L’Orto circolare
di Mauro Bertuzzi
Economia circolare è una locuzione che definisce un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche la sua ecosostenibilità. Secondo la definizione che ne dà la Ellen MacArthur Foundation, in un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera (https://it.wikipedia.org/wiki/Economia_circolare).
Il modello di produzione e consumo noto come “economia circolare” o green economy, si basa sui principi di condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti, in modo tale che i beni esistenti possano durare il più a lungo possibile. Il sistema di produzione e consumo alimentare, è forse il settore che più di ogni altro che mostra gli impatti e le contraddizioni del modello lineare sui meccanismi che regolano lo stato di salute dei sistemi naturali e ambientali attraverso la perdita della biodiversità, le alterazioni del ciclo dell’azoto, del fosforo e il deterioramento nell’utilizzo del suolo.
L’agricoltura è un terreno fertile per l’economia circolare, dal settore primario infatti, arrivano reflui zootecnici, scarti alimentari e delle colture che rappresentano una fonte rinnovabile per il recupero di elementi che giocano un ruolo centrale per il rinvenimento e la trasformazione di risorse organiche in ammendanti o concimi naturali, capaci di modificare e migliorare le proprietà e le caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e meccaniche di un terreno.
Applicare i principi dell’economia circolare soprattutto al settore orticolo, puntando sul recupero delle risorse sottratte ma ancora in circolo come, per esempio, gli scarti alimentari facendo il compost, o il recupero di sottoprodotti quali le potature oppure interrando residui vegetali con una lavorazione minima, consentono di diminuire la quantità di rifiuti prodotti e migliorare allo stesso tempo la produttività salvaguardando la biodiversità e la qualità dei prodotti.
L’orto circolare è il metodo attraverso il quale coltivo il mio orto, applicando laddove possibile, i concetti di “circolarità” nel tentativo di recuperare, riutilizzare e lavorare sul principio di orticoltura organica. In pratica, per me, significa lavorare sulla rigenerazione del suolo e sulla corretta nutrizione delle piante, incrociando le buone pratiche orticole con le moderne conoscenze scientifiche sempre nel rispetto dei ritmi naturali.
Fra i vari approcci scientifici, relativamente alla rigenerazione del terreno e alla sua fertilità, mi riferisco al modello di agricoltura blu (https://it.wikipedia.org/wiki/Agricoltura_conservativa), che attraverso una serie di pratiche agronomiche permette una migliore gestione del suolo, limitando gli effetti negativi sulla sua composizione sulla struttura, sul contenuto della sostanza organica e sull’entità del processo di erosione e conseguente degradazione. Nello specifico, applicandolo all’orticoltura attraverso principi e metodi sinergici (https://it.wikipedia.org/wiki/Emilia_Hazelip), cerco di apportare sperimentazioni che mi consentono di migliorare ma nello stesso tempo conservare la filosofia del “lasciar fare alla terra”.
Ragionare in termini di orto circolare, significa lavorare nel rispetto dei limiti ecologici uscendo dal paradigma dello sfruttamento della natura, per entrare in una logica di interscambi, sostenibilità, durevolezza e ciclicità; in questo modo, quello che potrebbe essere uno scarto di lavorazione o di fine produzione, può diventare una risorsa per un altro ciclo produttivo e così via, aumentandone il valore ecologico ed economico.
Un esempio pratico e concreto è la biotriturazione, dove attraverso un biotrituratore meccanico, ho sminuzzato rami di potature in cippato utile per poi utilizzarlo come rincalzo di pacciamatura per l’orto.
Biotriturazione di rami residuali di potatura – Cippato per pacciamatura
Per realizzare un orto circolare, sarà di fondamentale importanza pensare prima di tutto alla sua corretta progettazione, perché coltivare in modo naturale con logiche di recupero, richiede innanzi tutto alcune attenzioni particolari per non rovinare l’equilibrio dell’ecosistema.
Assimilate le logiche sinergiche, il primo passo da compiere sarà valutare il luogo in cui si vorrà impiantare l’orto circolare, verificando l’esposizione al sole e al vento, prendendo nota delle piante spontanee presenti in questo appezzamento in modo da fare una ricerca per capire che tipo di terreno si ha di fronte e che informazioni ambientali si possono ricavare. Per esempio, se vi saranno tarassaco e cardi, il suolo sarà argilloso, mentre un suolo ricco di azoto avrà magari delle ortiche, oppure un terreno con un pH acido potrà avere felci, ginestre ed eriche, e così via.
Molto importante sarà valutare anche la presenza di alberi o siepi, per capire eventuali zone d’ombra considerando anche il loro ciclo di sviluppo e la loro interazione con l’ambiente. Gli alberi fanno parte di un sistema, ed è un elemento in grado di svolgere diverse funzioni che dovranno essere valorizzate, tant’è che più un complesso sarà diversificato e più potrà essere resistente e durevole nel tempo. Fondamentale sarà l’azione delle radici degli alberi sull’infiltrazione dell’acqua, in quanto la loro azione di radicamento impatterà su una corretta gestione dell’erosione del terreno, favorendo in questo modo anche il nostro orto circolare. Un altro importante aspetto proverrà dalle foglie cadenti per l’apporto di biomassa (sostanza organica e minerali) al terreno, che consentirà di attivare una serie di processi che renderanno il suolo sempre più fertile. Inoltre, il legno che si ricaverà dalle potature potrà essere una risorsa da valorizzare come cippato per la pacciamatura delle nostre prose.
Anche le siepi rivestiranno un’importanza di un certo rilievo, potranno infatti fungere da frangi-vento, ma, soprattutto, saranno rilevanti per la biodiversità nell’attirare insetti utili.
Una volta effettuati questi rilievi, sarebbe auspicabile fare un progetto su carta o con supporto informatico (io, per esempio, uso degli schemi su Excel), in modo da pianificare e rappresentare lo spazio disponibile in proporzione (scala), tenendo conto anche della posizione dei punti cardinali considerando che l’ombra si proietta particolarmente verso nord.
Dopo aver analizzato le diverse variabili, inizieremo a collocare su carta, i bancali e le aiuole rialzate su cui si andremo a coltivare, in modo da pianificare gli spazi, le colture da impiantare, le consociazioni e le rotazioni; questo schema servirà poi per realizzare in campo quanto progettato su carta.
Molto importante comprendere che alla base di questo concetto di orto circolare, vi è una visione di valorizzazione delle risorse, oltre che economica e di chiaro impatto ambientale, che se applicata in maniera concreta ed estesa, porterebbe beneficio a un intero sistema creando così un circolo virtuoso tout court.
Esempio concreto di consociazione: tagete per contrastare i nematodi nel terreno e piante orticole
Mauro Bertuzzi, laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie presso la Facoltà di Agraria di Milano, è Presidente del Collegio dei revisori dei conti per l’Ordine interprovinciale di Milano e Lodi degli Agrotecnici e Agrotecnici Laureati. Curriculum vitae >>>
L’orto circolare Manuale pratico
Acquista online >>>