Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Gen­na­ro Pi­sciot­ta

 Pomodoro Corbarino
Po­mo­do­ro Cor­ba­ri­no

Po­mo­do­ro Cor­ba­ri­no e le­ga­mi con il ter­ri­to­rio

II po­mo­do­ro (So­la­num ly­co­per­si­com, Fa­mi­glia So­la­na­ceae) ar­ri­vò in Eu­ro­pa dal Mes­si­co tra­mi­te i semi che, por­ta­ti da co­lo­ni e mis­sio­na­ri, giun­se­ro in Spa­gna nel 1532, la prima at­te­sta­zio­ne in spa­gno­lo della pa­ro­la to­ma­te. Nel­l’an­no 1596 giun­ge in Ita­lia e, dopo una ven­ti­na di anni, al Me­ri­dio­ne, ove trovò le con­di­zio­ni cli­ma­ti­che fa­vo­re­vo­li, dove si ha il vi­rag­gio del suo co­lo­re dal­l’o­ri­gi­na­rio e ca­rat­te­ri­sti­co oro, che diede ap­pun­to il nome alla pian­ta, al­l’a­ran­cio­ne-ros­so, con bac­che più gran­di, che in­vo­glia­ro­no i po­ve­ris­si­mi con­ta­di­ni ed il po­po­lo a con­su­mar­li. E bene fe­ce­ro: crudi o cotti, in salsa o frit­ti nel­l’o­lio, nelle mi­ne­stre e nelle zuppe, i me­ri­dio­na­li in­co­min­cia­ro­no ad as­sa­po­ra­re il po­mo­do­ro quasi un se­co­lo prima di tutti gli altri Eu­ro­pei, gra­zie a se­le­zio­ni e in­ne­sti suc­ces­si­vi.

La pa­tria adot­ti­va del po­mo­do­ro fu la Cam­pa­nia: sto­ri­ca­men­te è sem­pre stata tra le aree dove la col­ti­va­zio­ne di que­sta so­la­na­cea an­nua­le si dif­fu­se, co­sti­tuen­do un im­por­tan­te ha­bi­tat di pro­du­zio­ni ti­pi­che au­toc­to­ne di alto va­lo­re di qua­li­tà, si sono pla­sma­ti ge­ne­ti­ca­men­te negli anni per ibri­da­zio­ni spon­ta­nee e/o mu­ta­zio­ni e suc­ces­si­ve se­le­zio­ni ope­ra­te, spon­ta­nee o me­dia­te dai col­ti­va­to­ri.

Nel­l’a­rea di in­fluen­za ge­ne­ti­ca di tale azio­ne com­bi­na­ta an­tro-eco­lo­gi­ca in un de­ter­mi­na­to ha­bi­tat, rien­tra l’E­co­ti­po Cor­ba­ri­no, col­ti­va­to nella zona a ca­val­lo tra la pro­vin­cia di Na­po­li e Sa­ler­no, nei Co­mu­ni ri­ca­den­ti, quasi del tutto, nella pe­ri­me­tra­zio­ne ter­ri­to­ria­le del Parco Re­gio­na­le dei Monti Lat­ta­ri.

Que­sta so­la­na­cea viene pro­dot­ta sui fian­chi delle col­li­ne e\o dei ter­raz­za­men­ti, su pic­co­le su­per­fi­cie, che sa­reb­be me­glio chia­ma­re “faz­zo­let­ti di terra” da im­pre­se fa­mi­lia­ri; in­fat­ti il suo ha­bi­tat agroe­co­lo­gi­co è quel­la delle pen­di­ci dei monti Lat­ta­ri, sia sul ver­san­te co­stie­ro (Co­stie­ra amal­fi­ta­na, Pe­ni­so­la sor­ren­ti­na) sia sul ver­san­te in­ter­no (con­fi­ne sud della valle del Sarno). La ge­ne­si del suo nome è le­ga­ta al Co­mu­ne di Cor­ba­ra, che venne ci­ta­to per la prima volta, con il nome di “Cor­va­ra” o “Cor­ba­ru” nel no­vem­bre del 1010 in un atto del Codex di­plo­ma­ti­cus Ca­ven­sis (Va­ro­ne, As­set­to e to­po­no­ma­sti­ca di Nu­ce­ria in età lon­go­bar­da).

Da quan­to detto è stret­to il le­ga­me col ter­ri­to­rio, con la sua sto­ria, la sua cul­tu­ra che com­pon­go­no, come un puzz­le, l’ec­cel­len­za di un pro­dot­to ti­pi­co e di nic­chia.

Nel­l’am­bi­to del grup­po “Eco­ti­po Cor­ba­ri­no”, che pren­de il nome dal Co­mu­ne di Cor­ba­ra, sono in­clu­si fe­no­ti­pi si­mi­li di di­ver­sa pro­ve­nien­za di area geo­gra­fi­ca, ma ge­ne­ti­ca­men­te iden­ti­ci, tra cui ri­cor­dia­mo “Crua­re­se” (Cor­ba­re­se, di Cor­ba­ra), “No­ce­re­se” (di No­ce­ra), “Mar­za­ne­se” (di S. Mar­za­no), “Ton­di­no”, “Corto” ecc., e te­sti­mo­nia­no l’an­ti­co le­ga­me con il ter­ri­to­rio e le tra­di­zio­na­li­tà della ge­stio­ne col­tu­ra­le del Cor­ba­ri­no.

Vista l’e­stre­ma fram­men­ta­rie­tà degli ap­pez­za­men­ti col­ti­va­ti, che sono di pic­co­le su­per­fi­cie (co­sid­det­ti faz­zo­let­ti di terra), da im­pre­se fa­mi­lia­ri, di con­se­guen­za ri­sul­ta molto dif­fi­ci­le pe­ri­me­tra­re un’a­rea­le di col­ti­va­zio­ne ben de­fi­ni­to.

La mi­ni­ma su­per­fi­cie media pre­sen­ta un qua­dro com­ples­si­vo con un este­so fe­no­me­no di fram­men­ta­zio­ne e pol­ve­riz­za­zio­ne azien­da­le, sul to­ta­le del nu­me­ro delle azien­de si ha che 80 su 100 sono a con­du­zio­ne di­ret­ta e fa­mi­lia­re con pic­co­le esten­sio­ni, come ab­bia­mo detto dei veri e pro­pri “faz­zo­let­ti” di terra”.

