Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Ni­co­lò Pas­se­ri, Do­na­to Fer­ruc­ci

Paesaggio rurale

In­tro­du­zio­ne
Nel pa­no­ra­ma agri­co­lo ita­lia­no, i con­trat­ti di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria rap­pre­sen­ta­no una tra­di­zio­ne con­so­li­da­ta, evo­lu­ta­si nel tempo per adat­tar­si alle esi­gen­ze mo­der­ne delle im­pre­se agri­co­le. Que­sti con­trat­ti, non ri­gi­da­men­te re­go­la­men­ta­ti dal Co­di­ce Ci­vi­le ma ra­di­ca­ti nelle con­sue­tu­di­ni se­co­la­ri, con­sen­to­no una fles­si­bi­li­tà con­trat­tua­le che ri­spon­de alle spe­ci­fi­che ne­ces­si­tà di col­la­bo­ra­zio­ne tra im­pren­di­to­ri agri­co­li.
Il con­trat­to di com­par­te­ci­pa­zio­ne è un con­trat­to agra­rio in cui non si co­sti­tui­sce in alcun modo una so­cie­tà ma è un con­trat­to tra due sog­get­ti, CON­CE­DEN­TE (colui che pos­sie­de il ter­re­no) e il COM­PAR­TE­CI­PAN­TE (colui che col­ti­va il ter­re­no), al fine di svol­ge­re una col­ti­va­zio­ne sta­gio­na­le.
È un modo per per­met­te­re ad un ter­re­no che di fatto non è af­fit­ta­bi­le (per es. per i di­rit­ti PAC, per­ché ac­qui­sta­to con age­vo­la­zio­ni PPC, etc.), di tra­sfe­ri­re ad un altro sog­get­to la quota di red­di­to agra­rio; al ter­mi­ne della re­la­ti­va col­ti­va­zio­ne sta­gio­na­le i sog­get­ti ri­par­ti­sco­no i frut­ti come da con­trat­to.
In par­ti­co­la­re, i con­trat­ti di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria sta­gio­na­le of­fro­no una mo­da­li­tà ope­ra­ti­va in cui en­tram­be le parti, il con­ce­den­te e il com­par­te­ci­pan­te, uni­sco­no le forze per mi­glio­ra­re la fer­ti­li­tà del ter­re­no e spe­ri­men­ta­re nuove col­ti­va­zio­ni. Que­sto tipo di ac­cor­do per­met­te di sfrut­ta­re pe­rio­di spe­ci­fi­ci del­l’an­no senza im­pe­gnar­si in rap­por­ti du­ra­tu­ri, man­te­nen­do la pos­si­bi­li­tà di uti­liz­za­re il ter­re­no per altre col­tu­re nel resto del­l’an­na­ta.
Il con­trat­to deve con­tem­pla­re: la na­tu­ra as­so­cia­ti­va, il ca­rat­te­re par­zia­rio, e la bre­vi­tà o pre­ca­rie­tà del rap­por­to.
Oltre ai con­trat­ti di com­par­te­ci­pa­zio­ne, esi­sto­no altre forme di con­trat­ti as­so­cia­ti­vi an­co­ra va­li­de in agri­col­tu­ra, come la mez­za­dria e la co­lo­nia par­zia­ria, senza pos­si­bi­li­tà di ul­te­rio­re sot­to­scri­zio­ne ma ad esau­ri­men­to per quel­li an­co­ra in es­se­re. Que­sti con­trat­ti pre­ve­do­no una stret­ta col­la­bo­ra­zio­ne tra il pro­prie­ta­rio del ter­re­no e il la­vo­ra­to­re, con una con­di­vi­sio­ne di spese, ri­schi e utili de­ri­van­ti dal­l’at­ti­vi­tà agri­co­la. Tut­ta­via, la le­gi­sla­zio­ne re­cen­te ha li­mi­ta­to l’uso di que­sti con­trat­ti, pro­muo­ven­do in­ve­ce l’af­fit­to come la forma con­trat­tua­le pre­fe­ri­ta per ga­ran­ti­re la piena im­pren­di­to­ria­li­tà del con­dut­to­re.

