunerativo; i collegamenti stradali da dissestati sono diventati pessimi, i servizi (persino telefonia mobile o internet) lasciano a desiderare; i presidi primari (medici di medicina generale, presidi farmaceutici, ospedali, scuole, uffici postali e periferici dello Stato) chiusi o spostati molto più a valle, con notevoli disagi nel contesto della vita quotidiana. E poi, tasse e balzelli, non ultimi i tira e molla sull’Imu agricola e sui sedimi rurali… Tutto ha concorso a “smontare” i casolari ed i piccoli centri agricoli alle pendici dei monti o in cima alle colline, dove la terra è meno fertile e più complicata da lavorare, ma i cui prodotti avevano ed hanno un effettivo valore aggiunto, organolettico e nutrizionale: certo formaggi e salumi di quelle terre non potevano e non potranno mai costare quanto un prosciutto prodotto a Vigevano o un quartirolo di Cremona. Qui cade il discorso sull’incentivazione, che è promozione e conoscenza, non semplice aiuto economico e via andare.

Ora che il tempo sembra quanto mai nefasto, viene da ripetere che con i “se” ed i “ma” non si va da nessuna parte. Se non si procede in modo coordinato e con la saggezza della lungimiranza, il territorio che resta devastato genererà ulteriori devastazioni, sicuramente più a valle, sicuramente dove la gente non è abituata a mettere gli stivali di gomma e a camminare nella palta.

Alluvione Nord Italia
Novembre 2016 – Alluvione in Piemonte

Autore: Maurizio Scotti
25/11/2016

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