Risposta immunitaria delle piante

In appunti precedenti (Rivista di Agraria N°362,364) è stata descritta la risposta immunitaria delle piante facendo per lo più riferimento ad infezioni localizzate di agenti patogeni. Si è visto che nelle cellule della areola di tessuto coinvolto a contrastare la colonizzazione microbica abbia luogo nell’arco di poche ore una risposta immunitaria ben articolata nelle due fasi sinergiche PTI ed ETI. Da almeno 40 anni (14) si sa che la infezione localizzata di un patogeno su un organo di una pianta (es. maculatura fogliare) (infezione d’innesco) può indurre a distanza in tessuti di quella pianta (organo indotto) per parecchi giorni uno stato sensibilizzato contraddistinto da una risposta immunitaria di difesa più efficace, aspecifica, nei confronti di eventuali tentativi di infezione sia da parte dello stesso agente della infezione d’innesco, sia di altri agenti patogeni solo se biotrofici o emibiotrofici (batteri, oomiceti, funghi e virus), ma non necrotrofici.

Umberto Mazzucchi è stato professore ordinario di Patologia Vegetale alla Università degli Studi di Bologna dal 1989 al 2010. Docente del corso di Patologia Vegetale e di alcuni corsi specialistici di materie fitopatologiche, ha svolto ricerche sulle interazioni ospite-patogeno nel processo infettivo e sulla risposta immunitaria delle piante. Pensionato dal 2010, come professore dell’Alma Mater ha svolto seminari occasionali e cicli di lezioni in corsi ufficiali della Università di Bologna.

Puglia - territorio

La Regione Puglia da un lato attesta che gli ulivi disseccati – anche in presenza di Xylella fastidiosa (Xf) – possono riprendere a vegetare grazie alle “buone pratiche agronomiche” (Regione Puglia, 2022a), dall’altro continua a imporre misure di lotta a Xf che, in disapplicazione dell’approccio ecosistemico su base scientifica e della Convenzione sulla Diversità biologica (Ciervo, 2021), generano distruzione del paesaggio, dell’ambiente e del territorio, ovvero: abbattimenti, anche di ulivi monumentali censiti e in pieno stato produttivo; avvelenamento delle matrici vitali a causa del trattamento obbligatorio con insetticidi (anche neurotossici); finanziamento dei reimpianti di varietà non autoctone e brevettate (Leccino e Favolosa), adatte al sistema intensivo e superintensivo, classificati dal Ministero dell’Ambiente come “sussidio ambientalmente dannoso”1 (SAD).

Margherita Ciervo – Professore associato in Geografia economica e politica, Università di Foggia. Associate Researcher presso University of Liège. Si occupa da oltre otto anni della questione Xylella. Sul tema ha scritto diversi articoli scientifici e l’e-book a libero accesso “Il disseccamento degli ulivi in Puglia. Evidenze, contraddizioni, anomalie, scenari” (https://societageografica.net/wp/2020/11/06/geografia-a-libero-accesso-vol-2/). E-mail: margherita.ciervo@unifg.it

Istituto Agrario di Conegliano

L’Istituto, storicamente conosciuto come “Scuola Enologica“, offre percorsi formativi che comprendono sia l’Istruzione Tecnica (Istituto Tecnico Agrario “Cerletti”) che l’Istruzione Professionale (Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente “Corazzin). Due le sedi: Conegliano (TV), dove si trovano l’Istituto Tecnico e l’Istituto Professionale, la Presidenza e gli Uffici amministrativi, il Convitto, la Cantina e l’Azienda agraria, e la Segreteria dei corsi di Laurea; e Piavon di Oderzo (TV) dove si trovano l’Istituto Professionale, Cantina e Azienda agraria. Nel 1864 il medico ed agronomo Francesco Gera riesce a dar vita al primo esperimento di Scuola Agraria delle province venete che però dura poco, fino al 1867, per sopravvenuta morte del fondatore. L’anno successivo Antonio Carpenè, chiamato ad insegnare in questa scuola, interessa il Ministero dell’Agricoltura e condivide con Giovanni Battista Cerletti le idee e gli obiettivi per rendere vive le problematiche di viticoltura ed enologia e per recuperare i fondi che permisero poi il sorgere a Conegliano della prima Scuola Enologica d’Italia: venne istituita il 9 luglio 1876 con Regio Decreto di Vittorio Emanuele II; il direttore designato fu G.B. Cerletti.