Nel pa­no­ra­ma le­gi­sla­ti­vo ita­lia­no, oltre ai con­trat­ti di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria, esi­sto­no al­cu­ni con­trat­ti as­so­cia­ti­vi an­co­ra ri­le­van­ti e ap­pli­ca­bi­li. Tra que­sti, i più si­gni­fi­ca­ti­vi sono la soc­ci­da e le as­so­cia­zio­ni tem­po­ra­nee di im­pre­sa (ATI).
La soc­ci­da è un con­trat­to di as­so­cia­zio­ne ti­pi­co del­l’al­le­va­men­to, in cui il pro­prie­ta­rio del be­stia­me (soc­ci­dan­te) af­fi­da gli ani­ma­li a un al­le­va­to­re (soc­ci­da­rio), che si oc­cu­pa della loro cura e ge­stio­ne. I pro­ven­ti del­l’al­le­va­men­to, così come i ri­schi e le spese, sono ri­par­ti­ti tra le due parti se­con­do ac­cor­di pre­sta­bi­li­ti. La soc­ci­da può es­se­re di due tipi: la soc­ci­da par­zia­le, dove i frut­ti del­l’al­le­va­men­to sono di­vi­si in pro­por­zio­ne con­cor­da­ta, e La soc­ci­da cu­mu­la­ti­va, dove l’al­le­va­to­re ri­ce­ve una parte dei pro­ven­ti solo dopo il rag­giun­gi­men­to di de­ter­mi­na­ti obiet­ti­vi. Que­sto tipo di con­trat­to ri­ma­ne ri­le­van­te per la ge­stio­ne delle at­ti­vi­tà zoo­tec­ni­che, per­met­ten­do una con­di­vi­sio­ne equi­li­bra­ta dei ri­schi e dei be­ne­fi­ci.
Le as­so­cia­zio­ni tem­po­ra­nee di im­pre­sa (ATI), pur non es­sen­do un con­trat­ti as­so­cia­ti­vi tra­di­zio­na­li, rap­pre­sen­ta­no mo­der­ne forme di col­la­bo­ra­zio­ne tra im­pre­se agri­co­le. Le ATI per­met­to­no a più im­pre­se di unire le pro­prie ri­sor­se per par­te­ci­pa­re a spe­ci­fi­ci pro­get­ti o bandi, con­di­vi­den­do com­pe­ten­ze e ri­sor­se per ot­te­ne­re ri­sul­ta­ti mi­glio­ri. Que­sto tipo di col­la­bo­ra­zio­ne tem­po­ra­nea è par­ti­co­lar­men­te utile per af­fron­ta­re gran­di pro­get­ti o per par­te­ci­pa­re a bandi di fi­nan­zia­men­to che ri­chie­do­no una certa sca­la­bi­li­tà di ope­ra­zio­ni.
Le reti d’im­pre­sa sono un altro stru­men­to mo­der­no di coo­pe­ra­zio­ne, seb­be­ne non siano pro­pria­men­te con­trat­ti as­so­cia­ti­vi. Que­ste reti fa­ci­li­ta­no la coo­pe­ra­zio­ne con­ti­nua tra azien­de agri­co­le, mi­glio­ran­do la com­pe­ti­ti­vi­tà e l’in­no­va­zio­ne nel set­to­re. Le im­pre­se che fanno parte di una rete d’im­pre­sa pos­so­no con­di­vi­de­re ri­sor­se, co­no­scen­ze e mer­ca­ti, crean­do si­ner­gie che au­men­ta­no l’ef­fi­cien­za e l’ef­fi­ca­cia delle loro ope­ra­zio­ni.
Que­sti con­trat­ti, pur di­ver­si nella forma e nelle mo­da­li­tà di ap­pli­ca­zio­ne, con­di­vi­do­no l’o­biet­ti­vo di fa­vo­ri­re la coo­pe­ra­zio­ne e la con­di­vi­sio­ne dei be­ne­fi­ci de­ri­van­ti dal­l’at­ti­vi­tà agri­co­la, of­fren­do stru­men­ti fles­si­bi­li per af­fron­ta­re le sfide mo­der­ne del set­to­re.
Nel con­te­sto odier­no, com­pren­de­re la na­tu­ra e le pe­cu­lia­ri­tà dei con­trat­ti di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria e degli altri con­trat­ti as­so­cia­ti­vi è fon­da­men­ta­le per chi opera nel set­to­re agri­co­lo. Que­sti stru­men­ti, se ben uti­liz­za­ti, pos­so­no of­fri­re op­por­tu­ni­tà si­gni­fi­ca­ti­ve per ot­ti­miz­za­re la ge­stio­ne azien­da­le e fa­vo­ri­re l’in­no­va­zio­ne e la di­ver­si­fi­ca­zio­ne nelle pra­ti­che agri­co­le.