Da ri­le­va­zio­ni svol­te sui luo­ghi de quo e con­tat­ti con azien­de col­ti­va­tri­ci della zona, sono giun­to alla con­tez­za del­l’i­po­te­si che i co­mu­ni dove si hanno pro­du­zio­ni dello “Eco­ti­po Cor­ba­ri­no”, pro­ve­nien­te da se­men­te:

  • au­to­pro­dot­ta dagli agri­col­to­ri;
  • che fa parte del ger­mo­pla­sma della Banca Dati del Crea, crea­ta gra­zie al pro­get­to P.S.R. 2014-2020 – Ti­po­lo­gia 10.2.1 – Con­ser­va­zio­ne delle ri­sor­se ge­ne­ti­che au­toc­to­ne a tu­te­la della bio­di­v­er­si­tà della Re­gio­ne Cam­pa­nia (Pro­get­to A.B.C. Agro­bio­di­ver­si­tà Cam­pa­na)
  • del­l’E­len­co Re­gio­na­le dei Col­ti­va­to­ri Cu­sto­di (isti­tui­to con D.R.R. del n. 8 del 29\07\2017)

è li­mi­ta­to ai co­mu­ni di Cor­ba­ra, Pi­mon­te, Gra­gna­no, Let­te­re, Age­ro­la. Negli altri co­mu­ni elen­ca­ti nella P.A.T. si col­ti­va­no se­men­ti se­le­zio­na­te ibri­de, con ca­rat­te­ri­sti­che di­ver­se dallo “Eco­ti­po Cor­ba­ri­no”, con pro­du­zio­ni che nel primo caso sono di ~ Kg.1\pian­ta e nel se­con­do caso di kg.2-3\pian­ta.

Pomodoro Corbarino
Po­mo­do­ro Cor­ba­ri­no di­spo­sto a file con ir­ri­ga­zio­ne a goc­cia

De­scri­zio­ne della si­tua­zio­ne nor­mo-le­gi­sla­ti­va

Il Po­mo­do­ro Cor­ba­ri­no è un pro­dot­to di nic­chia che è stato in­se­ri­to nel­l’e­len­co dei P.A.T (Pro­du­zio­ni Agroa­li­men­ta­ri Ti­pi­che) della Re­gio­ne Cam­pa­nia.

I P.A.T ( Pro­dot­ti Agroa­li­men­ta­ri Tra­di­zio­na­li) sono pro­dot­ti in­clu­si in un ap­po­si­to elen­co, isti­tui­to dal Mi­ni­ste­ro delle po­li­ti­che agri­co­le, ali­men­ta­ri e fo­re­sta­li (M.I.P.A.A.F.) con la col­la­bo­ra­zio­ne delle Re­gio­ni, a norma del Dlgs. 173/98 che al­l’art.8 re­ci­ta “Per l’in­di­vi­dua­zio­ne dei “pro­dot­ti tra­di­zio­na­li”, le pro­ce­du­re delle me­to­di­che di la­vo­ra­zio­ne, con­ser­va­zio­ne e sta­gio­na­tu­ra il cui uso ri­sul­ta con­so­li­da­to dal tempo, sono pub­bli­ca­te con de­cre­to del Mi­ni­stro per le po­li­ti­che agri­co­le, d’in­te­sa con il Mi­ni­stro del­l’in­du­stria, del com­mer­cio e del­l’ar­ti­gia­na­to, e con la Con­fe­ren­za per­ma­nen­te per i rap­por­ti tra lo Stato, le re­gio­ni e le pro­vin­ce au­to­no­me di Tren­to e di Bol­za­no. Le re­gio­ni e le pro­vin­ce au­to­no­me di Tren­to e di Bol­za­no, entro 6 mesi dalla sud­det­ta pub­bli­ca­zio­ne pre­di­spon­go­no, con pro­pri atti, l’e­len­co dei “pro­dot­ti tra­di­zio­na­li”.

L’ag­gior­na­men­to e la pub­bli­ca­zio­ne an­nua­le del­l’e­len­co sono a cura del Mi­ni­ste­ro che ha anche il com­pi­to di pro­muo­ver­ne la co­no­scen­za a li­vel­lo na­zio­na­le e al­l’e­ste­ro. Nel 2019 in Ita­lia sono pre­sen­ti 5.128 pro­dot­ti PAT, e la re­gio­ne che de­tie­ne il mag­gior nu­me­ro di PAT è la Cam­pa­nia, con 531 spe­cia­li­tà re­gi­stra­te.

Il Mi­paaf ha de­ci­so di pun­ta­re net­ta­men­te su set­to­ri di nic­chia, va­lo­riz­zan­do i pro­dot­ti tra­di­zio­na­li in cui pro­dot­ti agri­co­li o del­l’al­le­va­men­to ve­ni­va­no la­vo­ra­ti se­con­do an­ti­che ri­cet­te, con il se­guen­te re­qui­si­to:

“…ot­te­nu­ti con me­to­di di la­vo­ra­zio­ne, con­ser­va­zio­ne e sta­gio­na­tu­ra con­so­li­da­ti nel tempo, omo­ge­nei per tutto il ter­ri­to­rio in­te­res­sa­to, se­con­do re­go­le tra­di­zio­na­li, per un pe­rio­do non in­fe­rio­re ai ven­ti­cin­que anni”

Nella Re­gio­ne Cam­pa­nia (D.G.R.n.570\2016) la ri­chie­sta di in­se­ri­men­to di nuove ti­po­lo­gie di pro­dot­to tra­di­zio­na­le o l’ag­gior­na­men­to e/o l’ap­pro­fon­di­men­to delle sche­de dei pro­dot­ti già pre­sen­ti, va inol­tra­ta alla Re­gio­ne Cam­pa­nia – Di­re­zio­ne Ge­ne­ra­le per le Po­li­ti­che Agri­co­le Ali­men­ta­ri e Fo­re­sta­li – UOD Tu­te­la della qua­li­tà, trac­cia­bi­li­tà dei pro­dot­ti agri­co­li e zoo­tec­ni­ci ser­vi­zi di svi­lup­po agri­co­loIl Mi­paaf ha de­le­ga­to tali com­pi­ti alle re­gio­ni, man­te­nen­do però un ruolo di con­trol­lo e quel­lo della te­nu­ta uf­fi­cia­le del­l’e­len­co na­zio­na­le delle PAT. e la sud­di­vi­sio­ne per re­gio­ni e pro­vin­ce au­to­no­me e per la ca­te­go­ria mer­ceo­lo­gi­ca (pro­dot­ti lat­tie­ro-ca­sea­ri, pro­dot­ti a base di carne, pro­dot­ti or­to­frut­ti­co­li e ce­rea­li, pro­dot­ti da forno e dol­cia­ri, be­van­de al­co­li­che, di­stil­la­ti).

