Aiuto, il mio cane si è accoppiato!
di Federico Vinattieri
La comunicazione olfattiva è importante nel cane – foto © F.Vinattieri
Questo è uno dei classici articoli che fungono da “sentenza” per sfatare dei miti, credenze popolari, convinzioni che con il passaparola sono credute reali.
Se si va a “scavare” sotto le dicerie di paese su molti argomenti che riguardano il cane e la cinofilia in generale, vi accorgerete che sono parecchie le leggende metropolitane che sono oramai entrate nella mente delle persone. La riproduzione canina è uno degli argomenti più discussi. In questo articolo vi fornisco un breve elenco di parametri e di nozioni, teoria miscelata ad esperienze ed aneddoti vissuti direttamente nel mio allevamento, che vogliono andare a chiarire tutti gli aspetti più importanti della riproduzione canina.
Analizziamo ora quelle che sono le questioni più frequenti su questa materia. Iniziamo da quello che viene prima dell’accoppiamento, ossia dal cosiddetto “calore” della femmina, più correttamente definito “estro”, che fa sorgere tanti dubbi e titubanze. A che età si può presentare il primo calore? Domanda molto frequente. Beh, dipende da tantissimi fattori: la razza, la taglia, la selezione e talvolta anche dalle condizioni ambientali.
Diciamo che mediamente, siamo nella normalità se una femmina presenta il primo calore intorno all’anno di età, ma può avvenire già dai 6-7 mesi, in cagne molto precoci, e può essere tardivo e presentarsi anche dopo l’anno e mezzo di età. Mi sono capitate femmine in passato che hanno avuto il loro primo estro all’età di 18-20 mesi, casi rari ma possono accadere. Non è detto che ci si accorga del calore, in quanto questo può essere anche “silente”, ossia senza segni evidenti, come perdite ematiche o ingrossamento della vulva. Il primo calore può essere anche “anovulatorio”, ossia senza l’avvenuta ovulazione, pertanto non fecondo, ma nel dubbio è sempre buona norma tenere divisa la femmina dal maschio in quei giorni. I calori silenti possono presentarsi anche da adulti; ho avuto un caso qualche anno fa di una mia Mastina napoletana, la quale non dava nessun segno evidente, ma che, ad analisi effettuata, risultò in pieno calore, e dopo aver proceduto con la fecondazione, rimase gravida senza nessun problema.
I calori del cane possono essere paragonati al ciclo mestruale della donna? Assolutamente no! Nella donna le perdite ematiche sono indice della fine del ciclo della maturazione dell’ovulo e quindi sta a indicare che l’ovulazione è già avvenuta e terminata, mentre nel cane determina, al contrario, l’inizio del periodo fertile e quindi l’imminente ovulazione. La durata del calore mediamente è di 15-20 giorni. La femmina è feconda, teoricamente, nel periodo che va tra il 9° ed il 15° giorno di calore, ma è un parametro molto molto teorico, in quanto anche questo aspetto è molto soggettivo e variabile. Fortunatamente oggi noi allevatori, abbiamo a disposizione mezzi che ci permettono di andare a colpo sicuro; basta un semplice prelievo di sangue per fare effettuare in un laboratorio il “test del progesterone”, che ci fornisce il preciso valore del livello di questo ormone, con il quale possiamo sapere con assoluta certezza quando avverrà l’ovulazione e di conseguenza quando deve essere svolto l’accoppiamento. Una volta, quando questo tipo di test non c’erano ancora, si teneva il conto dei giorni e si tendeva ad accoppiare la femmina intorno al 14° giorno di calore, talvolta sbagliando totalmente e quindi mancando i giorni di massima fertilità. Ora si sbaglia molto meno.
Parlando recentemente con amici veterinari, mi è stato confermato ciò che già avevo intuito da solo, ossia che la presenza di sangue e la durata del calore non hanno più nessuna importanza nell’indicarci il giorno esatto dell’ovulazione, in quanto il proestro e l’estro della fattrice non seguono più nessuna scadenza e nessuna logica; da cosa sia dipeso questo mutamento non so dirlo, nessuno è mai riuscito a capire il perché i calori delle femmine si siano così diversificati nel corso di pochi decenni; posso ipotizzare che il cambiamento climatico abbia senza dubbio influito, ma anche l’eccessiva manipolazione selettiva da parte dell’uomo ne ha stravolto tutti i parametri biologici.
