Lobito Herreño, un tesoro zootecnico da preservare
di Sara Rosa Dioguardi e Federico Vinattieri
Foto 1 – Esemplare di Lobito herreño – fonte foto: 20minutos.es
Tra le tante tipologie di cane “simil-lupo” che oggi possiamo ammirare, spiccano certamente le due razze ibride ufficialmente riconosciute, ossia il Cane Lupo Cecoslovacco, ormai ben noto a tutti i cinofili, ampiamente diffuso, ed il Cane Lupo di Saarloos, meno diffuso, ma comunque ultimamente abbastanza conosciuto.
Poi vi sono varie tipologie che si sono arrogate il diritto di definirsi “razza”, pur non essendolo affatto, come il Lupo Italiano, in voga fino a qualche anno fa, ormai quasi scomparso, o il Tamaskan, che non ha alcuna attinenza genetica con il lupo pur somigliandoci… fino a giungere all’American Wolfdog, meglio conosciuto come “AWD”, sempre più di moda negli ultimi anni, pur non avendo nessuna base di omogeneità o identificazione storica, per potersi definire razza o varietà.
Un vasto assortimento dunque di tipologie ben differenti tra di loro, che ricordano il Lupo per morfologia, e talvolta anche per atavico aspetto caratteriale.
Ma vi è una tipologia su cui la comunità cinofila spagnola sta lavorando seriamente e con criterio, per cercare di ripristinare un patrimonio genetico e morfologico che non deve assolutamente esser perduto. Stiamo parlando del Perro Lobo herreño, o come viene chiamato dai più, il “Lobito herreño“.
Si tratta di una tipologia canina originaria delle Isole Canarie, più precisamente dell’Isola di El Hierro, la più piccola e la più sud-occidentale di tutto l’arcipelago delle Isole Canarie, che si trova nell’Oceano Atlantico, lontano dalle coste africane.
Prima di parlare del Lobito, vale la pena spendere due parole su questa straordinaria Isola, la quale, come tutte le piccole isole, detiene un eco-sistema unico e una storia singolare.
El Hierro è soprannominata “Isola del Meridiano”. Il capoluogo dell’isola è Valverde. Come il resto dell’arcipelago, l’isola è prevalentemente montuosa, ed ha una superficie di 224 km², che la fa essere la settima isola delle Canarie per grandezza. Il punto più alto dell’isola è il Malpaso, posto a 1.501 metri sul livello del mare. L’intera isola conta circa 10.100 abitanti, o poco più.
Come tutte le Canarie, El Hierro è oramai una frequentata destinazione turistica. È servita da un piccolo aeroporto, situato nella capitale, e anche da un porto a Puerto de la Estaca, da cui partono quotidianamente traghetti; entrambi i terminal sono connessi a Tenerife.
Foto 2 – Alcuni esemplari di Lobito herreño in esposizione – foto Ana Mesto
Un po’ di storia: El Hierro, fu esplorata dal re Giuba II di Mauretania, come riportato niente di meno che da Plinio il Vecchio. Quest’ultimo nominò nelle sue opere una serie di isole oggi appartenenti alle Canarie, e alcuni pensano che quella che lui chiama Capraria, sia oggi El Hierro.
Prima della sua conquista, ad opera degli spagnoli di Jean de Béthencourt, nel 1402, l’isola era abitata dai “Binbache”, un popolo aborigeno che discendeva dai Guanci, gli antichi abitanti dell’Arcipelago canario, che vivevano in caverne o in piccole capanne di pietra. Juan Bethencourt decise di conquistare l’isola pacificamente, a suo dire: usò come interprete il fratello del re dell’isola che era stato catturato negli anni precedenti, e disse al re dell’isola Armiche, che volevano solo coltivare e cacciare in quel luogo e che avrebbero dato loro degli schiavi. Armiche accettò e così gli spagnoli presero il controllo dell’isola.
Curioso sapere che in cambio del controllo dell’isola, Béthencourt promise di salvaguardare la libertà dei nativi, ma egli ruppe la sua promessa, vendendo molti Bimbaches come schiavi. In seguito molti francesi e galiziani si stabilirono sull’isola, continuando ad uccidere e a deportare i nativi, fino a che, dopo un’ultima fallita rivolta contro il governatore Lázaro Vizcaíno, i Bimbaches, come d’altronde anche tutta la popolazione Guanci, venne completamente sterminata.