Com­par­te­ci­pa­zio­ne
I con­trat­ti “ati­pi­ci” di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria pos­so­no avere molte forme di­ver­se e non se­guo­no re­go­le pre­ci­se. Que­sto per­ché com­bi­na­no ele­men­ti della co­lo­nia par­zia­ria con quel­li del con­trat­to di la­vo­ro. Quan­do si in­con­tra un con­trat­to di “com­par­te­ci­pa­zio­ne”, è im­por­tan­te ca­pi­re su quale base il com­par­te­ci­pan­te ri­ce­ve una parte dei pro­dot­ti del fondo o del­l’a­zien­da.
Il con­trat­to di com­par­te­ci­pa­zio­ne è un ac­cor­do par­ti­co­la­re che non è re­go­la­to né dal Co­di­ce Ci­vi­le né da altre leggi dello Stato, anche se spes­so viene men­zio­na­to in esse. Que­sto tipo di con­trat­to si basa su tra­di­zio­ni an­ti­che e può es­se­re con­si­de­ra­to un con­trat­to ti­pi­co a li­vel­lo so­cia­le. La vasta e di­ver­si­fi­ca­ta real­tà del­l’at­ti­vi­tà agri­co­la ha por­ta­to alla crea­zio­ne di molti con­trat­ti ati­pi­ci, idea­ti per sod­di­sfa­re spe­ci­fi­che esi­gen­ze eco­no­mi­che e pra­ti­che che non pos­so­no es­se­re co­per­te dai con­trat­ti stan­dard pre­vi­sti dalla legge.
La com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria si di­stin­gue per­ché l’at­ti­vi­tà e la ge­stio­ne del­l’a­zien­da agri­co­la re­sta­no a ca­ri­co del con­ce­den­te, pro­prie­ta­rio del fondo, men­tre il com­par­te­ci­pan­te con­tri­bui­sce con il pro­prio la­vo­ro ma­nua­le o con l’ap­por­to di mezzi tec­ni­ci alla col­ti­va­zio­ne. Il com­par­te­ci­pan­te ri­ce­ve una parte dei pro­dot­ti del fondo, ma le per­di­te sono a ca­ri­co del con­ce­den­te. Il ri­schio per il com­par­te­ci­pan­te è li­mi­ta­to alla parte di pro­dot­to spet­tan­te.
In que­sto con­te­sto, il con­trat­to di com­par­te­ci­pa­zio­ne, di na­tu­ra as­so­cia­ti­va, è parte in­te­gran­te del­l’im­pre­sa agri­co­la e ne co­sti­tui­sce l’or­ga­niz­za­zio­ne.

Se­con­do quan­to sta­bi­li­to dalla giu­ri­spru­den­za e dalla dot­tri­na, non si può par­la­re di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria nei se­guen­ti casi:

  1. Tutte le spese di col­ti­va­zio­ne sono a ca­ri­co del con­ce­den­te: Se il con­ce­den­te for­ni­sce tutto il ne­ces­sa­rio per la col­ti­va­zio­ne, come semi, con­ci­mi e an­ti­pa­ras­si­ta­ri, e il com­par­te­ci­pan­te par­te­ci­pa solo ai ri­sul­ta­ti della pro­du­zio­ne senza oc­cu­par­si della ge­stio­ne e del­l’or­ga­niz­za­zio­ne del­l’im­pre­sa, non si trat­ta di una vera com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria.
  2. Il com­par­te­ci­pan­te non con­tri­bui­sce con ca­pi­ta­li o at­trez­za­tu­re si­gni­fi­ca­ti­ve: Se il com­par­te­ci­pan­te si li­mi­ta solo a la­vo­ra­re sul ter­re­no, dalla con­se­gna fino al rac­col­to, senza for­ni­re alcun ca­pi­ta­le o at­trez­za­tu­re si­gni­fi­ca­ti­ve, non si può con­si­de­ra­re que­sto un con­trat­to di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria. In que­sto caso, il suo con­tri­bu­to è solo di ma­no­do­pe­ra.

