L’allevamento all’aperto del suino: spazi e fasi di allevamento
di Nicolò Passeri, Lorenzo Fosci, Angelo Martella, Paolo Tardani
Pratiche di allevamento all’aperto
Un allevamento organizzato con il pascolo permanente dei maiali integra le peculiarità e adattabilità delle razze rustiche alle condizioni atmosferiche di vita all’aperto.
Per sistema di Allevamento del suino all’aperto si intende un sistema di allevamento in cui i suini non sono alloggiati prevalentemente all’interno di strutture fisse in muratura, ma allevati a cielo aperto su superfici agrarie e/o forestali delimitate da idonei sistemi di recinzione. È prevista una rotazione delle superfici di allevamento dei suini per permettere una migliore gestione delle deiezioni.
Per allevamento di suini all’aperto secondo le forme cosiddette “allo stato brado” si intende quelle condotte su estensioni di terreno che consentono la alimentazione dei suini con l’utilizzo prevalente di fonti alimentari presenti nell’ambiente.
L’allevamento allo stato brado è la soluzione migliore per l’etologia dell’animale. I suini sono animali sociali dotati di una spiccata intelligenza paragonabile a quella di un cane.
Gli animali allevati con questo sistema sono quindi liberi di socializzare tra di loro, cosa che avviene soprattutto attraverso l’olfatto (Giannone M., 2017).
Il sistema di allevamento a ciclo chiuso prevede la fase riproduttiva e l’ingrasso nello stesso allevamento. Tale sistema di allevamento viene praticato solo nelle aziende sono intenzionate a creare una propria linea genealogica.
La tipologia di allevamento del suino all’aperto viene oggi considerata come una attività ambientalmente sostenibile, in grado di valorizzare territori collinosi e montani difficilmente sfruttabili (Regione Emilia-Romagna, 2008).
Rispetto ai riferimenti legislativi e ai controlli, si precisa che l’allevamento di animali all’aperto è regolamentato dalle medesime normative sanitarie che si applicano agli allevamenti stabulati; pertanto, si ribadisce che:
- L’attività di allevamento è considerata un anello della catena alimentare, che porta alla produzione di alimenti per l’uomo.
- L’allevatore è a tutti gli effetti un OSA: Operatore del Sistema Alimentare
- Gli strumenti che si utilizzano per garantire la Sicurezza Alimentare sono la Analisi e Gestione del Rischio sanitario e la Rintracciabilità degli animali e dei prodotti.
- La Rintracciabilità in un allevamento riguarda: gli animali, con corretta identificazione e registrazione delle movimentazioni, gli alimenti utilizzati e gli eventuali trattamenti con medicinali veterinari.
Si ritiene necessario fissare l’attenzione su alcuni parametri, per quanto concerne i rischi nell’allevamento all’aperto del suino, ovvero l’assenza di una struttura fissa di detenzione degli animali, l’adozione prevalente di un sistema d’allevamento che espone gli animali allevati agli eventi atmosferici e il contatto diretto con il terreno nonché la maggiore possibilità di contatto con fauna selvatica.
Definizione delle principali fasi di allevamento – spazi e soluzioni per ricoveri
Le aziende di piccole dimensioni che intendono avviare un allevamento di suini al brado deve tenere in considerazione la necessità di foraggi, la dimensioni minima dei ricoveri nelle diverse fasi di accrescimento e il carico massimo di animali in un ettaro.
Nel caso in cui si fosse in zona vulnerabile ai nitrati la quantità di nitrati emessi dalle deiezioni animali è di 170 kg/N/ha che per i suini pesanti corrisponde a 14 capi adulti in un ettaro.
La presenza di cotico erboso o di copertura vegetale, anche per periodi ridotti dell’anno, è consuetudinaria all’interno degli allevamenti di suini all’aperto ed in particolare nelle zone limitrofa alle mangiatoie, abbeveratoio e ricoveri, in cui sarà normale non vedere vegetazione.
La condizione del terreno è importante anche per gli aspetti igienico sanitari correlati alla deposizione diretta delle deiezioni degli animali sul terreno.
L’allevamento al brado, spesso prevede opere non ancorate al terreno, ovvero come stabilito dal D.P.R 380/2001, opere di edilizia libera. Tali opere restano in piedi solo nel periodo di necessità per gli animali, così da garantirne la salute ed il benessere.
L’allevamento può essere organizzato secondo funzionalità per aree omogenee:
Area di governo
Corrisponde all’area di produzione in cui sono detenuti suini nelle fasi di ingrasso e riproduttori in periodo diverso dalla fase di parto e allattamento. L’area di governo comprende i ricoveri per gli animali allevati, appropriati abbeveratoi con acqua costantemente a disposizione e adeguatamente alimentati.
