di Federico Vinattieri
Cuccioli di Xoloitzcuintle taglia standard – foto © Allevamento Gervasoni
Quando si pensa ad un cane qui in Europa, viene in automatico focalizzare nella mente lo stereotipo del cane più famoso, ossia il Pastore tedesco, oppure razze ben note, come il Labrador, il Border collie, il Setter, il Boxer, il Rottweiler, ecc.. Mai ci verrebbe in mente di visualizzare un cane senza pelo.
Ma se la domanda fosse rivolta ad un abitante del Centro America, la risposta mentale immediata sarebbe quasi scontata: “Lo XOLO!”… ti verrebbe risposto.
Il nome ufficiale della razza è Xoloitzcuintle, che si pronuncia all’incirca [Sciò-loizz-quin-tlii], chiamato da noi italiani comunemente “Cane Nudo messicano”, nome a mio avviso un tantino dozzinale, come vedremo più avanti.
Ho poi scoperto che esiste un trucco per imparare la pronuncia del nome originale, per noi altrimenti impronunciabile, suddividendolo in cinque parole… “show – low – eats – queen – tlee”.
Il nome originale in realtà sarebbe “Xoloitzcuintli“. Questo nome deriva dall’omonima parola in lingua Nahuatl (*lingua originaria della popolazione azteca), a sua volta generata dall’unione delle parole “Xolotl” e “itzcuintli“, il cui significato è “cane del Dio Xolotl“; “itzcuintli” infatti significa “cane” e “Xolotl” era la divinità dei Lampi, secondo il culto Azteco.
Stiamo parlando di un vero reperto archeologico vivente, di una delle razze più antiche che esistano.
La sua origine si perde nei secoli passati, basti pensare che più di tre millenni fa vi erano già tracce della sua presenza in America centrale.
Murales del Palacio del Gobierno Tlaxcala (MEX), opera di Desiderio Hernández Xochitiotzin
Quando si parla di razze come questa infatti, è inevitabile parlare della sua storia, che oserei definire eccezionale, poiché strettamente legata alla straordinaria e criptica storia del Messico e del centro America, quando quei luoghi erano dominati dalle grandi civiltà precolombiane.
Grazie ai racconti di vari esploratori approdati in America centrale dall’Europa, sono giunte a noi testimonianze e descrizioni di questi cani, che hanno confermato che la razza non ha subito quasi nessun mutamento nel corso dei secoli, ed è rimasta praticamente invariata nell’aspetto. Prima della scoperta del Nuovo Mondo mai si erano visti cani simili a questi, e nessuno avrebbe immaginato di scoprire una tipologia di cane completamente senza pelo, soprattutto se si pensa che la razza deriva da una zona che supera i 2.000 metri sul livello del mare.
La civiltà Azteca allevava questi cani, che erano molto apprezzati e talvolta erano ritenuti anche preziosa “merce di scambio”. Erano un po’ considerati animali donati dagli Dei a gli uomini, testimonianza vivente del Dio Xolotl, raffigurato nei dipinti con la testa di un cane.
Già allora vi era una sorta di divario tra varie taglie. La taglia più grande e la taglia intermedia venivano più che altro impiegati come guardiani, data la loro innata territorialità, venivano usati a protezione dei villaggi; mentre quelli di taglia più piccola erano dei compagni di vita.
Erano in qualche modo visti come cani magici, terapeutici, impiegati per la cura dei reumatismi, artriti e di ogni genere di malattia; gli Aztechi erano soliti far dormire questi cani per 3-4 notti nel giaciglio delle persone malate e qualunque male veniva superato e trasferito dalla persona al cane. Superstizioni vere e proprie, fondate sul fatto che la loro temperatura corporea potesse influire sul benessere del malato.
In realtà tutt’oggi, la temperatura corporea dei soggetti di questa razza è la stessa di tutte le altre tipologie di cane, soltanto che, senza pelo, hanno meno dispersione termica e quindi al tatto la loro temperatura sembra maggiore.
Gli Xoloitzcuintle erano molto apprezzati anche per la loro carne, considerata una vera e propria leccornia, una prelibatezza. Vi erano spesso dei banchetti a base di carne di Xolo durante i matrimoni o altre funzioni religiose.
