In Valdichiana si mangia la “fiorentina” di Chianina
«Il mondo sarà vegetariano ma in Valdichiana si può dire sì alla “fiorentina” senza sensi di colpa»
La “fiorentina” non fa male e in Valdichiana si può continuare a mangiarla. «Il mondo secondo alcuni dovrà diventare vegetariano visto il consumo di acqua necessario negli allevamenti, ma la Valdichiana potrà continuare a mangiare la “fiorentina” di Chianina proprio per la presenza dell’acqua di Montedoglio». È la provocazione lanciata dal professor Giorgio Federici, docente alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Firenze, ad Expo in occasione del convegno organizzato dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno. « Tra i rischi del pianeta ci sono i problemi legati all’uso dell’acqua e alla produzione del cibo. Purtroppo l’acqua è globalmente una risorsa finita e da quarant’anni a questa parte c’è complessivamente sempre meno risorsa a disposizione. Anzi, c’è bisogno del 40% in più di acqua di quanta ne abbiamo». Molta acqua viene impiegata per la produzione di cibo. «In Europa l’Italia è tra i Paesi con la maggiore impronta idrica, essendo del 25% più alta della media dell’Unione Europea, che ammonta a 1.836 metri cubici pro capite l’anno. Anche l’impronta idrica dell’Italia è di 66% più alta della media mondiale, che ammonta a 1.385 metri cubici pro capite l’anno. L’Italia si colloca anche tra i Paesi che consumano più acqua pro capite dopo Stati Uniti, Canada e Australia». In Italia l’82% dell’acqua viene consumata per l’agricoltura e pertanto reimmessa nell’ambiente, il 7% dall’industria e solo il 4% va per uso domestico. I prodotti di origine animale rappresentano il 50% dell’impronta idrica del consumo giornaliero procapite, 6.309 litri. La domanda provocatoria che, quindi, si fa il professor Federici è «rinunciare alla bistecca? Diventare tutti vegetariani? Si dovrà diventare vegetariani ma sicuramente non in Valdichiana dove dal momento che usa acqua propria e non degli altri non ci sono problemi di questo tipo né tantomeno sensi di colpa. Qui infatti, l’irrigazione concepita negli anni ‘60 per dare cibo a un’Italia affamata diventa oggi una risorsa di notevolissimo valore. E il serbatoio di Montedoglio rappresenta una risorsa ancora poco utilizzata e disponibile, insieme a un suolo bello e ricco come la Valdichiana è una opportunità straordinaria per i prossimi decenni».
La qualità dell’acqua nella zootecnia diventa di attualità proprio in risposta alle recenti polemiche sul consumo di carne. «L’acqua di ottima qualità di Montedoglio dà valore a tutta la filiera della Chianina. Nella produzione di foraggi irrigati con acqua senza pesticidi e atrazine, nell’abbeveramento dei bovini» commenta il presidente del Consorzio Paolo Tamburini. «L’acqua di Montedoglio e la sua fornitura alle aziende agricole e zootecniche, garantire un regolare deflusso delle acque, contribuire alla sicurezza ambientale è il contributo del Consorzio sulla qualità delle produzioni agricole e zootecniche del comprensorio, carni rosse comprese». Nello specifico del rapporto dell’Oms, indubbiamente la realtà alla quale fa riferimento, Nord America e Nord Europa, «non rispecchia la nostra situazione produttiva, le nostre situazioni igienico alimentari. Le produzioni del nostro comprensorio sono sane di per sé e non hanno bisogno di tanti conservanti, coadiuvanti, igienizzanti come negli Stati Uniti e il cui consumo prolungato e in eccesso per può portare ai pericoli illustrati dal rapporto».
La riflessione sulla qualità dell’acqua apre anche alla necessità di avere in Toscana sempre «più invasi, serbatoi a uso multipli la cui realizzazione deve avere la priorità», conclude Federici. Insomma servono invasi per assicurare acqua all’’agricoltura e produrre cibo. Serve utilizzare appieno le potenzialità degli invasi esistenti come Montedoglio e sviluppare le reti di distribuzione dell’acqua verso le zone produttive agricole. «Invasi per intercettare l’acqua e casse di espansione non hanno controindicazioni. Sono una risposta anche culturale all’idea di emungere acqua dai pozzi che non è conveniente ed oltretutto con impatti ambientali notevoli con depauperamento delle falde e loro inquinamento », conclude Tamburini.
Fonte: Consorzio di Bonifica Alto Valdarno.
29/10/2015