Mastino Napoletano: guardiano o suppellettile?
di Federico Vinattieri
Una Mastina a guardia dell’entrata di casa – proprietà: All.to di Fossombrone – foto © M. Leonardi
Chi ha vissuto il Mastino Napoletano tutta la vita, come il sottoscritto, è ben consapevole di quali siano gli aspetti positivi e negativi di questa razza, sia dal punto di vista del suo aspetto caratteriale, sia nell’ottica della sua gestione e modalità di allevamento.
Questo articolo nasce da alcuni quesiti che mi sono stati posti recentemente: “Un Mastino può vivere a stretto contatto con i bambini?” – “Un Mastino Napoletano può vivere in casa?” – “Un Mastino può essere considerato anche un cane da salotto?”.
Ovvio che niente si può escludere a priori, e che vi sono tutt’oggi svariati esempi di “gestione casalinga” di esemplari di questa razza, ma per esperienza posso affermare che la risposta più logica è “preferibilmente NO”, e nel testo che segue vi spiego le svariate motivazioni.
Ogni razza ha una propria identità, una propria funzione, una propria storia.
La selezione di questo nostro grande molosso originariamente era improntata proprio sulla sua predisposizione ad un determinato requisito, ossia l’attitudine alla guardia e alla difesa.
Nella storia recente, da quando la razza è stata ripresa a mano e recuperata nel dopoguerra, è iniziata una nuova tipologia di selezione, con nuovi obiettivi, fondati principalmente sull’estetica, quindi sul fenotipo.
Fino ad un certo punto, arrancando, si è cercato di tramandare di generazione in generazione anche le doti caratteriali, ma questa attenzione nei confronti del carattere è venuta meno negli ultimi quattro decenni, dove la ricerca della bellezza ha occultato tutti gli altri aspetti da selezionare.
Ed è così che iniziò un’opera di fissaggio di connotati anatomici, ricercando quella stabilità dei caratteri che hanno determinato il “tipo” attuale del Mastino Napoletano.
Il Mastino non ha mai subito dunque una selezione attitudinale e accentrata sul suo temperamento, almeno da gli anni ‘Settanta ad oggi.
Questo a cosa ha portato? Ad una eterogeneità sull’aspetto caratteriale, molteplici differenze tra linea di sangue e linea di sangue, tra soggetto e soggetto.
Abbiamo quel Mastino Napoletano perfettamente equilibrato, che si adatta anche ad una vita di casa e che non mostrerà mai problematiche caratteriali, ma allo stesso tempo capitano soggetti non adatti a quel tipo di gestione, che presentano un innato temperamento “acceso” e una spiccata predisposizione alla territorialità. Mi viene subito in mente a tal proposito, tanto per far un esempio, un mio soggetto dei primi anni ’90, “Olmo di Ponzano“, che in molti si ricorderanno per il suo forte carattere, che metteva a dura prova mio padre o chiunque lo avesse a guinzaglio; Olmo prendeva possesso del suo ambiente e non permetteva più a nessuno di avvicinarsi. Gestione sbagliata direte voi… No, era solo una predisposizione innata, che ogni tanto, in qualche soggetto, si manifesta più evidente rispetto ad altri.
Coppia di Mastini Napoletani – foto © Marco Leonardi
C’è un concetto fondamentale che molti non hanno ancora ben compreso: quando si parla di “aspetto caratteriale di una razza”, di temperamento o di funzione, non si può mai portare per esempio l’esperienza basata solo sui soggetti del proprio allevamento o comunque su gli esemplari che si conoscono nello specifico, ma bisogna tenere a mente e valutare attentamente il panorama generale della razza in questione, ampliando la visione anche a tutti gli altri centri di selezione e a tutte le esperienze pregresse vissute con cani direttamente allevati e direttamente conosciuti.
