AIFE scende in campo a tutela dei medicai romagnoli distrutti in estate dalle cavallette
Con una lettera inviata nei giorni scorsi ai Ministeri competenti, l’Associazione Italiana Foraggi Essiccati chiede l’autorizzazione in deroga per l’impiego della sostanza attiva Spinosad sui terreni da bonificare prima che nell’estate 2023 si verifichi, con conseguenze ancor più devastanti, quanto avvenuto nei mesi scorsi
Ravenna, 11 settembre 2022 – “Il Sahara si sta spostando verso nord. Anche questa è una delle conseguenze dei cambiamenti climatici. L’infestazione di cavallette che nella scorsa estate ha colpito anche le zone collinari della Romagna, distruggendo diverse migliaia di ettari di medicai ne è un chiaro esempio. Per evitare quindi che l’anno prossimo si verifichi un’altra, devastante e analoga situazione occorre intervenire in maniera preventiva e soprattutto efficace”.
Gian Luca Bagnara, presidente di AIFE/Filiera Italiana Foraggi (www.aife.eu), lancia così l’allarme su un problema che negli scorsi mesi estivi si è abbattuto in una zona particolare della Romagna, quella della Valle del Savio, del Bidente e delle Colline Ravennati, dove imponenti sciami di cavallette hanno distrutto giovani medicai defogliandoli completamente, obbligando gli agricoltori a intervenire con una nuova aratura e un’ulteriore semina.
Un problema davanti al quale la Regione Emilia Romagna, con i suoi Servizi Fitosanitari, non è rimasta indifferente tant’è vero che nei primi giorni dello scorso mese di luglio, dopo la riunione del Comitato fitosanitario nazionale che era stato convocato per fare il punto sulla situazione a livello nazionale, ha riunito i tecnici regionali dei Servizi Fitosanitari, i Rappresentanti dei Comuni interessati e quelli delle Organizzazioni sindacali per stabilire un piano d’azione e coordinare i relativi interventi, a iniziare da un capillare monitoraggio e relativa mappatura dei danni arrecati dall’infestazione di cavallette che, va ricordato, nel caso della Romagna riguarda una specie autoctona generalmente meno dannosa, ma altrettanto deleteria, rispetto a quella che in Sardegna ha creato danni ancora più ingenti.
“AIFE/Filiera Italiana Foraggi ha seguito da subito la vicenda – spiega il presidente Gian Luca Bagnara – e ha fatto suo un problema che riguarda un territorio vocato alla coltivazione dell’erba medica, una coltura che da sempre, oltre a rappresentare un prodotto da commercializzare, ricopre anche il ruolo di fondamentale strumento per la tutela dei suoli. Pertanto, seguendo le indicazioni sulle buone pratiche indicate dai Servizi Fitosanitari dell’Emilia Romagna, nel suo ruolo di portatore di interesse AIFE ha inviato nei giorni scorsi una lettera al ministero della Salute, a quello delle Politiche agricole, al dicastero della Transizione ecologica e dello Sviluppo economico, chiedendo l’autorizzazione in deroga e in via eccezionale, prevista peraltro dall’articolo 53 del Regolamento 1107/2009, dell’impiego della sostanza attiva Spinosad su erba medica e su tutte le colture registrate per un periodo di 120 giorni a partire dal 1 marzo 2023, periodo in cui si compie la schiusa delle uova di cavallette. Oltre che sulle coltivazioni convenzionali, la sostanza attiva Spinosad è autorizzata anche su quelle biologiche rispondendo quindi appieno ai requisiti di sostenibilità richiesti. Siamo fiduciosi che la nostra istanza venga accolta dagli Organi istituzionali competenti – conclude Gian Luca Bagnara – perché quella che oggi può essere considerata una situazione eccezionale, nei prossimi anni potrebbe trasformarsi in una vera e propria piaga da cui potrebbe essere molto difficile, se non impossibile, liberarsi, soprattutto in quei territori della Romagna dove la presenza di calanchi e terreni non coltivati, caratterizzati tra l’altro da una particolare composizione chimico-fisica, non possono essere bonificati con le arature e ben si prestano alla deposizione delle uova di cavallette con tutti i danni che questo, in un momento successivo, potrà comportare”.
AIFE/Filiera Italiana Foraggi conta su una base associativa di circa 30 impianti di trasformazione situati in diverse regioni italiane. Copre circa il 90% della filiera dei foraggi essiccati e disidratati a livello nazionale con una produzione che sfiora 1 milione di tonnellate/anno, il 60% del quale segue la via dell’export. Con l’indotto genera un fatturato di circa 450 milioni di euro/anno e complessivamente dà lavoro a circa 13.500 addetti.