Qualifiche… urge far chiarezza!
di Federico Vinattieri
Un soggetto nel ring sotto osservazione dell’esperto giudice – foto © Ilaria Trentin
“Sapessi cos’è successo! Quel giudice oggi ha dato la qualifica di Molto Buono al mio cane… Ma come si è permesso??!!”
Quante volte ho sentito esclamare questa frase da amici cinofili…
Stavolta tocchiamo un argomento attualissimo, che viene talvolta preso un po’ sottogamba, ossia quello delle famigerate qualifiche.
Prima di addentrarci nel merito, conosciamo meglio cosa si intende con questo termine; mi riferisco soprattutto ai neofiti che non hanno ancora avuto modo di intraprendere un percorso espositivo.
Sapete dirmi la differenza tra “Qualifica” e “Classifica“?
La qualifica è il valore assoluto di un determinato soggetto.
La classifica invece è il valore relativo di un determinato soggetto, tenendo conto delle presenze nella medesima categoria.
Due concetti molto diversi quindi.
Inutile dire che la qualifica ha, o almeno dovrebbe avere, un’importanza molto più elevata rispetto alla classifica.
Nei vari settori zootecnici di cui faccio parte da oramai svariati anni, ho notato una differente percezione delle qualifiche.
Logico che i criteri di giudizio di un cane, non sono paragonabili ai criteri di giudizio di un canarino o di un gallo, neanche i metodi, e certamente le compilazioni delle famigerate “scheda analitica” divergono notevolmente, ma il valore della qualifica di per sé in molti aspetti ha delle similitudini.
Vediamo nello specifico, settore per settore… e valutiamo come la percezione della qualifica, da parte del giudice e da parte soprattutto dell’allevatore, sia ben differente in cinofilia, avicoltura e in ornitofilia.
Analizziamole insieme una ad una.
L’esperto giudice stila il giudizio del soggetto sotto esame nel ring – © foto F.Vinattieri
Iniziamo dalla CINOFILIA.
Le qualifiche che gli esperti Giudici dell’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (E.N.C.I.) possono assegnare in esposizioni riconosciute, sono esclusivamente le seguenti:
- ECCELLENTE (ECC.): tale qualifica deve essere attribuita a un soggetto che si avvicini il più possibile allo standard ideale della razza – che sia presentato in condizioni perfette – che realizzi un insieme armonico ed equilibrato – che abbia “della classe” e una brillante andatura. Esso dovrà imporsi per le sue grandi qualità, che gli faranno perdonare eventuali piccole imperfezioni, e dovrà possedere le caratteristiche del sesso cui appartiene.
- MOLTO BUONO (M.B.): tale qualifica deve essere attribuita al soggetto perfettamente in tipo, equilibrato nelle sue proporzioni – in buone condizioni fisiche. Sarà tollerato qualche difetto veniale, ma non morfologico. Questa qualifica non può premiare che un cane di qualità.
- BUONO (B.): tale qualifica deve essere attribuita a un cane che possieda le caratteristiche della razza, pur accusando dei difetti, a condizione però che questi non siano redibitori.
- SUFFICIENTE (SUFF.): tale qualifica deve essere attribuita a un cane sufficientemente tipico, senza qualità notevoli o in non buone condizioni fisiche.
Quei soggetti, per i quali l’esperto giudice non stimasse di poter assegnare una delle qualifiche sopra indicate, si intendono “non qualificabili” e si distinguono in:
- INSUFFICIENTE (INS.): è attribuito al cane che non possiede le caratteristiche tipiche della razza, o con imperfezioni dentali o a livello della mascella, o imperfezioni del pelo e/o del mantello.
- SQUALIFICATO (SQ.): può essere attribuito ad un cane che presenta difetti eliminatori rispetto allo standard, sarà attribuito sempre qualora il soggetto presenti difetti da squalifica contemplati nello standard della razza.
- NON GIUDICABILE (N.G.): questo giudizio viene attribuito a un cane che non si muove, salta in continuazione o cerca di lasciare il ring rendendo impossibile giudicare il suo movimento e il suo portamento. Viene attribuito anche ad un cane che rifiuta di lasciarsi esaminare dall’esperto giudice, rendendo impossibile la valutazione della dentatura, dell’anatomia e della struttura, della coda e dei testicoli. Sono interessati anche i cani in cui l’esperto giudice individui tracce di operazioni o di interventi. Questo giudizio è valido anche quando l’esperto giudice ha ragione di pensare che le operazioni sono state fatte per correggere la condizione originale del cane o le sue caratteristiche (palpebra, orecchio, coda).
