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La Zootecnica nel settore agroalimentare italiano

di Giuseppe Accomando

La zootecnica è la scienza che studia gli animali domestici e le tecniche che l’uomo deve adottare per ottenere da essi il massimo tornaconto, questa scienza la si può ritenere un’attività di trasformazione dei principi nutritivi vegetali in prodotti animali, alimentari e non (carne, latte, lana, uova, pelle, piume, peli, penne, etc.). Essa rappresenta quindi il punto di congiunzione tra la catena trofica del mondo vegetale e quella dell’uomo, storicamente è una delle prime e più importanti attività dell’uomo.

Le origini della zootecnia sono antichissime, secondo molti autori risalirebbero a circa 5000 anni a. C. applicata già in Asia Minore dai Sumeri che allevavano pecore e capre per la lana, bovini ed equini per il lavoro e suini per la carne e il grasso. Le prime testimonianze comprovanti l’esistenza di forme razionali di allevamento sono state rinvenute in Egitto e in Mesopotamia, l’allevamento del bestiame sembra che fosse diffuso anche presso i Greci. Per molti secoli, però, non fece registrare significativi progressi, solo nel XVII sec., particolarmente in Inghilterra, le produzioni animali furono caratterizzate da significativi progressi pratici nell’allevamento e dottrinali con la pubblicazione di veri e propri trattati.

Questa disciplina è stata elevata a scienza, grazie all’affermazione delle scienze sperimentali e delle loro applicazioni, raggiungendo i massimi risultati nel nostro secolo, sfruttando la macchina animale per le sue produzioni di carne, latte, lana.
La prima scuola veterinaria venne fondata a Lione in Francia nel 1761, nel 1848 venne istituita presso l’Istituto agronomico di Versailles la prima cattedra per l’insegnamento di questa importantissima disciplina.
In Italia la prima scuola superiore di agricoltura fu fondata a Pisa nel 1843, ma le prime cattedre di Zootecnia ( termine coniato da De Gasparin in Francia nel 1843) furono istituite dopo l’unificazione (1861) presso le scuole di medicina veterinaria e nel 1870 presso la scuola di agricoltura di Milano e successivamente nelle altre università italiane.

Il patrimonio zootecnico nazionale, come risulta dagli ultimi dati del recente censimento, è il seguente numero di capi):

Bovini            5.756.072
Bufali              369.352
Ovini               7.166.020
Caprini            937.029
Suini                9.331.314
Equini              457.902
Avicoli            167.512.019
Conigli            100.000.000

zootecnia agroalimentareL’agroalimentare italiano vale 246 miliardi €, ossia il 15% del PIL, le imprese agricole e zootecniche sono 1.630.420, di cui con allevamenti 217.449, concentrate per circa il 55% nelle regioni Puglia (275 mila)- Sicilia (219 mila)-Calabria (138 mila)- Campania (137 mila)- Veneto (121 mila), gli addetti sono 1.200.000.

Il fatturato complessivo è di 48,8 miliardi €. La superficie aziendale totale   (SAT) è di 17.277.023 Ha mentre la superficie agricola utilizzata (SAU) è di  12.885.186 Ha.

La situazione economica dell’agro alimentare italiano è la seguente:

– Carni 9,13 miliardi € 19,8% della produzione agricola complessiva
– Ortaggi 6,94 miliardi € – 15%
– Frutta e Agrumi altre legnose 5,75 miliardi € 12,5%
– Latte 4,54 miliardi € – 10%
– Cereali e Legumi secchi 3,89 miliardi € – 8,5%
– Vite 3 miliardi € – 6,5%

Secondo i dati del ministero dell’agricoltura emerge che, in termini economici, la produzione zootecnica è il principale comparto dell’agricoltura italiana, come evidenziato dai dati:

– Lattiero caseario = 14,8 miliardi € -11,9% del fatturato dell’industria agroalimentare
– Dolciario = 12 miliardi €- 9,7%
– Vino = 10,7 miliardi € – 8,6%
– Salumi = 7,9 miliardi €- 6,4%
– Alimentazione animale = 6,65 miliardi € – 5,4%
– Carni bovine = 5,9 miliardi € – 4,8%
– Avicolo = 5,3 miliardi € – 4,3%
– Pasta = 3 miliardi €- 3,5%
– Olio di oliva e di semi = 4,2 miliardi € – 3,3%
– Surgelati = 4,1 miliardi € – 3,3%

Il Settore zootecnico con 33,9 miliardi € è il primo comparto dell’agroalimentare italiano- La cerealicoltura e l’industria dei mangimi sono in simbiosi con le attività zootecniche tanto che numerose aree territoriali sono incentrate quasi esclusivamente sull’economia zootecnica, basti citare, a mo di esempio, le province di Parma, Reggio Emilia, Mantova, Udine.

settore zootecnico agroalimentareLe principali aziende del settore agroalimentare sono:

Veronesi Holding, fatturato 2579 milioni di €, attività = mangimi e carni
Ferrero spa, fatturato 2502 milioni di €, attività = dolciario
Barilla, fatturato 2301 milioni di €, attività = pasta
Amadori, fatturato 1269 milioni di €, attività = carni
Nestlè Italiana, fatturato 1237 milioni di €, attività = dolciario
Coca Cola Hbc Italia, fatturato 1148 milioni di €, attività = bevande analcoliche
BIG Srl (Gruppo Lactalis), fatturato 1094 milioni di €, attività = lattiero-caseario
Lavazza, fatturato 1078 a milioni di €, attività = caffè
Kraft Foods Italia, fatturato 970 milioni di €, attività = lattiero-caseario
Galbani, fatturato 895 milioni di €, attività = lattiero-caseario
Parmalat, fatturato 821 milioni di €, attività = lattiero-caseario
Granarolo, fatturato 787 milioni di €, attività = lattiero-caseario

vino agroalimentare In alcune aree dell’Italia settentrionale la produzione zootecnica rappresenta circa il 54% della PLV, raggiungendo in Lombardia punte del 75%; nell’Italia centrale il comparto rappresenta il 34%, per scendere al 22% nell’Italia meridionale ed insulare. Attualmente gli agricoltori italiani producono circa 0,8-0,9 milioni di tonnellate di carne bovina pari al 10% della produzione comunitaria, essa copre appena il 60% della domanda interna per cui siamo costretti ad importare dall’estero oltre il 40%, da ciò emerge che c’è ancora spazio per l’allevamento zootecnico di questa ed altre specie soprattutto suini, ovini e caprini, da non trascurare l’allevamento degli struzzi per la qualità delle loro carni. Oggi, nei Paesi occidentali o in quelli ad economia avanzata, lo scopo di questa scienza non è solo quello di assicurare la sopravvivenza degli abitanti, ma soddisfare anche i loro desideri. A tal proposito ricordiamo che l’associazione europea di zootecnia prevede per queste popolazioni un incremento del consumo di proteine animali stimato per la popolazione italiana, di circa 90 kg pro-capite entro il 2015, di cui 40 kg di carne bovina, 40 kg di carne suina, 5 kg di carne ovi-caprina e 5 kg di altre specie. Per raggiungere gli obiettivi è necessario, però, migliorare l’efficienza delle stalle, salvaguardando la qualità delle produzioni e nel contempo la salute dell’uomo, il benessere degli animali e l’equilibrio biologico.

 

Giuseppe Accomando, laureato in Scienze agrarie presso l’Università Federico II di Napoli, è docente di zootecnica. Curriculum vitae >>>

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