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di Fabio Cap­pel­li

Sede del Ministero dell'Agricoltura
Pa­laz­zo del­l’A­gri­col­tu­ra, sede del Mi­ni­ste­ro del­l’a­gri­col­tu­ra, della so­vra­ni­tà ali­men­ta­re e delle fo­re­ste

I la­ti­ni di­ce­va­no nomen omen, di nome e di fatto, nel nome sta il si­gni­fi­ca­to, se non ad­di­rit­tu­ra il de­sti­no. Si po­treb­be più pro­pria­men­te sco­mo­da­re la fa­mo­sa sin­te­si del Gat­to­par­do, per cui cam­bia­re (in que­sto caso il nome) per non mo­di­fi­ca­re la so­stan­za. Ini­zia­mo dal 1946 quan­do, a par­ti­re dal primo go­ver­no re­pub­bli­ca­no, fu isti­tui­to anche il Mi­ni­ste­ro Agri­col­tu­ra e Fo­re­ste; per­so­nal­men­te ri­ten­go che que­sta sia la mi­glio­re de­no­mi­na­zio­ne pos­si­bi­le: ol­tre­ché sto­ri­ca, anche chia­ra, sem­pli­ce ed im­me­dia­ta; guar­da caso an­co­ra adot­ta­ta in molti Paesi. Ci può stare di ag­giun­ge­re un’A fi­na­le – Ali­men­ta­zio­ne – giu­sto per in­di­ca­re la ge­stio­ne e il con­trol­lo delle fasi suc­ces­si­ve alla pro­du­zio­ne agri­co­la. Per vi­cen­de (sur­rea­li) tutte ita­lia­ne, il Mi­ni­ste­ro ha poi cam­bia­to pe­rio­di­ca­men­te la sua ori­gi­na­ria de­no­mi­na­zio­ne. Il primo cam­bia­men­to ri­sa­le al 1994, in se­gui­to al fu­ro­re re­fe­ren­da­rio del par­ti­to ra­di­ca­le che, nel pre­sen­ta­re de­ci­ne di re­fe­ren­dum nei set­to­ri più di­spa­ra­ti, pro­po­se anche la sop­pres­sio­ne del Mi­ni­ste­ro Agri­col­tu­ra e Fo­re­ste (che si­cu­ra­men­te aveva bi­so­gno di un serio ade­gua­men­to), nel­l’er­ro­nea con­vin­zio­ne che la ma­te­ria fosse ormai esclu­si­va com­pe­ten­za delle Re­gio­ni e del­l’U­nio­ne Eu­ro­pea: in quel pe­rio­do in­fat­ti ogni Re­gio­ne ita­lia­na aprì un pro­prio Uf­fi­cio a Bru­xel­les. Per in­ci­so, in nes­sun altro Paese eu­ro­peo si pensò di se­gui­re la stra­da ita­lia­na ma, al con­tra­rio, si at­tua­ro­no mo­der­ne po­li­ti­che tese a raf­for­za­re le strut­tu­re na­zio­na­li di rap­pre­sen­tan­za in sede co­mu­ni­ta­ria; in al­cu­ni im­por­tan­ti set­to­ri, come quel­li delle pro­du­zio­ni agri­co­le e delle tra­sfor­ma­zio­ni, è noto come l’I­ta­lia abbia poi pa­ga­to pegno. Il re­fe­ren­dum ebbe suc­ces­so, nel senso che la mag­gio­ran­za dei vo­tan­ti ne sta­bi­lì la sop­pres­sio­ne, per­ché pre­val­se nel­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca (già al­lo­ra) non tanto una va­lu­ta­zio­ne “tec­ni­ca” quan­to il de­si­de­rio di co­min­cia­re a spaz­za­re via “car­roz­zo­ni” che in­gros­sa­va­no la po­li­ti­ca e la bu­ro­cra­zia ro­ma­na. Ri­cor­do anche come, in pe­ri­fe­ria, una buona parte degli stes­si di­pen­den­ti del Mi­ni­ste­ro abbia vo­ta­to la sua sop­pres­sio­ne, non tanto per con­vin­zio­ne