Questo per darvi un’idea di com’è veramente andata la storia…
Il nome dell’isola deriva dal toponimo in lingua guanci “Hero” (o Esero), che fu trascritto “a suono” in spagnolo “Hierro“, e da questo tradotto “a senso” nell’italiano “Ferro“, nome con cui l’isola è stata conosciuta internazionalmente finché vi passava il meridiano fondamentale, detto appunto “meridiano di ferro”.
Questa straordinaria isoletta, detiene, tra le altre cose, tre meraviglie, due naturali e una derivante dalla selezione umana.
Le due naturali appartengono una al Regno animale e una al Regno vegetale.
La prima è la Gallotia simonyi (Steindachner, 1889), detta anche “El Hierro giant lizard“, ossia una lucertola gigante, una specie rettile appartenente alla famiglia Lacertidae, endemica proprio dell’isola. Una lucertola dalle dimensioni esagerate per i nostri canoni, raggiunge una lunghezza di 60 cm e un peso di 4 kg!
L’altra meraviglia è la Juniperus phoenicea (Linneo, 1753), è una specie arbustiva della famiglia delle Cupressaceae, volgarmente noto come “Ginepro fenicio“. La specie non è limitata solo all’isola di El Hierro, ma è comunque considerata un simbolo di quest’isola. La Juniperus phoenicea infatti è diffusa anche nella Spagna orientale, compresa Andorra, nella Francia meridionale, e in una piccola parte dell’Italia nord-occidentale.
La terza meraviglia, è appunto il nostro Lobito herreño.
Sull’isola di El Hierro, da sempre, l’allevamento ha svolto un ruolo vitale nella popolazione, essendo la sua più grande fonte di reddito.
Questi fattori influiscono sul fatto che si tratti di un’isola dove si trovano ancora i “pastori transumanti”, persone che hanno adottato come vero e proprio “stile di vita”, quella di vivere con il loro bestiame passando giorni e notti senza tornare a casa, con la sola compagnia delle loro pecore e del loro cane.
Questo tipo di pascolo era comune in passato in tutte le isole Canarie e spiega la necessità di utilizzare il cane come strumento nella gestione del bestiame, condizione che i cani isolani soddisfano perfettamente.
Si contano in tutte le isole innumerevoli imprese compiute da questi magnifici cani del paese, quando si tratta di salvare o individuare capi del gregge rimasti indietro o che erano scomparsi, oppure anche il lavoro di rintracciare e localizzare i ladri che hanno rubato bestiame o nella ricerca delle persone smarrite, e venivano impiegati (purtroppo) anche per i combattimenti… questi cani infatti erano molto risolutivi e temerari.
Nel XV secolo esistevano già nelle Canarie cani simili a lupi, chiamati “cancha” dagli indigeni.
I cronisti della conquista delle Canarie hanno sostenuto che le isole erano popolate da cani, che apparivano come lupi, ma più piccoli.
Finora gli archeologi di El Hierro hanno trovato alcuni teschi allungati, tipo lupoide, che ovviamente è una prova tangibile della loro presenza già in epoche lontane.
Non è chiaro se, e in che misura, i cani moderni delle Canarie derivino da cani già presenti nelle isole prima dell’arrivo dei conquistatori castigliani all’inizio del XV secolo. Le diverse indagini ci dicono che le reali origini del Lobito Herreño sono a oggi sconosciute; si suggerisce che derivi da cani portati nell’arcipelago nel o dopo il XVIII secolo…. Ma restano per lo più teorie.
Ci son stati però studi accurati su questo cane, da parte di veterinari, genetisti, storici, archeologi, ecc…
Storici come Abreu-Galindo descrivono in dettaglio l’esistenza di canidi sulle isole prima dell’arrivo dei conquistatori.
