di Fabrizio Comizzoli
Picchio rosso maggiore (foto Fabrizio Comizzoli)
La passione per la fotografia naturalistica, mi porta a frequentare molto assiduamente i più disparati ambienti che caratterizzano il territorio della bassa Padana. Aree boschive, incolti e zone umide, possibilmente non antropizzate e poco frequentate, sono i luoghi ideali dove cercare l’incontro “ravvicinato” con l’animale selvatico. Amo in particolare l’avifauna in tutte le sue forme. Osservare dall’interno del mio piccolo capanno, la quotidianità degli uccelli con i loro comportamenti e le abitudini che variano da specie a specie, mi dà grande soddisfazione e mi rilassa.
Il fine ultimo è riuscire a portare a casa qualche scatto, che mi ripaghi delle frequenti levatacce e delle lunghe camminate zaino in spalla, perchè il fotografo naturalista si deve portare appresso un gran quantità di attrezzatura, per poter far fronte ad ogni situazione. Sono numerose le specie di uccelli che popolano la nostra pianura, che siano stanziali o migratori, ognuno di loro occupa un suo spazio ed ha un ruolo ben preciso nella complessa catena della biodiversità.
Tra le specie che più mi affascinano c’è quella dei Picchi (Ordine Piciformes), con due dei suoi rappresentanti ben distribuiti e tipici delle nostre aree boschive, il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major L.), ed il Picchio verde (Picus viridis L.).
Molto attivi e spesso chiassosi, è impossibile non sentirli durante una passeggiata nel bosco. Il picchio rosso si distingue per tamburellare i tronchi velocemente, al ritmo di circa 10-16 colpi al secondo, generalmente picchietta in serie della durata di un secondo appena, seppur ripetute frequentemente.
Il Picchio verde tradisce la sua presenza con il suo richiamo, che assomiglia ad una forte risata. Facile sentirli quindi, ma difficile vederli, nonostante le livree ricche di colore sanno essere molto elusivi e prudenti, soprattutto nei confronti dell’uomo.
Picchio verde (foto Fabrizio Comizzoli)
Il Picchio rosso maggiore è onnivoro. Estrae larve di coleotteri dal tronco degli alberi, ma cattura anche molti altri invertebrati, come coleotteri adulti, formiche e ragni. Le sostanze vegetali ricche di grassi, come le noci e i pinoli, sono particolarmente importanti come fonte di cibo invernale.
L’alimento principale della dieta del Picchio verde sono le formiche dei generi Lasius e Formica; occasionalmente si può nutrire di altri tipi di insetti, di piccoli rettili o di larve. A differenza di altre specie di picchio, il Picchio Verde può perforare solo legno non eccessivamente duro, prediligendo quindi la ricerca di insetti a terra come modalità principale per il procacciamento del suo cibo.
I Picchi diventano sessualmente maturi dopo un anno di vita, ed ambedue le specie si riproducono deponendo le uova in cavità scavate col potente becco, generalmente in tronchi d’albero.
Gli individui sono numerosi e ben distribuiti in un vastissimo areale, e non minacciati su vasta scala. Fortunatamente possiamo classificare i Picchi come “specie a rischio minimo”. Riuscire a scattare buone fotografie è impresa ardua, la vista acutissima permette loro di cogliere ogni minimo spostamento dell’obiettivo, ed il fotografo è costretto a confondersi il più possibile con l’ambiente, utilizzando piccoli capanni ricoperti di reti mimetiche ed arbusti.
Del resto la fotografia naturalistica è una fotografia di sacrificio, di rispetto dell’ambiente, di pazienza e perseveranza, dove nulla è lasciato al caso, e dove la profonda conoscenza delle abitudini dell’animale fa la differenza.
Fabrizio Comizzoli – Gruppo Photonatura il Gerundo