Per il popolo Azteco quindi questo cane aveva un significato mistico, spirituale e rituale. Erano molto comuni i sacrifici di questi cani, allo scopo di affiancare il defunto proprietario nell’oltretomba. Una simbologia spirituale e scaramantica.
Triste destino per un numero inimmaginabile di questa tipologia di cane dunque, protagonisti di continui riti pagani dall’esito letale.
Addirittura sono giunti a noi dipinti nei quali questi cani vengono raffigurati vivi all’interno di tombe, a testimonianza del fatto che sovente venivano addirittura seppelliti vivi per vegliare sul defunto e fungere da “traghettatore di anime” per l’aldilà; una sorta di “Caronte” della loro cultura.
La razza arrivò quasi all’estinzione proprio a causa di queste ritualità.
Pochissimi gli esemplari superstiti arrivarono alla fine del XIX° secolo.
Poi arrivò il nuovo secolo e con esso una nuova concezione dell’allevamento del cane di razza.
Nel periodo in cui parte del mondo era sconvolto dalla prima grande guerra e dalla pandemia di influenza spagnola, questi cani erano sempre meno presenti in Messico, e si pensava che quell’antico cane nudo dell’impero Azteco fosse ormai perduto per sempre.
La cinofilia ufficiale era intanto esplosa in Europa, nel nord America e stava pian piano sbocciando anche in tutti i Paesi dell’America latina.
Il 1939 fu un anno significativo per la cinofilia messicana, in quanto si riunirono Rubén Fernández, Frank Teuscher, Luis Diener e José Eigenbauer, quattro medici veterinari che avevano un obiettivo comune: promuovere la cinofilia in Messico. Nel giorno 11 dicembre del 1940 venne pertanto fondata la Asociación Canina Mexicana (*A.C.M.), il cui primo Presidente fu il Dr. Alejandro Von Lichtemberg, associazione che poi si evolse in quella che oggi si chiama Federación Canófila Mexicana (*F.C.M), il cui logo ufficiale, guarda caso, è proprio uno Xoloitzcuintle.
Nel 1954 venne finanziata una grossa spedizione, passata poi alla storia per i suoi protagonisti e per buona riuscita, nelle giungle nello Stato del Guerrero, situato nella parte sud-occidentale del Messico, per andare a censire la razza e attuare un programma di conservazione e ripopolazione; con tale spedizione i messicani riuscirono a prelevare una decina di cani selvaggi da un branco che viveva in libertà (*4 maschi e 6 femmine) e vennero poi utilizzati per ripopolare la razza. Questo progetto ambizioso ma ben congegnato, ebbe quindi successo, lo Xolo tornò a vivere in Messico e sconfinò anche negli stati limitrofi. Uno dei membri della spedizione fu la Contessa Lascalles de Premio Real, considerata una delle prime allevatrici di questa razza, con l’omonimo affisso “Premio Real“; era presente anche il Colonnello Norman Pelham Wright, che successivamente scrisse il celebre libro “A Guide to Mexican Mammals & Reptiles” e anche un testo un po’ meno celebre ma per noi cinofili importantissimo, ossia “The enigma of the Xolo“; e c’era anche la signora Hilary Harmer, la quale divenne celebre perché importò in Inghilterra nel 1957, due dei cani presi nella spedizione, che vennero successivamente esposti per sei mesi allo zoo di Londra, in Regent Park, e poi esposti anche, nel 1960, in alcuni eventi ed esposizioni canine in Gran Bretagna. Anche la Sig.ra Harmer pubblicò ben 17 libri, che hanno fatto scuola a tanti cinofili (*il più importante è del 1968, intitolato “Dogs and how to breed them“).
In quegli anni, la celebre pittrice messicana Frida Kahlo (*1907–1954), ed il famoso artista messicano Diego Rivera (*1886-1957), dedicarono varie tele a questa razza, essendo stati loro stessi proprietari di alcuni esemplari.
Nell’anno 1960, in Messico, erano ufficialmente registrati quaranta Xoloitzcuintle.
Fino ad allora era però considerata ed ammessa solo una taglia: la più grande.
