Coltivare nocciolo nel viterbese si presenta come una scelta che garantisce reddito e qualità a fronte di costi da sostenere e impatto ambientale tutto sommato nei limiti della sostenibilità. Vi si produce circa il 40% del totale a livello nazionale e la maggior parte del prodotto è destinato alla trasformazione nelle industrie mentre una parte residua è consumata direttamente. Nuove aree anche limitrofe al mare e storicamente interessate da altre piantagioni sono sempre più oggetto di coltivazione anche per una crisi decennale delle stesse aprendo anche delle questioni complesse soprattutto relative al concetto di vocazionalità. Il nocciolo, Corylus avellana, è un albero da frutto mediamente rustica appartenente alla famiglia delle betulacee che produce in media 1,5-3,5 t/ha…
Christian Chiani, laureato con lode in Scienze agrarie, è abilitato all’esercizio della libera professione di Agronomo. Ha avuto esperienza di volontariato in agricoltura sociale ed ha maturato due stage nel 2017/18 rispettivamente con l’Università di Agraria di Perugia e con l’Arsial di Roma su innesto del nocciolo, Francescana e adattabilità di diverse specie di frutta secca all’areale della Tuscia. Ora lavora come docente presso l’ ITT di Civita Castellana
Chi ha vissuto il Mastino Napoletano tutta la vita, come il sottoscritto, è ben consapevole di quali siano gli aspetti positivi e negativi di questa razza, sia dal punto di vista del suo aspetto caratteriale, sia nell’ottica della sua gestione e modalità di allevamento. Questo articolo nasce da alcuni quesiti che mi sono stati posti recentemente: “Un Mastino può vivere a stretto contatto con i bambini?” – “Un Mastino Napoletano può vivere in casa?” – “Un Mastino può essere considerato anche un cane da salotto?”. Ovvio che niente si può escludere a priori, e che vi sono tutt’oggi svariati esempi di “gestione casalinga” di esemplari di questa razza, ma per esperienza posso affermare che la risposta più logica è “preferibilmente NO”, e nel testo che segue vi spiego le svariate motivazioni…
Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, giudice F.I.A.V., ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone)
Il fototrappolaggio è una tecnica video-fotografica utilizzata per documentare gli animali selvatici e i loro comportamenti e molto utilizzata negli studi scientifici di tipo faunistico. Il fototrappolaggio ha radici lontane che si snodano a cavallo tra fotografia, biologia ed ecologia delle specie animali. La tecnica, sviluppata nei primi decenni del Novecento dal naturalista George Shiras, rende possibili una serie di studi non invasivi che possono determinare lo stato di una popolazione, la presenza di una specie, le abitudini individuali e l’utilizzo dello spazio. Si tratta oggi di una tecnica molto usata da biologi e naturalisti per analizzare e studiare sia a livello qualitativo che quantitativo la fauna presente in un dato luogo. Viene utilizzata anche da tanti appassionati che le usano per ammirare la bellezza della fauna…
Giacomo Cellini, laureato in storia e antropologia culturale, è web marketing specialist per lavoro; ha una grande passione per la montagna, lo sport e il fototrappolaggio naturalistico.