Foto 3 – Cuccioli di Lobito herreño – foto di José Luis Vicedo Castello
José Juan Pestano Brito, genetista della Facoltà di Veterinaria dell’ULPGC (*Università di Las Palmas de Gran Canaria), ha condotto uno studio del DNA mitocondriale e ha poi dichiarato: -“Non è un mix di cani, qui abbiamo ritrovato una vera razza“… questo è un’ulteriore prova scientifica.
Una studiosa egiziana, ha affermato che il Lobito può essere imparentato con il “lupo arabo”: – “La morfologia del lobo herreño, il suo carattere, intelligenza e comportamento, puntano a una chiara e vicina discendenza del lupo, in questo caso del lupo arabo. È simile al lupo in termini di costituzione, movimento, mantello, colori e maschera. La testa è a forma di cuneo e le orecchie sono proporzionate alla testa, triangolari e dritte. La coda è impiantata alta, a riposo è dritta e pendente e in allarme la porta sotto forma di falce. Ha il pelo ben aderente, con un sottopelo molto denso. Il mantello può passare dal grigio giallastro (o crema) al grigio argento. Inoltre, si tratta di un cane con un grande carattere e ha una grande resistenza“.
Poi vi sono svariate testimonianze… Ne abbiamo raccolte solo alcune, tanto per darvi un’idea di come questa tipologia di cane venga tenuta in considerazione.
Manuel Lorenzo Perera, storico e antropologo, è stato a El Hierro negli anni ’70, parlando con persone che avevano già 80 anni, i quali gli riferirono dei loro nonni e di alcuni cani pastori che sostenevano essere molto piccoli, ma non li chiamavano lupi, ma “perritos criollos“.
José Gutiérrez, libraio di 91 anni in pensione, è stato pastore di pecore durante la sua infanzia e gioventù a Sabinosa. Il primo perro lobo che ha incontrato gli fu inviato dal suo parente, Francisco Quintero, da Las Palmas de Gran Canaria, città in cui era emigrato. Era una femmina di Lobito herreño che lui chiamò Loba, aveva 15 anni e saliva insieme a lui fino a La Dehesa, con un gregge di pecore… Gutiérrez affermò: – “Sulla strada non c’erano muri e il cane andava davanti con il bestiame tenendolo assieme, perché non andasse nelle terre del vicino. Era una femmina di cane lupo molto buona, e la usavo per radunare il bestiame… la lupa radunava il bestiame e lo portava ai recinti”. La descrisse piccola e grigia.
Pedrín Quintero è un pastore di El Pinar che possiede circa 200 pecore che pascola ogni giorno, spostandole in diversi luoghi delle pianure di Nisdafe o le conduce verso il Monte Dentro, attraverso Mencáfete. Non si separa dal suo Lobito, che chiama Dike. Quintero afferma: – “Ha 6 anni. È il miglior cane che ci sia. Non si stanca mai, è uno strumento di lavoro impressionante”.
Pedro Cabrera, de Frontera è membro dell’associazione “Amilobo” e allevatore di Lobiti herreñi, afferma: – “Mio nonno era un pastore, anche mio padre ha il bestiame, e mi hanno parlato del Lobito. L’abilità di questo cane è stare sempre intorno, non si allontana mai. Se vado con il bestiame, gli animali mi seguono e lui sta sempre attento se qualcuno rimane indietro. Sono anche bravi cacciatori, anche migliori dei Podencos”.
Manolo Pérez Ramirez, presidente dell’Amilobo (Associazione per il recupero del Perro Lobo Herreño), fondata nel 1989, ha scritto del suo aspetto lupoide: – “Che è lupo si nota negli occhi, nelle orecchie, nell’abbaiare, dall’andatura, perché è un cane da trotto; solo guardandolo camminare sai già che è lupo…“.
Carmen Pérez ha iniziato a salvare questa razza negli anni ’90 e sta lentamente, ma inesorabilmente, proseguendo in questo scrupoloso lavoro, affinché questa tipologia di cane venga riconosciuta come razza a tutti gli effetti.
Carmen e Manolo Pérez seguono le orme del padre, de Casa Pancho. Hanno iniziato a lavorare per la razza fino a quando sono riusciti, non senza un iniziale rifiuto, a farla riconoscere come “nuova tipologia” (o etnia) nel 2009. Ha avuto il sostegno del governo delle Isole Canarie, in modo che potessero lavorare su di essa e iniziare un vero e proprio “progetto di recupero”.