Nel 1994 fu ufficialmente modificato lo standard e fu inclusa la taglia miniature. La taglia intermedia fu annessa solo 5 anni dopo, nel 1999.
Alla grande Esposizione Mondiale canina di Città del Messico del 1999, furono iscritti ben 88 soggetti di questa razza (*45 di taglia standard, 12 di taglia intermedia, 31 soggetti di taglia miniature). E’ significativo ricordare che durante quell’importante evento venne emesso uno speciale annullo filatelico dedicato proprio allo Xolo.
Nonostante la razza era entrata a far parte dei registri dell’American Kennel Club già nel 1887, venne poi esclusa nel 1959 a causa della sua quasi totale scomparsa. La Fédération cynologique internationale (*F.C.I.) riconobbe ufficialmente la razza il giorno 11 giugno del 1961 e la inserì nel Gruppo 5 (*cani di tipo spitz e di tipo primitivo). In Canada, il Canadian Kennel Club (*C.K.C.), nel 1989 approvò il primo titolo di campione canadese. L’American Kennel Club la reinserì nei suoi registri e quindi la riconobbe ufficialmente solo nel 2011 (*nel “non-sporting group“).
Nonostante svariati progetti di conservazione e di divulgazione, la razza non ha mai avuto un grande popolarità in termini di numero di nascite o di partecipazioni alle manifestazioni canine.
Datosi che le varie linee di sangue si sono sì differenziate, ma hanno comune origine, poiché tutte derivano da ceppi provenienti dal Messico, vi è anche allo stato attuale un grosso problema di diminuzione della variabilità genetica e di eccessiva consanguineità. Su questa problematica gli allevatori stanno lavorando con grande attenzione, cercando di sviare il più possibile accoppiamenti tra soggetti consanguinei.
Ma vediamo adesso di inquadrare questa razza dal punto di vista morfologico, quindi estetico, focalizzando la nostra attenzione su quello che è il “modello ideale”, ossia sullo standard ufficiale di razza (*FCI Standard n.234 / 16.02.2011).
E’ stato giustamente classificato dalla Federazione Cinologica Internazionale, nel gruppo 5, ossia il gruppo che comprende tutte le razze di “tipo primitivo“… d’altronde, volete un cane più primitivo di questo? Date le sue antichissime origini, non poteva che essere quella la scelta più ovvia.
F.Vinattieri in visita ad un allevamento di Xolo in Messico – foto © Rafa Vazquez Andres
Concentriamoci per un attimo sul suo aspetto generale.
Come deve apparire un Xoloitzcuintle?
Ripropongo un’affermazione dell’allevatrice italiana Michela Gervasoni:
– “Lo Xolo deve dar l’impressione di una statua bronzea!”.
Con questa frase rende bene l’idea di come deve mostrarsi un esemplare di questa razza.
Come abbiamo già detto, ne esistono tre taglie: standard, media, miniature.
Le tre taglie differiscono tra di loro solo per questa voce, pertanto per ogni parte anatomica fanno capo al medesimo standard, ma ovviamente differiscono per altezza al garrese.
La varietà Standard va dai 46 cm ai 60 cm al garrese, con una tolleranza di +2 cm, in cani di qualità superiore; la varietà Media va dai 36 ai 45 cm; la varietà Miniatura dai 25 a 35 cm.
Tra la più grande e la più piccola, la differenza di taglia quindi è notevole.
A prescindere dalla taglia, la prima caratteristica tipica che salta subito all’occhio è ovviamente la mancanza del pelo. Anche questo aspetto suddivide la razza in due varietà: quella senza pelo e quella con il pelo. Infatti, non tutti sanno che esiste anche la variante “pelosa” dello Xoloitzcuintle. Da qui l’inesattezza del nomignolo italiano “cane nudo messicano”, che comprende solo la parte più conosciuta della razza… andrebbe sostituita tale nomenclatura con “Antico Cane Messicano“, oppure “Cane dello Xolotl”, senza citar nel nome la scontata assenza del pelo, o semplicemente lasciando invariato il nome originale, senza appioppare una banale versione del nome all’italiana (*il nome originale non lo sappiamo pronunciare? Si impara. Si impara proprio come abbiamo imparato a dire “Beauceron“, “Schapendoes” o “Alpenlaendische Dachsbracke“).