Nella classe “juniores” (categoria per soggetti di età compresa tra 6-9 mesi) e “baby” (categoria per soggetti di età compresa tra 3-6 mesi) saranno rilasciati giudizi che, al momento dell’esposizione del cane rispecchino i presupposti dell’evoluzione morfologica futura del soggetto.
Gli esperti giudici dell’E.N.C.I. possono assegnare esclusivamente in classe baby e juniores in esposizioni riconosciute le seguenti qualifiche:
- Molto Promettente (M.P.);
- Promettente (P.);
- Abbastanza Promettente (A.P.).
Le qualifiche del settore cinofilo, come potrete constatare confrontandole con gli altri settori, sono le più variegate e le più dettagliate.
Una volta apprese queste nozioni ed analizzato le definizioni, possiamo dedurre che vi siano piccole ma sostanziali differenze tra le varie qualifiche.
Il cinofilo, ahimè, forse più di ogni altra figura in zootecnia, è quello più presuntuoso, più pretenzioso, più difficile da accontentare…
Il cinofilo pretende sempre che il proprio soggetto ottenga l’eccellenza, ma non sempre l’eccellenza è presente nella realtà dei fatti.
Ottenere la qualifica di “molto buono”, viene metabolizzata dal cinofilo medio, come una sorta di disprezzo, un’offesa nei confronti del proprio esemplare… Ma se solo si avesse l’accortezza di leggere e comprendere la definizione di tale qualifica, forse la percezione sarebbe totalmente differente.
Il soggetto da molto buono è comunque un cane in tipo, senza difetti morfologici, al quale però manca quell’innata dote di distinzione, che lo renderebbe un soggetto da campionato. Quindi questa qualifica non è assolutamente denigratoria per un esemplare. Non a caso il molto buono è la qualifica minima richiesta dall’Ente Nazionale per poter ottenere determinati attestati per i cani da addestramento; o più semplicemente per richiedere l’affisso di allevamento, una sorta di “marchio” da abbinare al nome assegnato ai cani nati nel proprio centro di selezione, come un vero e proprio “cognome”, tanto per usare termini pratici.
I cinofili sono abituati male! Questa è la realtà.
Per decenni i giudici hanno reso l’eccellente alla portata di tutti, come qualifica quasi dovuta e non meritata, ed ora la conseguenza di tale buonismo, è che i cinofili in pratica la pretendono ed accettano mal volentieri una qualifica di livello inferiore.
Il punto di vista in questo caso è del tutto sbagliato.
L’eccellente un soggetto se lo deve meritare con le sue doti qualitative attinenti allo standard.
Gli esperti giudici dovrebbero far capire a tutti gli espositori, che viene premiata solo l’eccellenza con la massima qualifica, altrimenti il soggetto verrà segnato da una delle tre qualifiche inferiori, senza alcuna vergogna e senza alcuna necessità di giustificarne pubblicamente la causa, ma semplicemente motivandone l’attribuzione nella scheda analitica di giudizio, in modo da dare all’allevatore la giusta indicazione per proseguire o modificare il suo programma di selezione. D’altronde “eccellente” per definizione in lingua italiana significa: “individuo che spicca su altri per qualità, doti o meriti, di grande valore, di grande pregio“.
Se un soggetto non presenta quindi le peculiari caratteristiche di tipicità o se soprattutto non trova corrispondenza con le voci ed i parametri principali del suo standard, allora la massima qualifica non deve essere mai e poi mai attribuita.
Se c’è una cosa che si impara allevando è che, anche nel miglior centro di selezione del mondo, non possono essere prodotti tutti cani di alto livello, vi saranno sempre soggetti che meritano il campionato, ma anche soggetti che presentano doti qualitative nettamente inferiori e quindi non alla portata di ottenere il riconoscimento del campionato nazionale di bellezza.
Passiamo ora ad un altro settore, ossia quello dell’AVICOLTURA.
Un esemplare premiato in mostra per le sue qualità fenotipiche
Qui le qualifiche hanno sempre un ruolo determinante.
Mentre per i cani alla qualifica possono corrispondere una posizione nella classifica finale (1°-2°-3°-4°), nei polli, tacchini, faraone e anatidi, invece ad una qualifica o predicato, corrisponde sempre, in automatico, un preciso punteggio. I predicati vanno di pari passo con i relativi punteggi quindi.
Nella formulazione della valutazione la differenza fra i vari predicati: Eccellente, Distinto, Molto Buono, Buono, Sufficiente, Insufficiente, devono essere espresse chiaramente e concepite come logica conseguenza dell’esame dell’animale in tutti i suoi aspetti.