quan­to per “dare una scos­sa” al si­ste­ma, ri­te­nen­do anche di fa­vo­ri­re ul­te­rior­men­te le po­li­ti­che e le strut­tu­re re­gio­na­li, anche nel­l’am­bi­to della sud­di­vi­sio­ne dei po­te­ri e del nuovo fe­de­ra­li­smo pro­pu­gna­to da al­cu­ni par­ti­ti po­li­ti­ci, sia pur in modi dif­fe­ren­ti. Il Mi­ni­ste­ro non fu co­mun­que sop­pres­so, ma gli fu cam­bia­to nome in Mi­ni­ste­ro delle Ri­sor­se Agri­co­le, Ali­men­ta­ri e Fo­re­sta­li. Nel 1998 altro cam­bio di nome: Mi­ni­ste­ro delle Po­li­ti­che Agri­co­le, poi giu­sta­men­te ri­no­mi­na­to nel 2000 delle Po­li­ti­che Agri­co­le e Fo­re­sta­li per in­clu­de­re do­ve­ro­sa­men­te il set­to­re legno e fo­re­ste (co­mun­que tra­scu­ra­to, ma al­me­no uf­fi­cial­men­te in­se­ri­to nel set­to­re di com­pe­ten­za). Nel 2006 ri­tor­na (giu­sta­men­te) il tri­pli­ce ri­chia­mo ai tre gran­di set­to­ri di com­pe­ten­za e viene ri­de­no­mi­na­to Mi­ni­ste­ro delle Po­li­ti­che Agri­co­le, Ali­men­ta­ri e Fo­re­sta­li, a cui nel 2018 si ag­giun­ge il Tu­ri­smo, ve­ro­si­mil­men­te per lan­cia­re il suo seg­men­to eno­ga­stro­no­mi­co, set­to­re per la ve­ri­tà poco af­fi­ne, tanto che nel 2019 ri­tor­na la pre­ce­den­te de­no­mi­na­zio­ne del 2006. Si ar­ri­va così al­l’ul­ti­ma de­no­mi­na­zio­ne, che dal 2022 è quel­la di Mi­ni­ste­ro del­l’A­gri­col­tu­ra, della So­vra­ni­tà ali­men­ta­re e delle Fo­re­ste. Per­so­nal­men­te, trovo il ter­mi­ne So­vra­ni­tà ri­don­dan­te e de­ma­go­gi­co ma, alla fine, ad­det­ti ai la­vo­ri, cit­ta­di­ni e opi­nio­ne pub­bli­ca pen­sa­no (e spe­ra­no) che il nome abbia sì un va­lo­re ma, molto di più, le po­li­ti­che at­tua­te e l’ef­fi­cien­za della strut­tu­ra nel suo com­ples­so. Quan­do ho ini­zia­to la mia pro­fes­sio­ne di fo­re­sta­le era Mi­ni­stro Gio­van­ni Mar­co­ra, con­si­de­ra­to un’ec­cel­len­te sin­te­si di po­li­ti­co e tec­ni­co per le sue co­no­scen­ze/com­pe­ten­ze del com­par­to agro-zoo­tec­ni­co; nel suo lungo pe­rio­do al Mi­ni­ste­ro (dal 1974 al 1980) ha se­gui­to due im­por­tan­ti cam­bia­men­ti: il tra­sfe­ri­men­to alle Re­gio­ni a sta­tu­to or­di­na­rio delle com­pe­ten­ze in ma­te­ria; lo svi­lup­po delle po­li­ti­che agro-fo­re­sta­li nel­l’al­lo­ra Co­mu­ni­tà Eu­ro­pea, il rac­cor­do con il no­stro Mi­ni­ste­ro e l’e­nor­me flus­so di fi­nan­zia­men­ti in pro­gram­ma. Molti fo­re­sta­li gli im­pu­ta­no la man­ca­ta re­gio­na­liz­za­zio­ne del Corpo Fo­re­sta­le dello Stato, ma que­sto è un ar­go­men­to molto com­ples­so che esula dalle pre­sen­ti note, salvo ri­cor­da­re che an­co­ra non esi­ste­va il Mi­ni­ste­ro del­l’Am­bien­te e che il C.F.S. co­sti­tui­va una strut­tu­ra “di peso” (tec­ni­ca e po­li­ti­ca) nel­l’am­bi­to del Mi­ni­ste­ro.