Xoloitzcuintle miniature, fotografati nei pressi di Città del Messico – foto © F.Vinattieri
La varietà con il pelo ha comunque un suo perché, ed ha precisi parametri: deve presentarsi completamente ricoperto di pelo, con le stesse proporzioni armoniose della varietà senza pelo. Il pelo può essere di qualsiasi colore, lunghezza e tessitura. Il suo corpo è ben proporzionato con torace ampio, costole ben cerchiate, arti e coda lunga.
La varietà “nuda”, o “senza pelo” (*per dirla come scritto sullo standard), ha come più importante caratteristica, la completa, o quasi completa, mancanza di pelo, con una pelle liscia e morbida. Anche in questo caso valgono le medesime proporzioni e rapporti anatomici già detti per l’altra varietà.
Il corpo, visto di profilo, deve essere iscritto nel rettangolo, ossia la lunghezza del tronco e di poco maggiore rispetta alla sua altezza al garrese, approssimativamente di 10:9.
Nel sesso femminile questo rapporto può essere più evidente, a causa di una predisposizione fisica alla riproduzione. Tali proporzioni valgono per tutte le taglie.
La testa, come in tutte le razze, è parte fondamentale per definire il tipo. Il rapporto tra cranio e muso è di 1:1, quindi pari lunghezza; di fatto possiamo dire che è un cranio di tipo lupoide, ampio e forte, a forma di cuneo. Visto da sopra è ampio ed elegante; si restringe gradatamente verso il muso. La protuberanza occipitale è poco marcata. Le linee superiori cranio facciali sono quasi parallele. Stop leggero ma chiaramente definito; se pur lieve quindi deve essere però assolutamente presente. Il colore del tartufo va in base alla colorazione del mantello. Il muso è diritto, con mascella superiore e inferiore molto forti e con labbra tese e strettamente aderenti.
Doveroso soffermarsi sulla dentatura.
Gli incisivi devono chiudersi perfettamente “a forbice”, con gli incisivi superiori che si sovrappongono agli inferiori, chiusura regolare per la maggior parte delle razze; la mascella deve avere una forma pressoché quadrata. Una chiusura “a tenaglia” è ammessa. Bisogna considerare che geneticamente, l’assenza di pelo è strettamente legata all’assenza di denti, pertanto, nella varietà senza pelo, non si può penalizzare l’assenza di qualche incisivo, canino, premolare e molare, così come la presenza di denti ruotati, dato che molti cani non hanno radici profonde. Altra storia per lo Xoloitzcuintle “peloso”, il quale non ha attenuanti genetiche per l’assenza di denti e per cui giustamente è richiesta una dentatura assolutamente completa, e con chiusura corretta.
Non è così facile trovare Cani nudi messicani con dentatura completa in Europa.
La lingua è generalmente rosa, però può avere macchie nere, di forma rotonda o formanti strisce, il che è una particolare caratteristica della razza. La lingua è sempre tenuta all’interno della bocca. Eventuale colorazione bluastra della lingua, è talvolta considerata un indice di “non purezza” e pertanto di possibile derivazione dal Perro sin pelo del Perù; molto importante perciò che la lingua dello Xolo sia più rosea possibile.
Le guance sviluppate leggermente. Occhi di media misura, a forma di mandorla, con espressione sveglia e molto intelligente. Il colore degli occhi varia, armonizzandosi con quello della pelle, nei toni del nero, marrone, castano e ambra o giallo. È preferito il colore più scuro possibile, e ambedue gli occhi dello stesso colore (*non essendo previsto il colore merle, non è prevista neanche l’eterocromia). Le palpebre sono ben pigmentate di nero, marrone o grigio nei cani scuri. Le palpebre chiare o rosa nei cani chiari sono permesse, senza però siano desiderate.
Per quanto riguarda le orecchie, c’è da fare anche qui la distinzione tra pelo e senza pelo: orecchi nella varietà senza pelo sono lunghi, larghi ed espressivi, molto eleganti e di fine tessitura; ricordano gli orecchi del pipistrello.