Succede che una femmina non vada in calore, oppure lo salti, sconvolgendo tutti i programmi dell’allevatore che aveva già preso accordi per un accoppiamento imminente. Perché accade ciò? Le cause possono essere molteplici, su cui potremo scrivere un articolo intero, da una disfunzione ormonale a problemi molto più seri a livello ginecologico, ma possono senza dubbio influire anche cause ambientali, climatiche e anche carenze nutrizionali. Quando ci si trova davanti ad un soggetto (maschio o femmina che sia) che ha problemi di fertilità, bisogna indagare a fondo sul problema, tramite esami, prelievi e conseguenti analisi di laboratorio, in questi casi bisogna assolutamente ricorrere all’aiuto di un professionista, una valida clinica veterinaria che possa fornire dei validi consigli per far ritornare nella norma la funzionalità riproduttiva del “soggetto complicato”. Talvolta basta una semplice terapia antibiotica, oppure una cura ormonale ed il problema è risolto, ma in altri casi si deve intervenire con metodi più invasivi. Detto ciò non bisogna mai tralasciare però il fatto che la salute della fattrice viene sempre prima del bisogno di farla riprodurre a tutti i costi. Se c’è una anomalia nella frequenza dei calori significa che c’è un problema, quindi la cosa va presa a mano anche se la femmina in questione non è una di quelle che l’allevatore vuole utilizzare a breve per la riproduzione.
Appreso le nozioni che riguardano il calore, possiamo iniziare a parlare di fecondazione. Esistono dei parametri da rispettare per l’accoppiamento del cane, tempistiche stabilite proprio per non andare a deturpare il normale sviluppo della femmina e per non creare problematiche postume o in corso della gravidanza.
Per allevare bisogna conoscere a menadito i regolamenti imposti dall’Ente che tutela la selezione del cane di razza nel proprio Paese, nel nostro caso l’Ente Nazionale della Cinofilia Italia, quindi per prima cosa andiamo a vedere e spiegare cosa viene indicato per la riproduzione del cane e quali siano le regole a cui tutti noi allevatori dobbiamo rigorosamente attenerci.
Per coloro che affrontano per la prima volta il percorso dell’allevamento inteso come riproduzione, quindi della fase del calore, dell’accoppiamento, della gravidanza e del parto, comprendo bene che vi sia timore nel trovarsi davanti a certe situazioni che all’atto pratico possono rivelarsi ben differenti rispetto a quanto letto o sentito dire. L’esperienza è la migliore arma che un allevatore possa avere, ma come usa dire ironicamente “nessuno nasce imparato!”, proprio per questo motivo l’E.N.C.I. ci ha fornito delle regole da seguire per non incappare in errori grossolani che possono nuocere alla salute dei nostri riproduttori. Vediamo cosa ci impone l’Ente nazionale; andiamo in particolare ad esaminare due specifici punti del Codice Etico E.N.C.I. che trattano l’atto della riproduzione.
Al punto n° 11 del Codice Etico dell’Allevatore di cani, documento che ogni allevatore titolare di “affisso” è obbligato a firmare, viene indicato quanto segue:
<< Non accoppiare femmine troppo giovani, non prima del secondo calore, o troppo anziane. Dopo i sette anni di età è opportuno ottenere un certificato veterinario di idoneità alla riproduzione >>.
Queste sono nozioni che gli allevatori dovrebbero dare per scontate. Una femmina al suo primo calore non è pronta per sostenere una gravidanza, anche se fisicamente ne è sicuramente in grado. E’ buona norma quindi attendere almeno il secondo calore, per garantire una crescita ed uno sviluppo fisico senza disturbi o squilibri dovuto alla gestazione in giovane età. Stessa cosa per le femmine in età avanzata, il cui corpo interpreterebbe una gravidanza come un forte stress e, soprattutto in caso di intervento mediante taglio cesareo, il rischio aumenterebbe notevolmente. Poi vi sono casi di femmine che nonostante abbiano già superato l’età limite di 7 anni espressa nel Codice etico, non dimostrano assolutamente la loro età effettiva e quindi, previa controllo e benestare del veterinario, possano tranquillamente sostenere un’ultima gravidanza.
Quante gravidanze può sostenere una fattrice?
Anche questo parametro è scritto nel nostro Codice etico; al punto n° 16 viene infatti riportato:
<<E’ opportuno che una fattrice, a salvaguardia del suo benessere, non abbia più di cinque cucciolate nella sua vita >>.
Questo è un aspetto molto discusso e contestato, soprattutto da allevatori di cani da caccia, i quali erano da sempre abituati a far partorire molte volte le proprie fattrici. Io personalmente sono assolutamente d’accordo nell’imporre questo limite di 5 cucciolate. Un allevatore deve saper limitare la propria produzione, e quindi deve sempre cercare accoppiamenti mirati, senza mai sfruttare i propri riproduttori per interessi economici. Cinque cucciolate forniscono all’allevatore un bel margine per ottenere, da una determinata fattrice, un’eredità per poter proseguire una selezione; se ciò non avviene con 5 cucciolate allora meglio lasciar perdere…
Bisogna tener conto inoltre che nella femmina di cane non esiste la menopausa, quindi una femmina resta feconda per tutta la vita, però anche se i calori sono sempre presenti, il fisico si indebolisce e l’animale non è più in grado di portare avanti al meglio la gestazione ed il parto.
