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di Fe­de­ri­co Vi­nat­tie­ri

Renee dwyer cane
Renee dwyer, fem­mi­na di pro­prie­tà di Ales­sio Al­ba­ne­se – foto © S.​R.​Dioguardi

Dal­l’O­lan­da con fu­ro­re“… po­trem­mo ini­zia­re così que­sto testo de­di­ca­to ad una razza par­ti­co­la­re, emer­gen­te, ma an­co­ra priva di quel­la no­to­rie­tà che me­ri­te­reb­be… quel­la fama ri­ser­va­ta, per ora, solo ad altre razze af­fi­ni.

Sto par­lan­do del Cane da Pa­sto­re Olan­de­se (*FCI Stan­dard n.223), quel chi­me­ri­co cane stria­to che da pochi anni ha fatto la sua com­par­sa nei ring ita­lia­ni.

Come sem­pre suc­ce­de quan­do ci si trova di fron­te al­l’i­gno­to, è ine­vi­ta­bi­le la de­to­na­zio­ne di aned­do­ti fol­clo­ri­sti­ci e di luo­ghi co­mu­ni, che ven­go­no di­vul­ga­ti per pas­sa­pa­ro­la e poi dati per certi.

E fu così che que­sto cane è di­ven­ta­to per i più, il “Ma­li­nois ze­bra­to”, “la pit­to­re­sca copia del Belga”, “il Pa­sto­re Iena”… e chi più ne ha più ne metta.

Ve­dia­mo quin­di di far chia­rez­za, so­prat­tut­to sulla sto­ria della razza e sulla sua in­con­fon­di­bi­le este­ti­ca.

Disc dog cane
Disc dog, con Sa­mue­le Ber­ta­gna – foto © Si­mo­ne Pi­le­ci

Si sa, nei Paesi Bassi son sem­pre stati bravi ad al­le­va­re… Da sem­pre gli olan­de­si si son di­stin­ti per qua­li­tà dei loro esem­pla­ri, non solo in ci­no­fi­lia, ma anche in sva­ria­te altre bran­che del set­to­re zoo­tec­ni­co: l’O­lan­da an­no­ve­ra tra i mi­glio­ri al­le­va­to­ri di ca­na­ri­ni, di uc­cel­li eso­ti­ci, di polli or­na­men­ta­li, di co­lom­bi, di ca­val­li, di co­ni­gli, ecc…

Que­sto da cosa è do­vu­to? Forse da una pre­di­spo­si­zio­ne ra­di­ca­ta nella tra­di­zio­ne di que­sto po­po­lo, forse da par­ti­co­la­ri con­di­zio­ni cli­ma­ti­che che hanno ri­chia­ma­to se­le­zio­ni ancor più dra­sti­che, op­pu­re da espe­rien­ze tra­man­da­te di ge­ne­ra­zio­ne in ge­ne­ra­zio­ne, ere­di­ta­te ed as­si­mi­la­te dai “nuovi” se­le­zio­na­to­ri, che hanno sa­pu­to far te­so­ro di tali co­gni­zio­ni ed abi­li­tà.

Fatto sta che tut­t’og­gi l’O­lan­da ha un posto d’o­no­re nel pal­co­sce­ni­co del gran­de set­to­re zoo­tec­ni­co. In molti rami che in­te­res­sa­no gli ani­ma­li d’al­le­va­men­to, al­l’al­le­va­to­re olan­de­se è ab­bi­na­to ora­mai un pro­ver­bia­le ste­reo­ti­po di “abile se­le­zio­na­to­re”.

Le razze ca­ni­ne olan­de­si sono un bel­l’e­sem­pio della loro de­strez­za nel riu­sci­re a fis­sa­re sin­go­la­ri ca­rat­te­ri, che dif­fe­ren­zia­no in­com­pa­ra­bi­li forme, co­lo­ri ed aspet­ti ca­rat­te­ria­li.

Sono 9 le razze ca­ni­ne ori­gi­na­rie dei Paesi Bassi, molto di­ver­se tra loro per ti­po­lo­gia, mor­fo­lo­gia, ta­glia, pelo, fun­zio­na­li­tà/at­ti­tu­di­ni. Un re­per­to­rio ri­dot­to quin­di, ma direi com­ple­to.

Lo Scha­pen­does, il cui com­pi­to era quel­lo di ra­du­na­re il greg­ge du­ran­te lo spo­sta­men­to; lo Sta­by­houn, un cane da cac­cia di uti­li­tà ge­ne­ra­le, con ec­cel­len­ti ca­pa­ci­tà di cat­tu­ra­re talpe; il Kooi­ke­rhon­d­je, cane che oggi è ora­mai da com­pa­gnia, ma che ve­ni­va molto usato per la cac­cia al­l’a­na­tra; L’Epa­gneul Olan­de­se di Drent, è un cane da ferma che la­vo­ra a una ve­lo­ci­tà re­la­ti­va­men­te bassa, in pros­si­mi­tà del suo pro­prie­ta­rio; lo Smou­shond olan­de­se, un cane da com­pa­gnia, di casa, ma che ve­ni­va anche usato per stare in stal­la con i ca­val­li; Il Cane Lupo di Saar­loos, razza che non ha mai avuto una vera at­ti­tu­di­ne, a parte spo­ra­di­che fun­zio­ni di cane guida per cie­chi, che ades­so è un vero e pro­prio cane da com­pa­gnia; il Mar­kie­sje, pic­co­lo cane da com­pa­gnia olan­de­se, dalle no­bi­li ori­gi­ni; il Wet­te­rhoun, cane una volta uti­liz­za­to per la cac­cia alla lon­tra, ades­so ad­de­stra­to come cane da cac­cia da la­vo­ro ed uti­liz­za­to come un re­trie­ver… ed in­fi­ne, “last but not least”, L’Hol­land­se her­der­shond, come viene chia­ma­to in lin­gua ori­gi­na­le… Dutch she­pherd dog, suo nome in­ter­na­zio­na­le… Cane da Pa­sto­re Olan­de­se, come lo chia­mia­mo noi.

