Cambiamenti climatici: impatto sull’olivicoltura meridionale
di Thomas Vatrano, Vizzardi Veronica, Samanta Zelasco
Da tempo, ormai, si assiste ad uno stravolgimento dei normali eventi climatici. Le riviste scientifiche parlano già da tempo di cambiamenti repentini delle condizioni climatiche a livello locale, delle difficoltà dei modelli matematici per prevedere gli eventi climatici, e l’aumento della temperatura globale a causa dei gas serra. Secondo il rapporto più recente dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’intervallo di aumento della temperatura globale, atteso per i prossimi secoli, conseguente a un raddoppio della concentrazione atmosferica di anidride carbonica dovrebbe essere tra 1,5 e 4,5 gradi Celsius.
Secondo diversi autori la temperatura influenza le fasi fenologiche delle piante coltivate, nel caso dell’olivo le basse temperature influenzano i fenomeni di differenziazione a fiore. Considerando che in Calabria negli ultimi mesi sono state registrate temperature pressoché primaverili (massime termiche con picchi di 18-20°C di giorno) e il regime pluviometrico è stato scarso, in generale si è osservato che le piante dei climi temperati (come l’olivo) hanno continuato ad emettere nuova vegetazione. Considerata la situazione attuale, le specie coltivate non hanno subìto la “vernalizzazione”, la pianta non è andata in stasi vegetativa ma si è osservato sin dall’autunno un proseguo dell’attività vegetativa (Fig. 1).
Fig. 1 – Cv. Coratina in pieno risveglio vegetativo (Autore: Thomas Vatrano)
In alcune zone della Calabria, già agli inizi di febbraio 2016, nell’alto jonico cosentino (Mirto-Crosia, quota 60 m s.l.m.) è stato osservato che molte piante di olivo, appartenenti alla cv. Nocellara del Belice, si trovavano nella fase di “mignolatura”. Il 17 febbraio, a Crotone (quota 110 m s.l.m.) sono state riscontrate delle mignole quasi pronte alla schiusura (fase di “mignolatura
completa”) su piante di FS/17 (Fig. 2), una selezione del CNR- Sezione di Olivicoltura, ottenuta dal Prof. Fontanazza. Nella stessa foto possono notarsi dei ricoveri sericei tipici della generazione antofaga della tignola dell’olivo (Prays oleae B.).
Fig. 2 – Fase di mignolatura completa su FS/17. Tra i fiori presenza di bave sericee in seguito ad attacco di Prays oleae – Tignola dell’olivo (Autore: Thomas Vatrano)
Da anni il CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia agraria) – Centro di Ricerca per l’Olivicoltura e l’Industria Olearia di Rende (CS), rileva all’interno del campo collezione sito nel Comune di Mirto-Crosia (CS), le fasi fenologiche dell’olivo osservandone il decorso. Anche quest’anno nell’ambito di questa attività sono state segnalate diverse cultivar che, alla data del 4 marzo si trovavano in fase di mignolatura, ossia le cultivar Intosso, Semidana, Rizza, Tonda di Filogaso, Tondina, Minutella, Procanica, Vallanella, Feglina, Nera di Gonnos, Pizz’e Carroga, Semidana, Tonda di Cagliari, Buscionetto, Giarraffa, Nocellara messinese, Tonda Iblea.
L’epoca di mignolatura dell’olivo potrebbe essere un parametro per monitorare gli effetti del cambiamento climatico sulla fenologia della specie. Si assiste oltre che ad un largo anticipo delle fasi fenologiche, anche ad un’esplosione di attacchi fungini e di parassiti, già presenti ai primi di febbraio 2016. È il caso dell’occhio di pavone (Spilocacea oleagina) che ha già creato danni, soprattutto su varietà sensibili, quali la Carolea; la mosca delle olive (Bactrocera oleae), già presente sottoforma di adulto negli areali olivicoli dell’alto jonico cosentino, nonché la Tignola verde dell’olivo (Palpita = margaronia unionalis). Per quest’ultimo insetto, è stato riscontrato un attacco l’8 marzo, in un giovane oliveto in agro del Comune di Rocca Bernarda (KR) a quota 120 m s.l.m (Fig. 3), anche se fa parte dell’entomofauna minore, negli ultimi anni è diventato sempre più presente e l’attività trofica delle larve di questo lepidottero, in caso di forti attacchi in giovani impianti, può causare la distruzione dei giovani germogli determinando l’arresto dello sviluppo della pianta. Si sta assistendo ad un anticipo di quelli che dovrebbero essere i normali cicli vitali sia delle piante che dei loro parassiti, costringendo gli agricoltori a trattamenti fitoiatrici anticipati.
L’agricoltura è uno dei settori più gravemente colpiti dalla crisi economica, a questo bisogna aggiungerne la diminuzione degli aiuti per la nuova programmazione comunitaria 2014-2020, il recente blocco sull’erogazione della PAC, la comparsa di patogeni che hanno messo in ginocchio l’olivicoltura pugliese. La nuova sfida, per tecnici e agricoltori, sarà quella di attenuare i gravosi effetti del cambiamento climatico in atto.
Fig. 3 – Attacco di Palpita unionalis (=Margaronia) dell’olivo su un giovane germoglio (Autore: Thomas Vatrano)
Vizzarri Veronica – Laureata in Scienze Agrarie nel 2001 presso l’Università degli Studi di Perugia. Conseguito, a Febbraio 2007 il titolo di Dottore di Ricerca in “Arboricoltura e Protezione delle piante”. Da 21/12/2012 è ricercatore presso CREA Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Centro di Ricerca per l’Olivicoltura e Industria Olearia di Rende (CS). Si occupa principalmente della patologia vegetale, istologia vegetale e microscopia con riferimento specifico all’applicazione di idonee strategie di lotta ai parassiti, fitofagi e patogeni, dell’olivo. Esamina l’influenza dei parassiti dell’olivo sulla qualità dell’olio.
Thomas Vatrano – Laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie nel 2007 presso l’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria. Conseguito il titolo di Dottore di Ricerca, in Scienze Farmaceutiche, presso l’Università degli studi Magna Graecia di Catanzaro – A.A. 2014-15. Durante il Dottorato di Ricerca si è specializzato nell’identificazione varietale in olivo e la rintracciabilità molecolare dell’olio d’oliva attraverso l’utilizzo di marcatori molecolari SSR. Ha collaborato con il CREA Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Centro di Ricerca per l’Olivicoltura e Industria Olearia di Rende (CS, dove si è occupato di sperimentazione di portinnesti nanizzanti da adattare al sistema di allevamento superintensivo. Attualmente svolge l’attività di consulente agronomico per aziende agricole.
Samanta Zelasco – Laureata in Scienze Agrarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Dal 2002 al 2008 collabora con il ex CRA occupandosi di biotecnologie applicate al pioppo e altre specie forestali. Da Marzo del 2008 diventa ricercatore al ex CRA-Centro di Ricerca per l’Olivicoltura e l’Industria Olearia di Rende. Si occupa di genetica e genomica dell’olivo.
|