In attenzione, dovrebbero essere eretti, formando col loro asse un angolo da 50 a 80 gradi sull’orizzontale; nella varietà con pelo invece gli orecchi sono lunghi, larghi ed eleganti. Possono essere eretti o cadenti. Qualsiasi posizione è accettabile. In attenzione, gli orecchi devono essere portati nella stessa posizione.
Dalla testa, passiamo al collo, altra parte anatomica fondamentale in questa razza, per proporzioni, forma e portamento.
Questo è portato alto, con profilo superiore leggermente arcuato, proporzionatamente lungo, snello, flessuoso, molto muscoloso e molto elegante. La pelle del collo è ferma, elastica, ben aderente, senza giogaia. Importante sapere che i cuccioli presentano pieghe che spariscono con l’età.
Il corpo ha una costruzione solida con una linea superiore del dorso che appare perfettamente diritta e orizzontale, una regione lombare forte e muscolosa, ed una groppa dal profilo leggermente arcuato, con una inclinazione di circa 40° rispetto al piano orizzontale. Il torace visto di lato, lungo e disceso fino ad arrivare al gomito. Visto dal davanti il petto è adeguatamente ampio, senza essere sporgente. La linea inferiore è elegante. Il ventre è muscoloso, e moderatamente retratto.
Gli arti sono muscolosi, data l’assenza di pelo, la muscolatura si mostra perfettamente ed è quindi importante che sia ben sviluppata. Le spalle sono piatte e muscolose, con buona angolazione scapolo-omerale, che permette un passo lungo, sciolto ed elegante. I gomiti sono aderenti al torace. Gli arti sono diritti visti dal davanti e con appiombi perfetti. I piedi anteriori sono di media lunghezza (*piede di lepre), con dita arcuate e fermamente serrate; possono presentare corti peli irsuti nella varietà senza pelo, ed essere ricoperti di pelo nella varietà con pelo. Le unghie sono nere in soggetti scuri, più chiare in quelli color bronzo e biondi; vanno tagliate periodicamente. I cuscinetti sono duri e resistenti su qualsiasi tipo di terreno, con membrane interdigitali ben sviluppate. Gli speroni non sono apprezzati. La muscolatura nel posteriore, come nell’anteriore è assai importante; i posteriori sono assolutamente diritti e paralleli e mai stretti. Le articolazioni coxo-femorale, femoro-tibiale, e tibio-tarsica sono adeguatamente ampie per permettere un libero, forte movimento degli arti. Ginocchio moderatamente angolato.
Lo Xolo, deve presentare un passo lungo ed elastico; il trotto è svelto e fluente, con la testa e la coda portate alte. Questa razza al trotto è molto elegante.
Veniamo all’appendice del corpo, ossia la coda, che deve presentarsi lunga, sottile e può avere qualche pelo irsuto; si assottiglia dalla radice alla punta nella varietà senza pelo; è completamente ricoperta di pelo nella varietà con pelo. In movimento è levata a curva, senza mai toccare il dorso. A riposo pende e termina con un leggero uncino. Talvolta la coda è piazzata fra le gambe per il freddo, oppure questo può essere considerato segno di timidezza. La coda deve arrivare fino al garretto. Deve presentarsi come un prolungamento della groppa quando il cane è a riposo.
Vista l’assenza del pelo, la pelle domina la scena, pertanto va descritta minuziosamente, ma anche qui va fatta la distinzione tra pelo e senza pelo.
Nella varietà “nuda”, la pelle è liscia, molto delicata al tatto e sembra più calda; a differenza delle razze che hanno pelo, la pelle richiede più cure, perché manca di naturale protezione contro i rischi delle esposizioni al sole e le avversità delle condizioni meteorologiche. Le accidentali cicatrici non sono penalizzate, e molte volte vengono ben mascherate da creme/pomate molto in uso per i soggetti da esposizione. Il cane traspira ai piedi (*attraverso i cuscinetti e membrane interdigitali) ed è per questo che, tranne che nelle calure estreme, difficilmente ansima. Deve essere esente da evidenti problemi cutanei.
Nella varietà “pelosa”, la pelle è morbida e deve essere completamente coperta di pelo.