Par­tia­mo dallo sfa­ta­re su­bi­to la di­ce­ria che si trat­ta di una “nuova razza”, ossia di una razza di re­cen­tis­si­ma crea­zio­ne; i dati di cui di­spo­nia­mo ci di­co­no l’op­po­sto.

La razza è stata ri­co­no­sciu­ta uf­fi­cial­men­te a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le, quin­di da parte della Fé­dé­ra­tion Cy­no­lo­gi­que In­ter­na­tio­na­le (*F.C.I.), il gior­no 11 mag­gio 1955.

Cucciolo di Cane da Pastore Olandese
Cuc­cio­lo di C. da Pa­sto­re Olan­de­se – foto © Elisa Za­ni­bo­ni

Se pren­dia­mo que­sto dato, e lo pa­ra­go­nia­mo alla data di re­gi­stra­zio­ne di altre razze, ci ac­cor­ge­re­mo su­bi­to che non è poi così gio­va­ne que­sta razza.

Noi in Ita­lia ab­bia­mo due razze da pa­sto­re, clas­si­fi­ca­te quin­di nel me­de­si­mo grup­po d’ap­par­te­nen­za del Pa­sto­re Olan­de­se, ossia il Cane da Pa­sto­re Ma­rem­ma­no-Abruz­ze­se (*FCI Stan­dard n.201), ed il Cane da Pa­sto­re Ber­ga­ma­sco (*FCI Stan­dard n.194). En­tram­be que­ste due razze, vanto della no­stra ci­no­fi­lia, sono state ri­co­no­sciu­te nel 1956, ossia un anno dopo il Pa­sto­re Olan­de­se. Uno dei più noti Pa­sto­ri fran­ce­si, il Pa­sto­re della Beuce (*FCI Stan­dard n.44) è  stato ri­co­no­sciu­to nel 1963, ben 8 anni dopo il Pa­sto­re Olan­de­se. Per­fi­no il Pa­sto­re Te­de­sco (*FCI Stan­dard n.166) è stato ri­co­no­sciu­to a li­vel­lo FCI nel ’55, stes­so anno del P.​Olandese. Il Bear­ded Col­lie (*FCI Stan­dard n.271), per for­ni­re un altro esem­pio, ha avuto il ri­co­no­sci­men­to de­fi­ni­ti­vo nel 1967, ben 12 anni dopo l’O­lan­de­se.
Se ciò non vi basta, pos­sia­mo af­fer­ma­re che lo stes­so Cane da Pa­sto­re Belga (*FCI Stan­dard n.15), nelle sue quat­tro va­rie­tà, è stato ri­co­no­sciu­to de­fi­ni­ti­va­men­te nel 1956, an­ch’es­so con un anno di ri­tar­do ri­spet­to al Dutch she­pherd dog.
Si­gni­fi­ca­ti­vi dun­que que­sti dati, che vanno su­bi­to a chia­ri­re che si trat­ta di una razza il cui iter se­let­ti­vo ini­ziò ben prima dei due gran­di con­flit­ti mon­dia­li.

Nei Paesi Bassi vi è sem­pre stato uno stret­to le­ga­me con la terra e con la pa­sto­ri­zia, e di con­se­guen­za vi è sem­pre stata l’e­si­gen­za di avere dei va­li­di au­si­lia­ri per le più sva­ria­te fun­zio­ni le­ga­te ad essa. Il cane da pa­sto­re è nel DNA del la­vo­ra­to­re olan­de­se, che da sem­pre lo af­fian­ca nella ge­stio­ne delle greg­gi, nei vari spo­sta­men­ti, nella loro pro­te­zio­ne, nel te­ne­re gli ovini al di fuori dei campi col­ti­va­ti.

Il cane dun­que, in quel­le zone, è da sem­pre usato come cane da pa­sto­re o sor­ve­glian­te di avi­co­li, ma anche per altre at­ti­tu­di­ni, come bo­va­ro ad esem­pio, quin­di per ra­du­na­re le vac­che, o come cane da guar­dia, ed anche per il trai­no dei car­ret­ti del latte. Vi era dun­que l’e­stre­ma ne­ces­si­tà di se­le­zio­na­re un cane ver­sa­ti­le, che po­tes­se in qual­che modo, ri­co­pri­re le più sva­ria­te fun­zio­ni. Ini­ziò la con­cre­ta se­le­zio­ne del Cane da Pa­sto­re Olan­de­se.

Al prin­ci­pio, come sem­pre ac­ca­de, fu ri­cer­ca­ta la fun­zio­na­li­tà più che l’o­mo­ge­nei­tà di tipo, per­tan­to ar­ri­vò pre­sto il de­si­de­rio di uni­for­ma­re tale se­le­zio­ne, con dei pa­ra­me­tri che po­tes­se­ro fis­sa­re anche trat­ti este­ti­ci, oltre a quel­li che pre­di­spo­ne­va que­sti cani al la­vo­ro.

