Inchiesta nazionale sui casi di presunti biologi operanti in ambito professionale nel mondo ambientalista e di ricerca italiano
Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali
Inchiesta nazionale sui casi di presunti biologi operanti in ambito professionale nel mondo ambientalista e di ricerca italiano.
Segnalazioni in attesa di fissazione udienza dalle Procure: 306; Numero dei processi penali
in corso presso varie Procure italiane: 75. La distribuzione territoriale delle segnalazioni inviate alle Procure vede per prima la Lombardia, seguita da Campania, Molise, Lazio e Abruzzo.
Dura lex sed lex, ossia “dura è la legge, ma è legge”, è un principio fondamentale del diritto che esorta a rispettare la legge, anche quando è severa. Ovviamente tutti devono rispettare la legge e se la infrangono devono pagarne le conseguenze e quindi pure agricoltori, allevatori e altri che operano illegalmente nell’ambiente e che se scoperti sono soggetti a condanne penali e sanzioni molto pesanti. Giusto. Ma la legge vale anche per chi opera nel mondo dell’ambientalismo e della ricerca. Pertanto l’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali ha svolto, e continuerà a farlo, una inchiesta nazionale su coloro che non ottemperano alla legge. In questo caso coloro che si dichiarano pubblicamente biologi ma che non sono iscritti al relativo Ordine. Ce ne sono non pochi. L’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali – come può fare chiunque – sta segnalando formalmente i casi di cui è venuta a conoscenza alla Federazione Nazionale Degli Ordini dei Biologi affinché controlli e valuti i fatti.
L’inchiesta della nostra Associazione ha riscontrato che nel mondo ambientalista e anche in aziende e associazioni che operano da anni in modo scientifico o pseudo scientifico nel settore – con collaborazioni remunerate e partecipazione istituzionale in progetti regionali, nazionali e persino europei con budget ognuno anche di milioni di euro – vi sono alcune realtà nelle quali ci si presenta come biologi quando in realtà si è solo laureati in Scienze Biologiche e non si è superato l’obbligatorio esame di stato e quindi non si hanno i requisiti di legge. In pratica, sono abusivi, cosa che ovviamente vede la contrarietà dei veri biologi. Questi individui abusivi non solo si presentano persino sui media per quello che non sono, ma addirittura lo dichiarano in ambito scientifico e nei loro siti internet.
Ricordiamo l’art. 348 del Codice Penale: Chiunque abusivamente esercita una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni con la multa da euro 10.000 a euro 50.000. La condanna comporta la pubblicazione della sentenza e la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e, nel caso in cui il soggetto che ha commesso il reato eserciti regolarmente una professione o attività, la trasmissione della sentenza medesima al competente Ordine, albo o registro ai fini dell’applicazione dell’interdizione da uno a tre anni dalla professione o attività regolarmente esercitata. Si applica la pena della reclusione da uno a cinque anni e della multa da euro 15.000 a euro 75.000 nei confronti del professionista che ha determinato altri a commettere il reato di cui al primo comma ovvero ha diretto l’attività delle persone che sono concorse nel reato medesimo.
L’ufficio legale della Federazione Nazionale Degli Ordini dei Biologi ci ha comunicato che: “Per l’esercizio di ciascuna delle professioni sanitarie (e, dunque, anche quella di biologo), in qualunque forma giuridica svolta, è necessaria l’iscrizione al rispettivo albo, condizione necessaria per esercitare qualunque attività libero professionale o da lavoro dipendente, a tempo determinato o indeterminato, che rientri tra quelle che formano oggetto della professione di biologo (secondo l’elencazione contenuta nell’art. 3 della legge 396/1967 e nell’art. 31 del d.P.R. 328/2001). L’elusione di tale obbligo, oltre a comportare il reato di esercizio abusivo della professione, potrebbe essere fonte di un ingente danno erariale per la parte inerente alle imposte non assolte, il cui accertamento è, come noto, demandato alla Corte dei Conti”. Non solo, specifica sempre l’ufficio legale: “A ben vedere, il discrimine per determinare l’obbligo di iscrizione all’albo è l’effettivo svolgimento delle attività che la legge riserva al professionista iscritto. Il titolo di biologo spetta a coloro che, in possesso del titolo accademico valido per l’ammissione all’esame di Stato per l’esercizio della professione di biologo, abbiano conseguito l’abilitazione all’esercizio di tale professione. Pertanto, può definirsi biologo il laureato che ha ottenuto l’abilitazione professionale a seguito del superamento dell’esame di stato previsto dal DPR 328/2001, anche se non iscritto all’albo”. Però “Tale soggetto, non può esercitare la professione, se non previa iscrizione all’albo. Il laureato che non ha sostenuto e/o superato l’esame di stato potrà qualificarsi come laureato in .Scienze Biologiche ma non potrà esercitare la professione né utilizzare il titolo di biologo (…) Nel caso di comportamenti contrari ai dettami normativi si incorrerà nell’abuso della professione di cui al reato ex art. 348 c.p., la scrivente Federazione ovvero l’Ordine territoriale competente potrà segnalare il caso ai Nas e alle Procure competenti per territorio. Per quanto riguarda i nominativi segnalati, alla data odierna non risultano essere iscritti a nessun albo dei biologi“.
La Federazione Nazionale Degli Ordini dei Biologi grazie ai controlli e alle segnalazioni ricevute (in quota maggioritaria da biologi regolarmente iscritti all’albo), nel suo sito fornisce i seguenti dati: Segnalazioni pervenute e lavorate dal 2018 a settembre 2022: circa 650; Segnalazioni inviate e in attesa di fissazione udienza dalle Procure: 306; Numero dei processi penali attualmente in corso presso varie Procure italiane: 75. La distribuzione territoriale delle segnalazioni inviate alle Procure italiane vede per prima la Lombardia, seguita da Campania, Molise, Lazio e Abruzzo.
L’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali – come può fare chiunque – continuerà l’inchiesta in ambito nazionale, ma pure europeo, anche in altri ambiti del mondo ambientalista, animalista, scientifico e di altra natura, segnalando ai vari e rispettivi Ordini e Istituzioni le situazioni ritenute degne di approfondimento da parte delle autorità.
Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali
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