di Federico Vinattieri
Cucciolo di pochi giorni di Cane Lupo di Saarloos nero
Il fatidico faccia a faccia con l’ignoto. Come lo si affronta? Cos’è questo strano “caso” che mi è capitato? Afferma l’allevatore… Cos’è quello strano “fenomeno da baraccone”? Afferma lo spettatore… Non si riesce a venirne a capo.
Solitamente funziona così, quando una persona si trova di fronte ad un “fenomeno” che non può spiegarsi razionalmente, allora si comincia a dar “fiato alle trombe” del paradossale e si scatena una vera “inquisizione”, alla ricerca di chi ha commesso lo “sbaglio”.
Tutto ciò accade perché, nella maggior parte dei casi, non si ha le conoscenze genetiche di base per poter offrire una valida alternativa logica a quel determinato strano elemento rilevato.
Questo per darvi un’idea realistica di cosa avviene quando in una determinata razza, nascono soggetti, di colore o di forma, che a prima vista possono sembrare totalmente estranei alla razza stessa. Talvolta anche l’allevatore stesso viene preso alla sprovvista e rimane sbalordito, ma basta mettersi lì a studiare il PERCHE’ è avvenuto tale mutamento improvviso e inaspettato.
Il Perché! Nessuno si domanda mai il perché?! Non avete un briciolo di curiosità che vi spinga a studiare le cause? Tutti si concentrano esclusivamente sul fatto, e inizia lo scatenarsi della massa, che non applica le conoscenze scientifiche, ma prende di mira gli allevatori, come veri e propri “untori”, colpevoli di aver creato tale mostruosità di proposito, senza neanche dare il beneficio del dubbio e senza mostrare nessuna pietà. Questo è il metodo di chi non conosce, di chi si rifiuta di imparare, di chi crede di saperne di più, di chi è convinto che la “genetica se la mangia a colazione”, e soprattutto di chi è ancora convinto che la genetica sia stata tutta svelata.
Potremo metterci lì ad elencare mille esempi, ma mi limito a trattare, in questo mio testo, un argomento che accentra su di sé proprio il genere di discussione sopra citata.
E’ il caso del Cane Lupo di Saarloos di colore NERO. “The Black Saarloos exists!”, sembra il titolo di una rivista scandalistica. Nessun enigma si cela dietro questo colore, nessuno strano incrocio, nessuna linea di sangue deleteria, nessun mistero da risolvere. Basta prendere in mano un qualunque trattato di genetica applicabile al cane, leggerlo, e l’arcano sarà svelato.
Se si concentrassero le energie sulla lettura scientifica e si tralasciassero una volta per tutte le fantomatiche e ripetitive discussioni on line, probabilmente in molti capirebbero subito da dove derivi il colore nero nel Cane Lupo di Saarloos, e nessuno rimarrebbe realmente stupefatto ad osservare una foto che ritrae un soggetto di questa varietà di colore.
Nel mio allevamento è capitato una sola volta e molto di recente. Era la fine del 2014 e nacquero 7 cuccioli, da una nostra femmina di colore grigio lupo e da un nostro stallone del medesimo colore. I 7 cuccioli presentavano tonalità di colore differenti: due marrone foresta, un grigio tendente all’argento, due grigio lupo classici, e due femmine nacquero di colore nero, con relative zone bianche, che ne determinavano la maschera, e le varie zone di elezione previste dallo standard. Sapevamo che in altri allevamenti europei era già “spuntato fuori” questo particolare colore, ma non era mai comparso nel nostro allevamento. Conoscendo abbastanza bene il comportamento genetico dei colori del mantello, mi ero fatto già un’idea di cosa e da dove fosse “schizzata” fuori quella strana tonalità.
Tutto è da ricercarsi nei geni modificatori del colore del mantello, che sono presenti sia nelle razze canine, quindi manipolate dall’uomo, sia nelle forme ancestrali, quindi anche nel Lupo (Canis lupus).
