C’era una volta il Mastino Napoletano bianco…
di Federico Vinattieri
Una recente visita di una mia amica allevatrice, mi ha fatto riaffiorare alla mente un argomento per il quale da tempo volevo sviluppare un articolo. Molte volte, parlando della razza con amici “mastinari”, viene fuori la questione della presunta o reale esistenza nel passato, di una linea di Mastini Napoletani dal mantello totalmente bianco. Amici stranieri mi chiedono: “tell me about the white Mastino!” Fantasie? Voci di folclore? Oppure sono realmente esistiti?
Certo che sono esistiti!! Non solo il Mastino bianco è stato una realtà, ma questa varietà è stata anche documentata su alcuni testi, tra cui il primo libro italiano che trattava questa razza, intitolato “Il Molosso”, di Felice Cesarino, Fausto Fiorentino Casa Editrice, (I° edizione del 1975 – II° edizione del 1995).
Per poter parlare del mantello bianco del Mastino Napoletano, bisogna però prima conoscere bene quali siano le colorazioni classiche di questa razza, colorazioni ancora oggi ammesse e riconosciute dallo standard F.C.I. Nel M.N. si ha la tipica colorazione grigia, che raggruppa moltissime tonalità, dal grigio chiaro al piombo, fino al grigio molto scuro. La colorazione grigia è quella più tipica e oserei dire “unica”, che non trova nessuna corrispondenza con nessun altra razza, a parte nel Cane Corso, che può talvolta avvicinarsi molto alle medesime tonalità di grigio. Il nero, che varia anch’esso di tonalità, e può presentare talvolta lievi striature o tigrature. Poi vi sono il colore fulvo, o anche comunemente chiamato “biondo”, e il “fulvo cervo”, caratteri recessivi che risultano presenti però in moltissimi soggetti, e che pertanto sovente “spuntano” fuori in diverse cucciolate. Infine esiste il color mogano, o roano, molto più raro, ma anche questo presente in diversi soggetti portatori. Sono tollerati i colori “nocciola”, “tortora” e “isabella”. In tutti questi tipi di mantello sono tollerate, e talvolta anche apprezzate, macchie bianche sul petto e sulle punte dei piedi.
Ma se queste sono le tipiche colorazioni del Mastino, allora da dove è “spuntato fuori” il colore bianco uniforme? Non è semplice dare una risposta a questa domanda con la poca documentazione fotografica che abbiamo e con la quasi inesistente documentazione scritta che ci è stata tramandata. Innanzitutto, da quanto descritto, in realtà, non si trattava di un vero e proprio “bianco”, bensì di un “fromentino” molto chiaro, definito anche impropriamente “bianco sporco”.
Sappiamo per certo che il bianco nel mastino non era un fenomeno di “albinismo”, poiché i soggetti visti e fotografati non presentavano le depigmentazioni su tartufo, occhi, ecc…, depigmentazioni sempre presenti nei soggetti albini. Senza una testimonianza diretta di coloro che per pochi anni selezionarono questa varietà, dobbiamo dare per scontato la loro buona fede e quindi non dubitare del fatto che questi soggetti bianchi fossero dei mastini nati in purezza, ossia senza eventuali meticciamenti con altre razze che presentavano quella tonalità di colore. Se questi “inquinamenti genetici” fossero avvenuti, allora le teorie che siamo qui a ipotizzare non avrebbero alcun senso poiché la loro derivazione sarebbe prettamente casuale e introdotta nella razza da importazioni di geni di “molossi bianchi”, di cui il Dogo Argentino può essere un primo esempio. Se il bianco fosse comparso improvvisamente in soggetti “puri”, allora non ci restano che due possibilità per spiegarne l’apparizione. Una di queste possibilità è la “mutazione genetica”, da me trattata in tanti articoli, che consiste in un cambiamento improvviso (appunto) e normalmente permanente, di uno (o più) caratteri, non presenti nei genitori, ma solitamente trasmissibili alla prole; in poche parole si tratta di una variazione del patrimonio genetico. Non sarebbe la prima volta che una mutazione cambi totalmente il colore di un mantello. Siamo circondati da mutazioni selezionate da noi esseri umani in quasi tutte le specie domestiche, che siamo talmente abituati a vedere che neanche ci rendiamo più conto che siano mutazioni.
Esemplare femmina di Mastino Napoletano Bianco
Altra soluzione, per me più azzeccata, è l’Atavismo. Non possiamo escludere che per il recupero e la ricostruzione della razza, nel dopoguerra, vennero inseriti nella selezione degli ultimi esemplari di mastino rimasti, alcuni molossi similari, ed alcuni di essi con manto chiaro. Lo stesso Dr. Piero Scanziani, considerato il creatore della razza, non l’ha mai negato. Ciò comporterebbe l’introduzione di un carattere genetico recessivo e che talvolta può restare in qualche modo “subdolo” per generazioni. In ogni modo, anche se ciò non fosse avvenuto, non possiamo tralasciare l’ipotesi che vi fossero molossi italiani bianchi nel circondario napoletano, durante i primi del ‘Novecento e anche in precedenza, da cui discende direttamente l’odierno nostro Mastino. La “purezza di una razza” è una nozione relativa, lo sappiamo bene, anche se decine e decine di caratteri sono stati fissati talmente bene che oramai sono sempre presenti negli individui di una determinata razza e ne determinano la tipicità.
Noi siamo soliti considerare il DNA e quindi il patrimonio genetico, una sorta di “ricetta” che definisce come siamo fatti, e non ci rendiamo conto che in questo invece si cela anche altre informazioni, ossia la nostra storia: mutamenti, avanzamenti, trasformazioni, tutto ciò che è avvenuto a livello genetico nei nostri ascendenti. Un carattere può provenire verosimilmente da antenati remoti vissuti all’epoca della formazione della razza stessa, in questo caso si può parlare di “Atavismo di razza”.