Parlando di mantello, nonostante questo sia assente, tuttavia presenta qualche pelo irsuto, corto e spesso, di qualsiasi colore, sulla fronte e la nuca. Questi peli non devono mai essere più lunghi di 2,5 cm e mai devono formare un ciuffo lungo e morbido. Si trova spesso un po’ di pelo ruvido sui piedi e all’estremità della coda, ma la sua assenza in questi punti, non va penalizzata.
La varietà “pelosa” presenta pelo che ricopre l’intero corpo. Ci si può aspettare che sia scarso sul ventre e nella parte interna degli arti posteriori. Il pelo può essere di qualsiasi lunghezza o tessitura.
Chi alleva questa razza deve tener presente che il gene responsabile dell’assenza del pelo è dominante, pertanto l’accoppiamento tra soggetti senza pelo produrrà un minor numero di cuccioli con il pelo, ma per mantenere una maggiore diversità genetica nella razza e per far diminuire la comparsa del gene letale nei cuccioli omozigoti, è permesso, e talvolta anche consigliato, impiegare saltuariamente in selezione anche soggetti con pelo.
L’accoppiamento fra due Xoloitzcuintle con pelo invece non è permesso. Gli Xoloitzcuintle con pelo, usati a scopo riproduttivo, devono avere genitori iscritti al libro delle origini, con almeno una generazione di Xoloitzcuintle che sia il risultato dell’accoppiamento senza pelo X senza pelo.
Il fatto che non sia presente proprio quella caratteristica che siamo abituati a sentire al tocco, questo cane si mostra alla luce del sole in ogni sua parte anatomica, pertanto eventuali difetti non si possono nascondere! Tutto è lì, palesemente evidente… ogni muscolo è ben visibile, ogni pecca nella costruzione scheletrica è resa manifesta dall’assenza di quel rivestimento che in altre razze può modificare all’apparenza le effettive conformazioni anatomiche.
Un esemplare di Xoloitzcuintle con pelo – foto © Michela Gervasoni
Parlando invece di colore, nel senza pelo, si parla di colore della pelle e non del manto ovviamente… Sono preferiti i monocolori uniformi e scuri. La tonalità comprende il nero, grigio nerastro, grigio ardesia, grigio scuro, rossiccio, fegato, bronzo o biondo. Ci possono essere pezzature di qualsiasi colore, anche macchie bianche, o tricolori.
La varietà con pelo può avere qualsiasi colore o combinazione di colori del mantello, in diverse tonalità.
I difetti gravi ed eliminatori elencati nello standard non sono moltissimi.
Tralasciando i normali difetti (*qualsiasi deviazione da quanto descritto nello standard), vediamo elencati tra i difetti gravi: corpo lungo e stretto con gambe corte. Questo difetto non a caso è stato inserito tra i “gravi”, poiché l’armonia generale dell’animale deve essere sempre considerato un parametro di primaria importanza, soprattutto in una razza come questa, dove il pelo non va a mascherare eventuali deficienze di costruzione, (*individuabili solo al tatto in razze con pelo lungo).
I difetti eliminatori, o meglio conosciuti come “difetti da squalifica“, sono ben 14, che vado ad elencare qui di seguito: 1) aggressività o eccessiva timidezza; 2) qualsiasi cane che presenti, in modo evidente, anomalie d’ordine fisico o comportamentale; 3) cani atipici; 4) enognatismo o prognatismo sia nella varietà senza pelo che con pelo; 5) cane con chiusura non corretta, che denota una non corretta posizione delle mascelle; 6) lingua sporgente; 7) occhi blu o tracce di blu negli occhi; 8) orecchi tagliati o pendenti nella varietà senza pelo; 9) coda tagliata; 10) pelo su qualsiasi parte del corpo, nella varietà senza pelo, tranne dove previsto; 11) qualsiasi Xoloitzcuintle con pelo; 12) albinismo, cecità o sordità; 13) soggetti che superano i 62 cm o che sono al di sotto dei 25 cm; 14) monorchidismo, criptorchidismo (*difetto eliminatorio in tutte le razze).
Ho voluto di proposito lasciare per ultima una breve descrizione dell’aspetto caratteriale, in questa razza connotato piuttosto importante.