Carciofo

Tra le sfide che caratterizzano la società moderna, alcune sono orientate alla sostenibilità delle filiere produttive alimentari e ad una prospettiva di recupero e riutilizzo delle risorse disponibili. Secondo le stime riportate dalle principali Organizzazioni Mondiali (ONU, FAO, ecc.), emerge che, ad oggi, circa 2 milioni di tonnellate di cibo prodotto non vengono consumate, ma rappresentano prodotti di scarto, rendendo quindi il problema dello spreco alimentare importante sotto 2 punti di vista: lo smaltimento di quei prodotti che non vengono trasformati e la perdita di cibo consumabile (Testa et al., 2014). Dai dati relativi alla situazione alimentare nel Mondo, emerge che il livello di gravità è tale che la mortalità legata alla sovralimentazione è pari a 29 milioni, mentre sono 36 milioni le persone che non hanno accesso all’approvvigionamento e ad un sostentamento alimentare adeguato…

Ilenia Bravo, Ilenia Colamatteo, Enrica Iannucci, Patrizia Papetti – Dipartimento di Economia e Giurisprudenza. Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

Acquacoltura BIO

In questo ultimo contributo dedicato all’acquacoltura biologica, andremo a dettagliare i requisiti che interessano due sistemi produttivi: le alghe ed i molluschi, entrambi definiti da dettagli normativi dedicati a causa della specificità che li contraddistingue in termini di processo. Partiamo dal tema più complesso tra i due, l’allevamento di molluschi, che è stato anche oggetto di un momento di grande incertezza a causa di un innovativo requisito inerente le aree di produzione. Questo ha messo in discussione la possibilità di permanenza delle aziende già inserite nel sistema di controllo e certificazione delle produzioni biologiche in base al Reg. (CE) 834/2007. I requisiti specifici delle norme di produzione per i molluschi sono definiti al punto 3.2, Allegato II, Parte III, Reg. (UE) 2018/848. Ulteriori dettagli per questa tipologia di produzioni che sono richiamati nella parte regolatoria generale e saranno indicati al termine di questa sezione con richiami specifici…

Donato Ferrucci (Torino 1964), Docente sistemi qualità e certificazione dei prodotti alimentari ITS Agroalimentare Roma/Viterbo. Agronomo, pubblicista, e Master in Diritto Alimentare. Responsabile Bioagricert srl per l’area Lazio/Abruzzo/Umbria/Marche. Per info: Google “Donato Ferrucci Agronomo”.

L’origine dell’Istituto è dovuta alla volontà e all’intraprendenza di alcuni agricoltori ed esponenti del mondo economico bresciani che, impegnati nel rinnovamento dell’agricoltura locale entrata in crisi dopo l’Unità d’Italia, decisero di fondare una Scuola capace di preparare tecnicamente i giovani ad un’agricoltura nuova. Le prime lezioni furono impartite, nell’inverno 1875-76, a cinque allievi in due locali sotto la bigattiera (locale per l’allevamento del baco da seta) del podere della vecchia “Villa Brusaferri” che, adattata allo scopo, rimarrà per sempre la sede della scuola. Nel 1876 venne approvato lo statuto della “Scuola teorico-pratica di agricoltura della Bornata” il cui scopo principale era quello “di preparare giovani atti a dirigere la coltivazione dei fondi rurali, abili agricoltori, agenti o fattori di campagna, con speciale riguardo ai bisogni della provincia di Brescia”. L’anno seguente, nel gennaio del 1877, si ebbe la nascita ufficiale della scuola con l’adozione di un Regolamento proprio e la cui sede era, con ogni probabilità, la Cascina Gerello annessa a Villa Barboglio…

Compostaggio

La fermentazione del compost domestico lavora in ambiente aerobico, ossia in presenza di aria, requisito fondamentale per fare compostaggio nel modo corretto, pertanto un buon compost non deve puzzare. Se il compost puzza, è un indice di una cattiva fermentazione che invece di lavorare in ambiente aerobico, lavora in maniera anaerobica, le cui cause principali sono un’eccessiva umidità, oppure al contrario un insufficiente umidità che non fa partire il processo di decomposizione.
Dato che il compostaggio avviene grazie all’azione di parecchi batteri e microorganismi che lavorano per decomporre le sostanze organiche per avere così un compost omogeneo è fondamentale che i microorganismi aerobi che vivono in presenza di ossigeno, abbiano una corretta areazione del cumulo: perché se troppo alto o molto pressato l’aria non circolerebbe. Qualora invece l’aria circola, i batteri riescono ad agire al meglio in tutte le parti del cumulo e la materia si decompone nel modo migliore senza avere nessun tipo di marciume…

Mauro Bertuzzi, laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie presso la Facoltà di Agraria di Milano, è Presidente del Collegio dei revisori dei conti per l’Ordine interprovinciale di Milano e Lodi degli Agrotecnici e Agrotecnici Laureati.