Vediamo quali requisiti deve presentare il soggetto valutato per ottenere il predicato corrispondente:
- Eccellente (E): il soggetto appare in tutta la sua bellezza e risponde a criteri di autentica superiorità, non presenta pertanto alcun aspetto migliorabile e nessun difetto.
- Distinto (D): il soggetto, pur presentandosi complessivamente di classe superiore, si differenzia per la presenza di un solo aspetto migliorabile.
- Molto Buono (MB): il soggetto presenta tutte le caratteristiche di razza e una qualità molto buona. Può considerarsi notevole ed armonioso pur presentando pochi aspetti migliorabili.
- Buono (B): l’animale, pur presentando vari aspetti migliorabili e uno o due difetti, rientra nella tipologia di razza.
- Sufficiente (S): nonostante il soggetto presenti svariati difetti evidenti o uno solo difetto grave, può essere considerato presentabile e soprattutto ancora valido come riproduttore.
- Insufficiente (I): l’animale presenta più difetti gravi o un difetto da squalifica. Il soggetto non ha i caratteri che contraddistinguono la razza o è evidentemente un incrocio. Oppure il soggetto è sofferente, poco sviluppato, allevato con scarsa cura o in pessime condizioni espositive.
Poi esistono due casi in cui la qualifica non viene assegnata ed il soggetto non viene valutato. In tali casi, vengono sostituiti i predicati, da due sigle, anch’esse ben definite e attribuibili solo per determinate motivazioni ben definite. Tali sigle sono:
- “Senza Valutazione” (SV): che si attribuisce quando non si vuole penalizzare un soggetto che non presenta difetti gravi e si ritiene opportuno rivederlo successivamente in quanto non ha ancora terminato lo sviluppo corporeo o del piumaggio; non ha ancora raggiunto il peso minimo perché immaturo; oppure perché è ferito nel trasporto.
- “Non Valutato” (NV): che viene attribuito in tutti quei soggetti privi di anello ufficiale di identificazione o con anello sfilabile; animali contrassegnati o sui quali l’allevatore sia intervenuto con correzioni non ammesse; soggetti infestati da parassiti o ammalati e che dovranno essere segnalati ed allontanati.
Come abbiamo accennato, alla valutazione finale espressa con un predicato sintetico, sia affianca un punteggio che potrà ulteriormente classificare la graduatoria di merito dell’animale esposto.
Questi sono gli abbinamenti possibili e obbligati:
- Eccellente 97 punti
- Distinto 96 punti
- Molto Buono 95-93 punti
- Buono 92-91 punti
- Sufficiente 90 punti
- Insufficiente 0 punti
Ad un punteggio di 97 corrisponde quindi il predicato massimo “E”, e così via per gli altri punteggi abbinati ai predicati minori.
I punteggi sono stati introdotti abbastanza di recente in ambito dell’Entente Européenne d’Aviculture et de Cuniculture (E.E.), per meglio stilare una classifica di merito fra i vari soggetti esposti.
Al contrario di quanto succede in cinofilia, i giudici della nostra Federazione Italiana della Associazione Avicole (F.I.AV.) non sono di “manica larga”. La tendenza è sempre quella di penalizzare i soggetti che presentano difetti anche minimi, e in rarissimi casi viene assegnato la qualifica di eccellente.
Tale qualifica solitamente viene assegnata in accordo unanime tra tutto il corpo giudicante in servizio durante quella determinata manifestazione, in modo tale da non attribuire la massima qualifica senza la conferma ed il benestare di più esperti in accordo tra loro.
Per convenzione, il predicato e punteggio minimo per ottenere il titolo di “campione di razza” in avicoltura è il “Molto Buono 95“, al di sotto di questo punteggio tale titolo non può mai essere attribuito.
L’Eccellente ed il Distinto quindi sono un qualcosa in più, per indicare all’allevatore che l’animale si distingue per pregi evidenti, per pochissimi o nessun aspetto migliorabile, e soprattutto per assenza totale di difetti.
Devo dire che, in confronto al cinofilo, l’avicoltore medio accetta quasi sempre il giudizio dell’esperto giudice, senza polemizzare o contestare, il più delle volte. Non è affatto semplice arrivare ai massimi predicati, e questo l’appassionato allevatore di avicoli lo sà molto bene.
Ed ora analizziamo un terzo settore zootecnico, forse il più “evoluto” di tutti, ossia l’ORNITOFILIA.
In questo settore le cose sono più facili, o più difficili, a seconda dei punti di vista.
Diciamo subito che in ornitofilia non esistono le qualifiche, ma esistono soltanto i punteggi.
