Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Cri­stia­no Pa­pe­schi e Linda Sar­ti­ni

Una ma­lat­tia pa­ras­si­ta­ria an­co­ra molto dif­fu­sa, so­prat­tut­to a li­vel­lo di pic­co­li al­le­va­men­ti ru­ra­li

TerrAmica - Rivista Associazione di Agraria.org

Il pro­ble­ma dei pa­ras­si­ti ha sem­pre avuto un certo peso nel­l’al­le­va­men­to del co­ni­glio da carne e molte sono le spe­cie di “ospi­ti in­de­si­de­ra­ti” con i quali po­trem­mo avere a che fare. Oggi ci oc­cu­pe­re­mo di una pa­to­lo­gia par­ti­co­la­re, nota con il nome di “rogna pso­rop­ti­ca” ma anche co­no­sciu­ta come “otoa­ca­ria­si” o “rogna au­ri­co­la­re”. Co­mun­que la vo­glia­mo chia­ma­re, l’or­ga­ni­smo re­spon­sa­bi­le di que­sta pa­ras­si­to­si molto dif­fu­sa e fa­sti­dio­sa è un pic­co­lo acaro, Pso­rop­tes cu­ni­cu­li.

allevamento industriale conigliAl­le­va­men­to in­du­stria­le di co­ni­gli

Ciclo bio­lo­g­i­co e mor­fo­lo­gia

Que­sto mi­nu­sco­lo ar­tro­po­de ha di­stri­bu­zio­ne “co­smo­po­li­ta”, il che si­gni­fi­ca che è pre­sen­te più o meno ovun­que vi siano dei co­ni­gli. Il pa­ras­si­ta co­lo­niz­za il meato acu­sti­co ester­no (o ca­na­le au­ri­co­la­re) ed il pa­di­glio­ne, ove com­pie per in­te­ro il suo ciclo bio­lo­g­i­co. Dopo l’ac­cop­pia­men­to la fem­mi­na de­po­ne, una alla volta, delle uova ovali piut­to­sto gran­di che mi­su­ra­no circa 250 µm (0,25 mm). Da que­ste fuo­rie­sco­no le larve del­l’a­ca­ro, degli es­se­ri­ni mi­cro­sco­pi­ci di forma ro­ton­deg­gian­te, do­ta­ti di sei arti e lun­ghi circa 330 µm (0,33 mm) che suc­ces­si­va­men­te si tra­sfor­me­ran­no in ninfe ad otto zampe e leg­ger­men­te più gran­di dello sta­dio pre­ce­den­te. In fi­na­le le ninfe evol­ve­ran­no in adul­ti che ini­zie­ran­no a pro­dur­re altre uova per dare vita alle ge­ne­ra­zio­ni suc­ces­si­ve. L’in­te­ro ciclo bio­lo­g­i­co, da larva ad adul­to, dura circa 20 gior­ni. Gli adul­ti pos­so­no rag­giun­ge­re la lun­ghez­za mas­si­ma di 800 µm (0,8 mm) e per quan­to mi­cro­sco­pi­ci, pos­so­no es­se­re os­ser­va­ti anche ad oc­chio nudo o con l’au­si­lio di una lente di in­gran­di­men­to: sem­bra­no pic­co­li pun­to­li­ni bian­chi che si muo­vo­no molto len­ta­men­te. Que­sti acari vi­vo­no sulla su­per­fi­cie cu­ta­nea al­l’in­ter­no del con­dot­to e del pa­di­glio­ne au­ri­co­la­re, a dif­fe­ren­za di quel­li che pro­vo­ca­no la “rogna sar­cop­ti­ca” o “scab­bia” che in­ve­ce sca­va­no gal­le­rie nello spes­so­re della pelle, ed es­sen­do do­ta­ti di che­li­ce­ri molto po­ten­ti, rom­po­no le cel­lu­le del­l’o­spi­te per nu­trir­si dei flui­di cor­po­rei che fuo­rie­sco­no dalle le­sio­ni. Ogni fem­mi­na può de­por­re nu­me­ro­se uova in tempi molto brevi e que­sto de­ter­mi­na la ra­pi­da com­par­sa di nu­me­ro­si acari e delle ti­pi­che le­sio­ni di cui an­dre­mo a par­la­re tra breve.