La do­man­da per l’in­se­ri­men­to e/o mo­di­fi­ca di PAT nel­l’e­len­co re­gio­na­le può es­se­re pre­sen­ta­ta da pri­va­ti cit­ta­di­ni o da rap­pre­sen­tan­ti le­ga­li di Enti pub­bli­ci o pri­va­ti, ti­to­la­re/rap­pre­sen­tan­te le­ga­le di ditte in­di­vi­dua­li o so­cie­tà o con­sor­zi re­gi­stra­ti uti­liz­zan­do l’ap­po­si­to mo­del­lo che sarà di­spo­ni­bi­le

Nel mo­del­lo l’i­den­ti­fi­ca­zio­ne del pro­dot­to av­vie­ne at­tra­ver­so in­for­ma­zio­ni re­la­ti­ve a:

de­scri­zio­ne del pro­dot­to

  • det­ta­glia­ta de­scri­zio­ne delle me­to­di­che di la­vo­ra­zio­ne
  • det­ta­glia­ta de­scri­zio­ne di stru­men­ti ed at­trez­za­tu­re e lo­ca­li uti­liz­za­ti per la pro­du­zio­ne/sta­gio­na­tu­ra pro­du­zio­ne in atto
  • os­ser­va­zio­ni sulla tra­di­zio­na­li­tà, omo­ge­nei­tà della dif­fu­sio­ne e pro­tra­zio­ne del tempo del pro­ces­so pro­dut­ti­vo
  • ul­te­rio­ri in­for­ma­zio­ni (fonti bi­blio­gra­fi­che, do­cu­men­ti sto­ri­ci, ci­ta­zio­ni in let­te­ra­tu­ra, etc.).

Alla do­man­da deve es­se­re al­le­ga­ta ido­nea do­cu­men­ta­zio­ne che at­te­sti la pre­sen­za del pro­dot­to sul ter­ri­to­rio da al­me­no 25 anni.

Per con­sen­ti­re l’ag­gior­na­men­to an­nua­le del­l’e­len­co na­zio­na­le dei PAT, le do­man­de do­vran­no per­ve­ni­re entro il 28 feb­bra­io di ogni anno.

De­scri­zio­ne del­l’a­rea­le di col­ti­va­zio­ne se­con­do il Di­sci­pli­na­re della PAT

In que­sto pa­ra­gra­fo si de­scri­ve­ran­no, del­l’a­rea­le di pro­du­zio­ne del­l’E­co­ti­po Cor­ba­ri­no, le in­te­ra­zio­ni tra ca­rat­te­ri fi­si­ci e bio­lo­g­i­ci del­l’am­bien­te, che crea­no le   ca­rat­te­ri­sti­che di­stin­ti­ve per que­sto pro­dot­to che ha ori­gi­ne in que­st’a­rea con spe­ci­fi­ci­tà di suolo, di clima, di pae­sag­gio e di bio­di­v­er­si­tà. Po­trem­mo sin­te­tiz­za­re il tutto nel ter­mi­ne l’a­groe­co­lo­gia di que­sta so­la­na­cea.

Il ter­ri­to­rio in­te­res­sa­to alla pro­du­zio­ne

Pro­vin­cia di Na­po­li: Pog­gio­ma­ri­no, Stria­no, Pom­pei, Let­te­re, Gra­gna­no, Pi­mon­te, Age­ro­la, S. An­to­nio Abate, S. Maria La Ca­ri­tà, Ca­stel­lam­ma­re di Sta­bia, Vico Equen­se, Sor­ren­to, Massa Lu­bren­se

Pro­vin­cia di Sa­ler­no: Cor­ba­ra, S. Egi­dio del Monte Al­bi­no, Angri, Sca­fa­ti, Pa­ga­ni, S. Mar­za­no sul Sarno, S. Va­len­ti­no Torio, No­ce­ra In­fe­rio­re, No­ce­ra Su­pe­rio­re, Roc­ca­pie­mon­te, Ca­stel S. Gior­gio, Mer­ca­to S. Se­ve­ri­no, Sarno, Siano, Ba­ro­nis­si, Fi­scia­no, Fu­ro­re, Ra­vel­lo, Scala, Amal­fi, Ma­io­ri, Tra­mon­ti, Cava dei Tir­re­ni, Bra­ci­glia­no

Pro­vin­cia di Avel­li­no: Mon­to­ro In­fe­rio­re e Mon­to­ro Su­pe­rio­re

Zona di Produzione della P.A.T. “Corbarino”
Im­ma­gi­ne trat­ta da Goo­gle Heart dei Co­mu­ni della Zona di Pro­du­zio­ne della P.A.T. “Cor­ba­ri­no”

I co­mu­ni della Pro­vin­cia di Na­po­li dal punto di vista pe­do­ge­ne­ti­co rien­tra­no nel si­ste­ma dei suoli dei ri­lie­vi cal­ca­rei con co­per­tu­re pi­ro­cla­sti­che com­pren­den­te le aree mon­tuo­se dei Monti Lat­ta­ri della Pe­ni­so­la Sor­ren­ti­na, di ec­ce­zio­na­le va­len­za am­bien­ta­le e pae­sag­gi­sti­ca ca­rat­te­riz­za­ti da eco­si­ste­mi agra­ri di ele­va­ta pro­dut­ti­vi­tà. Nel suo in­sie­me que­sto si­ste­ma com­pren­de suoli con ele­va­to grado di dif­fe­ren­zia­zio­ne sotto co­per­tu­ra ve­ge­ta­le for­ma­ti da col­tri pi­ro­cla­sti­che che ri­co­pro­no la roc­cia cal­ca­rea. Dal punto di vista della tas­so­no­mia pe­do­lo­gi­ca ap­par­ten­go­no al­l’Or­di­ne degli An­di­soil (dal giap­po­ne­se “an do”, cioè suolo nero); si trat­ta di suoli non rin­no­va­bi­li e le per­di­te di suolo per ero­sio­ne com­por­ta­no per­tan­to una de­gra­da­zio­ne ir­re­ver­si­bi­le della fer­ti­li­tà del­l’e­co­si­ste­ma, ne con­se­gue la ne­ces­si­tà di una ra­zio­na­le ge­stio­ne di que­sti eco­si­ste­mi, con­ci­lian­do l’u­ti­liz­zo pro­dut­ti­vo con gli aspet­ti am­bien­ta­li e pae­sag­gi­sti­ci, come la crea­zio­ne di ter­raz­za­men­ti e ci­glio­na­men­ti.

