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di Marco Giu­sep­pi

Il si­ste­ma in­se­dia­ti­vo ita­lia­no è stato ca­rat­te­riz­za­to da una re­la­ti­va stasi fino al se­con­do do­po­guer­ra, fatta ec­ce­zio­ne per al­cu­ni cam­bia­men­ti re­la­ti­vi ai primi in­se­dia­men­ti in­du­stria­li ur­ba­ni e val­li­vi di fine ‘800. La si­tua­zio­ne delle cam­pa­gne e i pae­sag­gi che ne erano espres­sio­ne ve­ni­va­no ca­rat­te­riz­za­ti da una certa sta­bi­li­tà e da un rap­por­to ge­rar­chi­co della cam­pa­gna verso la città: la cam­pa­gna pro­du­ce­va quel­lo che la città con­su­ma­va.
L’I­ta­lia ri­spet­to ad altre zone eu­ro­pee ha co­no­sciu­to il fe­no­me­no di ab­ban­do­no delle cam­pa­gne in tempi re­la­ti­va­men­te re­cen­ti, dal se­con­do do­po­guer­ra si è in­stau­ra­ta nel paese un’in­ten­sa fase di cam­bia­men­ti e di cre­sci­ta eco­no­mi­ca, che ha pro­vo­ca­to un forte pro­ces­so di inur­ba­men­to e di espan­sio­ne dei nu­clei abi­ta­ti con re­la­ti­vo cam­bio delle forme di uso del suolo e con­se­guen­te ab­ban­do­no di ter­re­ni agri­co­li mar­gi­na­li. Si stima che dagli anni Set­tan­ta la SAU (Su­per­fi­cie Agri­co­la Uti­liz­za­ta) sia di­mi­nui­ta del 28%, pas­san­do dai 18 mln di et­ta­ri degli anni ’70 agli at­tua­li 13 mln, con quin­di una per­di­ta netta di ben 5 mln di et­ta­ri; in que­sti ter­re­ni si sono spes­so in­ne­sca­ti fe­no­me­ni di suc­ces­sio­ne se­con­da­ria, de­ter­mi­nan­do anche no­te­vo­li mo­di­fi­ca­zio­ni del pae­sag­gio, con un gra­dua­le ri­tor­no del bosco.

Esempio di cambiamento del suolo
Fi­gu­ra 1: Esem­pio di cam­bia­men­to di uso del suolo, con in­gen­te per­di­ta di ter­re­ni col­ti­va­ti nella città di Fi­ren­ze. Foto a si­ni­stra 2013, foto a de­stra 1954.

La cam­pa­gna ha perso il rap­por­to di tipo fun­zio­na­le che sto­ri­ca­men­te la le­ga­va alla città, ed il pro­gres­si­vo af­fran­ca­men­to che ha in­te­res­sa­to le aree ur­ba­ne, do­vu­to alle nuove tec­ni­che di con­ser­va­zio­ne e pro­du­zio­ne degli ali­men­ti, ha fatto sì che i ter­ri­to­ri ru­ra­li pros­si­mi alla città en­tras­se­ro con un rap­por­to di su­bor­di­na­zio­ne nelle di­na­mi­che di svi­lup­po e pia­ni­fi­ca­zio­ne della città e stret­ta­men­te le­ga­ti alle sue evo­lu­zio­ni. Ini­zial­men­te quin­di la prio­ri­tà è stata quel­la di con­te­ne­re l’a­van­za­men­to del­l’ag­glo­me­ra­to ur­ba­no a danno dei ter­ri­to­ri agri­co­li che si è tra­dot­ta es­sen­zial­men­te in mo­del­li di “pro­te­zio­ne” iscri­vi­bi­li in tre ca­te­go­rie:

  • La “cin­tu­ra verde” che si pro­po­ne di crea­re una cin­tu­ra oltre la quale im­pe­di­re l’a­van­za­men­to del­l’ag­glo­me­ra­to ur­ba­no, im­pe­den­do anche fe­no­me­ni di sal­da­tu­ra tra di­ver­si ag­glo­me­ra­ti.
  • Il “cuneo verde” por­zio­ni agri­co­le che dal­l’e­ster­no pe­ne­tra­no den­tro il tes­su­to ur­ba­no.
  • Il “cuore verde” che con­ser­va le aree agri­co­le al­l’in­ter­no delle aree ur­ba­niz­za­te.