In sin­te­si, per es­se­re con­si­de­ra­to un con­trat­to di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria, è ne­ces­sa­rio che il com­par­te­ci­pan­te sia coin­vol­to non solo nel la­vo­ro, ma anche nelle de­ci­sio­ni e nelle spese re­la­ti­ve alla ge­stio­ne del­l’im­pre­sa agri­co­la.
Gli ele­men­ti ca­rat­te­ri­sti­ci di que­sto con­trat­to in­clu­do­no:

  1. a) La par­te­ci­pa­zio­ne del com­par­te­ci­pan­te alla col­ti­va­zio­ne del fondo per un pe­rio­do suf­fi­cien­te a ga­ran­tir­gli una parte del rac­col­to.
  2. b) La for­ma­zio­ne di un’a­zien­da co­mu­ne, con un mi­ni­mo di or­ga­niz­za­zio­ne dei fat­to­ri pro­dut­ti­vi; il con­tri­bu­to del com­par­te­ci­pan­te non si li­mi­ta solo al la­vo­ro ma­nua­le.
  3. c) La con­di­vi­sio­ne delle spese di col­ti­va­zio­ne.

Pre­ci­sa ca­rat­te­ri­sti­ca del con­trat­to è quel­la per cui, il ri­schio re­la­ti­vo al­l’at­ti­vi­tà svol­ta in co­mu­ne è con­di­vi­so tra en­tram­bi i sog­get­ti.
Per quan­to con­cer­ne i costi so­ste­nu­ti, le parti hanno piena li­ber­tà nel­l’in­di­vi­dua­re le mo­da­li­tà di ad­de­bi­to tra di esse, fermo re­stan­do che com­pe­te al con­ce­den­te, oltre che il “con­fe­ri­men­to” del ter­re­no, anche la rea­liz­za­zio­ne delle ope­ra­zio­ni pre­li­mi­na­ri alla col­ti­va­zio­ne, quali l’a­ra­tu­ra e la con­ci­ma­zio­ne. Di con­tro, il com­par­te­ci­pan­te sarà in­ci­so delle spese ine­ren­ti (se­men­ti, con­ci­mi, pro­dot­ti fi­to­sa­ni­ta­ri), non­ché dell’ese­cu­zio­ne dei la­vo­ri col­tu­ra­li ne­ces­sa­ri.
In per­fet­ta ana­lo­gia, anche la ri­par­ti­zio­ne del pro­dot­to è la­scia­ta alla li­be­ra pat­tui­zio­ne tra le parti.
Cer­ta­men­te il con­dut­to­re non è un di­pen­den­te della parte che di­spo­ne del fondo, anche se il suo prin­ci­pa­le ap­por­to è co­sti­tui­to dal pro­prio la­vo­ro ma­nua­le. Que­sta so­lu­zio­ne è posta a fon­da­men­to di una de­ci­sio­ne della cas­sa­zio­ne pe­na­le in ma­te­ria di in­for­tu­ni sul la­vo­ro, ove il rap­por­to di su­bor­di­na­zio­ne è esclu­so per­ché l’a­gri­col­to­re-la­vo­ra­to­re non è sog­get­to a di­ret­ti­ve o or­di­ni spe­ci­fi­ci e per­ce­pi­sce un com­pen­so in na­tu­ra.
La giu­ri­spru­den­za sot­to­li­nea che, nella com­par­te­ci­pa­zio­ne as­so­cia­ti­va, si­mi­le alla mez­za­dria e alla co­lo­nia par­zia­ria, en­tram­bi i sog­get­ti con­di­vi­do­no spese, utili e ri­schi d’im­pre­sa. Que­sto tipo di con­trat­to è quin­di sog­get­to a tutte le nor­ma­ti­ve pre­vi­ste per i con­trat­ti as­so­cia­ti­vi in agri­col­tu­ra.
Bi­so­gna ri­sa­li­re alla vo­lon­tà delle parti per sta­bi­li­re se la par­te­ci­pa­zio­ne è stata con­cor­da­ta come con­tri­bu­to al­l’at­ti­vi­tà im­pren­di­to­ria­le co­mu­ne tra il con­ce­den­te e il com­par­te­ci­pan­te.
La giu­ri­spru­den­za chia­ri­sce che se un con­trat­to agra­rio ri­guar­da una quota idea­le di pro­dot­to ot­te­nu­ta da un’e­sten­sio­ne di ter­re­no, senza un vero con­tri­bu­to ai ca­pi­ta­li, alle spese o ai ri­schi del­l’im­pre­sa, si trat­ta di una pre­sta­zio­ne d’o­pe­ra re­tri­bui­ta in na­tu­ra, non di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria.
Il le­gi­sla­to­re del 1982 ha chia­ra­men­te espres­so la sua con­tra­rie­tà verso la com­par­te­ci­pa­zio­ne as­so­cia­ti­va, con­fer­man­do l’a­bo­li­zio­ne di que­sto tipo di con­trat­to, ec­cet­to che per la com­par­te­ci­pa­zio­ne sta­gio­na­le e la con­ces­sio­ne in­ter­ca­la­re. La legge n. 203/82 ha san­ci­to l’e­stin­zio­ne di que­sti rap­por­ti, al mas­si­mo entro dieci anni dal­l’en­tra­ta in vi­go­re della nuova nor­ma­ti­va, spin­gen­do verso con­trat­ti di af­fit­to per ga­ran­ti­re la piena im­pren­di­to­ria­li­tà del con­dut­to­re.
Tut­ta­via, il le­gi­sla­to­re ha man­te­nu­to in vita solo la par­te­ci­pa­zio­ne per col­tu­re sta­gio­na­li, re­go­la­ta dal­l’art. 56 della legge n. 203/82, ap­pli­ca­bi­le non solo ai con­trat­ti agra­ri di com­par­te­ci­pa­zio­ne, ma anche a rap­por­ti ec­ce­zio­na­li li­mi­ta­ti nel tempo e nel­l’e­sten­sio­ne.
Que­sti prin­ci­pi sono an­co­ra va­li­di se­con­do la legge n. 203/82. È im­por­tan­te ri­cor­da­re che l’art. 56 esclu­de dal­l’ap­pli­ca­zio­ne della nuova di­sci­pli­na dei con­trat­ti agra­ri la com­par­te­ci­pa­zio­ne li­mi­ta­ta a sin­go­le col­ti­va­zio­ni sta­gio­na­li, che non de­vo­no di­ven­ta­re un mezzo per elu­de­re la nor­ma­ti­va ge­ne­ra­le.
Le col­ti­va­zio­ni sta­gio­na­li de­vo­no es­se­re di breve du­ra­ta, ge­ne­ral­men­te tri­me­stra­le, men­tre le col­ti­va­zio­ni in­ter­ca­la­ri sono quel­le se­con­da­rie, ef­fet­tua­te dopo il rac­col­to delle col­tu­re prin­ci­pa­li. Al di fuori di que­sti li­mi­ti, l’art. 56 non si ap­pli­ca, evi­tan­do abusi della nor­ma­ti­va.

