di Federico Vinattieri
Nello straordinario insieme delle razze canine definite “molossoidi“, possiamo ammirare le più svariate forme. Cani potenti, rustici, di poderosa struttura e mole… cani dalla storia millenaria.
L’Italia possiede ben due rappresentanti di questa categoria di cani: il Mastino Napoletano, antica razza che racchiude in sè tutto il sapore della storia del nostro Paese; ed il Cane Corso, razza di più recente acquisizione, ma dalle doti uniche sia per morfologia sia per aspetto caratteriale.ello straordinario insieme delle razze canine definite “molossoidi“, possiamo ammirare le più svariate forme. Cani potenti, rustici, di poderosa struttura e mole… cani dalla storia millenaria.
Tanti gli esempi di Molossi che l’Europa ha plasmato nel corso degli ultimi centocinquant’anni.
Quando si estende la visione anche alle razze non ancora riconosciute ufficialmente, ci si imbatte in alcune grandi sorprese.
Ed è così che son venuto a conoscenza del “Boerboel“, l’affascinante Mastino africano.
Il nome Boerboel (che si legge “burbul“) deriva dalla parola “Boer” dall’afrikaans olandese “contadino”, e “boel” che significa “cane”. Cane del Contadino quindi, comunemente chiamato tra i cinofili anche “Leone d’Africa“.
Non è definibile quindi “razza” da noi Europei, non essendo riconosciuta dalla Federazione Cinologica Internazionale (F.C.I.), ma in Africa è sicuramente considerata tale, una tipologia di cane ben definita, allevata da decenni con criterio, che si sta pian piano facendo strada fin qui in Italia, dove alcuni esemplari sono già presenti.
Prima di descriverne l’estetica che rende questo cane estremamente attraente per tantissimi allevatori, mi soffermerei un po’ sulla sua origine, che è altrettanto affascinante.
Un tipico esemplare di Boerboel (foto: eliteboerboels.com)
Origine
Lunga è la storia dell’allevamento di questa razza, una storia che si concentra maggiormente in molte regioni del Sudafrica. Per ognuna delle differenti Regioni, sono stati selezionati tipologie di “mastino africano” con lievi differenze, considerate tutte preziose, poiché ne garantiscono una grande variabilità genetica.
Se ci si addentra nella storia del Boerboel, si potrà arrivare fino al 640 a.C. in Assiria, territorio corrispondente all’estrema regione settentrionale dell’odierno Iraq, dove si presume abbiano avuto origine questi particolari molossi. In quei tempi antichi, questi molossi venivano impiegati nelle più svariate mansioni, dalla caccia ai grandi animali, ai combattimenti, fino ai temutissimi “cani da guerra”.
Si raccontano tante storie sulle origini di questi molossi, e non si è mai compreso quale sia il sottile divario tra storia e narrazione fantasiosa, ma comunque vale la pena raccontare la versione più nota e accettata dalla comunità cinofila del Sudafrica, una storia che non inizia in Africa, bensì in Europa. Riporto pari pari la “storia-leggenda”, come descritta sommariamente in molti articoli dedicati alla razza.
Si racconta che il Re dell’Albania donò un grosso cane, un molosso a quanto pare, all’imperatore Alessandro Magno, il quale rimase incantato dalle dimensioni dell’animale.
Ben presto però, le aspettative di questo colossale cane, delusero in maniera evidente la corte e lo stesso Alessandro il Grande, e i motivi furono che il cane dapprima si rifiutò di cacciare gli orsi, e poi anche cinghiali e caprioli.
Nel frattempo la notizia del fallimento del cane era arrivata sino al primo interessato, il Re albanese, che venuto a conoscenza della situazione nel 326 a.C., per rimediare al malcontento del Re Alessandro, mandò nella sua corte 156 cani, tutti di grossa taglia, appositamente addestrati per combattere leoni e addirittura elefanti. Questa volta però Alessandro non volle perdere dell’altro tempo con questi animali, e diede ordini ben espliciti, al fine di testare immediatamente l’effettiva potenzialità di questi cani.
Dunque, i cani furono messi nelle arene prima con leoni, per poi farli combattere anche contro gli elefanti. Non delusero le aspettative. Questa volta i risultati furono sorprendenti, i cani aldilà della vittoria, si mostravano tenaci e coraggiosi, forti e instancabili, tutte doti che colpirono molto l’interesse del re Alessandro.
