di Federico Vinattieri
Un Castoro europeo
Esatto, quel che è scritto nel titolo non è un errore… Non si tratta di un “arrivo”, ma di un “ritorno”.
Questo perché il Castoro era già un abitante del nostro territorio nazionale.
Questa creatura che sovente la nostra mente abbina alla lontana America, è invece un essere molto familiare per i nostri boschi. Un animale che ha fatto parte per millenni dei nostri eco-sistemi, e che la natura ha dovuto saggiamente rimpiazzare dopo che noi lo avevamo fatto estinguere.
Ora è tornato.
Erano ben 500 anni che il Castoro non si faceva vedere dalle nostre parti… L’ultimo lo aveva visto Leonardo Da Vinci, tanto per intendersi con i tempi… Adesso è saltata fuori una nuova piccola colonia in Toscana, nell’aretino.
Ma la domanda che sorge spontanea è: – “Da dove salta fuori?” – “Come ha fatto a ricomparire?” … e soprattutto: – “Chi ce l’ha riportato?“.
Tutt’oggi nessuno è riuscito a fornire delle risposte certe a queste domande… solo ipotesi.
Per dovere di cronaca è giusto dichiarare che nella foresta millenaria del Tarvisio (UD) il castoro è già presente da diverso tempo…. ma erano comunque comparse sporadiche e limitrofe ai nostri confini. Come questi esemplari siano giunti fino in Toscana, nessuno se lo sa ancora spiegare. Un vero mistero naturalistico quindi, su cui gli studiosi stanno ancora indagando.
Un ritorno clamoroso, che testimonia la voglia della natura di riprendere possesso di determinati territori, areali fin troppo saccheggiati da noi essere umani.
Una ricerca molto accurata, con tanto di foto-trappole, quindi con testimonianze dirette e comprovate, dimostra che questi animali si sono spinti in Valtiberina, fino al fiume Tevere, e anche in Provincia di Grosseto e di Siena. Sarebbero due le piccole colonie fino a oggi identificate.
Ma prima di approfondire questa sensazionale scoperta, diamo giusto poche nozioni per conoscere meglio questo bellissimo e interessantissimo animale…
Sopralluogo in Valtiberina nel 2022 – fonte: Arma dei Carabinieri
Il Castoro europeo (Castor fiber, Linnaeus, 1758) è un roditore appartenente alla famiglia Castoridae (* Castoridae Hemprich 1820, sono una famiglia di mammiferi roditori).
Si tratta di una delle specie più grandi di roditori ed è il più grande roditore nativo dell’Eurasia. Il peso varia tra gli 11 e i 30 kg (* l’esemplare più grande registrato pesava 31,7 kg), dunque un roditore bello pesante. Tipicamente la lunghezza totale testa-coda è di 80–100 cm, di cui la lunghezza della coda varia dai 25 ai 50 cm. La coda del Castoro (*molto allungata e appiattita dorso-ventralmente) non viene utilizzata come mezzo di propulsione, ma piuttosto come timone per direzionare i movimenti durante il nuoto. Il mezzo di propulsione vero e proprio del corpo sono infatti le zampe dell’animale.
Un esemplare di Castoro europeo
Il Castoro è completamente erbivoro, la cui dieta si compone di germogli di alberi ripariali (* cioè gli alberi che crescono lungo i fiumi, come pioppi e salici) ma anche di altre piante erbacee. I grandi incisivi del castoro aiutano molto nell’alimentazione, in quanto sono usati per rosicchiare e abbattere gli alberi di cui si nutrono. Non è vero dunque che il Castoro mangia solo legno, come talvolta si sente dire…
Questo straordinario animale colonizza esclusivamente habitat d’acqua dolce come fiumi, laghi, stagni e paludi. In alcune aree, però, sono stati osservati dei castori anche in acque salmastre (*per lo più estuari).
La specie pertanto ha una adattabilità ottimale.
Ma la particolarità che fa del Castoro un animale unico e a dir poco eccezionale è la sua capacità di plasmare l’ambiente a proprio vantaggio, una delle poche specie ad essere in grado di farlo, insieme ovviamente all’uomo e poche altre… il Castoro lo fa attraverso la creazione di sbarramenti fluviali, le famigerate “dighe”.