Al­cu­ni nor­ma­li cit­ta­di­ni si riu­ni­ro­no nel 1898 e fon­da­ro­no il “Dutch She­pherd Dog Club” (*Ne­der­land­se Her­der­shon­den Club), il se­con­do più an­ti­co club dei Paesi Bassi, con l’o­biet­ti­vo di pre­ser­va­re que­sta razza come parte del loro pa­tri­mo­nio cul­tu­ra­le na­zio­na­le.

Ed ecco che il gior­no 12 giu­gno 1898, venne pub­bli­ca­to un primo stan­dard (*Per dare un ter­mi­ne di pa­ra­go­ne a noi ci­no­fi­li ita­lia­ni: in Ita­lia in que­gli anni era­va­mo a gli al­bo­ri della ci­no­fi­lia, basti pen­sa­re che la no­stra Ente Na­zio­na­le della Ci­no­fi­lia Ita­lia­na fu fon­da­ta nel 1882, il primo sog­get­to iscrit­to è un brac­co Ita­lia­no di nome “Falco” nato nel 1875, e nel 1897, ossia l’an­no pre­ce­den­te alla pub­bli­ca­zio­ne del primo stan­dard del Pa­sto­re Olan­de­se, in Ita­lia venne ra­ti­fi­ca­to il primo sta­tu­to del­l’E.N.C.I.).

Con l’av­ven­to del nuovo se­co­lo, e con il re­pen­ti­no avan­za­re del­l’in­du­stria, in Olan­da si ar­ri­vò a var­ca­re l’i­ni­zio del XX° se­co­lo con una no­te­vo­le di­mi­nu­zio­ne della pa­sto­ri­zia, e la cul­tu­ra ara­bi­le del­l’o­lan­de­se medio, si af­fie­vo­lì mol­tis­si­mo.

Ar­ri­vò pre­sto la que­stio­ne di come poter uti­liz­za­re que­sto tipo di cane il cui stan­dard era stato sta­bi­li­to da pochi anni.

I cani dalla loro si mo­stra­va­no dut­ti­li, si ade­gua­va­no con fa­ci­li­tà e de­strez­za a qua­lun­que tipo di la­vo­ro, per­tan­to le idee su come po­ter­li im­pie­ga­re non tar­da­ro­no a giun­ge­re. Cani po­li­ziot­to, cane da cerca e se­gui­to, cane guida per i cie­chi, que­ste le man­sio­ni più quo­ta­te per l’e­po­ca. La cosa che più li con­trad­di­stin­se però fu il fatto che mai e poi mai venne meno la loro pro­ver­bi­le di­me­sti­chez­za con le greg­gi, dote che man­ten­ne­ro inal­te­ra­ta.

Vi è una frase scrit­ta di un ap­pas­sio­na­to ci­no­fi­lo olan­de­se, ri­sa­len­te al 1910, nella quale si af­fer­ma, cito te­stual­men­te: “met een grote ge­li­j­ke­nis met de wolf”…. ossia tra­dot­to: “sono cani con una gran­de so­mi­glian­za con il lupo…” (*N.H.C., 2009).
Ov­via­men­te que­sto era del tutto opi­na­bi­le, ma è un altro aspet­to che mo­stra che l’o­lan­de­se aveva an­co­ra man­te­nu­to molte delle ca­rat­te­ri­sti­che dei suoi an­te­na­ti sel­va­ti­ci, so­prat­tut­to in me­ri­to alla sua fa­ci­li­tà di ap­pren­di­men­to, astu­zia e alla ca­pa­ci­tà di at­tri­bui­re un con­ve­nien­te si­gni­fi­ca­to pra­ti­co o con­cet­tua­le ai vari mo­men­ti del­l’e­spe­rien­za e della con­tin­gen­za.

L’in­tel­li­gen­za di que­sti cani non passò di certo inos­ser­va­ta, per cui ven­ne­ro adoc­chia­ti da co­lo­ro che si ci­men­ta­va­no in una di­sci­pli­na che, per quei tempi, nei Paesi Bassi era una no­vi­tà e stava di­ve­nen­do sem­pre più po­po­la­re, ossia l’ad­de­stra­men­to.

Nel frat­tem­po nel 1914, data che con­ci­de­rà con lo scop­pio della prima gran­de guer­ra, fu de­ci­so che que­sti cani, che an­no­ve­ra­va­no le più sva­ria­te co­lo­ra­zio­ni, in quan­to lo stan­dard non pre­ve­de­va nes­sun ob­bli­go sul man­tel­lo, do­ves­se­ro di­stin­guer­si una volta per tutte da razza che, al­lo­ra, si mo­stra­va­no si­mi­la­ri, come il già po­po­la­re Pa­sto­re Te­de­sco, e so­prat­tut­to il vi­ci­no Pa­sto­re Belga. Al­lo­ra si ar­ri­vò alla dra­sti­ca de­ci­sio­ne di am­met­te­re alla se­le­zio­ne fu­tu­ra solo i sog­get­ti con un man­tel­lo unico, in­con­fon­di­bi­le, che avreb­be ca­rat­te­riz­za­to la razza nel pre­sen­te e nel­l’av­ve­ni­re e che mai più avreb­be po­tu­to far ca­de­re in er­ro­re: il man­tel­lo “ti­gra­to“. Oltre al co­lo­re, per quan­to ri­guar­da la sua mor­fo­lo­gia, la razza è ri­ma­sta quasi in­va­ria­ta per più di un se­co­lo.