Carta dei suoli
Carta dei Suoli (Fonte Cen­tro Na­zio­na­le di Car­to­gra­fia Pe­do­lo­gi­ca – Estrat­ta da Carta Pe­do­lo­gi­ca Suoli Ita­lia 1:100.000 – 2012)

Le si­ste­ma­zio­ni agra­rie tra­di­zio­na­li svol­go­no con ef­fi­ca­cia il com­pi­to di pre­ser­va­re il i suoli dal­l’e­ro­sio­ne idri­ca dif­fu­sa ed ac­ce­le­ra­ta, di­vie­ne in tal modo pos­si­bi­le at­tua­re or­di­na­men­ti pro­dut­ti­vi con agru­mi, olivo con­so­cia­te ad or­ti­ve, pos­sia­mo senza tema di smen­ti­ta di “agri­col­tu­ra eroi­ca”. Que­sto mo­del­lo d’uso del ter­ri­to­rio è di ine­sti­ma­bi­le im­por­tan­za pae­sag­gi­sti­ca e con­ser­va­ti­va, sta pro­muo­ven­do pro­gram­mi di va­lo­riz­za­zio­ne e ti­piz­za­zio­ne delle pre­gia­te pro­du­zio­ni lo­ca­li, come il po­mo­do­ro Cor­ba­ri­no.

Geo­lo­gi­ca­men­te sono pre­sen­ti rocce cal­ca­ree for­ma­ti­si per schiac­cia­men­to du­ran­te il Mio­ce­ne ed il Qua­ter­na­rio (ul­ti­mi 2 mi­lio­ni di anni). In­fat­ti sì no­ta­no il po­si­zio­na­men­to delle  stes­se sui ver­san­ti ver­ti­ca­li della co­stie­ra amal­fi­ta­na,  dove cro­no­lo­gi­ca­men­te la stra­ti­gra­fia mo­stra i vari de­po­si­ti: alla base le do­lo­mie (N.d.R. roc­cia se­di­men­ta­ria com­po­sta da do­lo­mi­te e, in quan­ti­tà mi­no­re, da cal­ci­te) men­tre nelle alla som­mi­tà do­mi­na­no i cal­ca­ri. Si ha un alto grado di fes­su­ra­zio­ne che rende que­ste rocce cal­ca­re molto per­mea­bi­li, fa­ci­li­tan­do i fe­no­me­ni car­si­ci (si in­ten­do­no di so­li­to i pro­ces­si idro­lo­gi­ci e mor­fo­lo­gi­ci che si svol­go­no nelle rocce cal­ca­ree), in­fat­ti che nel ver­san­te a sud ab­bon­da­no le grot­te, con­se­guen­ze degli stes­si.

Penisola sorrentina
Ve­du­ta della Pe­ni­so­la Sor­ren­ti­na e dei Monti Lat­ta­ri

Dal punto di vista agro­me­teo­ro­lo­gi­co vi è va­rie­tà geo­mor­fo­lo­gi­ca e di quota di que­sti monti che crea con­di­zio­ni mi­cro­cli­ma­ti­che, la pre­sen­za del mare as­si­cu­ra che non vi siano gran­di sbal­zi di tem­pe­ra­tu­ra e la mon­ta­gna in­ver­ni pio­vo­si: le medie annue re­gi­stra­no va­lo­ri in­tor­no ai 1000 -1500 (N.d.R. Vi è da dire che il Ser­vi­zio Agro­me­teo­ro­lo­gi­co della Re­gio­ne Cam­pa­nia in tale ter­ri­to­rio non ha una sta­zio­ne me­te­reo­lo­gi­ca).

Le pre­ci­pi­ta­zio­ni si con­cen­tra­no in circa un terzo del­l’an­no, le piog­ge esti­ve sono ra­ris­si­me.

Le tem­pe­ra­tu­re medie annue sono com­pre­se tra i 16 – 20°C a li­vel­lo del mare e scen­do­no fino ad 8\12 alle alte quote.

Nel­l’a­rea­le della P.A.T. Cor­ba­ri­no della Pro­vin­cia di Sa­ler­no sono in­clu­si mol­tis­si­mi co­mu­ni, ma la pro­du­zio­ne del­l’E­co­ti­po Cor­ba­ri­no pro­dot­to con se­men­te non ibri­da­ta, è cir­co­scrit­ta al Co­mu­ne di Cor­ba­ra ed altre pic­co­le en­cla­ve cir­co­stan­ti, di con­se­guen­za si farà ri­fe­ri­men­to in par­ti­co­la­re alla de­scri­zio­ne di que­sto ter­roir.

Vo­len­do fare una pa­no­ra­mi­ca a 360° pos­sia­mo dire che alla fine del­l’e­ra geo­lo­gi­ca plio­ce­ni­ca, circa un mi­lio­ne e mezzo di anni fa, la Costa Amal­fi­ta­na con­fi­gu­ra­zio­ne geo­mor­fo­lo­gi­ca che si pro­lun­ga in di­re­zio­ne ove­st-nord-ove­st, che di­vi­de la piana al­lu­vio­na­le del­l’a­gro sar­ne­se a set­ten­trio­ne dal trat­to co­stie­ro dei fiumi Irno e Sarno a me­ri­dio­ne.

La mor­fo­lo­gia è ca­rat­te­riz­za­ta dalla pre­sen­za di ac­ci­den­ta­ti ri­lie­vi mon­ta­gno­si (con la vetta più alta del Monte Faito, cir­ca1.270 m slm) di na­tu­ra cal­ca­rea che ven­go­no at­te­nua­ti suoli ar­gil­lo­si, ma che sono sog­get­ti a fe­no­me­ni ero­si­vi (ri­cor­dia­mo la re­cen­tis­si­ma frana della stra­da della co­stie­ra amal­fi­ta­na) con l’av­vi­cen­da­men­to di pro­fon­de forre in­ca­sto­na­te e at­tra­ver­sa­te da tor­ren­ti. Quan­to detto spie­ga la fra­gi­li­tà dal punto di vista idro­geo­lo­gi­co e l’im­por­tan­za del­l’at­ti­vi­tà agri­co­la al fine di pre­ser­va­re il ter­ri­to­rio dai dis­se­sti.

L’ab­bas­sa­men­to del li­mi­te delle nevi per­si­sten­ti a quota in­fe­rio­ri ai 1.500 metri do­ve­va inol­tre pro­vo­ca­re in tutta la pe­ni­so­la fe­no­me­ni di vero gla­cia­li­smo con ab­bon­dan­te ca­du­ta di neve che dif­fi­cil­men­te riu­sci­va a scio­glier­si du­ran­te le sta­gio­ni più calde. Que­ste vi­cen­de cli­ma­ti­che sono te­sti­mo­nia­te dalla pre­sen­za di con­glo­me­ra­ti, di brec­ce cal­ca­ree e di de­po­si­ti mo­re­ni­ci come quel­li at­tual­men­te si tro­va­no sulle cime più alte delle Alpi.

Il clima è me­di­ter­ra­neo tem­pe­ra­to con forti escur­sio­ni ter­mi­che pe­rio­di esti­vi caldi e fred­di in­ver­ni.

