Erba medica, una coltura strategica che mitiga gli effetti dei cambiamenti climatici
“Dobbiamo fare squadra per aumentare la consapevolezza di agricoltori e allevatori rispetto alla grande opportunità offerta dalle misure inserite nella nuova Pac per incentivarne la produzione” dichiara Riccardo Severi, vicepresidente di AIFE/Filiera Italiana Foraggi. La produzione di una tonnellata di soia, spesso di provenienza extraeuropea, genera 1.300 kg di CO2 equivalente, l’erba medica ben 10 volte in meno
Ravenna, 8 novembre 2021 – Una coltura strategica. Sostenibile, a basso impatto ambientale, perfettamente inserita nel concetto di biodiversità di cui ne valorizza le caratteristiche, soprattutto quelle legate al territorio, capace di contrastare gli effetti causati dai cambiamenti climatici.
Un vero e proprio asso nella manica per il sistema agroalimentare italiano del futuro.
Un’opportunità resa ancora più interessante dalle misure previste dalla nuova Pac che entrerà in vigore il 1 gennaio 2023.
L’erba medica, e le colture leguminose foraggere in generale, rappresenta infatti un’ottima soluzione per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal perché la sua coltivazione riduce le emissioni di gas serra e l’impiego di fertilizzanti chimici grazie alla capacità di fissare l’azoto nel terreno, aumentandone la fertilità e migliorandone la struttura.
“L’Italia è il secondo Paese europeo per produzione di erba medica essiccata a disidratata – spiega Riccardo Severi, vicepresidente di AIFE/Filiera Italiana Foraggi – con una produzione media annua di circa 1 milione di tonnellate. Una posizione di rilievo che mai come ora deve essere compresa dagli agricoltori e dagli allevatori italiani proprio in virtù di quanto prevedono gli Eco-schemi inseriti nella nuova Pac. In particolare quello dedicato all’avvicendamento colturale, in base al quale è previsto il sostegno accoppiato alle leguminose foraggere per incrementare del 2% il massimale dei pagamenti diretti”.
Al di là degli aspetti tecnici però, il grande tema legato alla riduzione dell’impatto ambientale prodotto dalle coltivazioni, impronta di carbonio in primis, è sempre più cogente e cogente è anche l’esigenza di aumentare la consapevolezza di agricoltori e allevatori nei confronti della grande opportunità che si presenza loro con lo strumento della Pac.
“Abbiamo davanti a noi un grande lavoro da fare – continua Severi – che non può prescindere dal coinvolgimento del consumatore e soprattutto dall’ascolto delle sue esigenze, che oggi più che mai guardano con enorme attenzione alle questioni ambientali, legate indissolubilmente alla produzione primaria. Non tutti sanno ad esempio che per ogni tonnellata di soia prodotta, spesso di origine extraeuropea, si genera qualcosa come 1.300 kg di CO2 equivalente, mentre lo stesso quantitativo di erba medica ne produce ben 10 volte in meno”.
Intanto AIFE/Filiera Italiana Foraggi traccia un primo bilancio della produzione 2021 di erba medica essiccata e disidratata, contrassegnata nei primi mesi dell’anno da quotazioni stabili intorno a 200euro/tonnellata, lievitate in questi ultimi mesi a circa 240euro/tonnellata in forza soprattutto di una aumentata richiesta estera e di una produzione che, a causa delle forti ondate di calore dell’estate scorsa, ha dovuto incassare una significativa contrazione a cui si aggiungono inevitabilmente i rincari delle fonti fossili necessarie alla trasformazione e al trasporto.
“Tutta la filiera deve fare squadra per migliorare la competitività in particolar modo sul mercato internazionale, dove esportiamo circa il 70% dell’erba medica essiccata a disidratata prodotta in Italia – conclude il vicepresidente Severi – ma anche e soprattutto per riuscire a valorizzare una coltura che può fare la differenza nella produzione delle eccellenze agroalimentari italiane”.
“L’obiettivo della Ue è quello di moltiplicare il 3% di superficie coltivabile che in Europa oggi è destinato alle colture proteiche – puntualizza Paolo De Castro della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale Ue – e così garantire un maggiore approvvigionamento di proteine vegetali stabile, sicuro e di alta qualità. Per questo sono stati messi a disposizione degli Stati membri non solo Eco-schemi ad hoc, ma anche la possibilità di utilizzare fino al 2% dei fondi del primo pilastro come sostegno accoppiato alla coltivazione di colture proteiche. Ora tocca ai nostri agricoltori saper cogliere le occasioni a disposizione per rendere l’Italia e l’Europa sempre meno dipendenti dalle importazioni di un prodotto così strategico. Gli Eco-schemi previsti dalla nuova Pac saranno obbligatori per gli Stati membri ma volontari per gli agricoltori per un valore minimo del 25% dei pagamenti diretti, che per il nostro Paese si traducono in circa 900 milioni di euro annui. Agricoltura e zootecnia sono settori strettamente collegati tra loro, le nuove misure in arrivo a favore di un aumento delle superfici coltivate a leguminose foraggere non potranno che rinforzare questo legame, garantendo un maggiore approvvigionamento di proteine vegetali”.
Con circa 30 impianti di trasformazione dove viene conferita l’erba medica prodotta su 90mila ettari di superficie distribuiti tra Emilia Romagna, Marche, Veneto, Lombardia, Lazio, Umbria, Toscana e Abruzzo, AIFE/Filiera Italiana Foraggi rappresenta il 90% della filiera italiana dei foraggi essiccati e disidratati con una produzione di circa 1 milione di tonnellate/anno, posizionandosi al secondo posto a livello europeo dopo la Spagna. Considerato il giro d’affari dell’intera filiera e l’indotto il fatturato di AIFE/Filiera Italiana Foraggi tocca una media di 450 milioni di euro/anno, dando lavoro a circa 13.500 persone suddivise in 1.500 dipendenti, 8.000 agricoltori e 4.000 tra terzisti e fornitori.