Curiosando nel libro genealogico on-line sul sito ufficiale dell’Ente Nazionale, si possono trovare casi che veramente sono ben lontani dal rispettare tali norme, come ad esempio una fattrice di razza Border Collie, la quale alla veneranda età di 11 anni ha prodotto la sua 7° cucciolata!! Ma questo è solo uno dei tantissimi casi che possono essere messi in evidenza, produzioni che l’E.N.C.I. non dovrebbe permettere, valutando preventivamente l’idoneità alla riproduzione ed effettuando le necessarie verifiche, non appena una denuncia di monta e nascita che non rispetta i requisiti viene presentata in Delegazione.
E per quanto riguarda i maschi? Esistono normative che vadano a definire l’età minima per farli riprodurre? Ovviamente NO!!
Il maschio non subisce nessun trauma durante o dopo l’accoppiamento. Raggiunta la maturità sessuale, che a seconda della razza, del soggetto, della taglia, ecc… può avvenire dall’età di 8 mesi, fino ai 12/15 mesi, un maschio può tranquillamente fecondare. NON ESISTE NESSUNA MOTIVAZIONE CLINICA per cui un maschio a 8-9 mesi di età non possa accoppiare una femmina, se questo è in grado di montare.
Naturalmente l’inesperienza è normale, quindi per un cane di giovanissima età bisogna aver molta pazienza perché capisca il naturale “meccanismo” dell’accoppiamento. Non bisogna in alcun modo forzare il maschio in questa fase, l’istinto lo condurrà ad assumere le naturali posizioni per fecondare la femmina; le “istruzioni per l’uso” fanno parte del suo genoma, quindi con calma e tranquillità, qualunque maschio prima o poi capisce come agire e come approcciarsi alla femmina pronta per essere fecondata.
Una coppia di Mastini Napoletani – foto © Marco Leonardi
A volte mi capita di leggere in rete, soprattutto sui vari Social, varie polemiche riguardo alla giovane età di alcuni maschi riproduttori, accusando i proprietari di “atti di violenza” nei confronti di questi soggetti… Mi viene da ridere a pensare a certe discussioni e sarei veramente curioso di capire il perché un maschio di 1 anno di età non possa procedere con un accoppiamento, sfido chiunque a fornire le prove scientifiche di questa presunta violenza fisica. Se si tratta di femmine, come abbiamo già detto, non v’è dubbio che un accoppiamento in età precoce possa comportare delle problematiche nella crescita, nello sviluppo, poiché la femmina al primo calore non è certo pronta a subire il gravoso impegno fisico della gravidanza, che può essere interpretato dal corpo come un vero e proprio trauma, ma per il maschio non esiste nessuna prova clinica che confermi un danno fisico nel procedere con un accoppiamento e quindi con una eiaculazione, anche in giovane età.
Nel mio allevamento molti anni fa, vi è stato un caso di un nostro maschio di Mastino Napoletano, soggetto molto importante che avevamo premura di adoperare con una nostra femmina adulta, il quale a soli 8 mesi mostrava evidente interesse per questa nostra fattrice in calore, e quindi decidemmo di procedere con l’accoppiamento naturale; il soggetto in questione non mostrò nessuna difficoltà nella fase di fecondazione, da cui nacque una bellissima cucciolata. Inutile dire in definitiva, che certe polemiche sono del tutto “campate in aria”, senza nessun fondamento o supporto scientifico che vadano a provare tali affermazioni. Quindi per quanto riguarda il maschio lo si può tranquillamente far accoppiare non appena raggiunge la sua maturità sessuale.
Una regola non scritta, ma oramai di uso comune tra gli allevatori cinofili, è quella di non spostare, possibilmente mai, il maschio per l’accoppiamento; è sempre la femmina che viene condotta dal maschio e mai viceversa. Questa prassi ha una spiegazione logica, in quanto il maschio nel suo ambiente risulta essere più a sua agio, meno soggetto ad essere inibito da stimoli esterni, meno distratto da odori e rumori che non conosce, quindi maggiormente concentrato a procedere con l’accoppiamento; inoltre in alcune razze, le femmine al di fuori del proprio ambiente abituale si presentano più docili e quindi più propense a sottomettersi al maschio per essere fecondate.