Re­strin­gen­do la de­scri­zio­ne al com­pren­so­rio co­mu­na­le di Cor­ba­ra, ed altre pic­co­le en­cla­ve cir­co­stan­ti per i mo­ti­vi già men­zio­na­ti, che è ubi­ca­to lungo il ver­san­te set­ten­trio­na­le di Monte Cer­re­to è parte in­te­gran­te della dor­sa­le car­bo­na­ti­ca dei Monti Lat­ta­ri, al­lun­ga­to tra­sver­sal­men­te ri­spet­to alla Ca­te­na Ap­pen­ni­ni­ca, co­sti­tui­ta da una se­quen­za di cal­ca­ri do­lo­mi­ti­ci di era me­so­zoi­ca con se­di­men­ti car­bo­na­ti­ci as­sur­gen­ti es­sen­zial­men­te co­sti­tui­ti da cal­ca­ri do­lo­mi­ti­ci e cal­ca­ri, a luo­ghi brec­cia­ti e ben stra­ti­fi­ca­ti, con al­ter­nan­za di do­lo­mie cri­stal­li­ne. Tali se­di­men­ti sono lo­cal­men­te ri­co­per­ti da de­po­si­ti re­cen­ti con­ti­nen­ta­li (de­tri­ti­ci e pi­ro­cla­sti­ci).

L’E­co­ti­po Cor­ba­ri­no fa parte del gran­de con­te­ni­to­re di pro­du­zio­ni ti­pi­che au­toc­to­ne della Re­gio­ne Cam­pa­nia co­sti­tui­te­si negli anni per ibri­da­zio­ni spon­ta­nee e/o mu­ta­zio­ni e suc­ces­si­ve se­le­zio­ni ope­ra­te dagli stes­si agri­col­to­ri. In­fat­ti in un’a­rea molto cir­co­scrit­ta si pos­so­no iden­ti­fi­ca­re pa­rec­chie col­tu­re ti­pi­che, frut­to delle in­te­ra­zio­ni, spon­ta­nee o me­dia­te, uomo‐am­bien­te tra cui il po­mo­do­ri­no di Cor­ba­ra o Cor­ba­ri­no, che pren­de il nome omo­ni­mo co­mu­ne.

Dal punto di vista della bo­ta­ni­ca si­ste­ma­ti­ca la sua clas­si­fi­ca­zio­ne è la se­guen­te:

Fa­mi­glia: So­lo­na­ceae

Spe­cie: So­la­num ly­co­per­si­cum

Si­no­ni­mo: Ly­co­per­si­con escu­len­tum Mill.

e l’at­tua­le Eco­ti­po Cor­ba­ri­no, come già si è detto ma, re­pe­ti­ta iu­vant, nel­l’in­tro­du­zio­ne da ri­le­va­zio­ni svol­te sui luo­ghi de quo e con­tat­ti con azien­de col­ti­va­tri­ci della zona, sono giun­to alla con­tez­za del­l’i­po­te­si che i Co­mu­ni dove si hanno pro­du­zio­ni dello “Eco­ti­po Cor­ba­ri­no” pro­ve­nien­te da se­men­te:

  • au­to­pro­dot­ta dagli agri­col­to­ri;
  • che fa parte del ger­mo­pla­sma della Banca Dati del Crea, crea­ta gra­zie al pro­get­to P.S.R. 2014-2020 – Ti­po­lo­gia 10.2.1 – Con­ser­va­zio­ne delle ri­sor­se ge­ne­ti­che au­toc­to­ne a tu­te­la della bio­di­v­er­si­tà della Re­gio­ne Cam­pa­nia (Pro­get­to A.B.C. Agro­bio­di­ver­si­tà Cam­pa­na)
  • del­l’E­len­co Re­gio­na­le dei Col­ti­va­to­ri Cu­sto­di (isti­tui­to con D.R.R. del n. 8 del 29\07\2017)

è li­mi­ta­to ai co­mu­ni di Cor­ba­ra, Pi­mon­te, Gra­gna­no, Let­te­re, Age­ro­la. Negli altri co­mu­ni elen­ca­ti nella P.A.T. si col­ti­va­no se­men­ti se­le­zio­na­te ibri­de, con ca­rat­te­ri­sti­che di­ver­se dallo “Eco­ti­po Cor­ba­ri­no”, con pro­du­zio­ni che nel primo caso sono di ~ Kg.1\pian­ta e nel se­con­do caso di kg.2-3\pian­ta.

Il Cor­ba­ri­no fa parte della re­gi­stro del ger­mo­pla­sma della “Banca Geni – Salve/Agri­ge­net” rea­liz­za­ta nel­l’am­bi­to P.S.R. 2014-2020, che ha avuto come obiet­ti­vi l’im­ple­men­ta­re, nel si­ste­ma re­gio­na­le per la sal­va­guar­dia delle ri­sor­se ge­ne­ti­che pre­vi­sto dal Re­go­la­men­to re­gio­na­le n. 6/2012, i ri­sul­ta­ti in tema di re­cu­pe­ro e ca­rat­te­riz­za­zio­ne delle ri­sor­se ge­ne­ti­che ve­ge­ta­li (RGV) a ri­schio di estin­zio­ne già ot­te­nu­ti nel pre­ce­den­te ciclo di pro­gram­ma­zio­ne co­mu­ni­ta­ria e di pro­se­gui­re le stes­se at­ti­vi­tà su altre RGV au­toc­to­ne, non solo a ri­schio di estin­zio­ne; ed anche fa­vo­ri­re, at­tra­ver­so azio­ni di ac­com­pa­gna­men­to, l’uso e lo svi­lup­po so­ste­ni­bi­li delle RGV cam­pa­ne.

