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di Vit­to­ria Capei Chia­ro­man­ni

Le ori­gi­ni degli “oran­ge wine” sono an­ti­chis­si­me; gli ar­cheo­lo­gi in­fat­ti, hanno ri­tro­va­to in Geor­gia, luogo di na­sci­ta degli “oran­ge wine”, an­ti­chi con­te­ni­to­ri di ter­ra­cot­ta (kve­vri) ri­sa­len­ti a cin­que­mi­la anni fa, dove av­ve­ni­va­no le lun­ghe ma­ce­ra­zio­ni che por­ta­va­no a vini con­cen­tra­ti e ca­ri­chi di co­lo­re, gli “oran­ge wine” ap­pun­to.
Il co­lo­re in­so­li­to di que­sti vini è do­vu­to pro­prio alla ma­ce­ra­zio­ne pro­lun­ga­ta delle uve, pre­fe­ri­bil­men­te quel­le a bacca bian­ca, un pro­ce­di­men­to si­mi­le a quel­lo della ma­ce­ra­zio­ne in rosso. La ma­ce­ra­zio­ne negli “oran­ge wine” può du­ra­re da pochi gior­ni a sva­ria­ti mesi a se­con­da del vi­ti­gno uti­liz­za­to ma so­prat­tut­to a se­con­da della pre­fe­ren­za del pro­dut­to­re. Il mosto in fer­men­ta­zio­ne ri­ma­ne a con­tat­to con le bucce, traen­do così i tan­ni­ni e il co­lo­re aran­cio­ne ten­den­te al­l’am­bra.
Gli “oran­ge wine” sono chia­ma­ti anche “vini am­bra­ti” pro­prio per il co­lo­re che hanno: da una to­na­li­tà oro an­ti­co per ar­ri­va­re al to­pa­zio, aran­cio, am­bra­to.
Que­sti vini sono però anche de­no­mi­na­ti “vini d’au­to­re” poi­ché la loro pro­du­zio­ne ri­chie­de tanto la­vo­ro ma­nua­le, me­ti­co­lo­sa cura del vi­gne­to e co­stan­te at­ten­zio­ne in can­ti­na.

orange wine vino
(foto ex­tra­cri­spy.com)

Oggi tra i mag­gio­ri paesi pro­dut­to­ri di “oran­ge wine” tro­via­mo Croa­zia, Au­stria, Ger­ma­nia ma anche Un­ghe­ria, Stati Uniti e Nuova Ze­lan­da.
Per quan­to ri­guar­da l’I­ta­lia se ne pro­du­ce so­prat­tut­to in Friu­li uti­liz­zan­do vi­ti­gni quali: ri­bol­la gial­la, friu­la­no, char­don­nay e sau­vi­gnon. Tutti vi­ti­gni ot­ti­mi per la pro­du­zio­ne di que­sti vini gra­zie al loro es­se­re re­si­sten­ti e di strut­tu­ra, con acini dalla buc­cia spes­sa e una buona per­cen­tua­le di so­stan­ze co­lo­ran­ti. Inol­tre sono anche vi­ti­gni che stan­no bene nel legno, che si ar­ric­chi­sco­no con la fer­men­ta­zio­ne e l’af­fi­na­men­to e dal quale ac­qui­si­sco­no i pro­fu­mi ter­zia­ri.
La pro­du­zio­ne ita­lia­na degli “oran­ge wine” è tor­na­ta non molto tempo fa, agli inizi degli anni 90 da pro­dut­to­ri come Ra­di­kon e Gra­v­ner con il de­si­de­rio di va­lo­riz­za­re a pieno vi­ti­gni au­toc­to­ni come quel­lo della ri­bol­la gial­la.
Per l’af­fi­na­men­to si scel­go­no so­prat­tut­to botti gran­di e l’im­bot­ti­glia­men­to av­vie­ne senza fil­tra­zio­ne. Avran­no poi un se­con­do pe­rio­do di af­fi­na­men­to in bot­ti­glia, con­ser­va­ti in po­si­zio­ne ver­ti­ca­le così da fa­vo­ri­re la se­pa­ra­zio­ne delle fecce fini.
Gli “oran­ge wine” sono vini par­ti­co­la­ri, con sa­po­ri e odori molto di­ver­si da quel­li tra­di­zio­na­li ai quali siamo abi­tua­ti. Que­sti vini pro­pon­go­no pro­fu­mi com­ples­si e ampi, dalla frut­ta ma­tu­ra e secca a pro­fu­mi er­ba­cei di pa­glia e fieno. L’a­na­li­si gu­sta­ti­va verte poi su sa­po­ri di can­nel­la, miele e frut­ta tro­pi­ca­le.
Il paese dove si espor­ta di più è il Giap­po­ne que­sto per­ché gli “oran­ge wine” sono vini che si ab­bi­na­no per­fet­ta­men­te con sushi e sa­shi­mi poi­ché le ca­rat­te­ri­sti­che in­trin­se­che del vino tol­go­no un­tuo­si­tà al pesce crudo ri­pu­len­do così la bocca ad ogni sorso.
Ma gli “oran­ge wine” si ab­bi­na­no molto bene anche con la cu­ci­na bra­si­lia­na e quel­la dai sa­po­ri spe­zia­ti, la co­sid­det­ta, et­ni­ca/ fu­sion.
Lon­dra è una ve­tri­na molto in­te­res­san­te per i pro­dut­to­ri poi­ché nella ca­pi­ta­le sta di­ven­tan­do una vera e pro­pria moda, molti sono i “wine bar”, so­prat­tut­to nel West End, che ne pro­pon­go­no in esclu­si­va.
In Fran­cia in­ve­ce, si sta im­po­nen­do piano piano gra­zie ai molti chef che stan­no co­min­cian­do ad ab­bi­nar­li con molti dei loro piat­ti. In Ita­lia sono an­co­ra poco co­no­sciu­ti e ap­prez­za­ti ma c’è da scom­met­ter­ci che pre­sto anche nel no­stro paese ne sen­ti­re­mo par­la­re. Un ab­bi­na­men­to molto in­te­res­san­te e fa­ci­le da pro­va­re è quel­lo con i for­mag­gi so­prat­tut­to quel­li sta­gio­na­ti, er­bo­ri­na­ti e a cro­sta fio­ri­ta.

vino orange wine
(foto cn­tra­ve­ler.com)

In onore di que­sti vini stan­no na­scen­do veri e pro­pri fe­sti­val che ri­chia­ma­no i mag­gio­ri pro­dut­to­ri e ap­pas­sio­na­ti. Tra i mag­gio­ri c’è si­cu­ra­men­te l’ “Oran­ge Wine Fe­si­val” a Izola d’I­stria in Slo­ve­nia che l’an­no scor­so a fine apri­le ne ha ospi­ta­to la sesta edi­zio­ne.
Vini par­ti­co­la­ri ma si­cu­ra­men­te da pro­va­re per chi ama le no­vi­tà e non smet­te mai di stu­pir­si!
Buona de­gu­sta­zio­ne!

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