di Luca Poli
La certificazione delle foreste e dei prodotti legnosi è orami sempre più diffusa, vista la crescente richiesta di produzioni sostenibili con l’ambiente, prime fra tutti quelle che da esso vengono ricavate come il legno.
Foresta di abete rosso – Val Rendena, Trentino (foto Luca Poli)
Le certificazioni forestali nascono come strumento di marketing e di miglioramento del livello organizzativo e gestionale interno delle aziende del settore foresta-legno-mobili, e fortunatamente sono ormai abbastanza diffuse e note sia ai proprietari boschivi che agli imprenditori del legno italiani. Nel nostro Paese questo è avvenuto grazie alla presenza, dal 2001, delle strutture nazionali dei due più importanti e diffusi sistemi di certificazione forestale a livello globale: il Forest Stewardship Council (FSC) e il Programme for Endorsement of Forest Certification schemes (PEFC). Si tratta di sistemi ad adesione volontaria che, formulati appositamente per il settore foresta-legno, permettono di certificare le aree forestali gestite secondo criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica ben definiti, seguendo dei precisi standard di buona gestione forestale. Il rispetto di questi standard viene controllato e valutato da organismi terzi indipendenti ed autorizzati (enti di certificazione accreditati Fsc o Pefc). Una volta certificata la foresta di origine, entrambi i sistemi richiedono che venga garantita la rintracciabilità del legno certificato lungo tutta la filiera, dal tronco al mobile finito.
Tecnicamente si parla infatti di certificazione di catena di custodia, in inglese “chain-of-custody” o CoC, per identificare il processo di gestione delle informazioni sull’origine dei prodotti forestali. Questo insieme di regole, molto importanti per garantire il consumatore finale su quello che sta comprando, è racchiuso in specifiche normative di settore, ad esempio gli Standard 2002:2013 e 2001:2008 v2 del PEFC Italia, come STD-40-004 del FSC.
Tronchi di abete rosso marchiati con il logo PEFC (foto Luca Poli)
La “diligenza dovuta” (Due Diligence System)
A partire da marzo del 2013, in Europa è in vigore il Regolamento Timber Regulation (EUTR) n. 995/2010 che proibisce “l’immissione sul mercato di legname tagliato illegalmente o di prodotti legnosi derivanti da tale legname”; si applica a tutti i prodotti del legno, compresi il legno massello, il legno per pavimenti, il compensato, la pasta di cellulosa, la carta. Questo regolamento definisce tutta una serie di casistiche di gestione forestale che vanno assolutamente evitate:
- Non conformi alle leggi locali, nazionali o internazionali riferite a:
- Operazioni di gestione forestale e raccolta, includendo la conversione di foreste ad altro uso;
- Gestione di aree con alti valori ambientali e colturali;
- Specie protette ed in pericolo (inclusi requisiti CITES);
- Temi della salute e del lavoro dei lavoratori forestali;
- Proprietà delle popolazioni locali, possesso e diritti d’uso;
- Pagamento delle imposte e dei canoni.
- Utilizzo di organismi geneticamente modificati.
- Conversione di altri tipi di vegetazione forestale, compresa la conversione di foreste primarie in piantagioni forestali.
Gli schemi di certificazione forestale volontari attualmente disponibili (PEFC ed FSC) non sono validi automaticamente come requisiti di rispondenza alla EUTR, ma è prevedibile che gli operatori in possesso di una certificazione FSC o PEFC (di gestione forestale o di catena di custodia) o similari vengano considerati a “rischio basso” ai fini del regolamento in esame, dal momento che queste certificazioni offrono garanzia di basso rischio e che certificano sia la gestione delle foreste che la catena di custodia, affrontando in tal modo sia la questione della legalità del taglio che della tracciabilità.
La Gestione Forestale Sostenibile (GFS)
La certificazione di Gestione Forestale Sostenibile garantisce al consumatore finale che i prodotti di origine forestale (il legno o suoi derivati, come la cellulosa, o anche i prodotti forestali non legnosi, come funghi, tartufi, frutti di bosco, castagne, ecc.) derivano da foreste gestite in maniera legale e sostenibile, quindi che non provengano da tagli illegali o da interventi irresponsabili, che possano portare all’impoverimento o alla distruzione delle risorse forestali.
Vista l’ovvia soggettività dei termine “sostenibile”, sia FSC che PEFC sono basati su un approccio cosiddetto “di performance”, ovvero sul rispetto di requisiti o soglie di riferimento pre-definiti (gli standard di buona gestione e di rintracciabilità), che tutte le organizzazioni sono tenute come minimo a soddisfare per poter accedere alla certificazione; il rispetto di requisiti minimi comuni da parte di tutte le organizzazioni certificate permette ai loro prodotti di essere etichettati con un “marchio collettivo” (il logo Fsc o quello Pefc appunto) che potrà essere di supporto alla commercializzazione.
Tali standard sono una sorta di regole comuni valide per tutti ma, vista la grande complessità degli ecosistemi forestali e la difficoltà di fissare parametri gestionali comuni per realtà forestali diverse, considerano non solo le conoscenze tecnico-scientifiche, ma anche e soprattutto il confronto tra i punti di vista diversi delle molte parti interessate alla corretta gestione di un bosco, ovvero i portatori di interesse (in inglese stakeholder). Nella certificazione forestale il processo di partecipazione e coinvolgimento dei portatori di interesse nella fase di formulazione degli standard è una fase tanto delicata quanto importante.
Carico dei tronchi a bordo strada forestale (foto Luca Poli)
Si può ottenere una certificazione sia come singola proprietà forestale (o come singola industria del legno) che come gruppo di proprietà forestali, anche non accorpate (o insiemi di aziende che lavorano e commercializzano legno), purché gestite secondo linee comuni ed organizzate in uno schema di certificazione di gruppo.
La certificazione indipendente della gestione forestale e della rintracciabilità dei prodotti legnosi, come sono quelle definite da FSC e PEFC, è attualmente uno degli strumenti più efficaci a disposizione delle aziende per dimostrare la propria responsabilità etica verso le foreste. È perciò un potente strumento di marketing: molte aziende del legno non hanno spuntato prezzi più alti sul mercato in seguito alla certificazione, ma hanno venduto quantitativi maggiori e hanno avuto accesso a nuovi e più ampi mercati.
Nei vari passaggi intermedi di merce tra aziende o presso il rivenditore finale, il prodotto può essere quindi marchiato con il logo Fsc o Pefc, che lo identifica come proveniente da foreste gestite in modo sostenibile, dandogli un vantaggio competitivo sul mercato.
» Articolo tratto dalla Rivista TerrAmica num. – Gennaio 2020 «
Luca Poli, Dottore Forestale, si occupa di gestione del patrimonio boschivo e di valorizzazione del legno. E’ inoltre presidente dell’Associazione di Agraria.org. Curriculum vitae >>>