Quando si parla della fase di accoppiamento si apre un mondo di diverse opinioni e diversi metodi. Vi sono razze che non hanno alcun problema nell’accoppiarsi ed i due soggetti in questione vengono quindi semplicemente messi insieme in un recinto e l’accoppiamento viene “consumato” in pochi minuti, senza nessun aiuto da parte dell’uomo. In altre razze, ahimé, l’ausilio dell’uomo è indispensabile. Io allevo da decenni la razza Mastino Napoletano e vi posso assicurare che senza l’aiuto dell’uomo durante la fase del “salto”, molti accoppiamenti non sarebbero mai andati a buon fine. Nelle razze linfatiche e pesanti, come molti grandi molossi, la femmina non è in grado di reggere il peso del maschio e quindi l’accoppiamento non avverrebbe, inoltre la lassità della pelle non aiuta la penetrazione. Di solito, in questi casi, un accoppiamento naturale viene aiutato da più persone, le quali sorreggono la femmina e manipolano il maschio per far sì che la penetrazione avvenga con successo. Questo dai profani può essere interpretato come una “forzatura”, ma in realtà non è niente di tutto ciò, anzi, è un aiuto concreto che viene fornito sia alla femmina che al maschio per agevolare l’atto sessuale. In molte altre razze, che oramai hanno quasi perduto il proprio istinto naturale della dinamica dell’accoppiamento, viene effettuata l’inseminazione artificiale, che se ben eseguita, dà più o meno la stessa probabilità di successo della monta naturale. Oramai la pratica dell’inseminazione artificiale è all’ordine del giorno, e in alcune razze, viene sistematicamente eseguita, non solo da veterinari, ma anche dagli allevatori stessi, divenuti oramai pratici di tale “operazione”.
Se è stato svolto lo striscio vaginale e soprattutto il test del progesterone, che è l’indicatore più valido per capire quando procedere con la fecondazione, può bastare anche una sola monta, ma è comunque buona norma possibilmente ripetere l’accoppiamento a distanza di 48 ore. Un eventuale analisi del liquido seminale maschile è consigliabile, per valutare forma e vitalità degli spermatozoi.
La fase di gravidanza ha una durata media di 58-65 giorni. Anche questo parametro è estremamente soggettivo, in quanto io, ad esempio, ho avuto femmine che hanno partorito prematuramente al 57° giorno e altre che hanno portato avanti la gravidanza fino al 69°; tenendo conto di queste eccezioni, mediamente una femmina partorisce intorno al 62°-63° giorno di gravidanza. Con un buon ecografo si può valutare se la femmina risulta gravida già al 25° giorno di gestazione. Per capire il numero dei cuccioli è necessario procedere con una lastra, così da contare le spine dorsali e capire quanti cuccioli ci siano.
Una coppia di Cani Lupi di Saarloos – foto © S.R. Dioguardi
Anche sull’argomento “gravidanza” vi sono varie assurde convinzioni, che sono diventate “virali”, come usa dire oggi.
Non è assolutamente vero che una gravidanza può essere usata come CURA per alcune problematiche o patologie, come ad esempio la “gravidanza isterica”.
La gravidanza isterica è una conseguenza della secrezione del progesterone, il quale viene prodotto in grande quantità anche dopo una eventuale gravidanza, provocando talvolta una “falsa gravidanza”, con relativa produzione di latte, e sintomatologia che tutti conosciamo. Quindi quando vi viene detto che è stato deciso di accoppiare una femmina per evitare future gravidanze isteriche, fateci una risata sopra. Il rischio di gravidanza isterica si elimina solo con la sterilizzazione.
In questo articolo non parlo di tutto ciò che riguarda il parto, una fase di allevamento per la quale mi dilungherei troppo, ma anche su quell’argomento vi sono dozzine di quesiti e dicerie che andrebbero sfatate, che semmai tratterò in un altro mio testo.
Comprendo bene che, chi non ha mai avuto a che fare con una gravidanza, o chi ha avuto poche esperienze, possa avere il panico nell’affrontare e nel seguire questa fase della vita del proprio cane, poiché ne consegue una grande responsabilità, ma io mi sono dato delle regole da seguire, prima fra tutte, fidarmi dell’istinto della fattrice e lasciarle sempre la possibilità di gestire la gravidanza ed il parto seguendo i suoi naturali istinti innati, che in alcune razze, fortunatamente, sono ancora ben presenti.
Se poi vi sono incidenti di percorso, allora non ci si può esimere dall’intervenire, ma altrimenti la vostra femmina è già perfettamente “programmata” dalla natura per affrontare tutta la dinamica del periodo intercorso tra la fecondazione ed il parto stesso.
Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>