Quando si osservano i branchi di Lupi selvatici salta subito all’occhio che, nonostante il branco sia sempre lo stesso e vi siano pochissime introduzioni di nuovi esemplari appartenenti ad altre linee di sangue, le colorazioni sono varie e soprattutto sono differenti le tonalità di colore dei componenti del medesimo branco. Questa è la conseguenza della presenza di “geni modificatori” nel patrimonio genetico di quegli individui. Stessa cosa avviene nei cani domestici, i quali, nonostante la loro selezione sia stata attentamente voluta e scrupolosamente seguita da noi umani, il loro genoma racchiude alcuni geni rimasti lì, latenti, chissà da quante generazioni, che raramente possono interferire e “rompere” la normalità, riuscendo a cambiare determinati caratteri, tra cui appunto, il colore del manto.
In genetica la modificazione di un colore, è senza dubbio uno dei mutamenti genetici più semplici, se si paragona ai ben più complessi cambiamenti anatomici.
Per comprendere bene questi concetti però, bisogna avere ben chiaro le basi della genetica dei colori, quindi andrò ora a spiegare con parole semplici quali siano i “pilastri” di questa materia, nozioni importantissime per un allevatore, che fungono da “chiave di lettura” per tutte le varie colorazioni del mantello. Io ho dovuto affrontare e studiare bene l’argomento quando iniziai ad allevare i canarini di colore, nei quali la genetica dei colori va saputa a mena dito, se si vuol riuscire ad allevare con criterio e se si vuol raggiungere dei risultati. L’argomento è vasto, ma vediamo quelli che io chiamo “principi fondamentali”.
Sappiamo che il pelo del cane, come i capelli umani, è composto da “cheratina”, una proteina. Questa materia è colorata. Qual è il pigmento che determina la presenza di colore? Risposta semplicissima, lo abbiamo sentito ripetere talmente tante volte che lo hanno capito anche i bambini: è la “Melanina”. La Melanina produce due diversi gruppi di pigmento: l’Eumelanina e la Feomelanina.
Teniamo presente questi due concetti: La Eumelanina racchiude tutto quel gruppo di pigmenti responsabile della presenza del colore scuro, quindi nero e bruno. La Feomelanina rappresenta tutto quel gruppo di pigmenti che determinano il colore più chiaro, quindi fulvo (giallo), rossiccio, ecc…
Quindi quando ci troviamo di fronte ad un soggetto nero ed a un soggetto marrone, siamo consapevoli che tra i due soggetti non vi è una differenza di derivazione di pigmento, appartengono entrambi al gruppo degli “Eumelaninici”. Stessa cosa ovviamente se ci troviamo davanti ad un soggetto fulvo ed un soggetto rossastro, geneticamente non vi è differenza, sono entrambi rappresentanti del gruppo di pigmenti “Feomelaninici”.
La variazione di intensità pertanto non determina un cambiamento a livello genetico, bensì fisico, cioè vi sarà solo una variazione nella forma e nella rigidità delle molecole che compongono il pigmento, che quindi si manifesterà visivamente diverso, ma geneticamente uguale.
Sono cellule chiamate “melanociti” che producono la melanina, quindi si avrà due effetti fisici: si avrà visivamente un colore più scuro quando la molecola prodotta si presenterà di forma più sferica e più rigida, mentre se la molecola prodotta si presenterà di forma allungata e con meno rigidità avremo un colore meno intenso.
Quindi queste due maxi-categorie di pigmenti, raggruppano tutta una serie di intensità e sfumature. Tutti i colori del “mondo canino” sono la conseguenza di combinazioni tra questi due tipologie di pigmento, combinate tra di loro o con zone del corpo apigmentate.