Negli anni suc­ces­si­vi al boom eco­no­mi­co, la con­ge­stio­ne ur­ba­na e il cre­scen­te in­qui­na­men­to, si sono tra­dot­ti molto pre­sto in un di­sa­gio forte della po­po­la­zio­ne, che ha avuto come ef­fet­to quel­lo di ral­len­ta­re la cre­sci­ta de­mo­gra­fi­ca delle città fino ad ar­ri­va­re ai fe­no­me­ni di co­sid­det­ta ru­rur­ba­niz­za­zio­ne, cioè la mi­gra­zio­ne dei cit­ta­di­ni verso le cam­pa­gne pe­riur­ba­ne e nei paesi di cin­tu­ra. La ru­rur­ba­niz­za­zio­ne porta con sé due fe­no­me­ni di­stin­ti:

  • Ag­gres­sio­ne del ter­ri­to­rio at­tra­ver­so la co­stru­zio­ne a mac­chia di leo­par­do di nuovi nu­clei.
  • Ri­va­lu­ta­zio­ne del con­cet­to di ru­ra­le con la crea­zio­ne di una nuova ca­te­go­ria di spa­zio (il pe­riur­ba­no) che non rien­tra nelle ca­te­go­rie né di ur­ba­no né di ru­ra­le.

È in que­sti ter­ri­to­ri che si sono istau­ra­ti negli ul­ti­mi anni in­te­res­san­ti rap­por­ti tra i “cit­ta­di­ni neo – ru­ra­li” e i vec­chi abi­tan­ti delle cam­pa­gne che hanno crea­to nuove co­mu­ni­tà e nuove con­ce­zio­ni di ru­ra­li­tà nelle quali si in­se­ri­sco­no gli svi­lup­pi del­l’a­gri­col­tu­ra pe­riur­ba­na, se in­fat­ti i cit­ta­di­ni neo- ru­ra­li hanno un ap­proc­cio mag­gior­men­te di tipo pae­sag­gi­sti­co – am­bien­ta­le e ve­do­no l’at­ti­vi­tà agri­co­la so­stan­zial­men­te dal punto di vista ri­crea­ti­vo, i vec­chi abi­tan­ti delle cam­pa­gne sono spes­so ri­ma­sti ad una con­ce­zio­ne pro­dut­ti­va del­l’a­gri­col­tu­ra.
È a causa di que­sti dif­fe­ren­ti ap­proc­ci che a par­ti­re dagli anni no­van­ta del ‘900 anche in Ita­lia è cre­sciu­ta l’im­por­tan­za per le aree agri­co­le pe­riur­ba­ne come stru­men­ti di pro­get­ta­zio­ne ope­ra­ti­va, su mo­del­lo delle green belt (cin­tu­re verdi) in­gle­si e di altri esem­pi eu­ro­pei, nel ten­ta­ti­vo di fre­na­re il fe­no­me­no della fran­tu­ma­zio­ne dello spa­zio agri­co­lo pe­riur­ba­no in­ne­sca­to­si con il boom eco­no­mi­co del do­po­guer­ra.

Aree verdi nella città di Londra
Fi­gu­ra 2: Si­ste­ma di aree verdi che cir­con­da­no la città di Lon­dra per li­mi­ta­re la pro­li­fe­ra­zio­ne di nuove co­stru­zio­ni. Fonte: www.​standard.​co.​uk

Di con­se­guen­za sono anche au­men­ta­te le aspet­ta­ti­ve verso que­sti spazi verdi, che si tra­du­co­no spes­so in pro­get­ti di pia­ni­fi­ca­zio­ne sem­pre più com­ples­si che hanno lo scopo di pre­ser­va­re le fun­zio­na­li­tà degli spazi agri­co­li dove la fun­zio­ne pro­dut­ti­va si uni­sce e a volte soc­com­be alla fun­zio­ne am­bien­ta­le e pae­sag­gi­sti­ca.
Il ri­co­no­sci­men­to del ruolo mul­ti­fun­zio­na­le del­l’a­gri­col­tu­ra gioca in­fat­ti un ruolo fon­da­men­ta­le nella sua tu­te­la e nel suo svi­lup­po, sono ne­ces­sa­ri pro­get­ti spe­ci­fi­ci che mi­ri­no ad un equi­li­brio tra pia­ni­fi­ca­zio­ne ter­ri­to­ria­le e agri­col­tu­ra, ri­co­no­scen­do la spe­ci­fi­ci­tà di ogni sin­go­lo fat­to­re spe­cial­men­te quan­do le ipo­te­si pro­get­tua­li si in­se­ri­sco­no in con­te­sti pae­sag­gi­sti­ci de­li­ca­ti e con una mar­ca­ta in­fluen­za delle azio­ni del­l’uo­mo, dove la mil­le­na­ria in­te­ra­zio­ne tra pro­ces­si na­tu­ra­li, cul­tu­ra­li e at­ti­vi­tà umane ha pla­sma­to in modo de­ci­so il pae­sag­gio, come nel caso di buona parte del pae­sag­gio ita­lia­no. Il ter­ri­to­rio ita­lia­no in­fat­ti ha su­bi­to pro­fon­dis­si­me ma­ni­po­la­zio­ni, tanto che ri­sul­ta oggi dif­fi­ci­le con­si­de­rar­lo un pae­sag­gio na­tu­ra­le: si trat­ta a tutti gli ef­fet­ti di un “pae­sag­gio cul­tu­ra­le” come de­fi­ni­to dal­l’U­NE­SCO nel 1972, in­te­so come un pae­sag­gio che: ab­brac­cia oggi una plu­ra­li­tà di ma­ni­fe­sta­zio­ni della in­te­ra­zio­ne tra l’uo­mo e il suo am­bien­te na­tu­ra­le e nel quale anche por­zio­ni ap­pa­ren­te­men­te in­con­ta­mi­na­te sono in real­tà le­ga­te al­l’a­zio­ne del­l’uo­mo.
Anche i luo­ghi verdi in­fat­ti hanno avuto nel corso dei se­co­li fun­zio­ni e ca­rat­te­ri­sti­che di­ver­se che ri­spon­de­va­no alle di­ver­se esi­gen­ze so­cia­li e cul­tu­ra­li; si è pas­sa­ti da un luogo dove avere un con­tat­to con il so­pran­na­tu­ra­le ti­pi­co di al­cu­ne ci­vil­tà an­ti­che, a un vero e pro­prio si­ste­ma fon­dan­te dello svi­lup­po ur­ba­ni­sti­co di molte città eu­ro­pee del XIX e del XX se­co­lo. Tut­ta­via è pos­si­bi­le no­ta­re come in Ita­lia, no­no­stan­te una tra­di­zio­ne mil­le­na­ria del­l’u­so del verde, si sia persa la ca­pa­ci­tà di uti­liz­za­re gli spazi verdi ur­ba­ni e pe­riur­ba­ni come ele­men­to in­te­gran­te dello svi­lup­po ur­ba­ni­sti­co. Spes­so sia il verde ur­ba­no che quel­lo pe­riur­ba­no, sono stati uti­liz­za­ti come spazi in at­te­sa di edi­fi­ca­zio­ne senza l’at­tri­bu­zio­ne di va­lo­ri pro­pri. Anche la mag­gio­re sen­si­bi­li­tà svi­lup­pa­ta­si a par­ti­re dal XX se­co­lo e che ha in­ne­sca­to un cam­bia­men­to cul­tu­ra­le che si ri­per­cuo­te in una mag­gio­re sen­si­bi­li­tà verso gli spazi verdi e l’am­bien­te in ge­ne­ra­le, non è riu­sci­ta ad af­fran­car­si in modo or­ga­ni­co da forme di tu­te­la di tipo vin­co­li­sti­co che, so­ven­te, non rie­sco­no a co­niu­ga­re le esi­gen­ze di pro­te­zio­ne con quel­le di va­lo­riz­za­zio­ne e pro­du­zio­ne, spe­cial­men­te quan­do si trat­ta di aree agri­co­le pe­riur­ba­ne.
È im­por­tan­te sot­to­li­nea­re come la ge­stio­ne e la pro­get­ta­zio­ne del verde ur­ba­no e pe­riur­ba­no non deve es­se­re priva dei pro­ces­si par­te­ci­pa­ti­vi che pos­sa­no coin­vol­ge­re la cit­ta­di­nan­za at­ti­va nelle scel­te ef­fet­tua­te, per­ché rea­liz­za­re par­chi ur­ba­ni e pe­riur­ba­ni non è da in­ten­der­si sol­tan­to come un sem­pli­ce pro­ces­so di ab­bel­li­men­to o di va­lo­riz­za­zio­ne, ma cor­ri­spon­de al­l’as­sun­zio­ne delle re­spon­sa­bi­li­tà da parte del pro­get­ti­sta con­sa­pe­vo­le di an­da­re ad ope­ra­re in un con­te­sto sto­ri­co ed evo­lu­ti­vo che ca­rat­te­riz­za la città e i suoi din­tor­ni. Pro­get­ta­re in zone ur­ba­ne o pe­riur­ba­ne non può pre­scin­de­re dal­l’in­di­spen­sa­bi­le coin­vol­gi­men­to della po­po­la­zio­ne sia in fase di ste­su­ra delle ipo­te­si pro­get­tua­li sia nella fu­tu­ra ge­stio­ne e ma­nu­ten­zio­ne delle aree spe­cial­men­te in un mo­men­to in cui le ri­sor­se pub­bli­che di­ven­ta­no li­mi­ta­te.

Bi­blio­gra­fia es­sen­zia­le
– DU­VER­NOY I., JAR­RI­GE F., MOU­STIER P., SER­RA­NO J., 2005, « Une agri­cul­tu­re mul­ti­fonc­tion­nel­le dans le pro­jet ur­bain : quel­le re­con­nais­san­ce, quel­le gou­ver­nan­ce ? », in Fleu­ry A. (a cura di) (2005), Mul­ti­fonc­tion­na­li­té de l’a­gri­cul­tu­re pé­riur­bai­ne. Vers una agri­cul­tu­re du pro­ject ur­bain, Les Ca­hiers de la mul­ti­fonc­tion­na­li­té, n. 8, Mai 2005, INRA, CE­MA­GREF, CIRAD, pp. 87-104.
– FAN­FA­NI D., 2006, Il go­ver­no del ter­ri­to­rio e del pae­sag­gio ru­ra­le nello spa­zio “terzo” pe­riur­ba­no. il parco agri­co­lo come stru­men­to di­po­li­ti­che e di pro­get­to. Ri-Vi­sta Ri­cer­che per la pro­get­ta­zio­ne del pae­sag­gio ISSN 1724-6768 pagg. 54-69
– GIAC­CHÈ, G., 2012, “Verso una mag­gio­re in­te­gra­zio­ne del­l’a­gri­col­tu­ra nella pia­ni­fi­ca­zio­ne ter­ri­to­ria­le. Ana­li­si e pro­po­ste per i Co­mu­ni di As­si­si, Ba­stia Umbra, Bet­to­na e Can­na­ra. “As­so­cia­zio­ne “”Ales­san­dro Bar­to­la”Il Mu­li­no, 395-406.
– MAZ­ZOC­CHI C., 2011, Il ruolo del­l’a­gri­col­tu­ra pe­riur­ba­na nelle di­na­mi­che di con­su­mo di suolo: l’in­di­ca­to­re di ri­schio di con­su­mo di suolo agri­co­lo. Tesi di dot­to­ra­to. Uni­ver­si­tà degli Studi di Pa­do­va. Scuo­la di dot­to­ra­to di ri­cer­ca in: Ter­ri­to­rio, Am­bien­te, Ri­sor­se e Sa­lu­te. In­di­riz­zo: Eco­no­mia agra­ria. Ciclo XXIII.
– SA­NE­SI G., 2001, Le aree verdi ur­ba­ne e per­tur­ba­ne: si­tua­zio­ne at­tua­le e pro­spet­ti­ve nel medio ter­mi­ne.
– TOR­QUA­TI B.M., GIAC­CHÈ G., 2010, “Rap­por­to cit­tà-cam­pa­gna e svi­lup­po ru­ra­le”, Agri­re­gio­nieu­ro­pa, anno 6, n. 20.

Marco Giu­sep­pi, di­plo­ma­to al­l’I­sti­tu­to tec­ni­co agra­rio, ha con­se­gui­to la lau­rea trien­na­le in Scien­ze fo­re­sta­li ed am­bien­ta­li e la lau­rea ma­gi­stra­le in Scien­ze e tec­no­lo­gie dei si­ste­mi fo­re­sta­li pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli studi di Fi­ren­ze. Cur­ri­cu­lum vitae >>>

 

Atlante di Selvicoltura

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Gio­van­ni Ber­net­ti – Eda­gri­co­le

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