Ar­ri­va­ro­no gli anni della se­con­da guer­ra mon­dia­le, e la già pre­ca­ria pre­sen­za del Cane da Pa­sto­re Olan­de­se, no­te­vol­men­te ri­dot­ta dal­l’av­ven­to delle mo­der­ne tec­ni­che di al­le­va­men­to che non te­ne­va­no più conto della ne­ces­si­tà di que­sta razza, subì una ul­te­rio­re dra­sti­ca de­cre­sci­ta, che portò la razza quasi al­l’e­stin­zio­ne nel de­cen­nio tra il 1935 ed il 1945.

Vi sono te­sti­mo­nian­ze im­por­tan­ti su que­sto pe­rio­do. Per me­glio com­pren­de­re la gran­de po­lie­dri­ci­tà dei Pa­sto­ri Olan­de­si, de­si­de­ro ci­ta­re il caso em­ble­ma­ti­co di Ca­sper Wer­son, noto giu­di­ce co­lom­bo­fi­lo olan­de­se na­tu­ra­liz­za­to ita­lia­no, ades­so molto an­zia­no, il quale mi rac­con­tò della sua per­so­na­le espe­rien­za con que­sti cani. Wer­son vi­ve­va a Wa­ge­nin­gen-Hoog, un co­mu­ne nella città di Wa­ge­nin­gen, nei Paesi Bassi cen­tra­li, nella pro­vin­cia di Ghel­dria; al­l’e­tà di 4 anni, quin­di nel 1941, in piena guer­ra, cadde in acqua e ri­chiò di mo­ri­re, ma fu trat­to in salvo dal suo esem­pla­re di Pa­sto­re Olan­de­se, al quale era molto af­fe­zio­na­to, che pron­ta­men­te si gettò in suo soc­cor­so e gli salvò la vita. Du­ran­te i bom­bar­da­men­ti, Wer­son da bam­bi­no, era so­li­to stare sem­pre a con­tat­to con il suo cane, il quale lo sor­ve­glia­va mor­bo­sa­men­te, quan­do la madre si al­lon­ta­na­va.

La guer­ra pose fine ad una mi­ria­de di razze in Eu­ro­pa, solo dopo de­cen­ni re­cu­pe­ra­te in estre­mis da pic­co­le co­mu­ni­tà di al­le­va­to­ri che non si son dati per vinti e osti­na­ta­men­te ri­pri­sti­na­ro­no razze quasi per­du­te (*vedi esem­pio si­gni­fi­ca­ti­vo del no­stro Ma­sti­no Na­po­le­ta­no, re­cu­pe­ra­to nel do­po­guer­ra da Sol­da­ti, Scan­zia­ni ed altri gen­ti­luo­mi­ni na­po­le­ta­ni). Le razze olan­de­si, ancor più di altre, su­bi­ro­no i po­stu­mi della guer­ra; mi­glia­ia di sog­get­ti morti di fame o pre­cet­ta­ti e poi con­dot­ti dai te­de­schi sul fron­te o nei campi, come cani mi­li­ta­ri. Il ri­sul­ta­to di tutto que­sto fu la to­ta­le per­di­ta della stra­gran­de mag­gio­ran­za delle linee di san­gue esi­sten­ti fino al 1938.

Pas­sa­ta fi­nal­men­te la guer­ra, la vita ri­par­tì ed al­cu­ni al­le­va­to­ri si ac­cor­se­ro che vi erano dei su­per­sti­ti di que­sta razza, sog­get­ti sui quali si po­te­va an­co­ra la­vo­ra­re, con la spe­ran­za di un pos­si­bi­le ri­pri­sti­no di quel che era stato.

La va­ria­bi­li­tà ge­ne­ti­ca era ai mi­ni­mi ter­mi­ni. Gioco forza, ci fu bi­so­gno di in­se­ri­re “nuovo san­gue” per riat­ti­va­re una pos­si­bi­le se­le­zio­ne. Entrò in gioco il Cane da Pa­sto­re Belga Ma­li­nois, che venne in­se­ri­to e più volte im­pie­ga­to per ri­sta­bi­li­re una base se­let­ti­va con cui pro­gram­ma­re le fu­tu­re com­bi­na­zio­ni; ma que­sti in­cro­ci non per­du­ra­ro­no, poi­ché gli ac­qui­ren­ti di quei cuc­cio­li non ave­va­no gli stes­si obiet­ti­vi del Dutch Breed Club, che in­ter­ve­nì e fece in­ter­rom­pe­re l’in­se­ri­men­to del Ma­li­nois ed anche l’in­se­ri­men­to di altri cani di ori­gi­ne tut­t’og­gi sco­no­sciu­ta.

Renee dwyer cane femmina
Renee dwyer, fem­mi­na di pro­prie­tà di Ales­sio Al­ba­ne­se – foto © F.​Vinattie­ri

Nel 1955 il Cane da Pa­sto­re Olan­de­se venne di­chia­ra­ta “razza” a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le, ri­co­no­sciu­ta uf­fi­cial­men­te dalla F.C.I., ed in­clu­sa nel primo grup­po (*cani da pa­sto­ri e bo­va­ri).

Un anno da te­ne­re in con­si­de­ra­zio­ne è il 1959, anno nel quale fu­ro­no im­pie­ga­ti Pa­sto­ri Belga Lae­ke­nois, per espan­de­re la va­rie­tà “a pelo ru­vi­do“, il tutto con spe­cia­le per­mes­so del club di razza.

