di Gennaro Pisciotta
Uno dei vitigni resistenti selezionati dalla Fondazione Edmund Mach – Fonte foto: Fondazione Edmund Mach
In questa seconda parte dell’argomento PIWI si cercherà di tirare le fila di quanto già detto, per fissare al meglio le idee e gli opposti giudizi su questa tematica al fine di mettere giustapposto tutte le tessere del mosaico
Quando per i PIWI si parla di immunità bisogna specificare che questo concetto in ambito scientifico: è definito come “capacità di resistenza, innata o acquisita, di un organismo nei confronti di malattie”. Per essere più divulgativi, l’immunità al Sars – Covid 19 indotta dai vaccini non escludeva che il vaccinato dopo le dosi non potesse ammallarsi di Covid, ma diminuiva la probabililità di ricoveri in terapia intensiva o ospedaliera di 1:8). Ritornando ai PIWI si avranno livelli di resistenza che comportano un minor ricorso a trattamenti fitosanitari (-70% circa), che permette alla pianta di svolgere completamente il proprio ciclo annuale con migliori produzioni quanti-qualitative.
In Italia sono state registrate differenti varietà resistenti, ottenute da incrocio tra vite europea e vite americana (le cosiddette viti Piwi), che hanno una diffusione estremamente limitata, neppure 2.000 ettari (su oltre 666mila di vigneto Italia), e sono localizzati nel Nord Est ed in Emilia Romagna.
Cronologia storica dei P.I.W.I (Fonte https://vivairauscedo.com/)
Per tassonomizzare e semplificare la tematica si può tenere compilare la seguente check-list:
- Opera di divulgazioneper rendere tutti gli operatori della filiera di tutte le grandi risorse del patrimonio viticolo a disposizione e non identificarli come.
- I vitigni resistenti hanno caratteristiche dei “nobili” da cui provengono e valorizzarli con adatte tecniche di vinificazione per valorizzarli, ma non sono cloni.
- I Piwi, possono essere inserite nei Disciplinari di Produzione, grazie ad una decisione Ue, ma serve che autorità regionali autorizzino.
- Occorre che la ricerca sia continua ottenere i nuovi vitigni Piwi nei diversi terroir areali e sviluppare la sensibillazione verso un percorso enologico varietale e gli operatori della filière sulla nuova realtà del valore di questa produzione.
- I vitigni resistenti garantiscono una sostenibilità che porta ad un minor uso fitofarmaci.
(fonte https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2022/01/21/vitigni-resistenti-in-13-punti-tutto-quello-che-c-e-da-sapere/7377)
- Per il prof. Attilio Scienza, figura accademica e scientifica nel campo della viticoltura, le caratteristiche ideali dei PIWI sono: esprimere buone attitudini agronomiche e avere forte una resistenza con riduzione del numero di trattamenti, possedere un profilo aromatico e polifenico di qualità comparabile con quello dei genitori “nobili”, coniugare tradizione e innovazione.
- I vitigni resistenti (come quelli di Glera sviluppati dai Vivai Rauscedo) possono a breve essere utilizzati all’interno di vini a DOP come il Prosecco, per rendere la viticoltura ecosostenibili.
- Lacisgenesi e il genome editing ( N.d.R si è parlato già nella prima parte) sono nuove tecniche (le Tea) che permettono di rendere resistenti i vitigni simbolo del made in Italy.
- In Italia vi è una proposta di leggeche mira a consentire la sperimentazione in campo di queste nuove varietà, oggi non possibile visto che per ragioni politiche l’Italia ha adottato una legislazione più restrittiva rispetto a quella Ue.
- In molti Paesi del mondole Tea non sono considerate
Mappa geografica PIWI coltivati nel mondo
(fonte https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2022/01/21/vitigni-resistenti-in-13-punti-tutto-quello-che-c-e-da-sapere/7377)
Si chiude l’articolo con alcune note di fitopatologia degli agenti ai quali i P.I.W.I. offrono la maggiore resistenza: le malattie fungine Oidio (Erysiphe necator) e Peronospora (Plasmopara viticola) e l’insetto Fillossera (Daktulosphaira vitifoliae).
Oidio – Conosciuto anche come “mal bianco”, è una malattia fungina arrivata prima in Inghilterra e dopo propagatasi in tutto il continente europeo. Lo zolfo resta ancora il tradizionale mezzo utilizzato per combatterlo, poiché sottrae acqua all’oidio e blocca i processi respiratori delle cellule fungine. L’oidio si manifesta con macchie pulverulente grigio-biancastre che ricoprono gli organi verdi della pianta, con una graduale decolorazione della foglia, che prima ingiallisce e successivamente si secca, a volte il fungo colpisce solo il centro della foglia. L’umidità sommata al caldo e alla scarsa aerazione contribuisce all’insorgere dell’oidio, che si manifesta in una fascia che va dagli 8° fino ai 30°, questo favorisce il fungo specialmente in autunno e primavera. L’oidio ha una vasta “scelta” di piante ospiti, che vanno dalle specie erbacee a quelle arboree come gli alberi da frutto.