Il con­cet­to di sta­gio­na­li­tà
Il con­trat­to di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria, detto anche “sta­gio­na­le”, è va­li­do anche senza bi­so­gno del­l’ac­cor­do in de­ro­ga pre­vi­sto dal­l’art. 45 della Legge n. 203/1982, ov­ve­ro in de­ro­ga a tali cri­te­ri ge­ne­ra­li, pre­ve­de la pos­si­bi­li­tà di sti­pu­la­re con­trat­ti di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria a ca­rat­te­re sta­gio­na­le.
Que­sto tipo di con­trat­to con­ti­nua ad esi­ste­re e a man­te­ne­re la pro­pria au­to­no­mia in am­bi­to agra­rio per­ché non ri­guar­da la con­ces­sio­ne di un fondo agri­co­lo, ma piut­to­sto il di­rit­to di svol­ge­re un’at­ti­vi­tà di col­ti­va­zio­ne.
La par­ti­co­la­ri­tà del con­trat­to sta­gio­na­le sta nel fatto che l’at­ti­vi­tà di col­ti­va­zio­ne è di breve du­ra­ta e, per sua na­tu­ra, non per­met­te al com­par­te­ci­pan­te di sta­bi­li­re una pre­sen­za eco­no­mi­ca du­ra­tu­ra sul ter­re­no. Per que­sto mo­ti­vo, non ri­chie­de una pro­te­zio­ne par­ti­co­la­re. In altre pa­ro­le, il con­trat­to sta­gio­na­le è pen­sa­to per si­tua­zio­ni in cui il la­vo­ro agri­co­lo è tem­po­ra­neo e non com­por­ta la ne­ces­si­tà di un in­se­dia­men­to sta­bi­le da parte del la­vo­ra­to­re.
Le col­tu­re sta­gio­na­li sono un tipo di col­ti­va­zio­ne a ciclo an­nua­le che si di­stin­gue per es­se­re col­ti­va­te tra due col­tu­re prin­ci­pa­li, con l’o­biet­ti­vo di mi­glio­ra­re la fer­ti­li­tà del ter­re­no. Que­ste col­tu­re sono anche chia­ma­te “col­tu­re se­con­da­rie” o “col­tu­re da rin­no­vo” pro­prio per­ché hanno un ciclo breve.
Il con­cet­to di “sta­gio­na­li­tà” si ri­fe­ri­sce quin­di alla bre­vi­tà del ciclo di col­ti­va­zio­ne ri­spet­to a quel­lo delle col­tu­re prin­ci­pa­li, e alla na­tu­ra tem­po­ra­nea del rap­por­to agra­rio. Que­sto per­met­te al pro­prie­ta­rio del ter­re­no di uti­liz­zar­lo per altre col­tu­re du­ran­te il resto del­l’an­no, se lo ri­tie­ne ne­ces­sa­rio. Inol­tre, il pro­prie­ta­rio può de­ci­de­re di so­spen­de­re la col­ti­va­zio­ne prin­ci­pa­le per un anno in­te­ro senza che il con­trat­to si tra­sfor­mi in un con­trat­to di af­fit­to.
Non si può con­si­de­ra­re “sta­gio­na­le” una col­tu­ra che ri­chie­de pra­ti­che agri­co­le che oc­cu­pa­no l’in­te­ra an­na­ta agra­ria. In de­fi­ni­ti­va, una col­tu­ra sta­gio­na­le è quel­la che si in­se­ri­sce tra il rac­col­to di una col­tu­ra prin­ci­pa­le e l’i­ni­zio di un’al­tra col­ti­va­zio­ne a ciclo lungo, senza pre­clu­de­re la pos­si­bi­li­tà di altre col­ti­va­zio­ni nello stes­so ter­re­no du­ran­te l’an­no agra­rio.
Sta­gio­na­li­tà che non deve es­se­re con­fu­sa con in­ter­ca­la­ri­tà, ove con il primo ter­mi­ne si in­ten­de l’in­fra­mez­zar­si di col­tu­re a ciclo breve tra il rac­col­to e l’im­pian­to di col­tu­re a ciclo lungo, men­tre con il se­con­do si ha ri­guar­do a col­tu­re che si in­fra­mez­za­no negli in­ter­val­li tra i cicli pro­dut­ti­vi di una pro­du­zio­ne a ciclo lungo.
La sta­gio­na­li­tà non esclu­de la ri­pe­ti­ti­vi­tà, in altri ter­mi­ni, è pos­si­bi­le pre­ve­de­re, in sede di sti­pu­la del con­trat­to di com­par­te­ci­pa­zio­ne sta­gio­na­le, che lo stes­so si rin­no­vi ta­ci­ta­men­te, salvo di­sdet­ta da co­mu­ni­car­si alla parte entro un ter­mi­ne sta­bi­li­to, senza che ciò possa tra­vol­ge­re la na­tu­ra sta­gio­na­le del con­trat­to stes­so.