Os­ser­via­mo pur­trop­po come, in tutti que­sti anni, la po­li­ti­ca na­zio­na­le e go­ver­na­ti­va abbia sem­pre con­si­de­ra­to il no­stro Mi­ni­ste­ro come una Ce­ne­ren­to­la, solo in parte giu­sti­fi­ca­te da con­si­de­ra­zio­ni po­li­ti­che di stra­te­gia in­ter­na ed in­ter­na­zio­na­le: alla for­ma­zio­ne di ogni nuovo go­ver­no le trat­ta­ti­ve chia­ve ri­guar­da­no Eco­no­mia, Di­fe­sa, Giu­sti­zia, In­ter­ni ed Este­ro. Ri­cor­do anche, con un misto di tri­stez­za e iro­nia, la cu­rio­si­tà con la quale si aspet­ta­va di co­no­sce­re, in fondo alla lista dei Mi­ni­stri, anche il “no­stro”, quasi sem­pre il­lu­stre sco­no­sciu­to ed estra­neo alle co­no­scen­ze e di­na­mi­che di set­to­re; si po­treb­be anche dire che, in al­cu­ni casi, la real­tà ha su­pe­ra­to l’im­ma­gi­na­zio­ne: la lista dei Mi­ni­stri del­l’A­gri­col­tu­ra è per molti versi im­pie­to­sa, co­mun­que in linea con le di­na­mi­che po­li­ti­che di at­tri­bu­zio­ne/spar­ti­zio­ne degli in­ca­ri­chi. Qui si apre ov­via­men­te la di­scus­sio­ne se siano più in­di­ca­ti mi­ni­stri “po­li­ti­ci” op­pu­re “tec­ni­ci”: al di là delle op­por­tu­ne va­lu­ta­zio­ni ge­ne­ra­li e per­so­na­li, sem­bra ra­gio­ne­vol­men­te pre­va­le­re l’i­dea della su­pre­ma­zia della po­li­ti­ca sulla tec­ni­ca. Resta co­mun­que l’a­ma­ra con­si­de­ra­zio­ne di come la po­li­ti­ca non ponga an­co­ra una do­ve­ro­sa e im­por­tan­te con­si­de­ra­zio­ne del Mi­ni­ste­ro che, al di là della sua de­no­mi­na­zio­ne, rap­pre­sen­ta im­por­tan­ti set­to­ri del­l’e­co­no­mia e della sa­lu­te dei cit­ta­di­ni.

Fabio Cap­pel­li: lau­rea in Scien­ze fo­re­sta­li (Uni­ver­si­tà di Fi­ren­ze), abi­li­ta­zio­ne alla pro­fes­sio­ne di agro­no­mo-fo­re­sta­le. Ex Fun­zio­na­rio C.F.S., Socio cor­ri­spon­den­te del­l’Ac­ca­de­mia Ita­lia­na di Scien­ze Fo­re­sta­li. Du­ran­te la pro­fes­sio­ne si è oc­cu­pa­to di sel­vi­col­tu­ra pri­va­ta e della ge­stio­ne di Ri­ser­ve na­tu­ra­li e Fo­re­ste de­ma­nia­li sta­ta­li. Au­to­re di libri e pub­bli­ca­zio­ni di tipo scien­ti­fi­co e di­vul­ga­ti­vo in ma­te­ria di bo­schi, ter­ri­to­rio e am­bien­te.

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