Lo standard ci dice che: “lo Xoloitzcuintle è un cane silenzioso, tranquillo, allegro, attento e intelligente, diffidente con gli estranei. È un buon cane da guardia, ed eccellente cane da compagnia. Mai aggressivo” (*che come abbiamo citato sopra è difetto da squalifica). Possono essere schivi, sta molto all’allevatore lavorare sulla socializzazione del cucciolo.
Io vorrei aggiungere che questo cane si rivela molto legato alla famiglia, al contempo molto legato al suo territorio. Potremmo oramai classificarlo nel lungo elenco dei “Cane da divano” insomma… tant’è che per la razza non è prevista nessuna prova di lavoro obbligatoria. Ciò non toglie però che siano effettivamente in grado di praticare molte attività, anche impegnative.
La femmina può risultare “più guardiana” rispetto al sesso opposto. L’istinto predatorio è sicuramente presente, ma resta comunque un istinto molto soggettivo. Direi che è possibile la convivenza con altri cani e anche con gatti, di solito convivono pacificamente. Sono sicuramente adatti a stare insieme a bambini ed a persone anziane.
Per questioni di pelle, adesso sono quasi esclusivamente usati come cani da compagnia… sarebbe altresì impossibile far intraprendere battute di caccia a questi cani o tenerli al sole tutta una giornata; stesso discorso vale per la neve o il freddo intenso. La loro pelle è molto simile alla nostra, pertanto necessita di attenzioni. Si abbronzano al sole proprio come noi umani e sono soggetti anche loro a scottature ed arrossamenti. La pelle pertanto va trattata con creme solari e va frequentemente idratata.
Sfatiamo pure il luogo comune che la pelle di questi cani emana un forte odore sgradevole, ovvio che non è così, anzi, visto l’uso ripetuto di creme protettive, la pelle profuma quasi sempre di queste essenze.
Nonostante queste doverose accortezze questi cani in compenso sono piuttosto resistenti ed anche abbastanza longevi, la vita media si aggira intorno ai 12-15 anni.
A questi cani piace molto camminare, passeggiare, per questo sono indubbiamente adatti a persone sportive. Se volete un cane che possa correre con voi, lo Xoloitzcuintle non vi deluderà!
Va usato il cappottino? Domanda frequente… In casa no, fuori se fa molto freddo è consigliabile.
Data la loro intelligenza, sono utilizzati anche per discipline cinofile sportive, in Canada e negli Stati uniti sono impiegati in prove di agility ad esempio.
Non sono evidenziate differenze caratteriali tra le tre taglie.
Ad ogni modo non è un cane per tutti; il proprietario ideale deve essere persona con polso fermo, possibilmente con buona esperienza cinofila. E’ pur sempre un cane primitivo, quindi non lo considererei una razza da principianti.
Vista la sua storia, la sua morfologia ed il suo carattere, è assolutamente sostenibile l’indiscussa ineguagliabilità di questa razza rispetto a qualunque altra, unicità che si evince in ogni sua parte anatomica.
Bisogna far molta attenzione a diffidare degli esemplari che evidenziano tratti troppo simili al Perro sin pelo del Perù (*FCI Standard n.310 / 13.08.2013), razza appartenente al medesimo gruppo dei “cani primitivi”, la quale per i profani può sembrare similare, ma che evidenzia differenze notevoli e perfettamente individuabili. Ci sono tanti Xolo che somigliano molto al Perro sin pelo, e questo è un aspetto grave e preoccupante, un “inquinamento genetico” che va arginato il più possibile.
Qual è l’attuale situazione della razza nel mondo?
In un mio viaggio in Messico, nella zona di Tlaxcala, Stato situato nella parte centro-meridionale del Paese, sono andato a visitare alcuni allevamenti di Xoloitzcuintle miniature, nei pressi del suggestivo sito archeologico di Teotihuacan, nella valle del Messico a circa 40 chilometri dalla moderna Città del Messico.
Siccome ero incuriosito da questa tipologia di cane, mi concessi questo giretto di ricognizione, nella speranza di vedere un po’ di soggetti e di comprendere meglio i loro metodi di allevamento.
Fu una esperienza molto istruttiva, nella quale, la persona che mi fece da guida, mi fornì spiegazioni significative ed assai interessanti.
