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“Industrializzazione agricola” non gradita dai farmers americani

di Benny Manocchia

Se chiedete a un americano per strada, che cosa regge in piedi oggi l’economia di questa nazione, non sentirete  mai  dire: le esportazioni, o il dollaro forte, o il lavoro per tutti, o  il sistema politico degli Stati Uniti (sempre più lontano dalla politica dei padri pellegrini). La riposta spesso sarà: l’agricoltura. Forse perche’ questa nazione nacque con  una serie di farms gestite dagli emigrati europei e per generazioni e’ stata considerata tale, o forse perché anche nei momenti più duri della recessione, l’agricoltura, insomma i contadini, sono stati sempre li’, pronti ad aiutare. E questa e’ una realtà inconfutabile.
Senza dimenticare che l’agricoltura ha contribuito 835 miliardi (nel 2014) all’economia nazionale, uno  share  – niente male – del 4.8 per cento. La farmland rappresenta l’85% delle risorse tipiche dell’agricoltura e serve come collaterale per molti prestiti.

Ora, se il valore del terreno scende,  scenderà anche il  valore delle campagne. Nel Midwest,  il valore dei terreni e calato esattamente del 2.6 per cento rispetto all’anno scorso. Gli Stati colpiti duramente sono stati  Illinois, Indiana e Missouri. In Kansas e Nebraska la percentuale e’ stata dell’uno per cento.
Molti  contadini americani hanno paura; non aiutano i commenti negativi di alcuni esperti che prevedono – addirittura – la fine dell’agricoltura di questa nazione. I ragionamenti sono chiari: entro il 2050 gli abitanti della Terra saranno 9.6 miliardi (secondo un rapporto della FAO), cosicche’ la produzione dei prodotti agricoli dovrà aumentare – entro quel periodo – del 70 per cento. Vi pare poco? Che cosa fare? Partono proposte piu’ o meno serie, più o meno realizzabili. La piu’ persistente e’ quella che riguarda la “precision agriculture”, conosciuta anche come “smart farming”, agricoltura intelligente (anche se molti farmers americani interpretano la frase come agricoltura dei furbi).

Alcune aziende sono già entrate in quel campo, come Anemon (Svizzera), eCOW (UK), Connected Cow (Medria Technologies), Deutch Telekom. La Precision Agriculture  parla di “ottimizzare processi e usi delle risorse”, nonché di “uso efficiente degli esistenti terreni arabili”.Sono indicazioni di un nuovo sistema che per molti francamente  e’ “tutto in cielo”. I fautori dello smart farming, però,  assicurano che The Internet of Things permette tutto questo. Insomma, non una industrializzazione agricola  ma agricoltura più efficiente, sostenibile e di alta qualità. Per molti farmers la tecnologia tende a mettere in un angolo il vecchio metodo di “fare agricoltura”. Va bene  accettare le idee moderne, ma noi avremo sempre e comunque i problemi delle malattie, dei parassiti, della siccità, dicono in tanti.
E non va certo dimenticato il costo  elevato del nuovo sistema smart farming.

farmers americani agricoltura

02/05/2016