Come tutti, anch’io sono cresciuto con l’immagine della mucca bianca e nera e rimasi sorpreso non poco nel sapere che le tante vacche presenti sul territorio in tale colorazione non erano autoctone campane (nemmeno italiche a dirla tutta); dopo le prime ricerche pensai che l’unico bovino campano fosse l’Agerolese (dalla quale si ottiene il Provolone del Monaco). In realtà in Campania, come riportano antichi testi, vi era una popolazione Bovina bianca che è poi finita nell’oblio. Successive ricerche, documenti storici e confronti tra foto di fine ‘800 ed inizio ‘900 hanno portato il delinearsi di due popolazioni diverse accomunate dal manto bianco, caratteristiche simili ma storia diversa…

Pasquale D’Ancicco, presidente Razze Autoctone Campane e consigliere AIFAO

Tecnico Agrario

La storia dell’Istituto Tecnico Agrario “A. Cecchi” è strettamente connessa alle vicende dell’Accademia Agraria che, sorta a Pesaro nel 1827, volle nella stessa città la creazione di un’istituzione agraria. Nel mese di maggio 1876 si presentò l’occasione di acquistare “la splendida Villa di Caprile che per l’estensione dei fabbricati e per avere annesso un podere, parte in piano e parte in colle, era singolarmente adatto all’impianto della Colonia”. La Colonia si trasformò in Regia Scuola Pratica d’Agricoltura con Convitto annesso (già esistente dal 1876). Il decreto per la trasformazione data 2 gennaio 1881. Un nuovo regolamento della scuola fu approvato dal Governo il 1896. Con decreto n. 3214 del 30 dicembre 1924 il Governo seguendo la Legge Gentile modificò le disposizioni per la R. Scuola di Agricoltura addivenendo alla Regia Scuola Media Agraria. Il 24 agosto 1924 l’Accademia Agraria vendette alla Provincia la tenuta di Caprile non potendo più sostenere tutte le spese di manutenzione “ad uso Scuola Media agraria”. Nel 1929 a Caprile trovò sistemazione il laboratorio di chimica agraria fino ad allora collocato in altro istituto e nel 1934 la Scuola, divenuta Istituto Tecnico Agrario, fu intitolata ad Antonio Cecchi.

Potatura dell'olivo

Per capire la situazione che sta vivendo il settore olivicolo oleario è necessario elencare qualche numero: alla fine degli anni ’90 l’Unione Europea stimò che l’Italia sarebbe arrivata a produrre, ad oggi, tra le 500 e le 600mila tonnellate di olio all’anno, invece, è dal 2012 che non si raggiungono cifre del genere. La produzione è calata notevolmente e adesso anche 400mila tonnellate sono un obiettivo ambizioso per il settore olivicolo nazionale che deve soddisfare un consumo di 800mila tonnellate all’anno. Nel 2022-23, nonostante si prospetti un’ottima qualità dell’olio, la produzione è in calo del 30% e l’annata diventa pessima se si considera il forte aumento dei costi di produzione sia delle olive che dell’olio. Attualmente nel territorio italiano l’olivo è presente in 18 regioni con 250 milioni di piante su una superficie coltivata di più di 1,16 milione di ettari…

Gennaro Pisciotta, laureato in Scienze e Tecnologie agrarie all’Università G. Marconi – Facoltà di Scienze e Tecnologie Applicate di Roma, è Agrotecnico Laureato ed Enologo Enotecnico libero professionista Maestro Assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio). Ha insegnato presso l’ISIS “Falcone” di Pozzuoli (Napoli) fino al 26/09/2018.

Riprendendo dal precedente articolo sull’acquacoltura biologica, questo secondo contributo va ad argomentare circa i “Requisiti per gli animali di acquacoltura” (Allegato II, Parte III, punto 2 del Reg. (UE) 2018/848). La norma, in linea generale, interessa i seguenti aspetti: Conversione, Origine degli animali di acquacoltura, Alimentazione, Assistenza sanitaria, Profilassi, Trattamenti veterinari, Stabulazione e pratiche zootecniche, Benessere degli animali. Particolare attenzione è data all’aspetto del benessere animale, in linea con i principi generali della norma. Infatti gli addetti alla cura degli animali di acquacoltura devono possedere le necessarie conoscenze e competenze di base in materia di salute e benessere degli animali. Gli animali di acquacoltura, compresi i riproduttori, devono essere manipolati il meno possibile e con la massima cura, utilizzando attrezzi e protocolli adatti per evitare stress e lesioni fisiche…

Donato Ferrucci (Torino 1964), Docente sistemi qualità e certificazione dei prodotti alimentari ITS Agroalimentare Roma/Viterbo. Agronomo, pubblicista, e Master in Diritto Alimentare. Responsabile Bioagricert srl per l’area Lazio/Abruzzo/Umbria/Marche. Per info: Google “Donato Ferrucci Agronomo”.