Fi­sca­li­tà e pro­spet­ti­ve
Il red­di­to agra­rio di ri­fe­ri­men­to per que­sto tipo di con­trat­to è quel­lo del­l’ap­pez­za­men­to dove si pra­ti­ca la col­tu­ra sta­gio­na­le, ri­va­lu­ta­to e rap­por­ta­to ai gior­ni di du­ra­ta del con­trat­to.
Come in tutti i con­trat­ti agra­ri di tipo as­so­cia­ti­vo, la ge­stio­ne del­l’I­VA di­pen­de dalla mo­da­li­tà di ri­par­ti­zio­ne del rac­col­to. Se il pro­dot­to viene di­vi­so tra le parti di­ret­ta­men­te sul campo, sia il con­ce­den­te che il com­par­te­ci­pan­te de­vo­no emet­te­re fat­tu­ra per la ven­di­ta, a meno che il pro­dot­to non venga uti­liz­za­to al­l’in­ter­no del­l’a­zien­da (per esem­pio, come ali­men­ti per be­stia­me o per la tra­sfor­ma­zio­ne).
Seb­be­ne que­sta ope­ra­zio­ne non abbia ca­rat­te­re com­mer­cia­le, dal punto di vista del­l’I­VA, il rap­por­to tra con­ce­den­te e com­par­te­ci­pan­te è trat­ta­to come se fosse una com­pra­ven­di­ta, per fin­zio­ne giu­ri­di­ca.
Non vi è ob­bli­go di re­gi­stra­re il con­trat­to di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria, poi­ché rien­tra tra quel­li pre­vi­sti dal­l’art. 2 della ta­rif­fa, parte II, al­le­ga­ta al D.P.R. n. 131/1986, che ri­chie­de la re­gi­stra­zio­ne solo in caso d’uso. Que­sto si­gni­fi­ca che la re­gi­stra­zio­ne di­ven­ta ne­ces­sa­ria solo se una delle parti, o en­tram­be, de­vo­no de­po­si­ta­re il con­trat­to pres­so un uf­fi­cio della pub­bli­ca am­mi­ni­stra­zio­ne, come nel caso del­l’in­se­ri­men­to del­l’at­to nel fa­sci­co­lo azien­da­le. Quan­do ri­chie­sta, la re­gi­stra­zio­ne av­vie­ne con il pa­ga­men­to di una tassa fissa.
Il con­trat­to di com­par­te­ci­pa­zio­ne agra­ria si è evo­lu­to di­ven­tan­do uno stru­men­to di col­la­bo­ra­zio­ne tra im­pre­se agri­co­le. In que­sto con­te­sto, en­tram­be le parti coin­vol­te, il con­ce­den­te e il com­par­te­ci­pan­te, sono im­pren­di­to­ri che mi­ra­no a svi­lup­pa­re una spe­ci­fi­ca col­tu­ra senza es­se­re vin­co­la­ti da ec­ces­si­vi li­mi­ti di tempo. Il con­ce­den­te, in par­ti­co­la­re, è in­te­res­sa­to a mi­glio­ra­re la fer­ti­li­tà del ter­re­no e a spe­ri­men­ta­re nuove pro­du­zio­ni, obiet­ti­vi che può rag­giun­ge­re gra­zie al con­tri­bu­to del com­par­te­ci­pan­te.