Peronospora – La Plasmopara viticola appartiene alla classe degli Oomiceti, originario dell’America e importato accidentalmente in Francia intorno al 1878, da cui si è poi diffuso in tutta Europa, a causa una tipica malattia della vite chiamata peronospora della vite, a ciclo fortemente condizionato delle condizioni climatiche, ed è oggi una delle più diffuse e pericolose malattie della vite in molte regioni europee ed italiane. Infezione primaria avviene quando le oospore emettono lo sporangio piriforme contenente le zoospore responsabili delle infezioni primarie generalmente quando vengono soddisfatte le seguenti condizioni (regola dei tre dieci):
- temperatura minima giornaliera >10°C;
- germogli lunghi almeno 10 cm o comunque con aperture stomaticheben differenziate;
- pioggia di almeno 10 mm nelle ultime 24-48 ore.
La lotta prima era basata su prodotti cuprici di copertura, con i cosiddetti trattamenti a calendario, attualmente dovranno non più essere utilizzati è si è avuta una proroga di sette anni con il consumo massimo di 4 Kg.\annui. Il reg. 2018/1981 stabilisce che il tetto massimo di distribuzione del rame è di 28 kg/ha, calcolati su un periodo di sette anni (quindi con una media annua per ettaro di 4 kg) per consentire una flessibilità d’uso legata alle condizioni climatiche. Ma l’uso fitosanitario del rame è comunque sotto stretta osservazione e sarà sempre più limitato
Fillossera – Questo dannoso fitofago della vite, originario del Nordamerica, è comparso in Europa nella seconda metà dell’Ottocento, e oggi è diffuso in tutti i paesi viticoli del mondo. Provoca in breve tempo gravi danni alle radici e la conseguente morte della pianta attaccata. La vite europea è molto suscettibile nelle radici, ed egualmente la Vitis labrusca; queste hanno tuttavia un apparato aereo molto resistente. Al contrario le principali specie di vite americana sono molto resistenti ad attacchi radicali e poco ad attacchi epigei.
Fattori naturali di controllo
Gli agenti biologici di controllo della fillossera sono agenti ambientali climatici e pedologici.
- Il vento interferisce con il volo delle sessupare ed è causa di un’elevata mortalità in questa fase del ciclo.
- Il terreno influisce invece sotto due differenti aspetti:
- i terreni ad elevato tenore in sabbiarappresentano un ostacolo insormontabile alla propagazione delle infestazioni perché le neanidi non riescono a muoversi in questo substrato grossolano e incoerente: è noto che i vigneti impiantati su terreni sabbiosi sono pressoché immuni agli attacchi della fillossera;
- i terreni argillosi e idiomorfi, soggetti a periodici ristagni, impediscono il proliferare delle infestazioni in quanto l’ambiente asfitticoè sfavorevole alla fillossera. Si tratta tuttavia di condizioni ambientali poco propizie alla viticoltura.
Tecnica dell’innesto
Il portinnesto americano conferisce all’intera pianta la sua intrinseca tolleranza alla fillossera, a parte epigea è costituita da un vitigno europeo, è pressoché immune alla minaccia delle gallecole. In definitiva questa tecnica ha rivoluzionato l’intera viticoltura europea risollevandone le sorti: attualmente quello che ha rappresentato nel XIX secolo una delle piaghe più terribili dell’agricoltura europea, è diventato un insetto pressoché innocuo, il cui interesse è ormai relegato solo ad ambiti storici, culturali e biologici.
Bibliografia e Sitografia
- Quaderni 18 e 19 Vivai Rauscedo
- Vitigni resistenti: focus di Veneto Agricoltura
- Assoenologi giovani – Febbraio 2020
- Confagricoltura Veneto ( Inserto speciale) – Le nuove tecniche di miglioramento genetico delle piante
- https://winenews.it/it/ue-via-libera-ai-vitigni-resistenti-nei-vini-a-denominazione-una-svolta-epocale-per-il-settore_458126/
- https://www.vinievitiresistenti.it
- https://www.quattrocalici.it/articoli/vitigni-resistenti-piwi/#:~:text=I%20maggiori%20vitigni%20resistenti%20sono,il%20Regent%20e%20il%20Solaris.
- https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2022/01/21/vitigni-resistenti-in-13-punti-tutto-quello-che-c-e-da-sapere/73777
- https://piwi-international.de/it/
Gennaro Pisciotta, laureato in Scienze e Tecnologie agrarie all’Università G. Marconi – Facoltà di Scienze e Tecnologie Applicate di Roma, è Agrotecnico Laureato ed Enotecnico libero professionista Maestro Assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio). Ha insegnato presso l’ISIS “Falcone” di Pozzuoli (Napoli) fino al 26/09/2018. Curriculum vitae >>>