Pensare che i Castori abbiano una consapevolezza urbanistica maggiore dei nostri architetti è realmente sconcertante!
Come sono fatte effettivamente queste dighe?
Non solo altro che una composizione di tronchi di alberi abbattuti, rocce, fango, erba e altri materiali reperibili nei pressi del corso d’acqua. Queste strutture possono essere lunghe da pochi metri fino a lunghezze ben superiori (* ne sono state trovate alcune anche di oltre 100 metri).
Queste dighe causano la formazione di stagni nelle immediate vicinanze, bloccando in parte l’andamento dei fiumi. Questo ambiente modificato crea indirettamente un habitat ideale per il Castoro, in cui abbondando le piante acquatiche, il principale nutrimento della specie.
Ma le dighe sono anche le “dimore” del Castoro?
Assolutamente NO! Questo è un errore comune in chi crede di conoscere questo animale…
Le dighe non sono la “casa dei Castori”, le sue tane sono sempre separate dalla diga e sovente poste direttamente al centro dello stagno. Queste tane possiedono una cavità interna, collegata all’esterno grazie a dei tunnel sommersi. Se minacciati, i castori attraverseranno i tunnel raggiungendo l’interno della tana, al riparo da potenziali predatori. Le tane pertanto sono dei rifugi perfetti per restare al sicuro, sapendo che nessun predatore riuscirà ad immergersi per raggiungere il “cuore” della tana.
Ma quanto era diffuso una volta?
In tutta Europa il Castoro era abbastanza diffuso, e veniva ampiamente cacciato per le ghiandole, che secernono una sostanza odorosa, detta “castoreo”, anticamente molto usata in medicina, per la coda, che veniva un tempo considerata un cibo prelibato, e, soprattutto, per la morbida e calda pelliccia, utilizzata per la fabbricazione di abiti e cappelli.
Soli 1200 esemplari di Castoro europeo erano rimasti nel mondo all’inizio del ‘Novecento (* frammentati in 8 popolazioni isolate… di queste 8 sottopopolazioni, almeno 3 non superavano i 100 individui totali).
All’inizio del XX° secolo il Castoro era rimasto solo nel delta del Rodano in Francia, nell’Elba in Germania, nel bacino del Dnepr in Bielorussia e in rarissime zone umide nel sud della Norvegia. Inoltre, veniva danneggiato anche dalla riduzione delle zone umide. Oggi il Castoro europeo viene ora reintrodotto in tutta Europa, specialmente nella Penisola scandinava. Diverse migliaia di castori vivono oggi nell’Elba, nel Rodano, nel Danubio e in alcune parti della Scandinavia. Essi sono stati reintrodotti in Baviera, Paesi Bassi e Svizzera (specialmente nel lago di Ginevra) dove ci sono circa 350-400 esemplari derivanti dai 140 liberati nel 1958-1977 con l’intento di creare varie colonie. Programmi di reintroduzione sono in corso in Scozia e in Galles. Tutti i castori reintrodotti tendono a diffondersi in nuovi territori. Nel 2006 i castori europei erano circa 640 000, diffusi in ventidue Stati d’Europa. Gli Stati con la maggior diffusione sono Russia, Polonia e Germania. Il suo areale comprende quasi tutta l’Europa settentrionale, centrale e orientale. In certi Paesi il castoro condivide il territorio con la nutria, specie sudamericana invasiva, sfuggita dagli allevamenti di pellicce e moltiplicatasi a dismisura. Al di fuori dell’Europa il castoro europeo è diffuso in Siberia e nella Mongolia settentrionale.
Il Castoro europeo oggi è una specie protetta dalla Direttiva Habitat 92/43 CEE, che lo elenca negli Allegati II e IV, con lo stesso pregio conservazionistico della Lontra.
E in Italia?
