di Federico Vinattieri
Alcuni Cani Lupi di Saarloos di varie età, dell’Allevamento di Fossombrone
Tanti sono i fattori che possano rendere difficoltoso il lavoro di selezione di un allevatore.
In un programma di allevamento vi sono moltissimi ostacoli da dover superare, alcuni dettati dalla natura, dall’ambiente, alcuni da incidenti di percorso, da scelte sbagliate.
Tutti prima o poi s’incappa in un errore di valutazione o in una deviazione di itinerario non voluta.
Esiste però un nemico evitabile, un perfido avversatore, forse l’antagonista più ostico per un allevatore.
A cosa mi riferisco?
Tutti i neofiti ce l’hanno.
Tutti coloro che iniziano un percorso ed avvertono quella smisurata passione che scorre prorompente nelle vene, ne avvertono il bisogno. Diventa quasi un’esigenza, diventa irresistibile, diventa pian piano un’ossessione.
Sto parlando della “fretta“.
Sì, avete capito bene, la fretta… quella smania di arrivare, la sete di successo, la prurigine irresistibile che si sente quando si inizia un percorso e si vuole bruciare i tempi per arrivare a risultato, quella bramosia di giungere più presto possibile al traguardo.
Ecco, sì quella… la fretta, il più grande nemico dell’allevatore.
Perché dico ciò?
Semplice, perché anch’io come tanti, l’ho provata tanti anni fa, anch’io come tutti ho avuto modo di essere indotto in tentazione dal “facciamo prima possibile” o dal “velocizziamo questo passaggio”, e allo stesso tempo ho anche avuto modo di comprendere che quello è l’errore più comune e più tremendo che si possa fare.
Vi posso assicurare che è del tutto lecito che un neofita si faccia prendere mano e mente da tale sensazione. In qualunque settore può succedere.
Forse è l’errore più diffuso, e lo definirei uno sbaglio quasi fisiologico, forse addirittura necessario in alcuni casi.
Bellissimo gruppo di Bearded Collie – foto © All.to del Cuore Impavido, di F. Ripoli
Ho deciso di scrivere questo breve articolo su questo argomento, proprio per far capire quanta importanza abbia non cadere in questa inesorabile fase del proprio percorso. L’errore l’ho già fatto io per voi, e cerco di farvelo evitare.
La fretta può anche portare ad un banale passaggio del neofita, ossia quello di addentrarsi contemporaneamente in più razze, senza scegliere quella, o quelle, su cui concentrare le proprie attenzioni. Cosa alquanto convenzionale risulta essere infatti acquistare soggetti di razze differenti, senza una pianificazione logica, ma semplicemente per soddisfare quella voglia di possedere esemplari delle razze che più aggradano.
Niente di male nel farlo, sia chiaro, ma son tutti passaggi dal quale il neofita può certamente astenersi, se si prende il tempo necessario per decidere, per imboccare una strada già premeditata, per vagliare quale sia la razza da selezionare che più lo soddisfa, senza quella fretta di dover decidere con svariati futili tentativi.
Urge chiarire per filo e per segno, cosa si intende per “programma di allevamento“, altrimenti non si potrà capire il nesso fatidico tra “fretta” e “selezione“.
Un programma di allevamento, lo dice la parola stessa, è un progetto, un package di idee da portare a compimento, una sorta di albero genealogico al contrario, che si basa quindi non su accoppiamenti passati, ma su connessioni viventi ancora da attuarsi, che si svilupperanno in base a scelte precise, basate su ricerca, osservazione, indagine e anche intuizione.
Per un allevatore, il suo programma di allevamento è tutto. E’ equiparabile ad una ricetta per comporre un piatto stellato. Un’ideazione, per lo più accompagnata da uno studio relativo alle possibilità di attuazione o di esecuzione. Il complesso degli elaborati mentali relativi ad un’opera da costruire, nel nostro caso parliamo ovviamente di opere viventi.
Il tutto fondato su un unico grande pilastro: il proprio “concetto di tipo“.
Bisogna pertanto conoscere molto bene lo standard della razza che si andrà a riprodurre, aver focalizzato bene il tipo da ricercare e aver ben chiaro le varie peculiarità inderogabili da dover fissare.
Questo, in sintesi, è un programma di allevamento.
Non tutti gli allevatori lo usano, non tutti lo seguono rigorosamente, non tutti ne fanno il proprio punto fisso, ma ho notato che in molti casi vi è la tendenza a far deviare tale progetto in base alle scelte del momento e alle convenienze-tornaconti.
Intendiamoci bene, sul fatto che il programma possa subire dei cambiamenti in corso d’opera, non ho nulla da obiettare, ma deve comunque sempre perseguire determinati connotati, senza mai farsi sedurre da apparenti scorciatoie.
Una volta compreso il “cosa” si deve selezionare, è doveroso iniziare a lavorare sul “come“.
Ed è proprio qui che entra in gioco la nostra acerrima nemica, subdola ma efferata, quella fretta che offusca la mente e che annebbia la vista per andare a bersaglio.
Il continuo inseguimento dell’inconsueta rapidità nel compimento della propria selezione è il modo più rapido di fallire nell’intento.
Si deve ponderare sempre ogni scelta, talvolta anche attendendo mesi, anni se è necessario, per ottenere un soggetto da quell’allevatore, di quella linea di sangue, che soddisfa i requisiti ricercati.