Figura 1 – Esempio allevamento al brado – Figura 2 –Esempio abbeveratoio, da predisporre 1 a servizio di 5-10 capi
Tale area sarà suddivisa in:
- Zona Magronaggio da 25- 60 kg
- Zona Ingrasso Magroni 60-110 kg
- Zona Finissaggio 110-160 kg
- Area Carico Scarico
- Zona Cattura
Zona Magronaggio 25-60 kg
La zona di primo ingrasso avrà le stesse strutture della zona di svezzamento, ovvero ricoveri aperti su tutti i lati che garantiscano 1,1 m2 a capo e una zona di cattura in modo da poter eseguire i richiami delle vaccinazioni contro Aujeszky.
Zona Ingrasso Magroni 60-110 kg e Zona Finissaggio 110-160 kg
Figura 3 –Esempio truogolo – Figura 4 –Esempio box collettivo suini da ingrasso e finissaggio
La zona di ingrasso e finissaggio saranno zone suddivise solo da un filo elettrificato, in tale zona verranno realizzate tettoie per ricoveri collettivi in modo da garantire almeno uno spazio coperto di 1.3 m2 per suini da ingrasso e 1.5m2 per quelli da finissaggio.
Area di carico-scarico
All’ingresso dell’azienda, in corrispondenza dell’area di governo ma da questa nettamente separata e ubicata all’esterno della recinzione perimetrale principale dovrà essere presente un’area adibita a carico-scarico mangimi, forniture varie, deposito contenitore per carcasse animali morti, parcheggio.
Zona di cattura
Attrezzata per intervenire sui singoli suini per l’esecuzione delle normali operazioni di controllo sanitario, trattamenti farmacologici e vaccinali, selezione animali ed eventuale carico su mezzi di trasporto.
Infermeria – Isolamento e quarantena
Deve essere presente una zona infermeria, compresa nell’area di governo, per suini feriti o ammalati, fisicamente separata dal resto degli altri animali. Devono essere presenti aree di isolamento destinate al controllo e all’osservazione dei suini di nuova introduzione prima della loro immissione nei normali reparti di allevamento.
Tali aree dovranno essere opportunamente isolate dal resto dell’allevamento sia strutturalmente che funzionalmente.
Area destinata alla fase parto e allattamento.
In presenza di riproduttori, è prevista una area di superficie idonea, contenente appositi stalli parto, corrispondenti allo stallo parto citato nella normativa vigente in materia di tutela di benessere animale (D.Lgs. 122/2011), adeguatamente recintata per impedire la fuoriuscita dei lattonzoli.
All’interno dell’area dovranno essere presenti ricoveri adeguati, opportunamente riparati dalla insolazione diretta (struttura di copertura del ricovero) ove poter albergare la singola scrofa insieme alla covata, nel periodo da 7 giorni prima del parto sino allo svezzamento.
Dovranno essere presenti abbeveratoi idonei per la scrofa ed i suinetti. Questa area di allevamento consente una gestione più attenta del parto, per eventuali cure di supporto ai suinetti, e per tenere sotto controllo le parassitosi intestinali, che sono la più critica delle problematiche sanitarie riportate in letteratura per questa forma di allevamento.
Va salvaguardata la situazione di protezione e tranquillità per la scrofa, che sono fondamentali nei primi giorni dopo il parto e per l’allattamento, e impedito l’attacco alla nidiata da parte di predatori esterni o anche di altri suini (soprattutto il verro).
Al di fuori della fase riproduttiva, in conformità al D.Lgs. 122/2011, le scrofe devono essere allevate in gruppo nel periodo compreso tra quattro settimane dopo la fecondazione ed una settimana prima della data prevista per il parto.
Per le tipologie di Area di governo e Area destinata alla fase parto e allattamento dovranno essere presenti recinzioni perimetrali fissate al suolo di rete metallica elettrosaldata delle tipologie specifiche per allevamento, con maglia quadrata. Queste dovranno avere un’altezza non inferiore ai 120 cm.
Tale recinzione non deve presenta asperità o punte acuminate tali da ledere l’incolumità dei suini allevati. Questa recinzione ha lo scopo di evitare la fuoriuscita di animali allevati e l’ingresso di selvatici.
Figura 5 – Esempio corridoio di cattura – Figura 6 – Esempio di doppia recinzione di contenimento
L’allevamento dovrà essere gestito prevedendo un contingentamento degli accessi e limitato al solo personale autorizzato.
In questa area saranno presenti due distinte aree:
- Zona Gestazione e parto con suinetti fino a 40 giorni
- Zona Svezzamento con suini fino a 25 kg
- Zona Verro
Zona Gestazione e parto con suinetti fino a 40 giorni
In figura viene riportato un esempio della zona di stabulazione per le scrofe con i suini fino a 40 giorni di età. Tale zona è caratterizzata da un ricovero chiuso su tre lati da tavole in legno impilate o da una lamiera in alluminio fissate a pali di castagno dell’altezza di 3 m e con un diametro di 6 cm. Su questi poggia una tettoia in lamiera e in legno grande abbastanza di assicurare una adeguata copertura. Tale ricovero dovrà garantire lo spazio di 7,5 m2 a ciascuna scrofa.
