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L’agricoltura può spezzare la catena di disperazione che porta alle catastrofi umanitarie

La lotta agli estremismi passa anche per la possibilità di rendere il lavoro nelle campagne attraente agli occhi dei giovani

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“Lavorando insieme nella realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – a partire dall’azzeramento della povertà e fame zero  – possiamo spezzare la catena della disperazione”. Il Presidente dell’IFAD Kanayo F. Nwanze ha chiuso con parole di forte ottimismo i lavori della 39esima conferenza annuale del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD).

Con la consapevolezza che lo sviluppo rurale giochi un ruolo fondamentale non solo nella stabilizzazione delle comunità ma anche nella riduzione dei fenomeni migratori, dei conflitti armati e degli estremismi, gli alti rappresentanti dei 176 Stati membri dell’IFAD hanno rinnovato il loro impegno a investire nella piccola agricoltura e a ridurre la povertà nei paesi in via di sviluppo.
In un contesto in cui le cronache segnalano un costante aumento del numero di rifugiati che entrano o tentano di entrare in Europa, i rappresentanti dei governi membri dell’IFAD hanno esortato a un’azione congiunta per stimolare nuovi investimenti a favore dei piccoli agricoltori così da raggiungere sicurezza alimentare, adattamento ai cambiamenti climatici e prosperità, ed eliminare le cause profonde di conflitti e flussi migratori.
Intervenuto in apertura dei lavori della riunione annuale, il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella si è impegnato affinché l’Italia continui a svolgere un ruolo chiave nello sradicamento della fame e della povertà, condizioni che ha definito letteralmente “insidiose “.
Mattarella ha focalizzato l’attenzione sul crescente numero di rifugiati in fuga dal conflitto in Siria e ha invitato i leader di tutto il mondo a dare il loro contributo per far fronte alla crisi e ha ribadito che “salvare vite umane e tendere la mano a quanti fuggono dalla guerra o dalla miseria è un dovere morale, è un dovere di qualunque società che intenda definirsi libera, democratica e autenticamente rispettosa dei diritti umani”.

Fonte: IFAD.
19/02/2016.