Segni cli­ni­ci

La pre­sen­za del­l’a­ca­ro e delle sue at­ti­vi­tà fi­sio­lo­gi­che pro­vo­ca un in­ten­so pru­ri­to al­l’a­ni­ma­le, che cerca di le­ni­re il fa­sti­dio grat­tan­do­si la parte col­pi­ta con le un­ghie e stro­fi­nan­do­si sulle su­per­fi­ci in­ter­ne della gab­bia. Il pro­ble­ma è lo­ca­liz­za­to esclu­si­va­men­te alla por­zio­ne in­ter­na del­l’o­rec­chio, seb­be­ne siano state se­gna­la­te da al­cu­ni au­to­ri le­sio­ni ati­pi­che “fuori zona”; dato però che l’in­ci­den­za di que­st’ul­ti­me può es­se­re ri­te­nu­ta più che tra­scu­ra­bi­le, ci li­mi­te­re­mo a con­si­de­ra­re i soli danni alla re­gio­ne au­ri­co­la­re. L’a­zio­ne le­si­va in­flit­ta dal­l’a­ca­ro sulla cute viene ag­gra­va­ta dal grat­ta­men­to in­dot­to nel­l’a­ni­ma­le, il quale si au­to-pro­vo­ca pic­co­le e gran­di fe­ri­te, fuo­riu­sci­ta di san­gue e for­ma­zio­ne di cro­ste. Ini­zial­men­te il danno è cir­co­scrit­to e li­mi­ta­to alla por­zio­ne più in­ter­na del ca­na­le au­ri­co­la­re, per­tan­to le le­sio­ni sono dif­fi­cil­men­te os­ser­va­bi­li dal­l’o­pe­ra­to­re a meno che non venga ese­gui­ta un’ac­cu­ra­ta ispe­zio­ne del con­dot­to. Con il pas­sa­re del tempo ed il mol­ti­pli­car­si degli acari, le le­sio­ni cro­sto­se ten­do­no ad esten­der­si e ad in­va­de­re l’in­te­ro pa­di­glio­ne con for­ma­zio­ne di cro­ste molto evi­den­ti, di co­lo­re ge­ne­ral­men­te bruno a causa della pre­sen­za del san­gue del­l’a­ni­ma­le. Il grat­ta­men­to e la com­par­sa di fe­ri­te aper­te la­scia li­be­ro ac­ces­so ai bat­te­ri pre­sen­ti nel­l’am­bien­te e sulle un­ghie del co­ni­glio, por­tan­do le fe­ri­te ad in­fet­tar­si ed a for­ma­re pus. I sog­get­ti col­pi­ti in ma­nie­ra lieve ma­ni­fe­sta­no un fa­sti­dio mo­de­ra­to, ma quan­do il pro­ble­ma si esten­de, que­sti ten­do­no a di­ven­ta­re ir­re­quie­ti. Nei casi più gravi com­pa­re feb­bre e set­ti­ce­mia, gli ani­ma­li smet­to­no di man­gia­re e de­pe­ri­sco­no ra­pi­da­men­te.

croste rogna auricolare coniglioCro­ste al­l’in­ter­no del pa­di­glio­ne au­ri­co­la­re

No­no­stan­te il nome ag­ghiac­cian­te con cui viene in­di­ca­ta que­sta pa­to­lo­gia, la rogna pso­rop­ti­ca non è tra­smis­si­bi­le al­l’uo­mo.

Pro­fi­las­si e trat­ta­men­to

L’o­toa­ca­ria­si è una pa­to­lo­gia molto fre­quen­te nel co­ni­glio, e col­pi­sce con mag­gio­re fre­quen­za gli al­le­va­men­ti ru­ra­li ma non è rara nean­che in quel­li in­du­stria­li. Come fat­to­re pre­di­spo­nen­te ri­co­no­sce una scar­sa igie­ne del­l’am­bien­te e delle gab­bie e la tra­scu­ra­tez­za degli ani­ma­li. Molta at­ten­zio­ne deve es­se­re posta al­l’ac­qui­sto di nuovi sog­get­ti, so­prat­tut­to se di pro­ve­nien­za “poco si­cu­ra”, i quali po­treb­be­ro vei­co­la­re la pa­ras­si­to­si in forma non an­co­ra evi­den­te per­met­ten­do agli ar­tro­po­di di pe­ne­tra­re al­l’in­ter­no di un al­le­va­men­to nel quale il pro­ble­ma non si era mai ma­ni­fe­sta­to, con­ta­gian­do anche gli altri co­ni­gli ivi pre­sen­ti. Gli acari della rogna pso­rop­ti­ca sono en­ti­tà vive ed in grado di muo­ver­si, per­tan­to pos­so­no spo­star­si at­ti­va­men­te da una gab­bia al­l’al­tra e da ani­ma­le ad ani­ma­le.