Zona svezzamento con suini fino a 25 kg
Figura 7 – Esempio di ricovero per scrofe e suinetti fino a 40 giorni – Figura 8 –Esempio ricovero collettivo per suini fino a 25 kg
Affianco alla zona di gestazione c’è la zona svezzamento in cui si stabulano i suinetti fino a 25 kg di peso. Tale zona sarà costituita da una struttura aperta su tutti i lati o costituita da una tettoia per proteggere gli animali dai raggi solari e in generale dalle intemperie. Il ricoverò dovrà avere una dimensione tale da garantire almeno 0.6 m2 a ciascun suinetto.
Zona di stabulazione del Verro
Davanti alla zona di gestazione verrà realizzata la zona di stabulazione del verro, che dovrà essere abbastanza grande da garantire una zona coperta di 10 m2 a capo. In tale zona sarà possibile effettuare la monta naturale.
Ricoveri e attrezzature
Agli animali allevati all’aperto dovrà essere fornito, in funzione delle necessità e delle possibilità, un riparo adeguato a proteggerli dalle intemperie, dai predatori e dai rischi per la salute.
L’area di governo e quella destinata alla riproduzione dovranno essere dotate di strutture e attrezzature per l’abbeverata e la distribuzione di alimenti adeguati alle esigenze dei suini. Esse sono tali da limitare al minimo le possibilità di contaminazione dell’acqua e degli alimenti e le conseguenze negative derivanti da rivalità tra gli animali.
Figura 9 – Esempio zona stabulazione verro – Figura 10 – Esempio di ricovero mobile
Figura 11 – Esempio di ricovero mobile
I materiali utilizzati per la costruzione dei recinti, dei ricoveri e delle attrezzature con i quali gli animali possono venire in contatto, non dovranno nocivi per gli animali. Le capannine parto (eventualmente presenti) e i ricoveri dovranno essere chiusi su tre lati, trasferibili, e tali da garantire il comfort degli animali e consentire facile pulizia.
I ricoveri mobili dovranno essere dimensionati tenendo conto di superfici minime coperte adeguate alla categoria ed al numero degli animali, fermo restando che negli allevamenti all’aperto le superfici libere a disposizione dei suini (coperte più all’aperto) saranno largamente superiori a quelle minime previste dal D.Lgs. 122/2011.
Il pavimento dei ricoveri mobili sarà mantenuto asciutto anche mediante l’impiego di materiali da lettiera rinnovati regolarmente in quantità adeguate secondo le esigenze di comfort igrotermico dei suini.
Le deiezioni rilasciate internamente ai ricoveri, il cui ristagno genera l’emissione di ammoniaca, saranno rimosse con tempestività.
I ricoveri possono essere convenientemente collocati in zona ombreggiata o comunque al riparo dalla insolazione diretta, o dotati di doppio tetto di tipo ventilato. La formazione di condensa e la eccessiva umidità è controllata ed evitata consentendo una idonea ventilazione all’interno ricoveri. Se la temperatura esterna supera i 24°C, i suini dovranno avere libero accesso a pozze d’acqua o a dispositivi che permettano loro di bagnarsi la cute per disperdere il calore in eccesso.
Bibliografia
Giannone M., (2017), L’allevamento del suino in biologico, Edagricole Bologna
Regione Emilia-Romagna, (2008), Linee Guida Per La Gestione E Il Controllo Sanitario Dell’ Allevamento Di Suini All’aperto Numero adozione: 1248 Data adozione: 28/07/2008 Num. reg. proposta: VET/08/181351 Pubblicazione BUR: Num. 150 del 27/08/2008, (disponibile su: https://servizissiir.regione.emilia-romagna.it/, ultimo accesso Giugno 2021)
Nicolò Passeri, Dottore Agronomo, libero professionista. Consulente per imprese agricole ed agroalimentari in ambito tecnico legale. Svolge analisi economico-estimative e di marketing dei processi produttivi. Supporta le imprese nella valorizzazione in filiera delle produzioni e nello sviluppo e dei sistemi di certificazione volontari e regolamentati. Docente presso ITS Academy Agroalimentare.
Lorenzo Fosci. Agronomo, libero professionista. Dottorato in “Scienze tecnologie e biotecnologie per la sostenibilità”. Supporta aziende agricole e vitivinicole nell’iter delle certificazioni agroalimentari. Consulente aziendale per azioni di supporto economico legato a programmazioni europee. Docente in Scienze, tecnologie e tecniche agrarie presso scuola secondaria di secondo grado.
Angelo Martella, Dottore Agronomo, Dottore di ricerca in “Science, Technology and Biotechnology for Sustainability”, Assegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Economia, Ingegneria, Società e Impresa dell’Università della Tuscia. Si occupa dello studio della sostenibilità dei processi di produzione nel settore agroalimentare e di analisi economiche dei processi produttivi.
Paolo Tardani, Dottore Agronomo, Funzionario Tecnico presso ISMEA (Istituto dei Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), precedentemente collaboratore di ricerca presso il CURSA (Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente) per il progetto Ecoinpascoli.