Arrivato in un allevamento, mi stupì il fatto di vedere nelle ciotole, delle crocchette di Mais tostato pressato. Domandai il perché, e la guida mi spiegò che lo Xoloitzcuintle è l’unico cane al mondo in grado di metabolizzare completamente il granturco, alimentazione fornita già in epoche antiche; è risaputo infatti che i Maya e gli Aztechi ne coltivavano numerose varietà e lo somministravano a questi animali.
Ne dedussi che nella razza deve essersi creato un enzima che permette l’assimilazione di questo cereale autoctono di quei luoghi, un adattamento naturale a quella risorsa alimentare.
La razza tutt’oggi non è molto diffusa.
Negli Stati Uniti c’è una selezione rigorosa su questa razza, e vi sono certamente soggetti di ottimo livello.
Nel nord Europa vi sono diversi allevamenti. Pochi allevamenti in Europa centrale, Francia, Germania.
In Russia è più diffuso e vi sono centri di selezione che svolgono un lavoro ottimale. All’edizione del Campionato Mondiale canino F.C.I. svolta prima della pandemia da coronavirus, nel 2019 a Shanghai in Cina, furono proprio due esemplari di allevamento russo ad aggiudicarsi il titolo iridato.
Una razza difficile da vedere dunque. Una vera rarità dell’universo canino.
Io stesso, che frequento le esposizioni canine da una vita girando il mondo, ho potuto ammirarli pochissime volte, ma già 15 anni fa erano presenti in Europa. Ricordo di averli ammirati al Campionato Mondiale di Parigi nel 2011 (*World dog show Paris Villepinte – 9 luglio 2011), dove erano presenti non molti soggetti, ma di notevole tipicità, soprattutto di allevamenti messicani.
In Italia vi sono pochissimi allevamenti (*solo due, a quanto mi risulta, in Liguria ed in Piemonte) che hanno ottimi riproduttori. In Italia sono presenti tutte e tre le taglie di Xoloitzcuintle.
Le registrazioni annuali al Libro delle Origini Italiane (*L.O.I.) si aggirano intorno ai 10-15 soggetti, suddivisi nelle tre taglie. La razza pertanto in Italia è una piccolissima realtà, giustamente inserito dall’Ente Nazionale della cinofilia italiana, nell’elenco delle “razze poco rappresentate“, basti pensare che nell’ultimo decennio in Italia sono stati registrati solo 54 esemplari di Xoloitzcuintle (*15 nel 2019, 8 nel 2018, 12 nel 2017, 17 nel 2016, 0 nel 2015, 0 nel 2014, 1 nel 2013, 1 nel 2012, 0 nel 2011).
Detto ciò, c’è da considerare che la totalità degli esemplari diffusi nel mondo hanno comunque un comune denominatore: i ceppi messicani. Tutti derivano bene o male dalla loro patria d’origine, e ciò, come già accennato in precedenza, comporta notevoli problematiche di variabilità genetica.
Lo Xolo è sicuramente una razza sottovalutata da molti, una razza forse considerata troppo difficoltosa per il suo aspetto singolare, che può far intimorire i neofiti o coloro che la vorrebbero allevare.
Per fortuna, questo insolito “cane svestito”, non è mai stato preda delle tendenze.
Anche quando è apparso come personaggio in famosi film d’animazione (*vedi il famoso “Dante”, il simpatico cane del celebre “Coco” della Disney Pixar, che si svolge proprio in Messico), non ha mai fatto “il boom”, come è successo invece con altre razze.
Sono cani antichi, quindi poco “pasticciati” dalle mode, che troppe volte portano razze e varietà ad estremizzazioni o ad una deriva difficilmente reversibile.
Questo nello Xolo, per buona sorte, non è avvenuto. Ergo, una razza che merita grande rispetto.
Xoloitzcuintle è ancora sinonimo di morfologia arcaica, un vero e proprio scrigno di cultura e storicità, una viva testimonianza di quel che era un tempo laggiù, all’ombra delle grandi piramidi Azteche e Maya… un affresco vivente di un’antichità misteriosa, eredità di una lontana enigmatica civiltà perduta.
Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, giudice F.I.A.V., ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>