adulto e larva di acaro rogna auricolareAdul­to e larva del­l’a­ca­ro

Molto spes­so la dif­fu­sio­ne av­vie­ne at­tra­ver­so le cro­ste che si stac­ca­no dai co­ni­gli pa­ras­si­ta­ti, le quali con­ten­go­no nu­me­ro­si acari ma so­prat­tut­to tan­tis­si­me uova pron­te a schiu­der­si. Come au­si­lio nella pre­ven­zio­ne delle in­fe­sta­zio­ni si con­si­glia di cu­ra­re at­ten­ta­men­te la pu­li­zia delle gab­bie, la­van­do, di­sin­fet­tan­do e flam­ban­do pe­rio­di­ca­men­te le su­per­fi­ci, eli­mi­nan­do le con­cre­zio­ni e gli ac­cu­mu­li di spor­co e ri­muo­ven­do le deie­zio­ni e gli scar­ti di fieno e pa­glia al di sotto della gab­bia, che an­dreb­be­ro even­tual­men­te bru­cia­ti. La calce ed i di­sin­fet­tan­ti, quali ad esem­pio i sali qua­ter­na­ri di am­mo­nio o l’i­po­clo­ri­to di sodio, pos­so­no es­se­re uti­liz­za­ti nei piani di di­sin­fe­zio­ne degli am­bien­ti e delle strut­tu­re, ov­via­men­te con le de­bi­te pre­cau­zio­ni per non in­fa­sti­di­re o nuo­ce­re agli ani­ma­li. I co­ni­gli de­vo­no es­se­re pe­rio­di­ca­men­te esa­mi­na­ti, pre­stan­do par­ti­co­la­re at­ten­zio­ne al­l’in­ter­no del­l’o­rec­chio. In caso si noti o si so­spet­ti la pre­sen­za del pa­ras­si­ta è ne­ces­sa­rio ri­vol­ger­si al ve­te­ri­na­rio al fine di ot­te­ne­re una dia­gno­si certa e la de­bi­ta te­ra­pia. Un tempo, in ma­nie­ra ca­sa­rec­cia, si usava im­pie­ga­re olio e zolfo per la lotta a que­sto pa­ras­si­ta, ma oggi esi­sto­no piani te­ra­peu­ti­ci si­cu­ra­men­te più ra­pi­di ed ef­fi­ca­ci, sia sotto forma di aca­ri­ci­di ad uso ester­no che per via iniet­ta­bi­le, dei quali non di­scu­te­re­mo in que­sta sede per­chè do­vran­no es­se­re con­si­glia­ti o pre­scrit­ti caso per caso ad opera del ve­te­ri­na­rio cu­ran­te. Le cro­ste al­l’in­ter­no del­l’o­rec­chio non de­vo­no as­so­lu­ta­men­te es­se­re ri­mos­se in quan­to po­treb­be­ro pro­vo­ca­re do­lo­re al­l’a­ni­ma­le, san­gui­na­men­to e fa­vo­ri­re la com­par­sa di in­fe­zio­ni se­con­da­rie; le cro­ste ca­dran­no e le fe­ri­te si ri­mar­gi­ne­ran­no da sè con il pro­gre­di­re della te­ra­pia. In con­clu­sio­ne pos­sia­mo dire che la rogna pso­rop­ti­ca è una pa­to­lo­gia che può es­se­re pre­ve­nu­ta e trat­ta­ta con suc­ces­so, ma ne­ces­si­ta di un oc­chio at­ten­to e di una buona con­du­zio­ne del­l’al­le­va­men­to.

 

Ar­ti­co­lo trat­to dalla Ri­vi­sta Ter­rA­mi­ca – num. 4 Gen­na­io 2016.

Cri­stia­no Pa­pe­schi, lau­rea­to in Me­di­ci­na Ve­te­ri­na­ria e spe­cia­liz­za­to in Tec­no­lo­gia e Pa­to­lo­gia degli avi­co­li, del co­ni­glio e della sel­vag­gi­na. Cur­ri­cu­lum vitae >>>
Linda Sar­ti­ni, lau­rea­ta in Me­di­ci­na Ve­te­ri­na­ria e spe­cia­liz­za­ta in ispe­zio­ne degli ali­men­ti di ori­gi­ne ani­ma­le.

Il Co­ni­glio nano – Agra­ria.org
Cri­stia­no Pa­pe­schi – Il Sex­tan­te

In modo chia­ro e sim­pa­ti­co ven­go­no trat­ta­ti tutti gli aspet­ti le­ga­ti alla sua pre­sen­za in casa, dal ri­co­ve­ro al­l’a­li­men­ta­zio­ne, dalla con­vi­ven­za con gli altri ani­ma­li alle cure quo­ti­dia­ne, dalla ri­pro­du­zio­ne alla sua sa­lu­te.
Per ri­ce­ve­re una copia scri­ve­re a: info@​agraria.​org
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