Ci sono vo­lu­ti anni per far sì che la razza rag­giun­ges­se quel­la omo­ge­ni­tà sod­di­sfa­cen­te e so­prat­tut­to per ar­ri­va­re ad un grado di po­po­la­ri­tà ac­cet­ta­bi­le.

Nel 1998 è stato pub­bli­ca­to il libro del cen­te­na­rio del club “Al­le­maal Hol­lan­ders” (*Dut­chies All), con in­for­ma­zio­ni sulla sto­ria, il ca­rat­te­re e la se­le­zio­ne dei Pa­sto­ri Olan­de­si, un testo com­ple­to dal quale si evin­ce molto bene l’or­go­glio del­l’O­lan­da nei con­fron­ti di que­sta razza.

Oggi il “Dutch Breed Club” (*af­fi­lia­to alla Raad van Be­heer op Ky­no­lo­gi­sch Ge­bied in Ne­der­land) in­co­rag­gia tutti i pro­prie­ta­ri che sod­di­sfa­no gli stan­dard mi­ni­mi di con­for­ma­zio­ne ad al­le­var­li e ven­go­no sta­bi­li­te delle linee guida, in modo da au­men­ta­re il loro nu­me­ro e di­ver­si­fi­ca­re il pool ge­ne­ti­co, pre­ser­van­do la sa­lu­te della razza.

Lo stan­dard è stato più volte re­vi­sio­na­to. L’ul­ti­mo tra­dot­to in ita­lia­no è la ver­sio­ne ri­sa­len­te al 28 lu­glio 2009, ed en­tra­to in vi­go­re il 21 ot­to­bre dello stes­so anno. Lo stan­dard poi è stato re­cen­te­men­te ri­pub­bli­ca­to dalla F.C.I. il 21 di­cem­bre 2019.

No­no­stan­te il suo pas­sa­to tu­bo­len­to ed in­cer­to, lo sta­tus quo della razza oggi è ras­si­cu­ran­te; si­cu­ra­men­te que­sto cane è in evi­den­te espan­sio­ne, sem­pre più ri­cer­ca­to ed ap­prez­za­to, so­prat­tut­to per sport ci­no­fi­li, per prove di la­vo­ro, ad­de­stra­men­to, ma anche per espo­si­zio­ni di bel­lez­za, è stato im­por­ta­to nella mag­gior parte dei Paesi eu­ro­pei, com­pre­sa l’I­ta­lia, dove la sue se­le­zio­ne ha rag­giun­to ot­ti­mi li­vel­li, ben­ché i cen­tri di se­le­zio­ni si con­ti­no an­co­ra sulle dita di una mano.

Il primo sog­get­to ad es­se­re stato im­por­ta­to in Ita­lia fu una fem­mi­na fulvo ti­gra­ta a pelo corto, di nome “Eclip­se-E’Au­ba­de Des Fonds De Gueu­le“, nata in Fran­cia il 18 gen­na­io 2009 (*LOF1B.​HOL.2338 – LOI122933), al­le­va­ta dal Sig. Jimmy Ca­za­las, poi ce­du­ta alla Sig.​ra Paola Bel­lei (*at­tua­le pro­prie­ta­rio Gina Fer­ra­ri).

La prima cuc­cio­la­ta su suolo ita­lia­no è stata re­gi­stra­ta nel mese di mag­gio del 2011.

In Ita­lia è an­co­ra con­si­de­ra­ta razza “rara”, e per­tan­to è stata in­clu­sa giu­sta­men­te nel­l’e­len­co delle “razze poco rap­pre­sen­ta­te“, in­sie­me anche ad altre di ori­gi­ne olan­de­se, come il Saar­loos wol­fhond ad esem­pio (*che più o meno conta gli stes­si nu­me­ri di na­sci­te annue).
Basti con­si­de­ra­re i nu­me­ri degli ul­ti­mi anni per ca­pi­re che il C.P.O. in Ita­lia è an­co­ra una pic­co­lis­si­ma real­tà; siamo sul­l’or­di­ne delle 50-60 na­sci­te/re­gi­stra­zio­ni an­nua­li in Ita­lia (*17 nel 2011; 11 nel 2021; 21 nel 2013; 26 nel 2014; 35 nel 2015; 30 nel 2016; 39 nel 2017; 62 nel 2018; 63 nel 2019), pra­ti­ca­men­te nien­te, a pa­ra­go­ne di razze come il Pa­sto­re Belga, che è sul­l’or­di­ne delle 1000 na­sci­te annue (*1046 nel 2019), o del re in­di­scus­so delle razze ca­ni­ne, il Pa­sto­re Te­de­sco, che in Ita­lia rag­giun­ge e su­pe­ra am­pia­men­te le 10.000 na­sci­te an­nua­li (*11070 nel 2019).

Nes­su­na delle razze olan­de­si rag­giun­ge nu­me­ri ele­va­ti nel no­stro Paese, con­si­de­ra­te “razze di nic­chia”, forse oscu­ra­te da altre più co­no­sciu­te e più pub­bli­ciz­za­te. Ad ogni modo il Cane da Pa­sto­re Olan­de­se at­trae sem­pre più ap­pas­sio­na­ti e que­sto cre­scen­te in­te­res­se ha dato l’in­put alla ri­chie­sta di af­fi­lia­zio­ne all’E.N.C.I. da parte della So­cie­tà Ita­lia­na Cane da Pa­sto­re Olan­de­se (S.I.P.O.), ap­pro­va­ta uf­fi­cial­men­te in data 12 gen­na­io 2022, e di­ve­nu­ta dun­que l’u­ni­ca As­so­cia­zio­ne Spe­cia­liz­za­ta uf­fi­cia­le di que­sta razza in Ita­lia.