Troppo semplice sarebbe associare alla totalità della razza delle capacità, facoltà o tendenze basate solo su quei pochi soggetti vissuti in prima persona, presso la propria abitazione, che spesso rispecchiano non la naturale predisposizione della razza, bensì le convinzioni (molte volte erronee) prettamente personali del proprietario.
Le esperienze personali fondate su pochi esemplari sono assolutamente irrilevanti!
Se i propri Mastini Napoletani sono perfettamente adatti a vivere insieme ai bambini o a vivere in casa a stretto contatto con la famiglia, questo non significa che tutti i Mastini lo siano o lo possano essere.
Un parallelismo è dato dal fatto che alcuni Mastini hanno superato determinate prove di agilità o di lavoro, ciò non significa che tutti i soggetti possono arrivare a superarle.
Il Mastino Napoletano è un cane da esterno e non da casa; questo non sono certo io a dirlo, ce lo dice la storia. Io ho scritto almeno 60 articoli sulla razza in passato, ed in quasi tutti ho voluto ribadire quale sia la mansione e la predisposizione di questo cane.
C’è chi sostiene pubblicamente che i propri Mastini dispongono di una “delicatezza ragionata quasi reverenziale”, opinioni indubbiamente in buona fede e degne di deferenza, ma date forse anche un po’ dalla limitazione di voler vedere solo ciò che si ha sott’occhio e quindi dettate dalla sola esperienza diretta sui propri esemplari, a compiacimento dei propri metodi, approcci accreditati dall’allevatore stesso, che possono però essere condivisibili oppure del tutto contestabili.
Una gestione casalinga del Mastino è sicuramente attuabile, nessuno lo nega, ma è equivalente ad una distorsione della vera essenza di questa razza. Il Mastino può essere un validissimo compagno ed un perfetto membro della famiglia, ma questo snatura un po’ la sua vera identità, trasformando il guardiano per eccellenza in un mansueto cane da compagnia.
E’ veramente questo che vogliamo per il Mastino? E’ proprio così che vogliamo questi grossi molossi?
In molti mi chiedono la motivazione per cui i Mastini di oggi si rivelano più apatici e molto più paciosi dei Mastini di 30 anni fa. Di cosa ci si meraviglia? Dilaga sempre più la tendenza nell’attenuare determinate doti, a vantaggio di un atteggiamento più remissivo e di gestioni domestiche. Questo ha certamente contribuito a condurre la razza ad una deriva in tal senso, tralasciando generazione dopo generazione il suo naturale istinto di vedetta, custode, sorvegliante, difensore… competenze un tempo proverbiali per questo imponente cane.
Tutti i cani possono essere allevati in casa, tutti possono essere abituati a vivere con i bambini, ma vi sono razze selezionate a tale proposito, ed il Mastino non rientra certamente in queste. Se poi lo si vuol far passare come cane adatto a tali finalità, padroni di farlo, ma questo lungi dal rappresentare questa razza.
Si vuole il Mastino di casa? Si vuole trasformare il Mastino in un “cane oggetto”, adatto a vivere ed a giocare costantemente con i bimbi? Assolutamente possibile, ma facendo ciò si perde un peculiare elemento di questa razza, ossia la sua funzione, la rispondenza a specifiche esigenze morfo-funzionali che la razza deve (o almeno dovrebbe) possedere e mantenere.
Reputare o rendere il Mastino Napoletano un cane da compagnia non è assolutamente fare il bene della razza, come spesso viene sbandierato, non è aiutare la razza a viver meglio, è altresì una conclamata violazione della sua identità.
Non fraintendiamoci, non sto certo dicendo di aizzare i soggetti ad un comportamento più combattivo o incentivare l’aggressività negli esemplari di questa razza, questo è assolutamente da escludere, tant’è vero che l’aggressività è il primo dei 14 difetti da squalifica indicati nello standard. Quel che voglio trasmettere è il rispetto verso la fierezza, lo spirito impetuoso, tenace e forte del Mastino.