Da lì in avanti, questi cani cominciarono ad essere impiegati nelle guerre e nei combattimenti e si diffusero ben presto, grazie alle truppe di Alessandro Magno, in tutta Europa.
La parte africana della storia del Boerboel inizia nel sud dell’Etiopia, dove una tribù chiamata Cynomones impiegava grossi cani per la caccia e per la protezione di proprietà dai temutissimi animali selvatici.
Come spesso succedeva, le tribù di tanto in tanto emigravano verso sud, e portavano con loro i propri cani.
Nello sviluppo finale di questa affascinante razza, c’è grande incertezza su quali furono le razze canine impiegate.
Le origini più probabili si fanno risalire nel periodo del 1652, quando un olandese, Mr. Van Riebeeck, portò con se in Africa, nella Città del Capo, un “Bullenbijiter“.
Successivamente arrivarono, con altri coloni europei, altri importanti cani, che col tempo si mescolarono con le razze originarie e presenti del luogo. Più tardi, nell’anno 1928, l’azienda di estrazione dei diamanti, la “De Beers”, cominciò ad importare Bullmastiff in Sudafrica, al fine di proteggere e salvaguardare le preziose miniere.
Questa razza fu anch’essa aggiunta quindi allo sviluppo del Boerboel.
Dall’anno 1980 e con la supervisione dei varie Associazioni (S.A.B.T., H.B.S.A. e E.B.B.A.S.A.) ebbe inizio un tipo di allevamento molto più selettivo, che come risultato finale produsse il Boerboel Sudafricano, come lo conosciamo oggi.
Si presume comunque che durante la selezione dell’odierno Boerboel, siano state impiegate diverse razze, come ad esempio il Mastiff, l’Alano, il Bull terrier, ed il Rhodesian Ridgeback.
Vediamo adesso le caratteristiche morfologiche che contraddistinguono questa particolarissima razza africana, prendendo in esame le varie voci dello standard, che è stato recentemente redatto e reso pubblico.
Profilo di Boerboel – foto © Ubaldo Flamini
Morfologia
Partiamo dal suo aspetto generale:
è un cane di grandi dimensioni con una muscolatura ben sviluppata e ben definita. Il Boerboel ha un fisico equilibrato, un aspetto potente grazie ad una muscolatura sviluppata. La sua grazia e la fiducia di creare un’impressione maestosa, è molto apprezzata. Le femmine sono notevolmente più piccole e meno muscolose, ma comunque devono dare sempre l’impressione di forza e apparire ugualmente muscolose. I cuccioli di Boerboel hanno una dimensione considerevole, soprattutto in confronto ad altre razze che da adulte sono la metà di loro.
CORPO: Il Boerboel è un cane grande con una struttura massiccia e solida; Il tronco è muscoloso e solido. Il petto è largo e profondo, con muscoli pettorali ben sviluppati. La schiena è dritta, larga e forte; la coda non deve essere lunga, deve presentarsi attaccata alta, robusta, larga, spessa, pelosa, e fiera. La coda può essere di colore più scuro rispetto al corpo. Il torace è ampio; le gambe sono forti, le ossa sono robuste. Arti devono avere le giuste angolazioni, unghie dure di colore nero, i cuscinetti sono neri; il collo di media lunghezza è forte e muscoloso.
TESTA: La testa è molto grande, caratteristica distintiva della razza; il muso visto di fronte è ampio e si riduce un po’ verso la punta del naso; la punta del naso è dritta; le labbra sono carnose, ma non devono essere troppo pronunciate o pendolanti; le orecchie sono di medie dimensioni.
ALTEZZA AL GARRESE: L’altezza al garrese minima per i maschi è da 64 a circa 70 cm: le femmine devono essere di almeno di 59 cm. Non vi è alcun limite ufficiale di altezza superiore.
PESO: Il peso di un Boerboel maschio e adulto si aggira intorno ai 65 – 90 kg, per quanto riguarda le femmine il peso varia, con un minimo di 61 kg sino ad arrivare a 85 kg.
PELO: Corto e morbido al tatto; il sottopelo non è molto presente, anche considerando l’ambiente in cui vive.
COLORAZIONI: Dal giallo chiaro al rosso scuro, dal tigrato al nero, quindi fulvo, ambra, marrone e tigrato (anche se il nero non è ufficialmente riconosciuto), può presentare anche macchie bianche, che però, tuttavia non sono ben accette; tipica maschera nera; Ogni colore degli occhi diverso dal bruno è considerato un minore difetto, tranne che per il blu che non è ammesso; la punta del naso è sempre nera.
