Alto Tevere, realizzato il primo oliveto con metodo intensivo
Dall’amore per la terra e i suoi frutti nascono sempre buone cose, specialmente quando una mente fervida e un braccio abile si uniscono. Agriciterna, azienda agricola giovane e intraprendente, operante sul territorio del Comune di Citerna (Pg), sta realizzando un ambizioso e innovativo progetto in materia di olivicoltura, utilizzando gran parte dei terreni sino ad ora impiegati per la coltivazione dei cereali e del tabacco. Lucio Ludovici e Nico Corazzi, stanno realizzando la più grande estensione di oliveto da frutto a carattere intensivo dell’Alto Tevere. Una vera e propria impresa che ha visto mettere a dimora nelle dolci colline di Citerna (Pg) ben 17.000 piantine di olivo, utilizzando una superficie di oltre 12 ettari, ad oggi ancora in espansione, il tutto secondo i dettami e le regole della bioagricoltura. Una vera e propria ricetta imprenditoriale che si pone come vera alternativa al tabacco e alle altre colture di tipo intensivo, che promette di coniugare una rendita elevata al rispetto per l’ambiente. Questi nuovi impianti infatti, stanno già apportando grossi benefici al territorio, sia “liberando” i terreni dai trattamenti poco salubri dell’agricoltura tradizionale, sia arricchendo il paesaggio, che mostra già l’ordine e l’armonia che queste coltivazioni progressivamente apporteranno.
Un nuovo metodo di coltivazione dunque, più intensivo rispetto a quello tradizionale, che promette notevoli vantaggi sia in termini di produzione che di gestione. Una vera e propria alternativa green, rispetto a tutte quelle colture intensive più “inquinanti”, come ad esempio i cereali ed il tabacco. Sperimentato dapprima in Spagna e da poco anche in alcune parti del nostro bel paese, questo sistema di coltivazione “super-intensivo” ha già fatto registrare cifre da record sia in fatto di crescita che di produzione. Ad oggi la specie più utilizzata consigliata è la Arbiquina, una tipologia di pianta capace di coniugare qualità, rendimento ad un’ottima resistenza alle avversità climatiche, gelate comprese. I terreni più adatti a questo tipo di impianti, restano quelli di tipo sassoso, poco argillosi e posti a mezza collina, anche se l’azienda Agriciterna sta registrando ottimi incrementi nella crescita delle piantine anche su terreni particolarmente argillosi, che in una prima fase garantiscono alle piantine, a differenza di altri un più rapido attecchimento rispetto a terreni cosiddetti “più sciolti”. I numeri non lasciano dubbi: si parla di 100 quintali di olive per ettaro a partire dal terzo anno dalla messa a dimora degli olivi. Queste cifre così elevate, sono anche dovute all’alta concentrazione di piante: 1600 per ettaro, rispetto alle 240 di un oliveto tradizionale. Le piantine vengono infatti interrate a 1,5 metri l’una dall’altra, mentre la distanza tra le file è di 4 metri circa. Numeri del tutto diversi rispetto ad un sesto d’impianto tradizionale, dove la distanza fra gli olivi è di circa 5 metri per 5. Affinchè tutto proceda per il meglio, si consiglia di affidarsi ad un moderno impianto di fertirrigazione, in grado di gestire tutte le fasi di innaffiatura e concimazione in maniera sistematica.
Differente anche l’approccio alla potatura delle piante, per il quale si utilizzano macchine potatrici come quelle utilizzate sui vigneti. Anche la raccolta avviene in maniera differente, in quanto al posto delle macchine scuotitrici o delle mani dell’uomo, si utilizzano semplici macchine vendemmiatrici, con un enorme incremento nel rapporto tempo/raccolta. Sono sufficienti circa 3 ore per la raccolta di 1600 piante. Vero fiore all’occhiello di questo sistema è la produzione, che in media varia dagli 80 ai 100 quintali di olive per ettaro. Ogni impianto realizzato con questa tecnica innovativa, ha una durata media di circa 15 anni, dal momento di entrata in piena produzione, dopodiché si consigliano l’estirpazione delle piante e la sostituzione con altre nuove dell’età di circa 2 anni. Dopo tale periodo di tempo infatti, la raccolta meccanica diviene più difficoltosa, a causa delle dimensioni delle piante che impediscono il corretto passaggio della vendemmiatrice. Un’altra importante differenza rispetto ad un oliveto di tipo tradizionale, è rappresentata dalla costanza nella produzione delle olive, con annate in linea le une alle altre, senza grossi discostamenti fin’ora registrati. A proposito delle cultivar impiegate inoltre, è già in atto un progetto pilota che sta interessando la Gentile di Anghiari, una tipologia di olivo autoctona, che si fa apprezzare per la qualità dell’olio. La coltura intensiva dell’olivo, si pone dunque come vera risorsa economica alternativa, per il settore agricolo dell’Alto Tevere.
Fonte: Agriciterna
17/07/2018