Nel 2013 il Lobito è stato dichiarato dalla Real Sociedad Canina de España come “grupo étnico canino”, che la società definisce come “una popolazione canina regionale con forma e funzione coerenti ed evolute attraverso selezione funzionale” (* gli altri due cani di questo gruppo sono il Podenco Orito Español e il Carea Castellano-Manchego).
Foto 4 – Un Lobito herreño, durante una competizione di Agility
La società ha pubblicato un progetto di standard di razza per il Lobito Herreño nel 2013. la Società specialistica di razza è l’Asociación para la Recuperación del Perro Lobo Herreño.
Nel 2021 il Parlamento delle Isole Canarie ha approvato una risoluzione che dichiara le principali razze autoctone delle isole come “patrimonio culturale, genetico ed etnografico“. Il testo della risoluzione includeva le quattro razze canine delle isole riconosciute a livello internazionale – il Pastor Garafiano, il Perro Majorero, il Presa Canario e il Podenco Canario, ma non il Lobito herreño, sebbene questo fosse stato discusso in Parlamento.
Oggi si sta lavorando alla conservazione della razza: basti pensare che nel 2009 si contavano solo 40 esemplari, mentre gli incroci erano (e sono tutt’oggi) molto diffusi. La popolazione effettiva di oggi è aumentata.
Attualmente questa tipologia di cane si trova principalmente nelle due capitali delle Isole Canarie, ma è presente anche nell’isola di Fuerteventura. Ci sono alcuni esemplari sulla penisola, i cui proprietari, a quanto pare, hanno ottenuto dei buoni riconoscimenti nella disciplina del Discdog.
Inoltre, ci sono persone che si stanno interessando a questa razza, per iniziare a lavorare sull’obbedienza e sull’agility.
Sono infatti cani estremamente intelligenti, estremamente duttili… virtù peculiari del lupo. Per quanto riguarda utilità e temperamento, questi cani sono utilizzati attualmente soprattutto per la loro ottima attitudine come cani da pastore da piccolo bestiame, fedeli al padrone e diffidenti nei confronti degli estranei… anche quest’ultima caratteristica tipica del lupo. Dunque, per le sue piccole dimensioni, intelligenza, vivacità, socialità e attaccamento ai proprietari, è l’ideale per la convivenza, l’utilità come cane da pastore e da sport.
In generale il Lobito è considerato un cane sano e resistente, con un’aspettativa di vita che oscilla tra i 12 e i 14 anni. Tuttavia, come i cani di qualsiasi razza, questo piccolo lupo non è esente da patologie ereditarie.
Ora che abbiamo una infarinatura della storia della razza e dell’attitudine, possiamo andare a spiegarne nel dettaglio il “tipo”.
Per capire come deve essere un Lobito, ci dobbiamo ovviamente avvalere di quanto riportato nel suo standard.
L’aspetto generale è quello di un cane lupoide di media taglia, con profilo rettilineo e aspetto primitivo, che possiamo definire “da lupo”.
Il suo cranio è di forma triangolare, ben muscoloso, visto di lato e dall’alto forma un cuneo tronco. Sia per la lunghezza, che per la larghezza, non sono state osservate differenze nei due sessi; tuttavia, ci sono differenze nella circonferenza della testa, più elevata nei maschi, che conferiscono loro un aspetto un po’ più robusto.
Il tartufo è generalmente nero; tuttavia si osservano animali col tartufo color fegato, associati ai peli più chiari o “ramati”. Il muso è lungo e stretto, con labbra tese, aderenti alle guance, angoli chiusi, il bordo delle labbra è nero. Le mascelle sono forti e simmetriche. Denti ben sviluppati, in particolare i canini. Chiusura a forbice o tenaglia con 42 denti che costituiscono la normale formula dentale.
Guance concise e ben muscolose, senza sporgere in modo evidente. Occhi piccoli, di colore marrone.
Orecchie corte, di forma triangolare, inserite nella parte posteriore del cranio e con il padiglione auricolare orientato latero-frontalmente. Collo largo e proporzionalmente corto.