Cuccioli di Saarloos neri, nati nell’Allevamento di Fossombrone
Esistono poi tutta una serie di geni che vanno ad interagire, “miscelare” ed a modificare queste due maxi-categorie. Ovviamente vi sono soggetti che presentano sia pigmenti feomelanici che pigmenti euromelanici, vedi “carbonatura” del colore “grigio lupo”, che presenta peli scuri e chiari.
E’ il caso del gene “Agouti”, rimasto presente in pochissime razze, tra cui nel Norsk Elghund, nel Cane Lupo Cecoslovacco, nel Cane Lupo di Saarloos, nel Pastore tedesco, e in poche altre. Nel tipo di mantello “Agouti” vi sono delle zone specifiche (sedi fisse) in cui è presente la sola feomelanina, come ad esempio nel Saarloos possiamo notare le “pasticche” sopra gli occhi, la parte interna degli arti, le pareti laterali del muso appena sotto la maschera, le macchie chiare sul petto, i garretti, perineo, ecc… Tutte le restanti parti del corpo presentano una “miscela” di pigmento scuro e chiaro su ogni singolo pelo, che solitamente hanno punta nera e restante parte feomelaninica gialla o ancor più chiara (che varia di intensità rispetto alle varie zone del corpo), con sottopelo generalmente grigio.
Le innumerevoli espressioni cromatiche del mantello “grigio lupo” sono determinate da mutazioni, fattori di inibizione, fattori di diluizione, fattori di riduzione, sia delle feomelanine che delle eumelanine.
Questi mutamenti possono essere indicati in 6 distinte tipologie, determinati da 6 ben distinti alleli, tutti facenti parte del tipo “Agouti”.
Come sapete in genetica si definiscono alleli le due o più forme alternative dello stesso gene che si trovano nella stessa posizione su ciascun cromosoma omologo (locus genico). Gli alleli controllano lo stesso carattere ma possono portare a prodotti quantitativamente o qualitativamente diversi.
Qui di seguito vi riporto un elenco molto sintetizzato:
Tipo 1) Classificato in genetica con “A” maiuscolo: è l’allele dominante di questa serie e questo è il gene che produce il mantello Nero, con tutte le sue possibili varianti.
Tipo 2) Classificato in genetica con la sigla “ay” minuscolo: è quello che dà origine al mantello prevalentemente rosso, con eventuali vari livelli di carbonatura.
Tipo 3) Classificato in genetica con “at” minuscolo: è il responsabile del mantello “nero focato”, e anche in alcuni casi, dei mantelli “tricolore”.
Tipo 4) Classificato in genetica con “aw” minuscolo: va a formare bande alternate chiare in ogni singolo pelo, ed è proprio questo allele che produce il mantello color “lupo”.
Tipo 5) Classificato in genetica con “as” minuscolo: responsabile del mantello chiaro, o fulvo, con sella scura.
Tipo 6) Classificato in genetica semplicemente con “a” minuscolo: è l’allele responsabile del mantello denominato “Nero recessivo”, molto raro, presente in pochissime razze, che crea un fenotipo praticamente identico a quello determinato dall’allele “A”.
Tengo a precisare che questi che abbiamo sopra elencato solo solo gli alleli presenti nel gruppo denominato “Agouti”, ma nel cane esistono molti altri gruppi e svariati altri alleli che vanno a determinare dozzine di differenti tipologie di mantello, che tratteremo semmai in altri articoli.
Quindi ecco spiegato il famigerato mistero del Saarloos Nero! Non è altro che la conseguenza del gene “Agouti” che è andato a modificare la “normale” pigmentazione del mantello, che tutti siamo abituati a vedere in questa razza.
La genetica, pur essendo materia ancora parzialmente inesplorata, può senza dubbio spiegarci in modo logico e razionale, le origini di eventuali “fenomeni” che talvolta ci sorprendono e che, allevando, possiamo trovarci di fronte all’improvviso con i prodotti dei nostri accoppiamenti.
L’autore con un cucciolo nero di Cane Lupo di Saarloos
Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>