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di Marco Beconcini
Annaffiare un agrume è una pratica assai semplice, bastano una fonte e un recipiente per distribuirla; assai più complicato è capire quando c’è reale bisogno di farlo.
Come consulente, molto spesso, mi sono sentito chiedere quando fosse il caso di dare acqua a questa tipologia di piante. La risposta più tecnica che posso dare è: “Quando ne hanno bisogno”.
Sembrerebbe una “non-risposta”, ma in realtà, è un modo per far percepire che ci sono diversi fattori su cui basarsi per svolgere correttamente tale operazione.
Conseguenze di un’irrigazione errata
Prima di descrivere le variabili che influiscono sulla frequenza irrigua da adottare, è necessario comprendere cosa succede quando si commettono errori di annaffiatura, soprattutto in eccesso.
Le patologie più severe che colpiscono gli agrumi sono di origine fungina ed attaccano due parti fondamentali della pianta: l’apparato radicale ed il colletto, che sono le porzioni di pianta più a contatto con il terreno.
Phytophthora citrophthora e Phytophthora nicotianae sono due micosi che si possono sviluppare sull’agrume ed entrambe (nel caso di coltivazione in vaso) sono da considerarsi conseguenze dell’asfissia radicale (mancanza di ossigeno) dovuta all’eccesso di umidità nel substrato.
P. citrophtora è l’agente patogeno della “gommosi del colletto”, la gomma (prodotta dalla pianta in risposta all’attacco fungino) fuoriesce da incrinature verticali della corteccia poste su aree necrotiche che hanno l’aspetto di macchie di umido. La pianta mostra dapprima sintomi di deperimento sulla chioma fino ad arrivare alla compromissione di interi rami e/o alla morte.
P. nicotianae invece attacca le radichette ed è più difficile da diagnosticare in quanto può rimanere asintomatica fino a quando l’agrume non riesce più a rigenerare le proprie radici. In tal caso in breve tempo la pianta subisce un rapido deperimento.
E’ importante sottolineare che anche in presenza di asfissia radicale temporanea, lo sviluppo della pianta risulta comunque stentato.
La presenza di piante con portainnesti suscettibili, ad esempio arancio amaro (Citrus aurantium L.), aumenta le probabilità di comparsa di queste due patologie in concomitanza di eccessive irrigazioni.
Il caso opposto, cioè la carenza di acqua, è un fenomeno che quasi mai accade volontariamente in quanto difficilmente ci scorderemo di annaffiare il nostro agrume. Nel caso si verificasse una disidratazione temporanea il fenomeno sarebbe comunque reversibile e molto meno invalidante per la pianta rispetto ad un eccesso di irrigazione prolungato.
Il corretto apporto idrico agli agrumi in vaso
Per assicurare la giusta quantità di acqua è necessario conoscere gli elementi che influenzano la capacità di trattenere umidità del terreno.
Composizione del substrato
Se l’agrume è messo a dimora in un terreno con una frazione argillosa elevata o un terriccio in cui vi è poco materiale inerte al suo interno (pomice o lapillo), l’acqua impiegherà più tempo ad essere smaltita e quindi le innaffiature dovranno meno frequenti.
Temperatura e vento
Entrambi influenzano l’umidità del substrato in quanto sia il caldo che la ventilazione contribuiscono ad una maggiore rapidità nell’evaporazione dell’acqua.
Salute e vigore della pianta
Se un esemplare gode di buona salute, ha una chioma vigorosa ed un apparato radicale integro, assorbirà molta più acqua rispetto a una pianta che presenta fitopatologie o una crescita stentata.
Densità di radici nel vaso
Un esemplare che dimora nello stesso substrato da molto tempo, verosimilmente, dovrebbe aver colonizzato con il proprio apparato radicale gran parte del terreno a sua disposizione.
In questo caso la frequenza delle irrigazioni risulterà maggiore in quanto diminuendo la frazione terrosa viene a mancare anche la capacità di trattenere acqua.
Dopo aver analizzato questi fattori risulta facile comprendere come difficilmente avremo un fabbisogno idrico identico tra due o più agrumi in vaso; ciò comporta che l’apporto di acqua, per essere adeguato, dovrà essere calibrato individualmente per ogni singola pianta. La gestione manuale è sicuramente il sistema migliore per assicurare la giusta acqua agli agrumi, a differenza dell’irrigazione automatica da utilizzare soltanto in casi di necessità.