La linea del dorso è diritta, con una leggera discesa dal garrese alla groppa. I maschi sono significativamente più alti delle femmine. La loro lunghezza media dovrebbe essere compresa tra 62 e 59 cm, e un’altezza al garrese di 54 e 52 cm, rispettivamente per maschi e femmine. Il peso medio dovrebbe essere di 22 kg per i maschi e 18 per le femmine. Uno studio del 2009 su cinquantacinque animali su El Hierro ha rilevato altezze e pesi medi di 52,6 cm/21,1 kg per le femmine e 54,7 cm/21,9 kg per i maschi.
Gabbia toracica ben sagomata, il suo bordo inferiore non raggiunge i gomiti. Addome raccolto, che gli conferisce un aspetto snello. Coda larga alla base, nera all’estremità e con una macchia scura al centro della coda.
Gli arti sono ben in appiombo e di ossatura fine o media; i maschi presentano una maggiore ossatura.
I maschi devono presentare un angolo maggiore per l’inclinazione dell’omero, mentre le femmine presentano una maggiore inclinazione dell’anca.
Il movimento è armonioso, leggero, con trotto largo, in cui le estremità si staccano appena da terra. È ammessa l’andatura ad ambio, frequente in questa razza. La testa ed il collo sono in linea con la dorsale durante il movimento.
Il mantello è corto, ma c’è una differenza tra mantello estivo ed invernale, che comporta una differenza in lunghezza. Il colore più comune è il grigio (da chiaro a scuro), così come i toni rossastri; una maschera di colore chiaro che circonda la bocca senza raggiungere la regione dorsale del muso e una maschera di colore chiaro che circonda gli occhi. Sono ammessi soggetti di colore bianco o crema chiaro, in questi casi non presentano alcuna maschera.
Principali difetti più comuni: denti mancanti; orecchie lunghe; collo lungo; schiena arcuata; groppa cadente; coda fuori posto; arti corti; gomiti staccati.
Difetti considerabili “gravi”: testa pesante o leggera; occhi di colore diverso, marrone scuro o nero; orecchie grossolane; linea dorsale atipica; groppa lunga; arti anteriori troppo poco o troppo angolati; arti posteriori troppo poco o troppo angolati; massa muscolare insufficiente; coda lunga, attaccatura bassa e postura scorretta; maschera poco appariscente.
I difetti da squalifica invece sono sostanzialmente 10, che elenco qui di seguito: aggressività o paura; qualsiasi cane che mostri chiari segni di anomalie fisiche o comportamentali; orecchie cadenti o corte; chiusura deforme; cani dal corpo estremamente lungo; assenza di coda; cani con pelo molto lungo; esemplari di colore giallo; peso oltre 30 kg; monorchidismo o criptorchidismo.
Nello straordinario “universo canino” non si smette mai di scoprire nuove tipologie, alcune delle quali con solide basi storiche che apportano ancor più valore alla razza stessa, come nel caso del Lobito herreño.
Questo cane è ciò che meglio concilia l’antico con la moderna selezione.
Il Lobito herreño è senza dubbio la prova vivente che l’allevamento del cane di razza talvolta è una mansione di estrema importanza, al pari di una scoperta archeologica riportata alla luce.
Il lavoro che gli allevatori spagnoli stanno facendo negli ultimi anni per il recupero del Perro Lobo herreño, sta dando prova che “selezionare con criterio”, “preservare” e “tutelare”, sono nella realtà dei fatti, la medesima operazione.
Foto 5 – Un articolo di giornale che riguarda il Perro Lobo herreño
Sara Rosa Dioguardi, allevatrice e responsabile cinotecnica della Sezione C.L. di Saarloos dell’Allevamento di Fossombrone, da sempre appassionata e studiosa di cani di tipo lupoide.
Federico Vinattieri, laureato in Scienze Zootecniche, allevatore, giudice, scrittore, titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>
Sitografia
– Carlos Haché, 2020, FB “History and study of working dog”, 13/11/2020
– Sito ufficiale “Asociacion Amilobo”: amilobo.blogspot.com
– Real Sociedad Canina de España: www.rsce.es