Fino alla fine del 1800 il Metodo Classico era l’unico utilizzato per la produzione di vini spumanti. Nel 1895 Federico Martinotti, direttore dell’Istituto Sperimentale di Enologia di Asti, ideò un metodo di produzione alternativo al metodo classico francese (Metodo Champenois) caratterizzato da costi più contenuti e tempi di produzione molto più brevi. Questo metodo implica la presa di spuma del vino base in contenitori in acciaio inox (autoclavi), alla stessa pressione (isobarica) e a temperatura controllata. Il metodo venne poi perfezionato e messo in pratica dall’industriale francese Eugéne Charmat, che lo brevettò nel 1909, è ormai universalmente conosciuto come “Metodo Charmat “.
Gennaro Pisciotta, laureato in Scienze e Tecnologie agrarie all’Università G. Marconi – Facoltà di Scienze e Tecnologie Applicate di Roma, è Agrotecnico Laureato ed Enologo Enotecnico libero professionista Maestro Assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio). Ha insegnato presso l’ISIS “Falcone” di Pozzuoli (Napoli) fino al 26/09/2018.
Il mercato agroalimentare negli ultimi anni è profondamente cambiato, oggi giorno le scorte di magazzino, laddove fosse possibile, sono sempre meno, in quanto la tendenza di qualche decennio fa, ossia vendere ciò che veniva prodotto è cambiata, in questi anni non è più realistico ed occorre produrre solo ciò che si riesce a vendere. Pertanto, le aziende sono passate ad un approccio marketing oriented, che permette loro di individuare esattamente i bisogni di mercato e andare a soddisfarli in una logica di quasi real time. In questo scenario la logistica integrata (supply chain management), grazie alla sua importanza strategica, ha consentito lo sviluppo e l’affermazione della filiera agroalimentare e dei concetti di tracciabilità e rintracciabilità in una condizione quantomai attuale di sicurezza alimentare.
Mauro Bertuzzi, laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie presso la Facoltà di Agraria di Milano, è Presidente del Collegio dei revisori dei conti per l’Ordine interprovinciale di Milano e Lodi degli Agrotecnici e Agrotecnici Laureati.
Tra le scelte agronomiche relative alla produzione olivicola, dopo la selezione della cultivar da impiantare, il periodo di raccolta delle olive è sicuramente tra quelle che più influiscono sulla qualità dell’olio. Nonostante esistano molteplici fattori che vanno a determinare la qualità dell’olio, il periodo ottimale di raccolta rimane una scelta importante che l’olivicoltore deve effettuare in modo mirato ed attento, al fine di ottenere il miglior prodotto possibile. A tale riguardo, l’obiettivo deve essere quello di raccogliere le olive nel momento in cui si ha una resa in olio elevata, della migliore qualità possibile e che risulti agevole ed efficiente dal punto di vista dello sforzo richiesto per la raccolta
Guido Agostinucci si è laureato in Scienze Agrarie presso l’Università di Melbourne (Australia), specializzandosi in Agroecologia presso l’Università degli Studi della Tuscia (Viterbo). Oltre ad essere un appassionato olivicoltore, l’autore ha lavorato come ricercatore presso il Dipartimento di Ecologia e Sviluppo Economico Sostenibile dell’Università degli Studi della Tuscia e come consulente per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO).