La Nera del Sannio: ritrovamento e recupero
Nel Luglio del 2017 mi recai ad Airola (BN) da un conoscente per cedergli alcune coppie di fagiani ornamentali, conclusa la vendita decisi di recarmi a Benevento per sottoscrivere l’abbonamento alla squadra di calcio, appena promossa per la prima volta nella sua storia in serie A. Pensai però di evitare di servirmi della superstrada ,ricca di semafori ed autovelox; impostai quindi il navigatore affinchè mi facesse percorrere vie secondarie, nella speranza di girovagare per zone di campagna e godermi i paesaggi . Mai avrei pensato che l’itinerario scelto mi avrebbe portato ad attraversare i boschi e le campagne della “Dormiente del Sannio”, ovvero le montagne dell’appenino sannita Taburno Camposauro, il cui il profilo all’orizzonte le fa assomigliare alla sagoma di una donna distesa che riposa. Cosi tra boschi di querce e faggi, percorsi poco agevoli ed avvistamenti di fauna selvatica, mi imbattei in alcune sparute fattorie ove erano allevati bestiame ed animali di bassa corte allo stato brado; ormai allenato ad aguzzare la vista in tali occasioni scrutai bene tali masserie e gli animali presenti. Subito la mia attenzione fu catturata dal pollame: difatti oltre ai soliti comuni ibridi nani da cova erano presenti anche alcuni polli dalle fattezze mediterranee dal piumaggio nero corvino.
I primi polli neri avvistati sul Monte Taburno (foto P.D’Ancicco)
Pensai subito al trafiletto presente sulla “Rivista di agricoltura” ,notiziario avicolo del 1936, nella cui descrizione del pollame beneventano venivano citati polli in colorazione nera, oltre che fulva (la Beneventana ,che nel frattempo avevo già recuperato) ,inoltre riaffiorarono tra i miei ricordi alcuni libri storici che avevo letto sulle Streghe di Benevento, ove vi era narrato che nei loro rituali(sabba) spesso tali “streghe” usassero sacrificare pollame dalla livrea nera, che evidentemente doveva esser diffuso nel Sannio, tant’è vero che alcune persone anziane che conservano memoria storica di tali zone sono soliti definire polli in colorazione nera “e vallin re stregh” (“le galline delle streghe” nel dialetto sannita) per la logica riconducibilità alla leggenda delle citate Streghe di Benevento e dei loro rituali.
Nera del Sannio, una delle prime galline rinvenute sul Taburno (foto P. D’Ancicco, anno 2017)
Decisi quindi di scendere dall’auto e parlare con i proprietari di tali avicoli, che dopo un iniziale diffidenza , una volta spiegato il motivo della mia curiosità mi fecero dare un occhiata ai polli; nonostante non fossero tutti in purezza (alcuni soggetti non totalmente neri ,altri presentavano orecchione rosso…) erano evidenti nella maggior parte degli esemplari le caratteristiche dell’antico pollo mediterraneo (cresta semplice piegata nelle femmine, tarsi gialli, orecchione bianco, ecc…)e parlando con i contadini venni a sapere che anche i parenti delle fattorie confinanti allevavano tali polli, chiesi perciò di poter visitare anche le altre fattorie attigue e con grande pazienza venni accontentato; trovai quindi la conferma, che questo tipo di pollame mediterraneo del piumaggio nero era effettivamente sopravvissuto in questi impervi ed isolati territori di montagna che ne avevano preservato la purezza, lontano dall’inquinamento genetico di polli commerciali ed ornamentali.
Nera del Sannio, gallo capostipite del ceppo recuperato (foto P. D’Ancicco, anno 2017)
A queste famiglie chiesi di poter acquistare qualche esemplare; riuscì cosi a portare a casa una decina soggetti da me scelti in quanto riscontrai in loro tutte le caratteristiche da me ricercate.
Da allora,(è passato solo un anno) ho potuto effettuare un solo ciclo riproduttivo; e tra le mille difficoltà che possono presentarsi nel recupero di ceppi antichi, ho dovuto costatare che la consanguineità dovuta all’isolamento genetico (necessario però per la conservazione della razza)fosse agli estremi ,avendo ottenuto alcuni soggetti deboli e poco rustici, altri nati con dita delle zampe non dritte oltre a soggetti in colorazione errata (neri punteggiati di bianco o il verde che da riflesso diventava un colore vero e proprio). Sono tuttavia riuscito ad ottenere anche dei discreti soggetti che oltre a formare i miei gruppi riproduttori, mi hanno permesso di cedere esemplari e uova a promettenti e motivati giovani allevatori campani, con cui mi auguro in futuro di poter scambiare soggetti e uova per evitare l’eccessiva consanguineità onde evitare di far ricorso a polli di altre razze per ”spezzare il sangue”. Ciò mi fa ben sperare per il futuro della Nera del Sannio, il nome, oltre al legame storico\geografico di tale razza con le campagne Sannite, vuole essere una dedica a questi luoghi che ne hanno permesso la sopravvivenza.
Nere del Sannio, gruppo riproduttore (foto e soggetti di P. D’Ancicco, anno 2019)
Il Tacchino Fulvo di Benevento: ritrovamento e recupero
Era il mese di febbraio del 2012, mi stavo preparando per alcuni esami universitari e cercavo di svagarmi per superare la pesantezza del momento; decisi quindi di dare uno sguardo al sito degli amici di Agraria.org, ove già da qualche anno ero moderatore del forum (www.forumdiagraria.org) e per cui avevo collaborato nella stesura l’atlante dei fagiani (http://www.agraria.org/avicoli/fagiani.htm), fino ad allora infatti il mio hobby di allevatore era riservato solo ai fasianidi mentre le razze da cortile domestiche italiche ed in particolare quelle campane mi erano ancora sconosciute.
Dando uno sguardo alle schede delle razze italiane di tacchini scoprì che vi era una razza delle mie zone ritenuta estinta: il tacchino Fulvo di Benevento. Pensai subito che la mia prossima “missione avicola” dovesse essere il recupero di tale animale.
Come primo passo contattai il Dottor Alessio Zanon, Medico Veterinario che aveva descritto il tacchino nella sua opera “Identificazione e salvaguardia genetica delle razze avicole in via di estinzione” (2000\2001).
Il Dottor Zanon (che ancora ringrazio per avermi fatto da “supervisore” in tutti questi anni non solo nel recupero e la selezione del Tacchino, ma di tutte le razze da fattoria campane) mi inviò tutte le fonti storiche conosciute e l’immagine di un esemplare impagliato; a quel punto mi era chiaro l’obbiettivo: dovevo trovare dei tacchini dal piumaggio fulvo dorato orlato di nero con remiganti delle ali nere. Appena dati gli esami della sessione di febbraio iniziai le mie ricerche, visitando allevatori e consultando siti internet; a quei tempi, era la mia prima ricerca storica, e vivevo ancora nell’illusione di poter ritrovare razze scomparse in una qualsiasi campagna o mercato di paese, convinzione che si sarebbe rivelata tutt’altro che fondata! Diedi il via alle ricerche facendomi dare una mano anche da amici ed altri appassionati avicoltori, purtroppo tutte visite a mercati, fiere e contadini onde verificare la veridicità di avvistamenti e segnalazioni si rivelarono un buco nell’acqua: ovunque andassi mi si presentavano tacchini bruno\rossastri ad ala bianca o i classici ibridi rurali dal piumaggio rosso che popolano le campagne italiche. Finalmente nel maggio del 2012 trovai un esemplare maschio in un allevamento amatoriale a Castel Morrone (CE) ed una femmina ad Airola (BN); ovviamente i due animali non erano in purezza: la femmina benchè avesse orlature e remiganti nere presentava un piumaggio troppo chiaro mentre il maschio era eccessivamente fulvo e le ali si presentavano nero cenere e non nero corvino come citato nelle descrizioni storiche. Erano comunque esemplari validi per un’opera di ri-selezione.