Per far ciò ci vuole molta auto-critica ed accurata consapevolezza del “materiale” già in nostro possesso.
La valutazione delle fattrici sulle quali fondare il programma è basilare, e di queste femmine è essenziale conoscerne perfettamente sia pregi e difetti fenotipici, sia ciò che si cela nel loro patrimonio genetico. Di conseguenza la scelta del maschio da introdurre o da utilizzare è a sua volta determinante e per questo esige estrema attenzione.
La ricerca talvolta è ardua, e può diventare quasi maniacale in certi casi, ma il tempo speso per questo sondaggio non è mai sprecato, e verrà in qualche modo ammortizzato dal prodotto di tali combinazioni mirate.
Troppo allettante si rivela però la voglia di introdurre in allevamento nuovi soggetti. Bisogna sapersi frenare.
Conosco quella sensazione. Conosco quel desiderio intenso e fremente, quella irrefrenabile fregola di concludere subito e di forgiare il tanto atteso soggetto da ring… Lo voglio ora, lo voglio presentemente… ma quando si ha coscienza di tale impeto, si deve saper placare con doverosa riflessione, e la ragione deve prevalere sull’impulso.
Mai arrendersi a quell’istinto del “mi serve un maschio subito” per andare avanti; con l’esperienza si arriva a capire che il voler far presto aumenta le difficoltà e ti riporta pressoché al punto di partenza.
Prima o poi la mossa è però inevitabile. Si deve fare le proprie scelte.
La cosa da tener sempre a mente è che ogni volta che si introduce in allevamento un nuovo soggetto, estraneo alla propria linea/selezione, questo ci fa automaticamente fare un passo indietro. Concetto matematico ed inconfutabile. Sta a noi allevatori far sì che questo passo a ritroso sia minimo e che soprattutto comporti un successivo e tempestivo balzo in avanti, ritornando subito sui binari della propria selezione.
Come si può ottenere ciò? Semplicemente lasciando in allevamento solo i soggetti che si ritengono validi, che presentano quei tratti desiderati e che abbiano le carte in regola a livello genetico per poter a loro volta riprodurre.
Su di un “taglio di sangue”, come definiamo in gergo un innesto esterno, occorre ritonare senza indugio sulla propria linea, facendo tesoro dei connotati benevoli introdotti, ma debellando il più possibile tutti i caratteri indesiderati. Questo può essere fatto solo ritornando ad accoppiare, in seconda generazione, con stalloni i cui valori genotipici siano ben noti all’allevatore, ancor meglio se rappresentanti della linea di sangue su cui abbiamo fondato le nostre basi.
Mi capita fin troppo spesso di vedere allevatori, anche delle razze di cui mi occupo, i quali tendono ad acquistare maschi e femmine, dalle più diverse linee di sangue in giro per l’Europa, introducendoli nel proprio allevamento solo perché, su carta, rispecchiano alcuni attributi di salute o perché è necessario l’innesto fulmineo del “nuovo”, che sia ben distante dalla tipologia che si tende a selezionare. C’è la tendenza dilagante a creare combinazioni con il più lontano indice di consanguineità possibile. La scelta in quel caso è l’out crossing per ogni accoppiamento.
Non mi permetto certo di criticare l’operato di colleghi, ma ritengo a dir poco curioso questo comportamento, perché è proprio l’esatto opposto di ciò che farei io per il mio programma di allevamento.
Accoppiando solo esemplari che rappresentano linee di sangue estremamente distanti tra di loro, è un po’ come scommettere sul fato, affidarsi al colpo di fortuna, regalare alla Dea bendata la propria selezione.
Ma la fortuna, si sa, è anch’essa spietata rivale del vero allevatore, perché allevare non è casualità o sorteggio, allevare è intenzionalità, pianificazione, esperienza e istinto.
Tutti quei fattori che fanno e disfano una selezione si apprendono con l’esperienza, su questo non ci piove, ma mi sento in dovere di consigliare ai neofiti di mettere in conto le lunghe tempistiche per soppesare vanti e pillacchere di ogni scelta.
Il fattore tempo è fondamentale.
La prima cosa che mi venne insegnata quando iniziai a studiare la materia della zootecnia fu che per allevare occorre estro, dedizione, passione e pazienza. Quest’ultima, disposizione mentale alla moderazione, alla tolleranza e alla sopportazione, la giudico una condizione favorevole per raggiungere eccellenti propositi. La pazienza ti mette talvolta a dura prova, fin quasi giungere alla rassegnazione, ma lì deve scattare nell’allevatore la tenacia e la perseveranza, senza demordere, senza mai perdere di vista il vero obiettivo: ottenere esemplari sempre migliori, senza mai capitolare alla impellenza dell’acquisto non ottimale esortato dalla fretta.
La via corretta è sempre difficile da vagliare per un allevatore, ma mi sento di garantire che la fretta può condurre solo a strade confuse ed improduttive.
L’allevatore deve sempre e comunque mantenere un’imperturbabilità connaturata, solo così potrà attuare scelte vincenti.
Allevare non è far presto, allevare è prendersi il tempo che occorre per conseguire un traguardo.
La natura non ha fretta, eppure, tutto si realizza.
Bearded Collie dell’Allevamento del Cuore Impavido – handler Jacopo Masuero
Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>