Viviamo in uno stato di democrazia e di libertà d’opinione, pertanto è assolutamente giusto che ognuno possa decidere i propri metodi di gestione di allevamento e ogni metodo merita rispetto, sempre pur restando vige a gli obblighi dell’allevatore nei confronti del codice etico, imposto dalla nostra Ente Nazionale della cinofilia.
Proprio nel codice etico dell’E.N.C.I., regole di comportamento che tutti noi allevatori iscritti al registro ufficiale abbiamo firmato, al punto 3, è ben specificato, cito: “Impegnarsi ad approfondire le conoscenze sulla razza, sul suo standard morfologico, sulle problematiche sanitarie e sulle caratteristiche comportamentali e funzionali, in modo da interpretare correttamente gli obiettivi di selezione”.
Femmina di Mastino Napoletano dinanzi al portone di casa – foto © Marco Leonardi
Le caratteristiche “comportamentali e funzionali” dunque, che devono condizionare gli obiettivi della propria selezione. L’ENCI stessa pertanto ci dice di preservare il più possibile le attitudini della razza che si decide di allevare. L’attitudine riconducibile al nostro Cane ‘e Presa (*come viene da sempre chiamato a Napoli) è svolgere il suo lavoro di guardiano, vivendo all’esterno dell’abitazione, ricoprendo il ruolo di temibile deterrente in grado di dissuadere qualunque estraneo dal cercar di varcare i confini della proprietà.
Già nella razza abbiamo seri problemi, in quanto sempre più i Mastini appaiono passivi, privi di quella arcaica vitalità, reattività e movenze nevrili; se poi aggiungiamo anche la scelta di attenuare ulteriormente tali connotati, già di per sé affievoliti, prossimo esclamare definitivamente “game over!”.
Per far corrispondere orbene, una corretta ed adeguata gestione ad una razza, ad un corretto metodo di allevamento, è dovere del selezionatore documentarsi e soprattutto rispettare la corrispondenza della razza presa in esame con la funzione originaria per cui tale tipologia è stata plasmata.
Esattamente come, per fornire un palese esempio, è sconsigliabile impostare un allevamento di Bouledogue francesi in recinzioni esterne, senza viverli in casa, è allo stesso tempo sconsigliabile impostare l’allevamento del Mastino Napoletano in un contesto casalingo e non all’esterno, dove può espletare al meglio la sua funzione e dove è sempre stato il suo posto da che mondo è mondo e da quando il Mastino è Mastino.
Il Mastino deve tornare ad essere sinonimo di rusticità, con quel suo peculiare “sguardo imperturbabile… che non dà e che non chiede“, per dirla alla maniera “Scanzianiana“.
In tutta onestà, mi sono un po’ stancato di leggere esternazioni di perbenismo, ossia la volontà di sdoganare il concetto che trattare i cani di qualunque razza come “cani da casa” sia indice di benessere e di indiscussa serietà per un allevamento. Inutile ribadire che non è così.
Vi sono certamente razze la cui presenza a contatto diretto e costante con la famiglia è assolutamente essenziale, proprio perché da sempre è stato questo il loro utilizzo, ma un simile metodo non è altrettanto valido per i grandi molossi, o almeno per la maggior parte di essi. Non è intelligibile fare del Mastino un balocco!
Perpetuare la reale ed effettiva funzionalità della razza, non è maltrattare la razza stessa, bensì assicurare alla razza una identità!
La selezione non è solo estetica, non è solo bellezza, non è solo salute, ma è anche conservare e mantenere invariata nel tempo una efficacia nella sua attitudine, ossia il complesso delle doti caratteristiche e fondamentali che consentono l’individuazione e garantiscono l’autenticità in quella razza. Non è solo il tipo a fare una razza, è anche la sua funzione. Qui torna in auge il concetto di “bellezza funzionale“, che in cinognostica definiamo come l’insieme che comprende morfologia, costruzione, psiche, carattere e ogni altra peculiarità che un cane appartenente ad una razza specifica, deve possedere per svolgere al meglio la funzione per cui è nato. Su questo concetto sono basate le verifiche zootecniche e quindi la valutazione del cane di razza.
