ROBUSTA LIONATA, quel primo giudizio ufficiale
di Federico Vinattieri
Viviamo in un’epoca caratterizzata dalla velocità delle trasformazioni, dove il “nuovo” è una costante inevitabile.
Dal progresso tecnologico alle dinamiche sociali, affrontare il cambiamento è diventato essenziale per il nostro benessere personale e professionale.
Il primo passo per affrontare il “nuovo” è accettare che il cambiamento è inevitabile. Una mentalità aperta è fondamentale per affrontare il “nuovo” in modo costruttivo.
In zootecnia c’è la maledetta tendenza per la quale il “nuovo”, la “novità”, è sempre vista con occhi sospettosi, dubbiosi, talvolta perfino denigratori.
Il nuovo ruba posto al vecchio… Le novità portano via valore a quel che già esiste… così la pensano i più che vivono di zootecnia.
Talvolta, soprattutto noi Giudici, ci troviamo davanti a delle “nuove creazioni”, che ogni tanto saltano fuori da progetti datati o da idee perseguite testardamente da manipoli di allevatori, i quali lottando contro le avversità della genetica, riescono a fissare determinati connotati fenotipici, plasmando nuove forme, nuovi colori, nuove tipologie morfologiche, nuove taglie, nuovi caratteri ereditari e talvolta fissando anche nuove mutazioni casuali.
Queste “nuove creature”, in rari casi, riescono ad arrivare a poter essere chiamate “razze” vere e proprie, approvate dalle Enti ufficiali.
Questo accade in cinofilia abbastanza raramente, anche se negli ultimi anni solo in Italia sono state riconosciute nuove razze canine (* vedi ad esempio il Cane di Mannara, lo Spino degli Iblei, ecc.)… un po’ più spesso accade in ornitologia (* vedi razze di recente riconoscimento, come ad esempio il Salentino, il Rogetto, il Benacus, il TorZuino, ecc…) o in avicoltura, dove la selezione è certamente più rapida, più alla portata di tutti e più semplice per ovvii motivi di spazio e gestibilità degli animali, rispetto ai cani, gatti, o altre tipologie di animali.
Non fraintendetemi… non sostengo che creare nuove razze di polli sia facile, ma certamente, nonostante siano necessari anni di sacrifici e dedizione, resta un iter molto più semplificativo rispetto ai rigidissimi requisiti richiesti in ambito cinofilo o per tanti altri settori.
Naturalmente il requisito fondamentale per una nuova razza è che siano rilevabili sostanziali differenze rispetto alle razze già esistenti, e che possibilmente vi sia una qualche fonte storica attendibile che possa documentare l’esistenza di quella razza già in tempi remoti, o comunque che vi sia stato un progetto concreto di selezione per un determinato scopo o per una specifica attitudine.
L’autore durante il primo giudizio ufficiale della Robusta Lionata
Più volte nel corso della mia carriera di Giudice ho dovuto affrontare il giudizio di nuove razze, che nessuno aveva mai giudicato prima.
In avicoltura, ad esempio, giudicai per la prima volta a livello mondiale la razza “Valdarnese”, nell’ambito dei Campionati Italiani di Carrara nel 2019, in cui furono esposti una trentina di soggetti.
Nell’ambito dei XXVIII° Campionati Italiani di avicoltura 2023, ad Aprilia (Latina), è toccato di nuovo a me l’onere del “primo giudizio”, stavolta di un’altra “nuova razza”, ossia la Robusta Lionata.
Una razza creata diversi anni fa, precisamente nell’anno 1965, presso la Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo (* che fu istituita con Decreto Luogotenenziale il 28 giugno 1917, ma le difficoltà inerenti alla guerra ed al periodo postbellico fecero rimandare l’applicazione del Decreto stesso alla fine del 1920. La Stazione Sperimentale di Pollicoltura, che diventò Consorzio per lo Sviluppo Avicunicolo e della Selvaggina del Veneto verso gli anni ‘Ottanta, venne chiusa il 30 maggio del 1998), selezionata dall’incrocio delle razze Orpington Fulva e Barneveld bianca (White America).
Riconosciuta ufficialmente il 9 dicembre 2022, nell’ambito della XVIII° Mostra Avicola AVI.LA. Di Valmontone (Roma), questa nuova tipologia di pollo, è entrata a far parte della grande famiglia delle nostre razze italiane.
Ero presente anche al riconoscimento, in quanto facevo parte della giuria di quell’evento.
La commissione tecnico scientifica della Federazione Italiana delle Associazioni Avicole (* F.I.A.V. – unica Ente nazionale italiana riconsciuta dall’Entente Européenne d’Aviculture et de Cuniculture, qualificata per il riconoscimento di nuove razze e varietà), formata da Thomas Del Greco, Alessandro Ricciarelli e Giovanni Di Cicco, dopo aver valutato gli esemplari esposti fuori concorso, decisero in comune accordo, di approvare e promuovere a “razza ufficiale” la Robusta Lionata.
Quando venne annunciata la notizia, ecco che da subito emersero le solite sentenze da parte della comunità avicola, dove appunto il “nuovo” è visto con riluttanza.
– “Hanno riconosciuto l’ennesimo pollo commerciale che non ha senso!”… questa una delle frasi che ricordo d’aver letto sui vari social network.
Chiaramente ognuno è libero di pensare, scrivere e asserire ciò che vuole… ma dovrebbe vigere la regola logica che impone, prima di criticare, di preoccuparsi di conoscere bene l’argomento del dibattito.
Dire che la Robusta Lionata non sia una razza, equivale ad esternare e confermare la propria carenza di cultura avicola.
Quando io entrai nella cosiddetta “avicoltura ufficiale”, oramai circa 25 anni fa, già si parlava molto di questa fantomatica Robusta Lionata, che in molti credevano già essere una razza a tutti gli effetti. La Robusta era già presente allora in molti allevamenti, nonostante non potesse ancora essere esposta in mostra.
Ciò ovviamente non significa che gli esemplari avessero già un grado di omogeneità tangibile, ma comunque conferma il fatto che la Robusta L. fosse già una entità ben nota, ben differenziata e ben distribuita su tutto il territorio nazionale.
Unico ostacolo al suo riconoscimento fu il fatto che nessuno si era mai preso l’onere di procedere con una selezione rigorosa, allo scopo di ottenere quel livello di omogeneità nei soggetti esposti necessario per il riconoscimento.
Valutazione di un esemplare di Robusta Lionata – foto di Valentina Pacifici
Per fortuna, poi una tale selezione è stata perseguita e portata avanti con caparbietà, fino ad ottenere il tanto ambito traguardo.
Sappiamo bene che quando si giudica una nuova razza, la tolleranza su molti connotati è d’obbligo.
Il giudice deve sì dare delle direttive precise e dirette, evidenziando tutti quelle caratteristiche non attinenti al modello ideale, e penalizzando i soggetti in esposizione… ma ciò non toglie che rilevare un grado di eterogeneità tra soggetto e soggetto nella medesima razza emergente, è del tutto normale, soprattutto nei primi anni.
Ed eccoci a oggi.
Desidero rendere partecipi tutti voi al primo giudizio ufficiale della razza, avvenuto il 1° dicembre del 2023.
Intanto… come ci si approccia ad una razza mai giudicata prima?
Ovvio che un giudice si deve “armare” degli unici due espedienti a sua disposizione: lo standard e la propria competenza, quest’ultimo requisito formato da costante studio ed esperienza personale.
Due risorse fondamentali, senza le quali un giudizio non potrà mai essere valido o veritiero.
Nei giorni precedenti al giudizio, quando mi furono comunicate le razze che dovevo giudicare, vedendo assegnata a me la R.L., richiesi lo standard al C.T.S., che prontamente mi fu inviato.
Cercai di apprendere il più possibile quali fossero i principali connotati peculiari della razza, forma del tronco, caratteristiche della testa, portamento, conformazione del piumaggio, requisiti nella colorazione e principali difetti.
Giunto il giorno del giudizio, mi trovai dinanzi a otto soggetti, maschi e femmine, ovviamente tutti fulvi a coda nera.
Ricordo che giudicai tutte le altre razze che mi erano state assegnate, prima di iniziare il giudizio della Robusta L., così da potermi concentrare il più possibile e poter concedere a questa nuova presenza il tempo necessario per giudicarla al meglio delle mie possibilità.
