Cosa resterà di questa…Didattica a distanza?
di Maura Gori e Marco Salvaterra
L’emergenza sanitaria ha imposto dal 5 marzo la chiusura delle strutture scolastiche, lasciando disorientati docenti e discenti. Una condizione, tuttavia, solo temporanea: la scuola ha velocemente reagito. La maggior parte dei docenti, facendo ricorso ai mezzi tecnologici domestici a loro disposizione, si sono attivati per ristabilire al più presto un contatto coi propri alunni, consapevoli dell’urgente necessità di una continuità relazionale, di essere presenti, non solo dal punto di vista didattico ma anche, soprattutto in questa contingenza, come riferimento emotivo ed emozionale. Hanno valorizzato la componente empatica che, come sa bene chiunque abbia confidenza con l’insegnamento, è la chiave di volta della relazione educativa. In ogni ordine di scuola, hanno cercato di non recidere per troppo tempo il legame, prima giornaliero, coi ragazzi che individuano negli insegnanti delle costanti quotidiane.
Un’azione che si è andata velocemente raffinando, approdando alle videolezioni. In maniera più agile e con modalità e strategie adeguate ai nuovi dispositivi d’interazione, le lezioni a distanza hanno garantito la continuità didattica e la socializzazione, seppure virtuale, del gruppo classe. E il lavoro è continuato, grazie all’impegno della maggioranza degli studenti, anche dopo l’annuncio, del 3 aprile, da parte del Ministero di una possibile sanatoria a giugno, annuncio che ha rischiato di indurre molti ragazzi a giocare al ribasso.
Nell’emergenza la DaD si è mostrata uno strumento funzionale, capace di coagulare la comunità scolastica scompaginata nelle singole abitazioni. E in seguito? Quale il suo futuro quando potremmo riprendere la routine in classe, tanta denigrata in precedenza ed altrettanto rimpianta durante la sua temporanea abolizione? Cosa rimarrà di questa esperienza inedita per la Scuola italiana e delle competenze che i docenti hanno acquisito e consolidato?
L’esperienza delle videolezioni ha rilevato la difficoltà e l’inefficacia di spiegazioni svolte di fronte ad uno schermo senza avere realmente il polso della classe e di un apprendimento senza guardarsi negli occhi. In futuro tale modalità non potrà per questo essere protagonista dell’azione didattica ma, senza dubbio, un valido supporto. Potrà rivestire una funzione, per così dire, ancillare a cui ricorrere, ad esempio, per i corsi di recupero pomeridiani, per sportelli didattici e il potenziamento, per la didattica di gruppo o per alcune attività previste dai PCTO. Anche taluni impegni collegiali, almeno in parte, potrebbero essere svolti a distanza in videoconferenza: ad esempio, alcune riunioni del Collegio dei docenti, specie per la parte relativa alle comunicazioni della Dirigenza e alla ratifica di progetti, oppure alcuni consigli di classe (o di gruppi ridotti di docenti per attività di programmazione della didattica) e specifiche riunioni di dipartimenti disciplinari, ecc.
Per fare questo, e dare seguito ad una esperienza nata e sviluppatasi nell’emergenza, sarà necessario, da parte delle istituzioni, un impegno nella fornitura di attrezzature tecnico-informatiche adeguate, sia alle scuole ed ai docenti (che sinora hanno fatto ricorso soprattutto ai mezzi propri) che agli studenti. La DaD, infatti, ha dimostrato di essere, purtroppo, anche poco inclusiva giacché inaccessibile per un’ampia parte della popolazione scolastica che non dispone dei necessari strumenti tecnici o di collegamento internet (numeri molto alti nel sud Italia, più ridotti, e comunque pregiudicanti, nel resto del Paese). Una discriminante che ha pesato molto durante la chiusura, solo in parte colmata dalla strumentazione (PC e tablet) messa a disposizione in comodato d’uso dalle varie istituzioni scolastiche alle famiglie. Un’iniziativa necessaria ma non risolutiva che ha colmato solo in parte i bisogni.
Per quanto riguarda i docenti, che da qualche anno ricevono un bonus di 500 € (la cosiddetta “Carta del docente”, introdotta con la legge n.107/2015, dalla quale sono esclusi però i docenti precari) per il loro aggiornamento professionale, dall’11 marzo (e fino al 31 luglio) sono stati autorizzati dal Ministero ad usarlo anche per l’acquisto di webcam, microfoni, penne touch screen, scanner e hotspot portatili (ma non smartphone), strumenti che sinora non era possibile acquistare.
Infine, sarà indispensabile affrontare e risolvere le problematiche legate alla tutela dei propri dati personali in quanto, molto spesso, le piattaforme utilizzate sono state quelle messe a disposizione (gratuitamente…) dai colossi informatici mondiali ai quali, per necessità, quasi tutte le scuole sono ricorse per poter approntare lezioni in videoconferenza. Meglio sarebbe che in futuro tali servizi venissero forniti da piattaforme italiane. E inoltre, la sicurezza: ci sono stati ad esempio casi di violazioni di account social, problemi che, se possono essere messi in conto in un momento di drammatica necessità, diventano non sostenibili in condizioni di normalità.
La speranza è che, da settembre, tutti siano pronti a questa nuova didattica con la quale, probabilmente, dovremmo fare i conti per molto tempo…
Maura Gori, Insegnante di lettere dell’Istituto Tecnico Agrario di Firenze.
Marco Salvaterra, laureato in Scienze agrarie presso la Facoltà di Agraria di Bologna, insegna Estimo ed Economia agraria all’Istituto Tecnico Agrario di Firenze. Curriculum vitae >>>
03/05/2020