I primi esemplari rinvenuti nel 2012 (foto e soggetti di P. D’Ancicco)
Dunque effettuai un’ incubata con le uova ottenute accoppiando i due citati soggetti e i risultati furono discreti: ebbi soggetti fulvi con orlature nere leggere ed ala quasi nero scuro ;nei miei piani vi era l’intento di accoppiare la prole maschile ottenuta con la madre per ottenere soggetti con più evidenti caratteristiche di razza (orli ed ala nera, piumaggio più chiaro),purtroppo la madre ,che non doveva esser giovanissima l’anno successivo depose uova chiare ,per poi spirare ai principi dell’estate. Non mi persi d’animo e proseguì la selezione incrociando i soggetti fratelli e sorelle che avevo ottenuto nel ciclo precedente. I risultati mi diedero esemplari dai colori stabili, ma la colorazione del piumaggio si presentava eccessivamente fulva e le remiganti delle ali erano ben lungi dall’essere il nero intenso desiderato.
Maschio del 2013 (foto e soggetto di T. Del Greco)
Fortuna volle che alla fine dell’estate del 2013 andando a trovare un amico proprietario dell’agriturismo “Masseria Sansone” ad Alife (CE) trovai da lui un gruppo di tacchini che presentavano un piumaggio fulvo dorato superiormente, parti inferiori crema e soprattutto ala nerissima; l’amico affascinato dal mio progetto mi regalò volentieri un paio di femmine da me ritenute più idonee per la selezione, grazie alle quali ottenni dei netti miglioramenti.
Gruppo rinvenuto ad Alife nel 2013 (foto e soggetti di V. Sansone)
Maschi riproduttori del 2015 e 2016 (foto e soggetti di P. D’Ancicco)
Difatti incrociando un maschio dei miei che presentava quasi tutte le caratteristiche richieste con suddette femmine ottenni soggetti più similari alle descrizioni delle fonti storiche, anche le remiganti delle ali divennero più scure, per quanto comunque si era ancora lontani dalla tonalità di nero richiesta.
Proseguì per un paio di anni la selezione con i soggetti di questo ceppo, avendo l’accortezza di “cambiare il sangue” di tanto in tanto inserendo altre femmine del ceppo di Alife; la selezione era comunque in una fase di stallo: la colorazione era perlopiù stabile ma non ancora soddisfacente.
Il fato mi diede di nuovo una mano: nel dicembre 2016 accompagnai l’amico di Alife da uno storico allevatore dell’ A.I.F.A.O. che risiedeva nelle zone della regione geografica dell’alto Sannio, qui tra tanti animali trovai anche alcune tacchine femmine dal piumaggio fulvo dorato ad ala nerissima; felicissimo chiesi al proprietario di poterle acquistare e me le cedette senza problemi (per Natale le avrebbe macellate…). Portai perciò a casa queste tacchine e nella primavera successiva le feci accoppiare con i maschi del mio ceppo.
Femmine rinvenute nel dicembre 2016 (foto e soggetti di P. D’Ancicco)
Finalmente dalle schiuse del 2017 ottenni ciò che da anni stavo cercando: esemplari dal piumaggio fulvo dorato orlato di nero cosi come le remiganti. Da questi soggetti proviene tutta la stirpe di Tacchino Fulvo di Benevento esistente che oltre ad esser allevata da me è presente negli allevamenti di alcuni fidati amici allevatori; purtroppo anche in avicoltura vi sono i truffatori, difatti da anni alcune sedicenti associazioni, consorzi, allevatori privati hanno cercato e cercano tuttora di spacciare tacchini ibridi rossi\bruni\ad ala bianca per Fulvi di Benevento.
Tacchino Fulvo di Benevento a sinistra, a destra esempio di ibrido spacciato per tale
Fortunatamente la cultura avicola nel nostro paese è sempre più in crescita e tali furbetti vengono subito smentiti sul nascere, anche da semplici appassionati ben consci delle varie differenze.
In ogni caso tutta questa attenzione, interesse e le numerose richieste di acquisto di soggetti mi fanno ben sperare per la sopravvivenza e la ri-diffusione del Tacchino Fulvo di Benevento non solo per ripopolare le campagne sannite di cui era originario, ma anche per quelle del resto del nostro Paese.
Coppia riproduttiva 2019 (foto e soggetti di P. D’Ancicco)
Pasquale D’Ancicco, presidente Razze Autoctone Campane e consigliere AIFAO.
E-mail: pasqualedancicco@live.it