In quella edizione dei Campionati Italiani giudicai le Wyandotte nane, le Marans, le Wyandotte tedesche, le Moroseta nane con barba, le
Pictave, i Combattenti Inglesi antichi nani, i Combattenti indiani nani e le Araucane tedesche… terminate le valutazioni di queste razze, passai finalmente alle Robuste Lionate.
Il giudizio ebbe inizio con una visione generale dei soggetti esposti. Notai subito una palese disomogeneità degli esemplari nelle gabbie, i quali, a prima occhiata, presentavano tutti dei difetti abbastanza evidenti… prima tra tutte, la taglia.
I soggetti esposti rispecchiavano la tipologia di razza, molti di loro indubbiamente mostravano anche dei pregi, ma presentavano alcune mancanze e alcuni difetti.
Partiamo da quest’ultimi… La taglia era ridotta, forse dovuta alla precoce età degli esemplari.
ùCome sapete per “taglia” si intende la sommatoria di lunghezza, forma e proporzione. “La taglia rappresenta la mole del soggetto nel giusto e armonico rapporto di tutte le sue parti, in modo da esaltare la sua bellezza; questa ha come indice di misura la lunghezza” (U. Zingoni, FOI, 1997, p. 464).
Quindi, quando dico che la taglia era ridotta, intendo che tutto l’animale, nelle sue proporzioni e mole, era sotto misura rispetto ai parametri richiesti nel suo standard.
Oltre alla taglia vi erano altre mancanze. Il tronco avrebbe dovuto essere più profondo. Le teste erano quasi tutte piccole e quasi disarmoniche rispetto al tronco. Le creste presentavano poche punte, rispetto alle 5/6 richieste nello standard. Un paio di galline presentavano una colorazione dell’iride tendente al giallo, quando nello standard è chiaramente richiesto un colore arancio tendente al rosso. Il portamento delle ali avrebbe dovuto essere più orizzontale. Le zampe di alcuni esemplari erano troppo visibili, quando nello standard è specificato che le zampe devono essere “appena visibili”.
Per quanto riguarda la colorazione del piumaggio, molti soggetti presentavano una colorazione fulva poco intensa, spalle troppo tendenti al rosso e talvolta presentavano alcune remiganti fulve nella parte interna.
Il piumaggio della coda era talvolta danneggiato o addirittura incompleto.
I pregi rilevati erano relativi ai tarsi, al ventre, al dorso, solo in alcuni esemplari nella colorazione di occhi, becco e faccia… oltre alla forma, colore, posizione, e lunghezza degli orecchioni e bargigli, che si presentavano perfettamente in standard.
Le mantelline erano discrete in quasi tutti i soggetti.
Un gallo fu da me squalificato poiché presentava una escrescenza sulla lama della cresta.
A tutti gli altri soggetti assegnai punteggi non al di sopra del 91.
Terminato il giudizio, riguardai i soggetti da me giudicati e ricordo che pensai tra me e me: – “C’è ancora tanto lavoro da fare in questa razza”.
Ma essendo avvezzo alle nuove entità, compresi bene gli sforzi ammirevoli degli allevatori che avevano comunque lavorato duramente per portare a giudizio questi pochi soggetti, comunque tipici.
Ma il giudice è una figura che deve sempre mostrarsi asettico ai sentimentalismi, e deve sempre rilasciare referti perfettamente in linea con quanto visiona durante la propria analisi. Fu proprio per questi motivi che non assegnai punteggi immeritati e non proclamai nessun
campione in quella razza.
Nei giorni successivi al giudizio ho poi avuto modo di parlare con gli allevatori che avevano esposto gli animali in quella prima apparizione ufficiale della Robusta ai Campionati Italiani, cercando di spiegare il punto di vista tecnico delle mie valutazioni. Gli allevatori apprezzarono quanto da me indicato.
Come ogni allevatore sa bene, ogni anno è differente… ogni anno rappresenta per un allevatore una nuova sfida, una nuova battaglia per la selezione.
Auspico di ritrovare presto nuovi soggetti di Robusta Lionata in mostra da poter giudicare e apprezzare, con magari un ulteriore passo avanti sul piano della loro uniformità e correttezza fenotipica.
A tutti gli allevatori italiani di Robusta Lionata auguro buon lavoro.
Un soggetto di razza Robusta Lionata sotto giudizio
Federico Vinattieri, laureato in Scienze Zootecniche, allevatore, giudice, scrittore, titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>