di Paolo Degli Antoni
Franitto su Wikimedia – Monte Matanna (LU) 1317 msm , limite superiore artificiale del bosco
Inquadramento storico-geografico.
Il territorio attuale della Toscana è il risultato di accadimenti politico-militari succedutisi nel corso dei secoli; esso presenta ancora oggi segni delle più antiche civiltà che lo hanno modellato: gli Etruschi, gli Umbri in Casentino e Valtiberina, i Liguri sui rilievi a nord dell’Arno, dalla Lunigiana alla Montagna pistoiese, nella porzione più piovosa dell’Appennino, con gradiente termico accentuato; in pochi Km si passa dal clima mediterraneo a quello gelido e nevoso dell’Appennino.
La civiltà romana impose la caratteristica maglia quadrangolare alla limitazione dei campi nelle piane, anche su terreni bonificati a seguito del prosciugamento di paludi, rimpaludatisi nell’alto medioevo, e fondò nuove città in pianura. Le civiltà barbariche, in particolare quella longobarda, confermarono alcuni modelli insediativi precedenti, fondando nuovi centri abitati sui rilievi. I caratteri insediativi e colturali di certe aree si sono conservati anche in età moderna, per esempio ispirando i fondatori ex novo di Castagno di Piteccio (PT) nel XVII secolo. Nonostante ripetute migrazioni di popoli diversi, l’assetto paesaggistico di alcuni territori risulta confermato nel tempo, in parte per effetto della costante natura dei luoghi, in parte come archetipo introiettato.
La mostra Disegni d’Acqua promossa dal Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno a Pistoia illustra efficacemente l’evoluzione paesaggistica del bacino dell’Ombrone pistoiese.
Carattere ligure conservativo del paesaggio.
Lunigiana, Garfagnana, media valle del Serchio e Montagna pistoiese hanno ancora oggi un paesaggio dissimile da quello riscontrabile nella Toscana etrusco-romana. Prevale la proprietà contadina dei terreni coltivati, limitati a piccoli appezzamenti condotti a livello familiare per mera sussistenza in prossimità dei centri abitati; la matrice paesaggistica è il bosco di latifoglie, dal quale si ricavano anche alimenti (castagne, funghi, miele); più in alto i pascoli occupano anche fasce altitudinali climaticamente propizie al bosco, tradizionalmente contenuto col fuoco (pratica oggi vietata) e con la stessa attività zootecnica, prevalentemente ovino-caprina; spicca per qualità certificata l’agnello di Zeri, nel cui Consorzio di Valorizzazione e Tutela è molto presente la componente femminile, retaggio dell’antica società ligure, con donne che svolgevano lavori in altre civiltà riservati al sesso maschile.
I pascoli di media montagna accolgono una flora esteticamente apprezzata, per esempio giunchiglie e orchidee; è in corso la sottoscrizione di una petizione indirizzata all’Ente Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano finalizzata a salvaguardare i caratteristici prati di Logarghena e Camporaghena (MS), progressivamente riconquistati dalla vegetazione legnosa a seguito della riduzione del pascolo. La conservazione di quei paesaggi, originariamente configurati in funzione di sostentamento e di reddito come si conviene al mondo agro-silvo-pastorale, richiede oggi l’impiego di fondi pubblici, soprattutto comunitari come LIFE e PSR, per il mantenimento dell’agrobiodiversità.
Boschi e pascoli nella civiltà ligure erano proprietà collettiva indivisa; modernamente si registrano usi civici in numerosi Comuni della Lunigiana e della Garfagnana.
Il tipo insediativo caratteristico dei liguri apuani è il villaggio d’altura di piccole dimensioni, inferiore a cinque ettari e perciò non cartografato al livello 3 (poligono minimo 25 ettari) di CORINE Land Cover, circondato da limitate coltivazioni (la civiltà ligure è la prima a lasciare rappresentazioni zenitali dei campi lavorati in incisioni rupestri) e separato dagli altri villaggi da estese superfici boschive; un caso paradigmatico si rileva intorno alla displuviale tra i bacini del Magra e del Serchio, in particolare presso il paese di Minucciano, rifondato dai romani e confermato nel medioevo nel sito attuale, a breve distanza dal più antico insediamento ligure. I tipi edilizi preistorici, capanne in materiale deperibile, furono poi sostituiti con case in muratura lapidea. Questi villaggi compatti e petrigni caratterizzano i territori anticamente popolati da tribù apuane, ma anche da altri liguri nella Montagna pistoiese.
