1

Anatra di Benevento

di Pasquale D’Ancicco

Statua di presepe
Statuetta di anatra in un presepe settecentesco campano

Nel settembre 2019 mi recai a Cervinara (paesino a pochi Km da Benevento nel cuore della Valle Caudina) dall’amico Antonio Esposito per visionare le sue capre Primitive Campane, fu proprio lui a farmi notare l’esistenza di tale popolazione Caprina. Dopo aver visto le sue capre andammo a trovare un anziano pastore suo confinante, dopo aver un pò parlato di capre locali ed i vari nomignoli dialettali che assumevano, gli chiesi se avesse memoria anche di razze da cortile nella Valle Caudina e nella vicina Benevento; oltre a confermarmi la presenza di pollame fulvo (la Fulva del Sannio)che l’anziano pastore apostrofò “russulell”, aggiunse che avremmo dovuto parlare con la moglie che sicuramente ne sapeva di più, visto che da ragazzi prima, e da sposati poi era sempre stata lei a gestire gli animali di bassa corte, mentre lui portava a pascolare le greggi. Giunti a casa del pastore , la moglie ,la signora Rosa,  ci offrì bel calice del famoso liquore Strega; una volta spiegate le mie ricerche ci raccontò che nella zona Caudina  le anatre “chiacchiaresse” (nel gergo campano chiacchierone, per sottolineare il loro continuo starnazzar e per distinguerla dall’anatra muta) erano in colorazione “pzziat” (nera pezzata di bianco, l’anatra comune una volta presente in tutta la penisola) oltre alla classica bianca, mentre presso le masserie di Benevento, erano presenti anatre in colorazione “russulell”(nella maggior parte dei dialetti campani si usa definire “russulell” ogni colorazione fulva o giallo scuro). Addirittura ci raccontò che essendo una colorazione così insolita, i forestieri, viandanti e pellegrini che transitavano per il capoluogo sannita iniziarono a metter in giro voci secondo le quali il loro piumaggio era dovuto al sangue che scorreva nel fiume Sabato che attraversava la città: le Streghe durante i loro Sabba che si svolgevano sotto il famoso Noce situato sulle rive di fianco al Sabato eseguivano dei sacrifici, ed il sangue delle loro vittime si riversava nel citato corso d’acqua. Le anatre andandovi a fare il bagno ne restavano impregnate.

Anatra di Benevento
Anatra di Benevento scura – Anatra di Benevento chiara

Anatra di Benevento chiara
Anatra di Benevento chiara

Non pensai più alle anatre “russulell” ed alla loro leggenda fino al febbraio 2020 quando nel corso di una conversazione telefonica con un allevatore circa il ritrovamento da parte sua del coniglio Lepariell venni a sapere che un amico in comune residente a San Leucio del Sannio (paesino alle porte di Benevento) che conoscevo per avergli ceduto dei tacchini, aveva delle anatre fulve. Lo contattai, mi feci mandare le foto delle anatre e rimasi piacevolmente impressionato dal colore di quelle anatre: in particolare oltre alla leggenda sulle anatre “insanguinate”, la mia mente corse ad un dipinto del ‘700 di Baldassarre De Caro (pittore napoletano ,1689-1750) che avevo già visionato in passato in quanto ne estrapolai elementi utili per la ricerca e la descrizione sia dell’Oca Campana che della popolazione di anatre mute autoctone. Nel quadro in questione vi era un maschio di anatra comune per certi tratti identico ad un esemplare posseduto da questo allevatore. Ne parlai con il dottor Gianluca Marini, il quale mi inviò un documento nel quale vi era scritto che presso la Camera di Commercio di Benevento nel 1955 era registrato un allevamento di anatre in colorazione fulva. Compiaciuto di tante fonti storiche passai dall’allevatore di San Leucio del Sannio il prima possibile e rimasi ancora più stregato nel vederle dal vivo, in particolare, oltre al portamento orizzontale tipico degli antichi ceppi di anatre italiche, mi colpì molto il colore, così insolito e particolare, e giustificai i pellegrini che avevano dato alito alla leggenda sul perché del piumaggio di quelle anatre. L’allevatore mi spiegò d’averle acquistate da un signore anziano che viveva in una contrada lì vicino che le allevava per la carne. Acquistai le anatre ed una volta portate a casa le viziai mettendogli a disposizione cibo, verdura a volontà oltre ad una vasca dove potersi dilettare per i bagni quotidiani. Successivamente visionai alcuni presepi napoletani realizzati tra ‘600 ed ‘800 ove tra i vari personaggi erano presenti anche statuetta di anatre fulve: ciò dimostrava ancora di più la presenza storica di anatre fulve sul territorio. Feci appena in tempo a portar quelle anatre a casa che poche settimane dopo scoppiò la pandemia Covid19, obbligato in casa almeno potei dedicarmi con calma ai miei animali. Pensai che insieme alle anatre mi fossi portato a casa anche qualche maledizione delle streghe di Benevento in quanto una volta raccolte un bel po’ di uova dalla colorazione verde (segno sia di discendenza selvatica che di razza atavica come descritto negli antichi testi zootecnici), ed incubate dovetti penare non poco, tra predazioni di volpi, guasto dell’incubatrice durante la notte(fortuna ne ho sempre una di riserva per tali emergenze), e corrente che andava a veniva, nacquero 20 anatroccoli su 22 uova(che mi ricordai di inumidire solo gli ultimi 3 giorni, ero novizio sulla schiusa delle anatre…..). Gli esemplari nati crebbero voraci e robusti, seppur dalla spiccata indole selvatica ed una volta adulti, eliminati i pochi esemplari in colorazione errata, creai due gruppi: uno in cui la colorazione è più chiara, un altro ove la livrea ha toni più scuri. Inizialmente ho custodito gelosamente questi gruppetti di anatre al fine di ampliarne i numeri, dopodiché ho iniziato a cederle a fidati allevatori ed oggi tali anatre sono allevate anche da associazioni avicole amatoriali oltre che da allevatori privati, il tutto con l’obbiettivo di non far perdere la memoria storica delle Anatre delle Janare.

Pasquale D’Ancicco, presidente Razze Autoctone Campane e consigliere AIFAO.
E-mail:
pasqualedancicco@live.it