Dopo que­sta sorta di strin­ga­to rac­con­to della sto­ria, dalla fine del XIX° se­co­lo fino al pre­sen­te, ab­bia­mo chia­ri­to quale sia stata la con­di­zio­ne che ha por­ta­to l’in­se­ri­men­to di altre razze nella se­le­zio­ne del Dutch she­pherd dog. Non è stata per­tan­to una vo­lon­tà o l’ir­re­fre­na­bi­le fre­ne­sia di spe­ri­men­ta­re il “cosa può venir fuori”, ma fu quasi una scel­ta ob­bli­ga­ta per il re­cu­pe­ro di que­sta ti­po­lo­gia di cane, re­cu­pe­ro che poi for­tu­na­ta­men­te ha avuto suc­ces­so. Ov­via­men­te mi ri­fe­ri­sco a scel­te sto­ri­che, non alla se­le­zio­ne di oggi, in cui, a quan­to pare, vi sono an­co­ra ahimè spo­ra­di­che im­mis­sio­ni di altre razze in al­cu­ne linee di san­gue (*gli ad­det­ti ai la­vo­ri sa­pran­no! La­scio a loro la pa­ro­la su tale ar­go­men­to…).

Per la sua sto­ria, per i suoi trat­ti ana­to­mi­ci, per la sua co­lo­ra­zio­ne, nes­su­no può af­fer­ma­re che la razza non abbia la sua uni­ci­tà.

Di­ver­si anni fa, Giu­lia­no Pas­si­gna­ni, noto giu­di­ce di or­ni­to­lo­gia e per­so­nag­gio di spic­co in quel set­to­re, mi disse que­sta frase che ha senza dub­bio va­len­za anche in am­bi­to ci­no­fi­lo: – “Una razza, quan­do è ve­ra­men­te degna di de­fi­nir­si tale, la si può ri­co­no­sce­re anche a cento metri di di­stan­za!”.
Per il Cane da Pa­sto­re Olan­de­se que­sto è tan­gi­bi­le.

Però, in virtù del fatto che sem­pre più di­la­ga­no le voci che vo­glio­no far pas­sa­re l’O­lan­de­se come “fo­to­co­pia ti­gra­ta” del Belga, vale la pena sof­fer­mar­si a ve­ri­fi­car­ne ana­lo­gie e dif­fe­ren­ze.
Pren­den­do in esame i due stan­dard e met­ten­do­li a con­fron­to, sal­ta­no su­bi­to al­l’oc­chio al­cu­ne dif­fe­ren­ze so­stan­zia­li.
(*userò tal­vol­ta le ab­bre­via­zio­ni C.P.O. per Cane da Pa­sto­re Olan­de­se e C.P.B. per Cane da Pa­sto­re Belga).

A primo ac­chi­to, le due razze, pos­so­no ap­pa­ri­re si­mi­la­ri, es­sen­do en­tram­be me­so­mor­fe/me­dio­li­nee e me­so­ce­fa­le, di ta­glia media e di medio peso. Non ap­pe­na si entra nel me­ri­to delle pro­por­zio­ni ana­to­mi­che, cade su­bi­to l’oc­chio sulle prime di­ver­gen­ze tra le due razze: Il Pa­sto­re Olan­de­se pre­sen­ta una lun­ghez­za del tron­co che su­pe­ra, anche se di poco, l’al­tez­za al gar­re­se… al con­tra­rio, il Pa­sto­re Belga ha un tron­co qua­dra­to, quin­di la mi­su­ra del­l’al­tez­za equi­va­le alla mi­su­ra che si de­ter­mi­na dalla punta della spal­la alla punta della na­ti­ca. Nel­l’O­lan­de­se lun­ghez­za del cra­nio e del muso sono ugua­li, nel Belga può es­se­re ugua­le o tal­vol­ta que­sta pro­por­zio­ne è a van­tag­gio del muso.
Ta­glia: men­tre nel C.P.O. vi sono pre­ci­si pa­ra­me­tri sulla ta­glia, ossia da 57 a 62 cm al gar­re­se per il ma­schio, da 55 a 60 cm al gar­re­se per la fem­mi­na… nel C.P.B. è ri­por­ta­ta nello stan­dard solo una mi­su­ra idea­le de­si­de­ra­bi­le, ossia 62 cm per il ma­schio, 58 cm per la fem­mi­na, con una tol­le­ran­za di 2 cm in meno o 4 cm in più.
Peso: nel C.P.B. sono ri­por­ta­ti pre­ci­si pa­ra­me­tri di peso, voce dello stan­dard che nel C.P.O. non è nean­che men­zio­na­ta.
Mi­su­re medie ana­to­mi­che: Nello stan­dard del C.P.B. vi sono poi tutta una serie di mi­su­ra­zio­ni medie idea­li (lun­ghez­za corpo, lun­ghez­za testa, lun­ghez­za muso) che nello stan­dard del C.P.O. non sono ci­ta­te.
La testa: nel C.P.O. deve avere la forma “di cuneo”, vista sia da sopra che di pro­fi­lo, con cra­nio piat­to e stop leg­ger­men­te mar­ca­to, muso con canna na­sa­le di­rit­ta e pa­ral­le­la alla
linea su­pe­rio­re della re­gio­ne cra­nia­le; nel C.P.B. è ret­ti­li­nea e ben ce­sel­la­ta, con fron­te ab­ba­stan­za ap­piat­ti­ta e stop mo­de­ra­to, muso che si as­sot­ti­glia gra­dual­men­te verso il tar­tu­fo, a forma di cono al­lun­ga­to.
Orec­chi: nel C.P.O. sono di media mi­su­ra; nel C.P.B. sono pic­co­li ed in­se­ri­ti alti e net­ta­men­te trian­go­la­ri.
Petto: nel C.P.O. ab­ba­stan­za ben svi­lup­pa­to; nel C.P.B. di media lar­ghez­za.
Coda: nel C.P.O. ar­ri­va al gar­ret­to; nel C.P.B. pre­fe­ri­bil­men­te deve sor­pas­sa­re il gar­ret­to.
Go­mi­ti: nel C.P.O. sono ben ade­ren­ti; nel C.P.B. non trop­po ade­ren­ti.
An­da­tu­ra: data la sua co­stru­zio­ne ten­den­te più al ret­tan­go­lo che al qua­dra­to, il C.P.O. è un clas­si­co trot­ta­to­re; il C.P.B. è un buon ga­lop­pa­to­re, anche se le sue an­da­tu­re abi­tua­li sono passo e trop­po.
Man­tel­lo: qui le dif­fe­ren­ze sono no­te­vo­li, sulle quali è do­ve­ro­so sof­fer­mar­si. Nel C.P.O. si con­ta­no tre dif­fe­ren­ti va­rie­tà di pelo (corto, lungo, ru­vi­do). Il “corto” è la va­rie­tà assai più dif­fu­sa, quel­la “clas­si­ca” ose­rei dire, tan­t’è che in Ita­lia, su 304 sog­get­ti re­gi­stra­ti nel Libro Ge­nea­lo­gi­co (*L.O.I.) dal 2011 al 2019, solo 1 sog­get­to ri­sul­ta a pelo lungo (*re­gi­stra­to nel 2016), e solo 1 sog­get­to ri­sul­ta a pelo ru­vi­do (*re­gi­stra­to nel 2019). Nel 2020/2021 qual­che altro esem­pla­re di que­ste due va­rie­tà più in­fre­quen­ti, ha fatto il suo in­gres­so nel no­stro Paese.