Bi­blio­gra­fia
Avoni S., Bian­chi G., 2021, Com­par­te­ci­pa­zio­ne agri­co­la sta­gio­na­le, ISBN 978-88-322-2305-7, Con­su­len­zaa­gri­co­la.it
Ger­ma­nò A. Rook Ba­si­le E., 2015, / a cura I con­trat­ti agra­ri; UTET giu­ri­di­ca, 2015, San Mauro To­ri­ne­se

Ni­co­lò Pas­se­ri, Dot­to­re Agro­no­mo, li­be­ro pro­fes­sio­ni­sta. Con­su­len­te per im­pre­se agri­co­le ed agroa­li­men­ta­ri in am­bi­to tec­ni­co le­ga­le. Svol­ge ana­li­si eco­no­mi­co-esti­ma­ti­ve e di mar­ke­ting dei pro­ces­si pro­dut­ti­vi. Sup­por­ta le im­pre­se nella va­lo­riz­za­zio­ne in fi­lie­ra delle pro­du­zio­ni e nello svi­lup­po e dei si­ste­mi di cer­ti­fi­ca­zio­ne vo­lon­ta­ri e re­go­la­men­ta­ti. Do­cen­te pres­so ITS Aca­de­my Agroa­li­men­ta­re.

Do­na­to Fer­ruc­ci (To­ri­no 1964), Do­cen­te si­ste­mi qua­li­tà e cer­ti­fi­ca­zio­ne dei pro­dot­ti ali­men­ta­ri ITS Agroa­li­men­ta­re Roma/Vi­ter­bo. Agro­no­mo, pub­bli­ci­sta, e Ma­ster in Di­rit­to Ali­men­ta­re. Re­spon­sa­bi­le Bioa­gr­i­cert srl per l’a­rea Lazio/Abruz­zo/Um­bria/Mar­che. Per info: Goo­gle “Do­na­to Fer­ruc­ci Agro­no­mo”.

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