Suvvia, siamo realistici… Si vuole un cane da compagnia per i bambini? Vi è un’ampia possibilità di scelta tra le numerose razze del Gruppo 9, ossia del raggruppamento appunto dei “cani da compagnia“, oppure vi sono svariate altre razze che annoverano analoghe qualità in altri raggruppamenti, ma il Mastino è un’altra cosa, il Mastino non è un cane da compagnia. Nello standard vi è scritto, non a caso “difensore della proprietà e delle persone”, per accentuare il fatto che deve essere un guardiano. E poi diciamocela tutta… vogliamo dire che il Mastino è un cane confacente alla casa? Non c’è bisogno d’essere un allevatore esperto per capirlo. Dire che il Mastino possiede un particolare odore non è un’offesa, è solo verità. La cute del Mastino presenta una particolare sostanza sebacea che protegge la pelle lassa, che forma pieghe, rughe e pliche; questa cute ricca di adipe ha solitamente un odore piuttosto sgradevole, che a lungo andare non verrà più percepito da chi vive questi cani ogni giorno (*io ad esempio non lo sento più). Lavaggi frequenti, prodotti per il pelo e tutto ciò che riguarda l’igiene, certamente influiscono, ma il fatto resta, quel tipo di cute ha quella caratteristica; la si può certo mascherare, ma non si può certo far finta che non esista. I mastinari ne sono pienamente consapevoli e di certo non se ne vergognano.
Questa non è “cattiva pubblicità” per la razza, malinteso comune, un fraintendimento solo di chi vuole fraintendere concetti decisamente elementari, di cui tutti sono a conoscenza. Non è affatto un problema per chi vive la razza nel rispetto della sua singolarità. Inoltre tale, chiamiamola così “pecca”, è celata dal fascino incontestabile della razza, che potremmo decisamente definire un monumento nazionale vivente.
Olmo di Ponzano, anno 1992 – proprietà: All.to di Fossombrone – foto © M.Leonardi
Riassumendo, la posta in gioco dunque è come preservare le origini identitarie del grande molosso italiano, quell’identità fin troppo violata.
Voler in tutti i modi abbinare al grande molosso italiano l’etichetta di cane adatto a tutti, appropriato per vivere dinanzi al caminetto, adatto ai pargoli, congruo al salotto, necessariamente portato a dormire tra cuscini e chaise-longue, è un punto di vista del tutto opinabile e, secondo il mio personale giudizio, fermamente irriguardoso nei confronti del M.N.
Il fatto che sia possibile ottenere soggetti con queste doti, non significa che il Mastino debba essere questo.
Io stesso sono stato, da piccolo, immerso tra i Mastini e costantemente circondato da essi, ma ciò non significa che tutti i Mastini siano adatti ai bambini.
Si può certamente percorrere una strada sterrata con una Lamborghini, ma questo non fa di quest’auto un mezzo da fuoristrada.
Per concludere, voglio che sia chiaro il principio fondamentale che ognuno è padrone di gestire i propri Mastini Napoletani con il metodo che ritiene più opportuno, ma da qui ad arrivare ad affermare che “non esiste altro cane al mondo come il Mastino Napoletano con i bambini” me ne guardo bene, anche solo considerando la sua mole e la sua celebre goffaggine; quindi ritengo sia una dichiarazione estremamente superficiale ed inesatta, una posizione generata probabilmente dall’inconsapevolezza della vera funzione del cane che si alleva, dal fatto forse che non si conosce abbastanza bene né l’identità della propria razza, né la moltitudine di possibili alternative, tipologie di cani certamente molto molto più adatte del Mastino a tale scopo.
“Ute di Fossombrone”, Mastina di proprietà: Percy Salas Romainville
Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, giudice F.I.A.V., ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>