Le ca­rat­te­ri­sti­che del Cor­ba­ri­no come pro­dot­to mer­ceo­lo­gi­co allo stato fre­sco sono:

  • pez­za­tu­ra media: 67-50 frut­ti/kg, ossia il peso della bacca com­pre­so tra i 15 e i 20 gr; forma pre­va­len­te­men­te al­lun­ga­ta (con rap­por­to tra gli assi non in­fe­rio­re a 1,5) ten­den­te al pi­ri­for­me, con apice, quan­do è pre­sen­te, mu­cro­na­to più o meno evi­den­te.
  • Inol­tre, per il pro­dot­to de­sti­na­to alla tra­sfor­ma­zio­ne il pro­dot­to fre­sco deve avere le se­guen­ti ca­rat­te­ri­sti­che mi­ni­me:
  • co­lo­re della polpa rosso in­ten­so (co­lo­re Hun­ter a/b su­pe­rio­re a 2)
  • ele­va­to grado ri­frat­to­me­tri­co (> a 6 % °Brix)[1]
  • ele­va­to te­no­re zuc­che­ri­no (> 3.5 g %)[2]
  • bassa aci­di­tà (non > a 0.4 g %)

banca del germoplasma
Banca del ger­mo­pla­sma SALVE / AGRI­GE­NET – Elen­co prin­ci­pa­le eco­ti­pi

 Il “Po­mo­do­ri­no Cor­ba­ri­no” è una pian­ta er­ba­cea, ad ac­cre­sci­men­to in­de­ter­mi­na­to e da bac­che pic­co­le dallo spic­ca­to sa­po­re agro‐dolce; la parte edule è co­sti­tui­ta dal frut­to che è una bacca con: epi­car­po li­scio e sot­ti­le, me­so­car­po car­no­so ricco di succo, di sa­po­re dolce aci­du­lo ca­rat­te­ri­sti­co, en­do­car­po sud­di­vi­so in due logge con­te­nen­ti tes­su­to e succo pla­cen­ta­re nel quale sono im­mer­si i semi, i quali sono nu­me­ro­si, pic­co­li ovoi­da­li‐schiac­cia­ti, ru­vi­di per la pe­lu­ria, di co­lo­re gial­lic­cio (vedi fi­gu­ra).

sezione di corbarino

 Dal punto di vista nu­tri­zio­na­le con­tie­ne so­prat­tut­to acqua (circa il 94% del suo peso) e ha un basso con­te­nu­to ca­lo­ri­co (19­k­cal/100g), è for­ni­to prin­ci­pal­men­te dai car­boi­dra­ti, in par­ti­co­la­re per 100g di pro­dot­to ne sono pre­sen­ti quasi 4g. Il con­te­nu­to di fibra è mo­de­sto, circa 1g.

È ricco di mi­ne­ra­li e vi­ta­mi­ne (sia idro­so­lu­bi­li che li­po­so­lu­bi­li), come la vi­ta­mi­na C (21 mg) e K, di fo­sfo­ro, se­le­nio (2,3o μg) e po­tas­sio (280mg). Con­tie­ne anche fibre, circa 1g ogni 100g di pro­dot­to. Il po­mo­do­ro con­tie­ne anche li­co­pe­ne, una mo­le­co­la con azio­ne an­ti-os­si­dan­te. Nella parte li­qui­do-ge­la­ti­no­sa che rac­chiu­de i semi, sono pre­sen­ti di­ver­si acidi or­ga­ni­ci che con­tri­bui­sco­no a con­fe­ri­re il sa­po­re (prin­ci­pal­men­te acido ci­tri­co, ma­li­co e

Il po­mo­do­ro è ricco di mo­le­co­le con azio­ne an­ti-os­si­dan­te, in par­ti­co­la­re modo Il li­co­pe­ne, un ca­ro­te­noi­de re­spon­sa­bi­le del co­lo­ro rosso del po­mo­do­ro. La tem­pe­ra­tu­ra di col­ti­va­zio­ne e il mo­men­to della rac­col­ta in­fluen­za­no la quan­ti­tà con­te­nu­ta, il li­co­pe­ne è re­spon­sa­bi­le del co­lo­ro rosso del po­mo­do­ro. Eser­ci­ta un’a­zio­ne an­ti-os­si­dan­te pro­teg­gen­do le cel­lu­le dai danni in­dot­ti dai ra­di­ca­li li­be­ri. Pro­teg­ge non solo le cel­lu­le (in par­ti­co­la­re modo di al­cu­ni or­ga­ni, come rene e sur­re­ni), ma anche le LDH (il fa­mo­so co­le­ste­ro­lo “cat­ti­vo”). Il fusto è eret­to nella fase gio­va­ni­le e poi de­com­ben­te, può rag­giun­ge­re l’al­tez­za di oltre due metri, con nu­me­ro­se ra­mi­fi­ca­zio­ni la­te­ra­li in­se­ri­te per la mag­gior parte alla base, di con­se­guen­za viene col­ti­va­to con so­ste­gni.

 Piante di corbarino
Pian­te di Cor­ba­ri­no al­l’i­ni­zio del po­st-tra­pian­to con tu­to­ri e ir­ri­ga­zio­ne a goc­cia

La ra­di­ce è fit­to­nan­te, ma con un’am­pia rete di ra­di­ci la­te­ra­li più o meno su­per­fi­cia­li; la mag­gior parte delle ra­di­ci è si­tua­ta nei primi 30 cm di ter­re­no.

 Sistema radicale pomodoro
(Fonte https://​www.​coo​king​cong​ress.​com/​il-​pomodorino-​di-​corbara-​un-​prezioso-​rubino/)

Le fo­glie sono pic­cio­la­te, pen­na­to­set­te a lembo in­ci­so non molto gran­di, sono al­ter­ne, lun­ghe circa 20 cm, con fo­glio­li­ne sem­pli­ci pic­co­le, di­su­gua­li e molto mar­gi­na­te

Le in­fio­re­scen­ze, va­ria­bi­li a se­con­da delle con­di­zio­ni di cre­sci­ta, sono a grap­po­lo ed in­se­ri­te sugli in­ter­no­di. La fio­ri­tu­ra è ca­rat­te­riz­za­ta da sca­la­ri­tà, la for­ma­zio­ne delle in­fio­re­scen­ze av­vie­ne in tempi di­ver­si e su in­ter­no­di suc­ces­si­vi; di con­se­guen­za, anche la ma­tu­ra­zio­ne delle bac­che av­vie­ne sca­lar­men­te, in un in­ter­val­lo di tempo ab­ba­stan­za lungo (dagli inizi di ago­sto a ini­zio ot­to­bre), anche in fun­zio­ne delle ca­rat­te­ri­sti­che qua­li­ta­ti­ve.

I fiori sono por­ta­ti da pe­dun­co­li ar­ti­co­la­ti, con ca­li­ce per­si­sten­te, co­rol­la gial­la ro­ta­ta, stami brevi con an­te­re bi­lo­cu­la­ri, il pi­stil­lo è co­sti­tui­to da un ova­rio su­pe­ro. Il po­mo­do­ri­no era ca­rat­te­riz­za­to dalla man­can­za del ca­rat­te­re join­tless (di­stac­co fa­ci­le del frut­to dal pe­dun­co­lo), tale ne­ga­ti­vi­tà è stato in parte mi­glio­ra­ta nel tempo. La forma della bacca è pre­va­len­te­men­te al­lun­ga­ta (con rap­por­to tra gli assi non in­fe­rio­re a 1,5) ten­den­te al pi­ri­for­me, con apice, quan­do è pre­sen­te, mu­cro­na­to più o meno evi­den­te.