Alimentazione tradizionale.
Carattere distintivo ha anche l’alimentazione, che riflette gli usi locali del suolo, dunque il paesaggio rurale, con impiego di farine miste o di sola castagna in risposta alla scarsità di grano. Il farro è un cereale di antica coltivazione, tornato in auge. La cucina fa ampio uso di testi in pietra, terracotta o metallici e propone testaroli, panigacci, torte d’erbi e necci da farcire con prodotti locali vegetali, carnei, caseari o apiari.
Caratteri paesaggistici recenti.
Nonostante la Lunigiana sia percorsa dalla Via Francigena, la porzione più settentrionale della Toscana è stata a lungo poco connessa coi territori circostanti; a questo stato di fatto ha contribuito la frammentazione del territorio in diversi piccoli Stati: sin quasi alla metà del XIX secolo erano presenti il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana, i Ducati di Lucca, Modena e Reggio e Parma e Piacenza, alcuni con exclave rispetto ai confini principali.
Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena fu molto attivo nel collegare il Granducato all’Impero attraverso lo Stato alleato di Modena e Reggio, realizzando la strada dell’Abetone e del Brennero, con piramidi celebrative sul passo. La porzione marittima del Ducato di Modena e Reggio fu collegata a quella padana, attraverso la Garfagnana, con la costruzione dell’impervia Via Vandelli per volontà di Francesco III d’Este.
L’Unità d’Italia richiese la costruzione di ferrovie transappenniniche; per prima fu aperta la Porrettana, attraverso la quale il Re Vittorio Emanuele II giunse nella Firenze divenuta capitale; essa è dotata di opere ingegneristiche innovative per l’epoca, di forte impatto sul paesaggio coi suoi alti viadotti in muratura, che la rendono oggi un’attrazione turistica. In seguito fu aperta anche la Pontremolese, evitando così ai viaggiatori e alle merci l’impegnativo Passo della Cisa. La Garfagnana rimase ancora a lungo un’area trasportisticamente marginale, solo nel secondo dopoguerra Lucca fu collegata con Aulla per ferrovia. Negli anni ’70 del XX secolo si realizzarono autostrade dal forte impatto paesaggistico dato dai viadotti, stavolta in calcestruzzo armato.
Le attività economiche novecentesche di maggior impatto paesaggistico furono l’industrializzazione dell’attività estrattiva, che estese a dismisura le aree di cava e i piazzali di deposito, deturpando celebrate vedute e minacciando la preziosa biodiversità apuana, e la produzione di energia idroelettrica, avvantaggiata da dislivelli accentuati e da ricchezza d’acque. La Lungiana e, ancor più, la Garfagnana sono caratterizzate da invasi artificiali. La speculazione edilizia, soprattutto con destinazione turistica, è stata la trasformazione di maggior impatto nella fascia costiera apuo-versiliese; le piste da sci e i relativi impianti di risalita sono presenti in poche località e concentrati nel Comune di Abetone-Cutigliano, dove segnano significativamente il paesaggio e sono presenti impianti a fune aperti anche in estate per il turismo escursionistico. Le stazioni sciistiche localizzate nelle aree di maggior interesse naturalistico (Campolino, Poggione) sono state dismesse e le piste si stanno rinaturalizzando anche a beneficio di specie arboree come l’ontano bianco e l’abete rosso.
Paesaggio apuano molto alterato nel XX secolo, ormai privo della matrice originale. L’elevato numero di classi CORINE (otto in 9 Km2) in questo caso indica un paesaggio squalificato da usi del suolo incongrui e conflittuali
Approfondimento da Cappelli F. Degli Antoni P. Paesaggi rurali della Toscana – 2021 Firenze
Paolo Degli Antoni: Laurea in Scienze Forestali, conseguita presso la facoltà di Agraria dell’Università di Firenze. Abilitazione all’esercizio della professione di Agronomo-Forestale. Già funzionario C.F.S. e collaboratore della Regione Toscana, è socio corrispondente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, scrive contributi scientifici di ecologia del paesaggio, biodiversità, storia, arte e antropologia del bosco. Suo oggetto privilegiato di ricerca è la rinaturalizzazione spontanea dei terreni abbandonati, in campagna e in città.
Paesaggi rurali della Toscana
Fabio Cappelli, Paolo Degli Antoni
Libreria Salvemini