Consumo di carne e UE, un questionario tendenzioso che “suggerisce” le risposte
Legnaro (PD), 8 aprile 2021 – “Una vigliaccata, un questionario sbagliato perché nella presentazione del documento vengono di fatto suggerite risposte a domande sul ruolo della carne e della sua salubrità che sono ancora oggetto di un grande dibattito in sede Ue”.
Giuseppe Pulina, presidente di Carni Sostenibili e docente di Zootecnica speciale all’Università di Sassari non frena il suo affondo sul questionario che dal 31 marzo scorso la Commissione ha messo online (https://ec.europa.eu/
“Non si può manipolare la volontà dei cittadini in questo modo – controbatte Pulina – Siamo in presenza di un modo subdolo che chiede ai cittadini se sono d’accordo con l’orientamento dei promotori il questionario: un conto è informare il cittadino in maniera obiettiva per raccogliere il suo parere su quel determinato argomento, un altro è chiedergli se il suo pensiero è in linea con chi gli pone le domande. Attraverso i canali ufficiali mi sono già mosso presso le sedi competenti per denunciare questo metodo scorretto”.
“Le domande contenute nel questionario sono fortemente tendenziose – incalza il presidente della Organizzazione Interprofessionale IntercarneItalia, Alessandro De Rocco – e non aiutano il cittadino a fornire risposte obiettive. È evidente che dietro questo tipo di iniziative esistono lobby il cui unico interesse è quello di affossare il comparto della carne bovina. Come organizzazioni di produttori ci stiamo muovendo con i colleghi europei per far sentire la nostra voce, consapevoli purtroppo che davanti a noi abbiamo Ong molto ben strutturate e dotate di ingenti risorse economiche che stanno portando avanti una campagna basata solamente su convinzioni ideologiche. Non credo che le associazioni animaliste sappiano che i primi a voler assicurare al proprio bestiame le migliori condizioni di benessere animale sono proprio gli allevatori, forse non sanno che negli ultimi 100 anni l’efficienza di una bovina è migliorata del 65% con un indubbio beneficio sia sanitario che ambientale e forse non sono al corrente che proprio grazie alla ruminazione dei bovini l’80% di produzioni vegetali non edibili si trasforma in proteine nobili che ritroviamo nel piatto quando mangiamo carne. Noi chiediamo equilibrio e crediamo che la politica dovrebbe intervenire per evitare una deriva che proprio per i motivi espressi prima rischia di vedere perdenti non solo gli allevatori, ma l’intero ecosistema e soprattutto il consumatore”.
E di battaglia pregiudizialmente ideologica parla Giuseppe Pulina, che sottolinea come a suo giudizio esista un disegno ben preciso per spostare i consumi “verso i polpettoni processati o la carne di laboratorio, facendo riferimento a un finto concetto di sostenibilità che di sostenibile non ha proprio nulla, visto che dietro a questi progetti fintamente democratici esistono investimenti milionari. Si demonizza il consumo delle carni bovine ma ci si dimentica di sottolineare che ogni anno, nel mondo, a causa di forme gastroenteriche muoiono 2 milioni di bambini. Il mondo zootecnico è in trincea, su questo non c’è alcun dubbio, gli attacchi sono quotidiani e per tentare di vincere questa battaglia occorre cambiare il paradigma e smetterla di adottare una strategia difensiva. Il mio è un invito rivolto agli allevatori che devono aprirsi all’opinione pubblica dimostrando che il benessere in stalla c’è, che i sistemi di allevamento sono rispettosi delle normative previste sia in materia animale che ambientale. Allo stesso tempo i cittadini devono capire che un allevamento non è un salotto, bensì un luogo dove gli animali vivono, crescono ed espletano tutte le condizioni fisiologiche naturali. La Francia ha recentemente approvato una legge che tutela gli odori di campagna. Direi che è uno splendido esempio di come opinione pubblica e mondo agrozootecnico possono trovare un punto di incontro al di fuori di tutte le ideologie animaliste e vegane che stanno cercando di distruggerci”.