Presente nell’Italia centro-settentrionale fino al Seicento, il Castoro fu oggetto di una caccia indiscriminata e spietata, che ne determinò la scomparsa dalla penisola. La specie venne letteralmente eradicata dalla penisola in maniera rapidissima già tra il XVI e XVII secolo, a causa della caccia incontrollata.
A fine novembre 2018, a seguito di numerose verifiche e avvistamenti di cacciatori e ambientalisti, viene confermata la presenza del castoro nel comune di Tarvisio, in Friuli-Venezia Giulia. Ciò segna il ritorno, dopo quattrocento anni, della specie in Italia, senza interventi da parte dell’uomo. L’esemplare molto probabilmente è rientrato in Italia dalla vicina Austria, dove è già presente stabilmente. Recentemente (* a novembre 2020) è stato avvistato un esemplare in Alto Adige (* Val Pusteria). Poi a luglio 2021, ecco che sono iniziati gli avvistamenti anche in Toscana, nei pressi di Arezzo.
La notizia della “comparsa” di questo animale in Toscana la dobbiamo allo studio di Chiara Pucci e Davide Senserini, due tecnici della fauna selvatica free-lance, di Giuseppe Mazza del Consiglio per la ricerca in agricoltura (CREA) e di Emiliano Mori dell’Università di Siena e del CNR “Reappearance of the Eurasian beaver Castor fiber L. in Tuscany (Central Italy): the success of unauthorised releases?”.
In questo accurato studio i ricercatori italiani spiegano che: – “In questo breve report abbiamo documentato la ricomparsa del castoro euroasiatico Castor fiber L. per la prima volta in Toscana (Italia centrale). Dopo il rilevamento di inequivocabili segni di presenza, abbiamo confermato la presenza di castori attraverso il fototrappolaggio. Le analisi genetiche (gene mitocondriale del citocromo-b) e la microstruttura del pelo lo hanno confermato come specie eurasiatica… […]… La presenza di una popolazione relitta in questa zona è pressoché improbabile, pur essendo abbastanza lontana dal paese più vicino; possiamo quindi suggerire che gli individui che si trovano in Toscana possono essere il risultato di rilasci locali non autorizzati…[…]… Oltre alle registrazioni di individui adulti, la presenza di almeno un giovane suggerisce che nel 2020 potrebbe essersi verificatala la riproduzione in natura”.
Vari avvistamenti effettuati in Toscana – fonte: Hystrix journal
I rapporti riportati nello studio estendono l’attuale areale noto del castoro europeo a circa 530 km a sud rispetto alle aree del nord-est Italia dove sono tornati spontaneamente.
Dunque l’uomo fu colpevole della sua scomparsa, così com’è artefice della sua ricomparsa. In poche parole, questi animali sono stati rilasciati in Toscana di proposito e senza nessuna autorizzazione.
Lo studio infatti sottolinea anche che: “dovrebbero essere promosse azioni immediate per monitorare la potenziale espansione, preservare questa popolazione e/o limitare gli impatti sugli ecosistemi e i conflitti con le attività umane”.
Uno degli autori del suddetto studio, il Dr. Emiliano Mori, ha fatto una interessante dichiarazione sul portale “greenreport.it”, cito: “Negli ultimi mesi, varie persone mi han chiesto a cosa stessi lavorando… ebbene, ho saputo tenere il segreto. In Toscana, ci sono i castori. La genetica li ha confermati come castori europei (confermo anche per l’aretino, anche se non è nella pubblicazione perché è un dato fresco fresco post-pubblicazione). Li abbiamo trovati in 2 aree, e in 3 province toscane. Grazie soprattutto ai pescatori e a due agenti illuminati della polizia provinciale, Stefano Morelli e Filomena Petrera, (senza di loro prima segnalazione non avremmo fatto nulla davvero), ma grazie in particolare anche a Chiara Pucci e a Davide Senserini, che hanno fatto il grosso del lavoro e senza i quali non avremmo fatto niente…[…]… le segnalazioni abbiamo iniziato ad averle da marzo di quest’anno. Sebbene le rosicchiature che abbiamo visto sui legni ci inducessero a pensare che in realtà la specie sia presente nelle due aree, e che una è in provincia di Siena e di Grosseto e l’altra e in provincia di Arezzo, ma anche da un annetto e mezzo, due perché c’è una ricerca della vegetazione abbastanza importante. L’analisi genetica ci ha confermato che la specie è euroasiatica, quindi è una specie che è in Direttiva, una specie protetta che sta già tornando al Nord. Si tratta di un ritorno, anche se è difficile che qui siano arrivati con le loro zampe. Saranno arrivati perché qualcuno li ha aiutati. Sarà un problema gestionale, perché dovremo un po’ capire come muoverci. E’ un animale molto grande, pesa 25 chili, non è un animale che non si nota, è un animale che ha un impatto sull’ecosistema”.