De­scri­ven­do­li ra­pi­da­men­te no­tia­mo che: il pelo corto pre­sen­ta su tutto il corpo il pelo è piut­to­sto duro, stret­ta­men­te ade­ren­te, non trop­po corto, con un sot­to­pe­lo la­no­so; col­la­re, “cu­lot­te” e fran­ge alla coda sono chia­ra­men­te evi­den­ti. Il pelo lungo pre­sen­ta su tutto il corpo pelo al­lun­ga­to, di­rit­to e ben ade­ren­te, ru­vi­do al tatto, senza ric­cio­li o onde, e con un sot­to­pe­lo la­no­so; ben de­fi­ni­ti col­la­re e “cu­lot­te”; coda ab­bon­dan­te­men­te ri­co­per­ta di pelo; testa, orec­chi, piedi e anche gli arti po­ste­rio­ri al di sotto del gar­ret­to sono ri­co­per­ti di pelo corto e fitto; la zona po­ste­rio­re degli an­te­rio­ri mo­stra pelo for­te­men­te svi­lup­pa­to, che di­ven­ta più corto verso i piedi (fran­ge); nien­te fran­ge agli orec­chi. La va­rie­tà a pelo ru­vi­do pre­sen­ta un fitto, ru­vi­do pelo scom­pi­glia­to con la­no­so e denso sot­to­pe­lo su tutto il corpo, tran­ne la testa; il pelo do­vreb­be es­se­re fitto; il lab­bro su­pe­rio­re e quel­lo in­fe­rio­re do­vreb­be­ro es­se­re ben guar­ni­ti di pelo, for­man­do baffi e barba e due ben de­fi­ni­te, ru­vi­de so­prac­ci­glia ispi­de sono ben evi­den­ti ma non esa­ge­ra­te; il pelo delle fran­ge non è mor­bi­do; il pelo sul cra­nio e sulle guan­ce è meno for­te­men­te svi­lup­pa­to; di pro­fi­lo sem­bra che la testa abbia un aspet­to più qua­dra­to; si de­si­de­ra­no “cu­lot­te” molto svi­lup­pa­te; la coda è ri­co­per­ta di pelo tut­t’at­tor­no; la ti­gra­tu­ra può es­se­re meno pro­nun­cia­ta a causa del man­tel­lo scom­pi­glia­to; il pelo ru­vi­do do­vreb­be es­se­re strip­pa­to a mano in media due volte al­l’an­no.
Per quan­to ri­guar­da il co­lo­re, nel Pa­sto­re Olan­de­se non c’è che il Ti­gra­to. Il co­lo­re di base è do­ra­to o ar­gen­to; il do­ra­to può va­ria­re dal color sab­bia chia­ro al rosso ca­sta­no; la ti­gra­tu­ra è pre­sen­te chia­ra­men­te su tutto il corpo, nel col­la­re, ”cu­lot­te” e coda; trop­po nero è in­de­si­de­ra­bi­le; è pre­fe­ri­bi­le una ma­sche­ra nera; se vi è la pre­sen­za di pe­san­ti chiaz­ze bian­che su petto o piedi, que­ste non sono de­si­de­ra­bi­li.
Nel Pa­sto­re Belga vi sono ben quat­tro dif­fe­ren­ti va­rie­tà (Groe­nen­dael, Ter­vue­ren, Ma­li­nois e Lae­ke­nois), con­si­de­ra­te non come dif­fe­ren­ti razze (*ma quasi!), le quali sono giu­di­ca­te se­pa­ra­ta­men­te (*sin­go­la­re que­sta scel­ta di non scin­de­re in razze di­ver­se le 4 va­rian­ti, come in­ve­ce è av­ve­nu­to con sva­ria­te altre razze come il no­stro Se­gu­gio ita­lia­no, per fare un esem­pio a noi fa­mi­lia­re, di­vi­so in due razze, con dif­fe­ren­ti ti­po­lo­gia di pelo). In tutte e quat­tro le va­rie­tà il pelo deve es­se­re sem­pre denso, fitto e di buona tes­si­tu­ra, for­man­do con il sot­to­pe­lo la­no­so una ec­cel­len­te co­per­tu­ra pro­tet­tri­ce. Anche per il co­lo­re vi sono elen­ca­ti nello stan­dard del C.P.B. esat­ti ab­bi­na­men­ti a se­con­da delle va­rie­tà del pelo. Omet­to di pro­po­si­to la de­scri­zio­ne di ogni sin­go­la va­rie­tà di Pa­sto­re Belga, poi­ché non at­ti­nen­te al tema di que­sto testo, basti però te­ne­re a mente che è as­so­lu­ta­men­te im­pos­si­bi­le con­fon­de­re il man­tel­lo del Cane da Pa­sto­re olan­de­se, nelle sue tre va­rie­tà, con un qua­lun­que esem­pla­re di Pa­sto­re Belga, qua­lun­que sia la ti­po­lo­gia di pelo.
Degno di nota è anche l’e­len­co dei di­fet­ti eli­mi­na­to­ri, ossia i fa­mi­ge­ra­ti “di­fet­ti da squa­li­fi­ca”: nello stan­dard del C.P.O. sono so­stan­zial­men­te quat­tro, ossia la man­can­za di ti­pi­ci­tà, evi­den­ti pro­ble­ma­ti­che ca­rat­te­ria­li (ag­gres­si­vi­tà o esa­ge­ra­ta ti­mi­dez­za), ano­ma­lie fi­si­che, ed ov­via­men­te il mo­nor­chi­di­smo/crip­tor­chi­di­mo (*que­sti ul­ti­mi come in tutte le razze ca­ni­ne). Nel C.P.B. vi è un lun­ghis­si­mo elen­co di pos­si­bi­li di­fet­ti, ma quel­li eli­mi­na­to­ri sono dieci, e ri­guar­da­no le ano­ma­lie ca­rat­te­ria­li, ati­pi­ci­tà, di­fet­ti di den­ta­tu­ra, de­pig­men­ta­zio­ne, por­ta­men­to orec­chi, por­ta­men­to coda, man­tel­lo, co­lo­ra­zio­ne, di­fet­ti di ta­glia e ano­ma­lie del­l’ap­pa­ra­to ge­ni­ta­le.
C’è da tener pre­sen­te che men­tre nel C.P.B. gli ac­cop­pia­men­ti tra va­rie­tà sono proi­bi­ti, tran­ne in casi ec­ce­zio­na­li (*Pa­ri­gi, 1974); nel C.P.O. in al­cu­ni casi sono pos­si­bi­li, in­fat­ti esi­sto­no già da tempo al­cu­ni test ge­ne­ti­ci per in­di­vi­dua­re i sog­get­ti por­ta­to­ri dei geni re­ces­si­vi di va­rie­tà di pelo di­ver­sa, per poter ot­ti­miz­za­re le se­le­zio­ni, pro­gram­man­do le giu­ste com­bi­na­zio­ni.