Fiore pomodoro

Tec­ni­ca di col­ti­va­zio­ne

La pre­pa­ra­zio­ne del suolo, per l’im­pian­to delle pian­ti­ne at­tra­ver­so la sol­ca­tu­ra, è ese­gui­ta con­tem­po­ra­nea­men­te al­l’o­pe­ra­zio­ne di fre­sa­tu­ra con mezzi mec­ca­ni­ci di pic­co­le di­men­sio­ni poi­ché la geo­mor­fo­lo­gia del ter­ri­to­rio è fatta sui fian­chi delle col­li­ne o dei ter­raz­za­men­ti e pic­co­le su­per­fi­cie; il tra­pian­to delle pian­ti­ne va da ini­zio fine marzo\apri­le alla prima de­ca­de di mag­gio per te­sau­riz­za­re le piog­ge pri­ma­ve­ri­li che al fine ra­di­ca­men­to delle pian­ti­ne con suc­ces­si­vo svi­lup­po senza stress idri­ci.

Le pian­ti­ne di Cor­ba­ri­no sane sono pro­ve­nien­ti da se­men­te:

  • au­to­pro­dot­ta dagli agri­col­to­ri;
  • che fa parte del ger­mo­pla­sma della Banca Dati del Crea, crea­ta gra­zie al pro­get­to P.S.R. 2014-2020 – Ti­po­lo­gia 10.2.1 – Con­ser­va­zio­ne delle ri­sor­se ge­ne­ti­che au­toc­to­ne a tu­te­la della bio­di­v­er­si­tà della Re­gio­ne Cam­pa­nia (Pro­get­to A.B.C. Agro­bio­di­ver­sià Cam­pa­na)
  • del­l’E­len­co Re­gio­na­le dei Col­ti­va­to­ri Cu­sto­di (isti­tui­to con D.R.R. del n. 8 del 29\07\2017)
  • da vivai iscrit­ti al Re­gi­stro dei Pro­dut­to­ri cor­re­da­te dal cer­ti­fi­ca­to fi­to­sa­ni­ta­rio ai sensi della nor­ma­ti­va vi­gen­te (vedi art.4 – let­te­ra a) del Di­sci­pli­na­re della De.C.O. del Po­mo­do­ri­no di Age­ro­la).

 Il tra­pian­to viene ef­fet­tua­to quan­do le pian­ti­ne hanno rag­giun­to una al­tez­za di circa 15 cm, in cor­ri­spon­den­za della 4a‐5a fo­glia con sesto di im­pian­to di cm. 30 sulla fila e a di­stan­za com­pre­sa tra 110‐130 cm tra le file, nelle ore fre­sche po­me­ri­dia­ne con ca­den­za gior­na­lie­ra con­se­guen­zia­le, poi­ché le tem­pe­ra­tu­re meno calde della notte evi­ta­no l’av­viz­zi­men­to delle pian­ti­ne ri­du­cen­do il nu­me­ro di fal­lan­ze.

 L’E­co­ti­po Cor­ba­ri­no ha svi­lup­po in­de­ter­mi­na­to e ri­chie­de il so­ste­gno di tu­to­ri in legno alti 2‐3 mt, posti lungo la fila a mt. 1,5 mt, tra due pian­te, col­le­ga­ti con fili di ferro allo scopo di so­ste­ne­re il fusto de­com­ben­te, che è alto anche due metri con ra­mi­fi­ca­zio­ni la­te­ra­li.

I tu­to­ri ven­go­no si­ste­ma­ti una ven­ti­na di gior­ni dopo l’o­pe­ra­zio­ne di tra­pian­to con van­ghe a car­toc­ci fino alla pro­fon­di­tà di una qua­ran­ti­na di cm, poi­ché do­vran­no so­ste­ne­re la ve­ge­ta­zio­ne e i frut­ti, suc­ces­si­va­men­te, con lo svi­lup­po della pian­ta, si pon­go­no due-quat­tro or­di­ni di cop­pie di fili zin­ca­ti, o altro ma­te­ria­le adat­to allo scopo, a circa 40 cm tra gli stes­si.

 Piante a fusto indeterminato
Po­mo­do­ro Cor­ba­ri­no a fusto in­de­ter­mi­na­to con tu­to­ri e fili

Cure col­tu­ra­li

  • Con­ci­ma­zio­ne ese­gui­ta nel pe­rio­do au­tun­na­le con le­ta­me ma­tu­ro o con pre­fe­ri­bil­men­te ovi­ca­pri­no più ricco in P2O5 e K2O, l’uso di con­ci­mi chi­mi­ci non è vie­ta­to.
  • In­ter­ven­ti ir­ri­gui: si uti­liz­za­no sono quel­li di soc­cor­so con si­ste­mi a goc­cia per evi­ta­re un basso grado Brix del pro­dot­to.
  • Rin­cal­za­tu­ra, è una la­vo­ra­zio­ne che con­si­ste nel ri­por­ta­re ter­re­no dal­l’in­ter­fi­la alla base delle pian­te di po­mo­do­ro, che hanno la ca­pa­ci­tà di emet­te­re ra­di­ci av­ven­ti­zie ed au­men­ta­no l’as­sor­bi­men­to di acqua ed ele­men­ti nu­tri­ti­vi, mi­glio­re arieg­gia­men­to del suolo ed eli­mi­na­zio­ne delle erbe in­fe­stan­ti; la prima si ef­fet­tua una ven­ti­na di gior­ni dopo il tra­pian­to
  • Altre ope­ra­zio­ni col­tu­ra­li sono la le­ga­tu­ra delle ra­mi­fi­ca­zio­ni del Cor­ba­ri­no, la scac­chia­tu­ra, per eli­mi­na­re i getti ascel­la­ri man mano che si svi­lup­pa­no onde li­mi­ta­re lo svi­lup­po della pian­ta a van­tag­gio della frut­ti­fi­ca­zio­ne, e la ci­ma­tu­ra (aspor­ta­zio­ne del ger­mo­glio api­ca­le).

Scacchiatura e cimatura

 Rac­col­ta

La rac­col­ta è ese­gui­ta esclu­si­va­men­te a mano e de­sti­na­to alla com­mer­cia­liz­za­zio­ne sano ed in­den­ne da at­tac­chi pa­ras­si­ta­ri. A se­con­da della ca­te­go­ria mer­ceo­lo­gi­ca sono am­mes­se le se­guen­ti ti­po­lo­gie di rac­col­te e gradi di ma­tu­ra­zio­ne:

  • Pro­dot­to ven­du­to fre­sco: rac­col­to per sin­go­la bacca o per pal­chi (schioc­che) dal­l’in­va­ia­tu­ra alla piena ma­tu­ra­zio­ne;
  • Pro­dot­to con­ser­va­to tal quale (nzer­ta – Nser­ta= serto, cioè co­ro­na, ti­pi­co ter­mi­ne na­po­le­ta­no quasi in­tra­du­ci­bi­le): rac­col­to per pal­chi (schioc­che) dal­l’in­va­ia­tu­ra alla piena ma­tu­ra­zio­ne;
  • Pro­dot­to de­sti­na­to alla tra­sfor­ma­zio­ne: rac­col­to per sin­go­la bacca alla piena ma­tu­ra­zio­ne.