Una diga costruita dai Castori – fonte: ilbolive.unipd.it
Ma quindi… concludendo, questo ritorno è da considerarsi un bene o un male?
Solitamente esiste una regola in natura… quando si sposta l’ago della bilancia dell’equilibrio naturale, sottraendo o apportando anche una sola singola specie “aliena”, da o in, un determinato territorio, le conseguenze sono sempre disastrose.
Ma è anche vero che il Castoro, come abbiamo visto, non è del tutto alieno, ma è una “vecchia conoscenza” del nostro centro Italia. Quindi è da considerarsi un caso eccezionale, nel quale possiamo valutare vantaggi e svantaggi…
Vantaggi della reintroduzione: risanamento delle zone umide tramite la formazione di dighe; formazione di nuovi habitat a favore di molte specie; incremento di specie anfibie; pesci; piccoli mammiferi e uccelli acquatici; mantenimento della portata minima dei fiumi nei periodi di secca; riduzione dell’intensità delle eventuali inondazioni; contrasto naturale per incendi boschivi; formazione di corridoi ecologici per animali tramite le dighe che permettono il superamento dei fiumi.
Svantaggi della reintroduzione: formazione di barriere insormontabili per i pesci migratori, danneggiamento eventuale di raccolti o creazione di inondazioni dei campi coltivati, abbattimento di svariate varietà arboree.
Mia opinione su questa nuova presenza nei nostri boschi…
Dopo aver letto ed apprezzato lo studio pubblicato sulla reintroduzione del Castoro europeo in Toscana, dopo essermi informato ampiamente sull’argomento documentandomi e leggendo svariati studi svolti su tale materia, mi sento di poter offrire una mia opinione in merito.
Non credo che la ricomparsa del Castoro possa essere una minaccia per il nostro eco-sistema, né penso che tale presenza possa apportare dei danni irreversibili all’ambiente boschivo. La natura ha la straordinaria capacità di ripristinare l’equilibrio tra le specie, siano esse animali che vegetali. Premesso che stiamo parlando di una specie che già era stata parte integrante del nostro ambiente, posso asserire con una certa convinzione che, se concederemo il tempo a questa specie di riadattarsi ai nostri ambienti, e al contempo daremo alla natura il tempo necessario per accettarla, verrà presto a ripristinarsi un atavico stato di stabilità, un bilanciamento naturale che permetterà al Castoro di trovare il proprio esatto incastro nella perfetta simmetria armonica che domina la materia vivente.
Il Castoro ha un ruolo ecologico molto importante, ed io, in tutta onestà, sono molto contento di questo suo ritorno.
Bibliografia / Sitografia:
– Pucci C., Senserini D., Mazza G., Mori E., 2021, “Reappearance of the Eurasian beaver Castor fiber L. in Tuscany (Central Italy): the success of unauthorised releases?“, italian-journal-of-mammalogy.it
– Zovi D., 2019, “Italia selvatica”, UTET editore
– Campbell-Palmer, R., et al., 2015, The Eurasian Beaver. Pelagic Publishing, UK
– Putman, Rory, Apollonio M., Reidar Andersen, 2011, “Ungulate management in Europe: problems and practices”. Cambridge University Press
– Pontalti A., 2021, “Castoro europeo (Castor fiber)”, Portale biopillis.net
Federico Vinattieri, laureato in Scienze Zootecniche, allevatore, giudice, scrittore, titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>