Ad annunciarlo è Andrea Formigoni, docente all’Università di Bologna ed esperto in nutrizione e alimentazione delle bovine da latte. Il progetto di ricerca dovrebbe partire a fine primavera. “Recenti studi francesi hanno evidenziato che rispetto ad altri foraggi, le leguminose coltivate nelle aree mediterranee e fornite nella razione alimentare degli animali favorirebbero una riduzione delle emissioni. Un’indicazione che va indagata per scoprirne le reali potenzialità”
Ravenna, 28 febbraio 2022 – “La nostra intenzione è quella di partire a fine primavera con la prima fase sperimentale in vitro per poi procedere con quella in vivo. Abbiamo già effettuato alcuni test con un misuratore manuale che sarà installato sui due robot di mungitura presenti nella stalla sperimentale del Dipartimento”.
È un annuncio sottovoce, perché le fasi preparatorie in questi casi sono sempre quelle più delicate, ma i presupposti perché un innovativo progetto di ricerca sulla riduzione delle emissioni di metano nelle bovine da latte parta, ci sono tutti.
E ad annunciarlo è Andrea Formigoni, docente al Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università di Bologna, nonché esperto in nutrizione e alimentazione delle bovine da latte.
“Alcuni recenti studi condotti da colleghi francesi – spiega – hanno evidenziato che rispetto ad altri foraggi, le leguminose coltivate nelle aree mediterranee fornite nella razione alimentare dei bovini favorirebbe la riduzione delle emissioni di metano. Un’indicazione che per quella che viene considerata una coltura magica come l’erba medica, leguminosa foraggera per eccellenza, va indagata per scoprirne le reali potenzialità”.
Il progetto di ricerca in questa prima fase studierà gli effetti dell’erba medica affienata, ma AIFE/Filiera Italiana Foraggi, associazione a cui fanno capo una trentina di impianti di essiccazione e disidratazione per una produzione annua complessiva che sfiora 1 milione di tonnellate, non può che guardarlo con interesse nell’ottica di un ulteriore sviluppo che in futuro potrebbe interessare anche il prodotto disidratato, valorizzando ulteriormente le caratteristiche di una coltura che rispetta pienamente il concetto di sostenibilità ambientale.
“Le positive peculiarità dell’erba medica sono ormai molto conosciute – sottolinea Andrea Formigoni – ma mai come oggi meritano di essere sottolineate per il ruolo che rivestono sia in termini di apporti nutrizionali che di sostenibilità ambientale per diverse specie animali. I risultati degli studi condotti negli ultimi anni infatti hanno dimostrato che l’erba medica, oltre all’eccellente apporto proteico, fornisce una quota di fibra altrettanto importante che soprattutto nei ruminanti favorisce una maggiore ingestione di sostanza secca. Non solo. L’erba medica si rivela un alimento essenziale anche per mantenere in salute gli animali. Grazie infatti al suo elevato tenore di acidi grassi Omega 3 ha dimostrato di riuscire a migliorare la fertilità del bestiame allevato, mentre la presenza di lignina nella sua composizione è in grado di modulare la funzionalità digestiva e l’equilibrio della microflora intestinale in termini superiori rispetto agli altri foraggi, favorendo un miglioramento delle condizioni sanitarie del rumine e dell’intestino degli animali”.
Sostenibilità ambientale, tollerabilità agli stress climatici e idrici, miglioramento del benessere animale e di conseguenza della loro salute, l’erba medica oggi può contribuire anche a soddisfare di più e meglio il bisogno che il consumatore ha di sentirsi rassicurato sui numerosi elementi in gioco nella produzione del cibo che porta in tavola.
“In effetti sta emergendo un aspetto molto interessante che riguarda l’alta ristorazione – afferma Formigoni – A differenza di quanto avveniva fino a qualche tempo fa, va prendendo sempre più piede la valorizzazione di tagli di carne in cui il grasso si contraddistingue per una colorazione tendente al giallo. Una caratteristica che stando alle indagini di mercato rimanda l’immaginario del consumatore al pascolo e quindi a una modalità produttiva che forse lo rassicura di più. Ebbene, grazie alla presenza dei caroteni, l’erba medica può soddisfare anche questa nuova esigenza che oltre a quello della carne investe pure il settore dei formaggi”.
Al netto dell’impennata dei costi energetici che stanno impattando pesantemente sui processi di essiccazione e disidratazione dell’erba medica, la versatilità di questa coltura e le sue indubbie potenzialità, che abbracciano un ampio ventaglio di aspetti, inducono ad auspicare un aumento delle superfici coltivate nel nostro Paese. Auspicio realizzabile?
“Con le pesanti conseguenze che le aziende sono costrette a subire a causa degli imponenti aumenti delle materie prime che dobbiamo in gran parte reperire sui mercati internazionali – riflette Formigoni – l’esigenza di concentrarsi maggiormente sulla produzione aziendale dei foraggi sarà sempre più marcata. Era già una strada da intraprendere diversi anni fa, ma solo ora si sta concretizzando con aziende che stanno incrementando anche la produzione di foraggi da insilare. Le prospettive per un aumento delle superfici coltivate a erba medica in realtà ci sono, ma fare una previsione è molto difficile. Una cosa è certa: le grandi potenzialità di questa coltura sono un tutt’uno con l’alimentazione di precisione. È questo il connubio che le lega indissolubilmente”.