Per “Atavismo” quindi si intende il “ritorno” di uno o più caratteri presenti nell’antenato evolutivo. Pertanto può accadere una ricomparsa di una caratteristica che era stata perduta da molte generazioni. L’Atavismo è raro, ma può avvenire, ed è scientificamente provato. Capita a livello genetico che un carattere atavico venga in qualche modo “annullato” e poi “riattivato” in un individuo di molte generazioni successive.
Incredibile direte voi… La genetica è ricolma di incognite e di enigmi, ed i caratteri atavici sono una prova dell’imprevedibilità; ecco il perché della famosa frase: “la genetica non è una scienza esatta”.
Atavismi sono documentati anche negli esseri umani, e molti dei quali mostrano connotati anatomici che la nostra evoluzione aveva definitivamente cancellato, come il prolungamento del processo coccigeo, che in alcuni rarissimi casi è presente in alcuni individui, nati con questa caratteristica, che testimonia che millenni fa anche l’uomo aveva un’appendice caudale. Stesso processo avviene nel cane, in cui il fenomeno dell’atavismo mostra talvolta tratti che erano stati eliminati dalla nostra selezione, ma rimasti lì, ben nascosti nel loro DNA, in attesa di riapparire, talvolta turbando allevatori alla vista di inspiegabili mutamenti di colore, o di forma, e fomentando voci di “incroci clandestini”, che in realtà in questi casi non sono mai avvenuti. Lo sperone articolato è uno degli esempi più comuni, tratto anatomico che talvolta ricompare in molte razze definite “primitive”.
Ho riletto con grande piacere la relazione accurata e molto interessante, redatta dal Prof. Luigi Zigarelli, l’allora ordinario presso l’Istituto di Zootecnia dell’Università di Napoli, riportata anch’essa sul testo di Felice Cesarino, in cui cerca di chiarire la genetica di tale fenomeno (Pag. 19 – “Il Molosso” di F.Cesarino).
Quindi abbiamo risolto il mistero del Mastino Napoletano bianco? Vorrei dire di sì, ma queste restano teorie. Nessun campione genetico è arrivato ai nostri giorni e nessun documento scientifico è venuto alla luce. Nessuna prova empirica è in nostro possesso. Io stesso che possiedo un archivio ben fornito sulla storia del Mastino Napoletano, non sono riuscito a “centrare” nessun indizio potenzialmente interessante da cui poter attingere informazioni di rilievo.
Ora che abbiamo teorizzato su come probabilmente abbia fatto la sua comparsa il “bianco” in questa razza, raccontiamo un po’ di storia.
Immergiamoci nell’aspetto pittoresco e vivace della cultura napoletana, tra i mille aneddoti degli allevatori partenopei di mastini, e raccontiamo in poche righe quel che conosciamo sul mastino bianco, chiamato anche in dialetto napoletano: “O’ Cane ‘e presa fantàsm”.
Facciamo quindi un balzo in dietro di una quarantina di anni. Siamo in Campania, più precisamente sul “Lago Patria”, situato nel Comune di Giugliano (Napoli), e proprio in questo luogo vi era l’allevamento del Sig. Claudio Cocchia, nel quale venivano selezionati i Mastini bianchi. I mastinari di vecchia data ancora se lo ricordano, poiché oramai è diventato quasi una leggenda tra gli appassionati partenopei, ma anche tra tutti i mastinari stranieri, che seguono la storia di questa razza, attratti da questi aneddoti e queste particolarità occulte e perdute. In quell’allevamento nacquero casualmente 3 cuccioli bianchi in una cucciolata di 13 nati. L’allevatore sosteneva (dichiarazione trascritta anche sul testo di F. Cesarino), che questi prodotti inaspettati furono il frutto di un suo esperimento, sottoponendo i due riproduttori ad una cura ormonale, somministrando un “estratto anteipofisario”, di cui non fece mai il nome. Personalmente rimango molto scettico sulla veridicità di questo “esperimento chimico”. L’accoppiamento fu ripetuto per tre volte, somministrando lo stesso prodotto, ma il fenomeno del manto bianco non ricomparve più. Sono arrivate a noi pochissime immagini, le più famose sono le due che ho riportato in questo articolo, cioè il soggetto “Guaglione”, di proprietà del Sig. Ciro Mango, un maschio piuttosto leggero e con poche rughe, ben lontano dalla tipicità dei soggetti che venivano presentati in quel periodo in esposizione, neanche lontanamente paragonabile ai soggetti odierni; l’altra foto ritrae “Orsa”, una femmina tipica per quell’epoca, di proprietà di Claudio Cocchia, la quale può essere definita il soggetto conosciuto più rappresentativo di quella estinta varietà. Nonostante vi siano voci che sostengono di conoscere allevatori che per anni hanno tentato di proseguire la selezione, nessun proseguimento è stato scrupolosamente documentato. Il fantomatico Mastino napoletano bianco scomparve più o meno con la stessa rapidità con cui si manifestò.
In ogni modo, lo standard ufficiale E.N.C.I. non ha mai riconosciuto questo colore, quindi, ai fini anagrafici, il mastino napoletano bianco non è mai esistito.
Maschio di Mastino Napoletano Bianco
Per tutti i colleghi e amici mastinari, spero di essere stato esauriente su questo argomento, e ironicamente vi dico questo: che non vi prenda ora la voglia di ricercare questa varietà… Selezioniamo bene quelle già esistenti! Così daremo già un grosso contributo alla razza, che ritengo essere, ahimè, in condizioni precarie.
Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>