L’E­co­ti­po Cor­ba­ri­no pro­du­ce in media 1 Kg\pian­ta e di 2\2 Kg\pian­ta nelle pian­te ibri­da­te.

 Av­vi­cen­da­men­to

Norma ge­ne­ra­le non è da ri­pe­te­re (ri­stop­pio) per più anni con­se­cu­ti­vi una col­tu­ra sullo stes­so ap­pez­za­men­to di suolo, il po­mo­do­ro è una ti­pi­ca pian­ta da rin­no­vo che apre la ro­ta­zio­ne, e da pra­ti­ca­re l’in­se­ri­men­to del po­mo­do­ro in av­vi­cen­da­men­to bien­na­li o trien­na­li. Ri­du­ce fe­no­me­ni e i ri­schi di pro­ble­ma­ti­che fi­to­sa­ni­ta­rie (spe­cial­men­te pa­to­ge­ni tel­lu­ri­ci, quali Fu­sa­rium, Ver­ti­cil­lium, Py­re­no­chae­ta) e fe­no­me­ni di al­le­lo­pa­tia le­ga­ti que­sti ul­ti­mi, a pro­du­zio­ne di so­stan­ze fi­to­tos­si­che, nei com­pren­so­ri me­ri­dio­na­li è da con­si­de­ra­re la “mi­nac­cia” emer­gen­te delle in­fe­sta­zio­ni da oro­ban­che. Im­po­sta­re cor­ret­ta­men­te una ro­ta­zio­ne si­gni­fi­ca fa­vo­ri­re un equi­li­bra­to svi­lup­po delle pian­te, che ri­sul­te­ran­no anche più com­pe­ti­ti­ve nei con­fron­ti delle ma­ler­be e più tol­le­ran­ti ad in­fe­sta­zio­ni di in­set­ti e ma­lat­tie varie.

Bi­blio­gra­fia

  • A.V.V., Note pra­ti­che sulla col­ti­va­zio­ne delle pian­te or­ti­ve, Pa­do­va, Zorzi Se­men­ti, 1979
  • VV., I Suoli della Pro­vin­cia di Na­po­li, Er­co­la­no (Na), CUEN, 1998
  • Co­stan­ti­ni E., Dazzi C., Word Re­fe­ren­ce Base Re­sour­ce For Soil Re­sour­ce, Fi­ren­ze, I.S.S.D.S., 1999
  • Fre­go­ni M., Atlan­te Nu­tri­zio­na­le Della Vite, Mi­la­no, Tec­ni­che Nuove, 2009
  • Ro­ma­no R., Via­nel­lo G., Clas­si­fi­ca­zio­ne E Car­to­gra­fia del Suolo, Bo­lo­gna, Edi­tri­ce Clueb, 1995
  • Pa­chio­li S., Guida alla Col­ti­va­zio­ne e Di­fe­sa del Po­mo­do­ro, Ro­se­to degli Abruz­zi (Te), ISI SE­MEN­TI – 2021
  • Bar­to­li­ni R., Il Ciclo della Fer­ti­li­tà, Bo­lo­gna, Eda­gri­co­le, 1983
  • Bon­cia­rel­li F., Agro­no­mia, Bo­lo­gna, Eda­gri­co­le, 1976
  • Bon­cia­rel­li F., Gri­mal­di A., Lo­ren­zet­ti F, Col­ti­va­zio­ni Er­ba­cee, Eda­gri­co­le
  • M., Scien­za A., Vini e Vi­ti­gni della Cam­pa­nia, Na­po­li, AGRI­PRO­MOS, 2003
  • Fre­go­ni M. At­ti­vi­tà Nu­tri­zio­na­li della Vite, Mi­la­no, Tec­ni­che Nuove, 2009
  • PRO.​TER, Suoli della Pro­vin­cia di Na­po­li, Na­po­li, C.C.I.A.A., 1999
  • Gri­mal­di A., Col­ti­va­zio­ni Er­ba­cee, Bo­lo­gna, Edi­zio­ni Agri­co­le, 1967
  • Nasi F., Laz­za­rot­to R., Ghisi R., Col­ti­va­zio­ni Er­ba­cee, Pa­do­va, Li­via­na Edi­tri­ce, 1988
  • Pre­vi­ta­li F., In­tro­du­zio­ne allo Stu­dio dei Suoli, Mi­la­no, Cle­sav, 1984
  • Se­ri­ni G., Or­ti­col­tu­ra, Bo­lo­gna, Eda­gri­co­le, 1986
  • S.D.A., Key to Soil Ta­xo­no­my, Eighth Edi­tion, 1998
  • Re­la­zio­ne al Piano Ur­ba­ni­sti­co della Città di Cor­ba­ra (Sa), 2014 Il Po­mo­do­ro “Cor­ba­ri­no –

Si­to­gra­fia

 

Gen­na­ro Pi­sciot­ta, lau­rea­to in Scien­ze e Tec­no­lo­gie agra­rie al­l’U­ni­ver­si­tà G. Mar­co­ni – Fa­col­tà di Scien­ze e Tec­no­lo­gie Ap­pli­ca­te di Roma, è Agro­tec­ni­co Lau­rea­to ed Eno­tec­ni­co li­be­ro pro­fes­sio­ni­sta Mae­stro As­sag­gia­to­re ONAF (Or­ga­niz­za­zio­ne Na­zio­na­le As­sag­gia­to­ri For­mag­gio). Ha in­se­gna­to pres­so l’I­SIS “Fal­co­ne” di Poz­zuo­li (Na­po­li) fino al 26/09/2018. Cur­ri­cu­lum vitae >>>

[1] Il Brix è una mi­su­ra delle so­stan­ze allo stato so­li­do dis­sol­te in un li­qui­do. Il nome de­ri­va da Adolf Fer­di­nand Wen­ce­slaus Brix. Un grado Brix (sim­bo­lo °Bx) cor­ri­spon­de a 1 parte di so­stan­za so­li­da (peso secco) in 99 parti di so­lu­zio­ne

[2] Su 100 gram­mi di pro­dot­to gr.3,5 sono car­boi­dra­ti o zuc­che­ri

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