Il corretto apporto idrico
Come capire quando è il momento giusto di irrigare
Un agrume in vaso ha bisogno di acqua quando il terreno in cui è posto si asciuga in maniera quasi totale.
Nel Rinascimento i giardinieri fiorentini riconoscevano il momento giusto dal suono che provocava l’impatto di un bastone sulla vaso di terracotta. Se il suono era sordo la conca al suo interno era umida, al contrario, se il terreno era asciutto la sonorità che ne derivava diventava acuta.
I tempi chiaramente sono cambiati così come sono cambiati i materiali dei vasi ed i terricci impiegati.
Esistono due tipi di approccio per la valutazione del fabbisogno idrico: nel primo caso si prende in considerazione l’umidità del terreno, mentre nell’altro si valutano i cambiamenti fisiologici della pianta quando l’acqua a disposizione inizia a scarseggiare.
Per valutare se il substrato è umido o meno possiamo semplicemente esplorare con un dito i primi 10-15 cm di terra e se essa risulta asciutta e polverosa, bisogna provvedere con l’irrigazione.
In commercio, esistono anche strumenti che misurano l’umidità del suolo ed in grado quindi di fornirci un dato reale sul fabbisogno idrico effettivo della pianta.
I tipi di dispositivi presenti sul mercato possono analizzare sia il contenuto idrico espresso in volume o verificare la disponibilità di acqua (potenziale matricale). I primi, anche molto economici, calcolano l’umidità in base alla capacità o alla conduzione elettrica dell’acqua ed il valore ottenuto, quindi, aumenta o diminuisce secondo la quantità idrica presente.
Se volessimo adottare questi strumenti bisogna tenere conto che la conducibilità elettrica (EC) in vaso è spesso più alta rispetto al pieno campo in quanto, essendo un sistema chiuso, il contenitore tende a favorire l’accumulo di sali provocato dalle concimazioni. Proprio questo parametro, la salinità, è in grado di “falsare” la misurazione influenzando la conduzione elettrica e rendendo quindi meno attendibile l’analisi effettuata.
Proprio per questo motivo risulta più veritiera l’osservazione effettuata con un tensiometro, uno strumento che misura la tensione matriciale ovvero la forza che le radici esercitano per sottrarre l’acqua al suolo. Più forte sarà la suzione esercitata dall’apparato radicale minore sarà il contenuto idrico disponibile nel substrato e viceversa. Lo strumento trasforma questa forza in un dato numerico di riferimento che ci indica la necessità o meno di irrigare.
Questi dispositivi sono disponibili on-line o presso aziende specializzate in forniture per l’agricoltura.
Il secondo tipo di analisi vede come protagonista l’osservazione pianta.
Quando un agrume è in deficit di acqua modifica le proprie caratteristiche soprattutto per quanto riguarda l’apparato fogliare ed i frutti.
La risposta della pianta a uno stress da “secco” è data inizialmente dalla chiusura degli stomi, organi posti nella pagina inferiore della foglia, che servono per compiere scambi gassosi con l’esterno. Se la pianta percepisce un deficit idrico gli stomi si chiudono e vi è una perdita di turgore dovuta alla cessione dei liquidi ai tessuti.
A livello visivo, sugli agrumi, si nota un abbassamento della foglia che tende ad arrotolarsi. E’ proprio all’inizio di questo fenomeno che la pianta ha effettivo bisogno di acqua.
In presenza di frutti, se l’acqua scarseggia, essi tendono a divenire più “morbidi” al tatto.
Conseguenze di un’errata irrigazione
Qualunque sia il metodo di valutazione scelto, l’innaffiatura deve essere abbondante ma da attuarsi solo quando si presentano le condizioni descritte in precedenza.
Saper irrigare correttamente un agrume in vaso è la chiave per assicurarsi piante vitali e longeve evitando problematiche spesso irreversibili.
L’acqua, dunque, è un’amica su cui contare ma da usare solo al momento del bisogno.
Bibliografia
– Fondamenti di patologia vegetale, Matta Alberto, Pàtron Editore (1996)
– Trattato completo di agricoltura, Gaetano Cantoni, Volume II (1855)
– Coltivazione degli Agrumi nei vasi
dalla Rivista TerrAmica – num. 3 Luglio 2015
Marco Beconcini, Dottore agronomo libero professionista, è consulente presso parchi storici privati e si occupa di progettazione del verde concentrando la propria attenzione sulle dinamiche che accompagnano una corretta gestione dei vegetali in tutti i suoi aspetti. E-mail: gravace@hotmail.com
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