Lo standard di ogni razza di uccelli da gabbia e da voliera, approvato dalla Federazione Ornicoltori Italiani (F.O.I.-onlus), è suddiviso in voci, e ad ogni voce è abbinato un punteggio, che corrisponde al punteggio massimo attribuibile dal giudice a quella determinata parte anatomica o connotato.
La somma complessiva dei punteggi di uno standard è sempre pari a 100.
Proprio perché sappiamo bene che il soggetto perfetto non può esistere, per il punteggio massimo attribuibile in mostra è stato indicato il “95/100”.
Il punteggio minimo invece per ottenere il primo posto di categoria è il fatidico “90”.
Non sarebbe sbagliato affermare quindi che i 90 punti in ornitofilia, equivalgano in qualche modo al Molto Buono 95 in avicoltura o al più comune 1° eccellente in cinofilia.
Tenendo conto della cosiddetta “scala valori”, il giudice confronta le varie voci dello standard al soggetto sotto osservazione, e per ogni voce attribuisce un punteggio, sempre entro il limite massimo indicato. Se alla voce “testa”, ad esempio, è stato abbinato nello standard un punteggio di 20/100, il giudice potrà assegnare fino a 20 punti, a seconda della corrispondenza di quel connotato alla descrizione nello standard ufficiale. Il giudice toglierà punti se il connotato non è soddisfacente o se presenta difetti. Così viene fatto per ogni voce dello standard, fino a sommare i vari punteggi assegnati, e verificando il punteggio totale che determinerà la corrispondente graduatoria di merito nella relativa categoria.
Un metodo più matematico per la valutazione e molto meno opinabile da parte dell’esperto giudice.
Perché dico che l’ornitofilia è il settore più evoluto di tutti in quanto a metodi di giudizio?
Semplicemente perché si va a penalizzare o a premiare ogni singolo aspetto anatomico del soggetto, fornendo così una indicazione inequivocabile di selezione all’allevatore, il quale saprà di dover lavorare per migliorare o mantenere quell’aspetto specifico indicato esplicitamente in base al punteggio assegnato.
Vero che nello stilare il giudizio analitico di un pollo o di un cane, il giudice ha la possibilità di spiegare per iscritto la motivazione della qualifica, specificando l’aspetto da migliorare o il pregio da elogiare, ma comunque si fa riferimento ad una qualifica cumulativa dovuta ad una osservazione complessiva e mai così specifica, voce per voce, come invece viene fatto con i canarini o altre tipologie di uccelli da esposizione.
Altro fenomeno è l’attribuzione di un giudizio di gruppo, ossia la valutazione di un gruppo di 4 soggetti, chiamato in gergo ornitofilo “Stamm“, che consente all’allevatore/espositore di far giudicare 4 soggetti insieme, con giudizio complessivo. L’allevatore è libero quindi di esporre soggetti in categoria “singolo” oppure in categoria “stamm“, per i quali avrà rispettivamente un giudizio/punteggio sul singolo soggetto, ed un giudizio/punteggio che deriva dalla sommatoria dei 4 soggetti esposti in gruppo. Questa cosa accade solo in ornitofilia, e consente all’allevatore di mostrare l’omogeneità dei proprio prodotti. In cinofilia esiste sì il “gruppo di allevamento“, ma per questo non verrà stilato nessun giudizio e non verrà assegnata nessuna qualifica, ma verrà valutato solo a confronto.
Inoltre, vi è un altro aspetto che eleva l’ornitofilia al di sopra della cinofilia o dell’avicoltura, e cioè il fatto che alle mostre ornitologiche possono essere esposti solo uccelli allevati dall’allevatore stesso che espone, e non soggetti acquistati e poi esposti per proprietà, come invece viene fatto molto frequentemente negli altri due settori.
Ecco, vi ho descritto telegraficamente la concezione e percezione delle qualifiche in tre diversi settori zootecnici che conosco bene e che svolgono esposizioni di bellezza.
Concludo dicendo che le qualifiche, fin troppo snobbate, trattate con altezzoso distacco o considerate di poco interesse da tanti espositori, sono invece assai degne di rilevanza, poiché rappresentano una validissima indicazione per proseguire, modificare o talvolta anche interrompere, il proprio programma di allevamento.
Sta ai giudici assegnarle in modo adeguato, con estrema attenzione ed adeguata motivazione.
Sta a gli allevatori prenderne atto e selezionare anche in base a tali indicazioni, tenendo però presente che non sempre ad una bassa qualifica corrisponde un cattivo riproduttore, e non sempre ad una qualifica elevata corrisponde un riproduttore eccelso… sia chiaro.
Alcuni canarini arricciati durante le fasi di giudizio in mostra
Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>