Oggi, il Cane da Pa­sto­re Olan­de­se è una razza im­pie­ga­ta nei più sva­ria­ti set­to­ri: disc dog, agi­li­ty, obe­dien­ce, mon­dio­ring, IPO, NHAT, dog en­du­ran­ce, ca­ni­cross, bi­ke­jo­ring, scoo­te­r­jo­ring, espo­si­zio­ni di bel­lez­za.

Dun­que, è pa­le­se che la razza abbia man­te­nu­to, oltre al fe­no­ti­po, anche quel­la fles­si­bi­li­tà com­por­ta­men­ta­le e pra­ti­ca, che sem­pre l’ha con­trad­di­stin­ta… spe­cia­li ca­pa­ci­tà di pre­di­spo­si­zio­ne men­ta­le ed ac­qui­si­zio­ne di no­zio­ni atte al la­vo­ro, che do­vran­no es­se­re man­te­nu­te nel tempo, gra­zie ad una se­le­zio­ne ri­go­ro­sa, senza però mai per­de­re di vista il “tipo”… anche l’I­ta­lia si sta im­pe­gnan­do per far sì che que­sto ac­ca­da.

Cane da Pastore Olandese varietà colore
Le tre va­rie­tà di pelo di Cane da Pa­sto­re Olan­de­se (fonte: https://​www.​licg.​nl)

Fe­de­ri­co Vi­nat­tie­ri è un ap­pas­sio­na­to al­le­va­to­re ci­no­fi­lo, giu­di­ce F.I.A.V., or­ni­to­fi­lo e avi­col­to­re (ti­to­la­re Al­le­va­men­to di Fos­som­bro­ne – www.​dif​osso​mbro​ne.​ithttp://​lupi.​dif​osso​mbro​ne.​ithttp://​ornitologia.​dif​osso​mbro​ne.​it). Cur­ri­cu­lum vitae >>>

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