MOVIMENTO: quando si muove il Boerboel ha una andatura regolare e sciolta, esprime calma e potenza.
Vediamo ora una delle caratteristiche peculiari, ossia il TEMPERAMENTO.
Un esemplare tipico di Boerboel non deve presentare alcuna paura o comportamenti timidi, inoltre non deve essere eccessivamente remissivo, minaccioso, o aggressivo, ma al contrario deve essere obbediente e sensibile al suo gestore.
Con il padrone e i suoi cari è quindi protettivo, non espansivo. Fuori dal suo territorio abituale è serio, vigile, a testa alta fissa con sguardo interrogatorio, in casa è abbastanza attivo ma non troppo scatenato e si adatta alla vita familiare anche in appartamento senza creare grossi problemi.
Quando si tratta di difendere un territorio o una persona però, il Boerboel si mostra impavido e molto determinato, leale. Ama sentirsi utile in famiglia, anche giocando con i bambini.
In Danimarca il Boerboel è stato dichiarato fuori legge nel 2010 per la sua aggressività, ma in verità è un cane pacato e imperturbabile. Ha il carattere tipico dei cani primitivi, non molto esuberante, anzi, molto calmo e tranquillo ma sempre attento a tutto ciò che lo circonda.
Un istinto molto territoriale resta il connotato più tipico.
Sotto l’aspetto salutistico, bisogna spezzare una lancia a favore di questa razza, poiché si tratta di una tipologia di cane sano, rustico, estremamente resistente, che non necessita particolari cure, e tenendo conto che sempre di “molosso” si parla, ha una vita media piuttosto lunga, che arriva a circa 10-12 anni di età, una media alta quindi per un molossoide. Come per tutti i molossi di grande taglia, l’attenzione deve andare al monitoraggio della displasia dell’anca e del gomito, ed a vari altri problemi, come l’ectropion e entropion, prolasso e iperplasia vaginale, cardiopatie ereditarie.
Esemplare di Boerboel importato in Italia – foto © Ubaldo Flamini
All’inizio l’interesse nei confronti di questi cani era limitato al “Suid-Afrika” ed ai Paesi limitrofi… poi pian piano sono stati esportati in altre parti del mondo. Questa razza si è sempre mantenuta in comunità isolate e ciò spiega la scarsa diffusione fino ad oggi, ma ora la possiamo considerare senza dubbio una razza emergente.
Sta iniziando ad essere molto ricercato dagli appassionati dei cani da guardia, soprattutto per il suo temperamento, pur restando ancora sconosciuto alla maggior parte dei cinofili europei.
E’ ben difficile trovare un allevamento di Boerboel, anche se non impossibile: in Italia oggi si contano pochissimi esemplari, solo per merito di qualche appassionato che è andato a procurarselo, spendendo anche cifre considerevoli. Qualche allevamento in Europa lo si può trovare in Belgio, in Olanda o comunque nel nord Europa.
Non essendo ancora ufficiale come razza, la ricerca di un allevamento e la sua certificazione è ancora più difficile.
Degna di nota l’Associazione S.A.B.T. (Sud Africa boerboel breed association), che nel 1990 aveva cercato di fare ordine tra gli esemplari del momento e ne aveva selezionate ben 72 tipologie, tra Namibia, Botswana, Malawi, Zambia e Zimbabwe.
Successivamente il Kennel Union of South Africa (K.U.S.A.) è riuscito ad attirare l’attenzione della Federazione Cinologica Internazionale che ancora però stenta a riconoscere lo “stato di razza” in modo ufficiale, per mancanza di alcuni requisiti, sia di omogeneità, sia di tracciabilità delle varie linee di sangue.
Adesso che il Boerboel è arrivato in Italia, non tarderanno ad arrivare allevatori che lo prenderanno a mano e cercheranno di cimentarsi nella pubblicizzazione e nello sviluppo di questa “nuova” razza, che a mio avviso meriterebbe maggior attenzione, perché comunque, che lo si voglia o no, rappresenta una storia ben definita, ed è un tassello che manca nel grande palcoscenico delle razze canine.
La storia dell’umanità ha portato i molossi in ogni Continente, forgiando “mastinoidi” dai diversi tratti anatomici… il molosso africano ci mancava all’appello… e quindi benvenuto a quel Mastino che vien dall’Africa.
» Articolo tratto dalla Rivista TerrAmica – num. 8 Gennaio 2018 «
Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, giudice F.I.A.V., ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>